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Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Prato

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PERCORSO: HOME \ PTC: Relazione di Sintesi del Quadro Conoscitivo

Elaborati del Quadro Conoscitivo del PTC

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Relazione di Sintesi

3. La struttura ambientale e paesistica: le criticità dell'ecosistema e le sue risorse

3.1. Il sistema ambientale: ecomosaici ed indicatori ambientali

Affrontare il progetto di un Piano Provinciale territoriale in un'ottica orientata alla sostenibilità dello sviluppo locale impone di verificare quello che è lo stato effettivo delle risorse ambientali letto attraverso il ruolo che ciascuna componente ecosistemica assolve in un più ampio contesto di funzionamento del sistema ambientale. Tale tipo di lettura porta a soffermarsi non tanto sulla singola risorsa ma sulle relazioni complesse che si instaurano fra queste e che rendono l'insieme ben più complesso della semplice somma delle parti.
E' da tale tipo di approccio che scaturisce la lettura per "ecomosaici" del sistema ambientale e, per Unità di paesaggio, della struttura paesistica del territorio provinciale.
Gli ecomosaici si configurano come insiemi di singole unità ambientali che definiscono un livello di funzionamento strategico per la riproduzione del sistema ambientale e delle sue relazioni con il sistema antropico e dell'insediamento umano. Tali insiemi - di diversa estensione- sono la premessa per individuare gli scenari evolutivi dell'ecosistema generale anche in termini di supporto all'ambiente antropico definito attraverso la individuazione progettuale di "reti ecologiche" di connessione.L'analisi degli ecomosaici esistenti sul territorio provinciale ha costituito un passaggio propedeutico essenziale per la definizione del progetto di rete ecologica per il territorio provinciale, giacché quest'ultima prefigura un nuovo scenario ecosistemico per il territorio considerato. Di fatto il concetto di ecosistema ha un elevato livello di astrazione, per cui si rende necessaria una sua concretizzazione attraverso elementi (le unita' ecosistemiche riconoscibili alla scala di progetto) che possano essere definite in termini spaziali. In realta' le singole unità ecosistemiche devono poter essere considerate nei loro rapporti reciproci (ad esempio per quanto riguarda i flussi di scambio : energia, sostanze chimiche, organismi), per cui diventa necessario poter trattare non solo le singole unita', ma anche i mosaici che le comprendono (gli ecomosaici). In un'area vasta complessa come quella della Provincia di Prato, si possono individuare numerosi ecomosaici con caratteristiche strutturali e funzionali tali da consentire una loro caratterizzazione rispetto agli spazi circostanti. L'analisi degli ecomosaici viene effettuata essenzialmente sulla base delle aereofoto disponibili, ma deve anche tener conto delle specie (e delle biocenosi) attese, conoscibili sulla base di studi esistenti o effettuati ex novo. A tale riguardo il lavoro ha anche prodotto un'attenta analisi delle basi conoscitive esistenti, mentre non ha avuto la possibilita' di effettuare indagini specialistiche dirette. La considerazione di specie guida e' di fondamentale importanza per la ricostruzione di una rete ecologica, che dovra' quindi porsi il problema di come considerare in modo coordinato gli habitat tra loro differenti di specie con esigenze ecologiche diverse. Le analisi precedenti consentono di definire la baseline (linea di partenza) rispetto a cui identificare i possibili scenari evolutivi dell'ecosistema complessivo che regge le varie attivita' antropiche (la rete ecologica), e quindi delle diverse opzioni della pianificazione. In particolare ai fini del progetto di Rete Ecologica l'analisi degli ecomosaici : - evidenzia i principali condizionamenti (sotto il profilo naturalistico ed ecosistemico) posti al progetto di Piano Territoriale di Coordinamento, suggerendo i possibili vincoli da prevedere; - indica le priorita' di ricostruzione e di riordino degli ambiti ecologicamente piu' compromessi; - indica al contempo anche le opportunita' di uso sostenibile delle risorse naturali, nonche' di fruizione da parte delle popolazioni locali o di un turismo sostenibile di provenienza esterna.

L'analisi condotta attraverso gli ecomosaici evidenzia alcuni ambiti territoriali caratterizzati da diverse condizioni sotto il profilo del livello di naturalità, delle potenzialità d'uso delle risorse naturali e del tipo di pressioni cui le risorse ambientali stesse sono sottoposte.
A tale tipo di lettura si aggiunge l'individuazione del livello di "strategicità" dei diversi ecomosaici rispetto al funzionamento dell'intero sistema ambientale.
Una lettura di tipo aggregato evidenzia un elevato livello qualitativo di naturalità e biodiversità per quanto attiene gli ecomosaici interessanti i rilievi dell'alta e media valle del Bisenzio. Qui si concentrano le "unità ambientali" di importanza primaria sotto il profilo ecologico naturalistico anche se alcuni di queste risultano in parte interessati da pressioni legate alla presenza antropica. Questo tipo di ecomosaici presenta anche alcune significative potenzialità dal punto di vista dell'utilizzazione di biomasse e della produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.
Gli ecomosaici della parte valliva (E7, E10, E14) presentano invece la necessità di interventi per la riqualificazione ecosistemica, anche se la biodiversità risulta ancora di media ed alta qualità.
Più a sud gli ecomosaici riferiti ai rilievi della Calvana, del Monteferrato e della valle dell'Agna (E15, E13, E16, E20) presentano ancora una notevole importanza sotto il profilo naturalistico ed ecologico, anche se necessitano di interventi per il rafforzamento del loro ruolo di "ecosistemi filtro e polivalenti".
Più critica, data la fortissima pressione antropica, la situazione della piana ove, peraltro, in particolare per gli ecomosaici posti ad ovest verso il confine con Pistoia (E19, E21), si evidenzia come strategica la tutela delle aree agricole residue e dei varchi esistenti per il mantenimento della connessione ecologica (unica all'attualità) fra la parte montana del territorio provinciale e la piana. Qui, per il recupero della biodiversità e della qualità del livello di naturalità, appare necessario orientare l'attività agricola verso forme a basso impatto ambientale (lotta integrata, biologico, etc.).
Anche gli ecomosaici che percorrono la parte meridionale della piana (E 24, E 25, E 26) vedono una forte commistione fra ambiti urbanizzati e spazi parti ad uso agricolo, qui in particolare si rivela di particolare importanza il ruolo potenziale legato alla possibilità di riordino del ciclo delle acque.
Gli ecomosaici riconducibili alle parti più intensamente e densamente insediate che si collocano nella piana necessitano poi di interventi di riequilibrio ecologico anche attraverso azioni ed opere minimali per il miglioramento generale della qualità dell'ambiente urbano ( ripermeabilizzazione, tetti "verdi", interventi di riforestazione urbana, etc.).
Di media e alta qualità, malgrado la forte antropizzazione legata al sistema produttivo agricolo, il livello di biodiversità degli ecomosaici che comprendono i rilievi collinari del Montalbano (E27, E30, E31). In particolare il primo ambito presenta caratteristiche tali da rafforzare e potenziare il suo ruolo di "ecosistema filtro" fra ambiti a forte naturalità ed ambiti antropizzati. Gli altri due, data la loro importanza, dal punto di vista delle caratteristiche ecologico naturalistiche, inducono all'adozione di politiche di conservazione.
L'ecomosaico dell'area del Montalbano (E29) è anch'esso di media qualità. In tale ambito politiche di conservazione possono combinarsi con altre volte a favorirne la connettività a scala interprovinciale e l'utilizzo sostenibile di risorse ecologiche rinnovabili.
L'approccio evidenziato attraverso gli ecomosaici cerca, come si può comprendere, di cogliere la dimensione ambientale non come separata rispetto a quella umana e di definire, quindi, i presupposti per la individuazione di regole coevolutive fra ambiente costruito, antropico e naturale(9).
La definizione, evidente attraverso la lettura dei grafici, delle situazioni di maggiore criticità ma anche delle potenzialità, indirizza poi le scelte progettuali del piano.

3.2. Gli indicatori ambientali e le criticità del sistema

Lo stesso lavoro riguardante la definizione di "indicatori ambientali" e di una banca dati ambientale di livello provinciale, va letto in questa ottica di stretta integrazione fra pressioni esercitate dalla attività umana e "risposta" o performance del sistema ambientale. In particolare il lavoro relativo alla banca dati ambientale è finalizzato alla costruzione di indicatori per la valutazione del grado di vulnerabilità e riproducibilità delle diverse risorse tali da potersi costituire come punti di riferimento per le attività valutative del PTC e dei diversi settori della Provincia nonché come base di partenza per eventuali ulteriori approfondimenti da parte dei Comuni ai fini delle attività valutative dei propri strumenti urbanistici.
Gli esiti del lavoro riguardante gli ecomosaici e la banca dati ambientale rivelano in sintesi alcuni punti critici rispetto ai quali il progetto di piano può attivare specifiche soluzioni di livello territoriale, rimandando poi ad altri livelli ed ambiti di azione di sviluppare le soluzioni più appropriate.
Rispetto alle indagini ed analisi condotte e sinteticamente descritte si possono inoltre illustrare alcune principali criticità riguardanti l sistema ambientale nelle sue principali componenenti. Si evidenziano in particolare i seguenti punti:

Acqua:

Nella piana pratese la falda superficiale dopo quasi un trentennio di abbassamento, che dal 1960 al 1989 ha visto il livello piezometrico scendere da 34,33 mt a 4,00 mt s.l.m, sembra aver interrotto la decrescita. Tuttavia, anche in considerazione dei consistenti emungimenti per uso industriale tutt'ora attivi, non vi sono per ora indizi circa l'inversione del processo, mentre i dati del monitoraggio recentemente intrapreso dalla regione Toscana non sono ancora disponibili.

Il basso livello della falda nell'area più intensamente urbanizzata è accompagnato da alcuni significative criticità circa la sua qualità. Qui infatti si riscontra la presenza di nitrati (di origine agricola) e di tricloroetiliene e tetracloroetilene utilizzati nel ciclo tessile. Tali sostanze, riassorbibili solo nel lungo periodo, sono difatto diluite debolmente visto lo scarso livello quantitativo della falda.

Anche per quanto riguarda lo stato delle acque superficiali le situazioni di maggiore criticità si hanno nella area di piana. Qui infatti sia l'Ombrone che il Bisenzio sono recapito di corsi d'acqua e di scarichi che influiscono pesantemente sulla loro qualità. L'Ombrone è interessato da molti canali e gore della piana, dalle acque in uscita dai due depuratori di Baciacavallo e Calice e anche dalla tutt'altro che trascurabile attività agricola della piana e del Montalbano. Il Bisenzio recepisce soprattutto scarichi e corsi d'acqua esterni al territorio provinciale.
Bisogna infine notare che l'Ombrone raggiunge il territorio provinciale già fortemente "provato" dal sistema dell'ortoflorovivaismo pistoiese.

Sul versante della depurazione è di estremo interesse il sistema integrato costituito dagli impianti di Calice e Baciacavallo. In particolare da quest'ultimo proviene il 5,11% dell'acqua utilizzata dalle imprese del I macrolotto. In realtà la qualità dell'acqua in uscita non sempre risulta essere adeguata all'uso produttivo e si profila la necessità di una integrazione del sistema di trattamento ed erogazione di acqua per il riutilizzo.

Aria:

Il livello qualitativo dell'aria, rispetto ai limiti normativi vigenti, è relativamente soddisfacente per il territorio provinciale nel suo insieme, salvo l'area urbana centro orientale.
Tuttavia se si tiene conto di alcuni picchi critici che si verificano durante l'anno relativamente ad alcune sostanza ( ossido di azoto, PM10, ozono) e del target definito dall'Agenzia europea per l'Ambiente -da raggiungere nei prossimi anni- l'ottimismo viene fortemente mitigato. In particolare si osserva come la presenza di tali sostanze sia dovute ad un livello ormai insostenibile -anche in termini di efficienza economica- del livello di presenza ed uso pro capite di automezzi privati. Molto meno incidente sulla criticità dell'aria è invece la produzione industriale.

Suolo:

Le considerazioni sulle problematiche legate alle condizioni dei suoli superficiali devono tenere conto in particolare di due aspetti. Da un lato la rilevantissima incidenza della superficie boscata sull'insieme provinciale, dall'altro il livello di superficie destinata ad usi urbani che nella piana ha forti ripercussioni sul consumo di suolo e sulla impermeabilizzazione dei suoli stessi.
Per quanto riguarda il primo aspetto la superficie boscata, che raggiunge una copertura del 56% su tutto il territorio provinciale, dato lo scarso livello di presenza antropica e il conseguenze basso grado di mantenimento del bosco e dei suoli superficiali, presenta alcuni evidenti elementi di criticità dal punto di vista idrogeologico (impermebilizzazione prodotta dal fogliame e da altri materiali, corrivazione non controllata, trascinamento a valle di biomasse non utilizzate) ma anche della biodiversità dell'intero ecosistema provinciale.
Per quanto attiene i problemi legati al consumo di suolo e all'impermeabilizzazione essi riguardano esclusivamente la piana pratese ed il territorio di Poggio a Caiano.
Nel comune di Prato infatti la superficie urbanizzata raggiunge quasi il 43% di quella comunale, mentre per Poggio a Caiano tale percentuale si attesta al 40%.

Energia e rifiuti:

I rifiuti del sistema provinciale pratese hanno continuato a crescere negli ultimi anni, sia in termini di rifiuti speciali di origine industriale che -in particolare- di rifiuti solidi urbani (RSU).
Uno dei problemi principali è che, a tutt'oggi, il sistema pratese è ancora fortemente dipendente dall'esterno per il trattamento dei rifiuti speciali e di quelli urbani. Interessante è tuttavia il livello quantitativo della raccolta differenziata che rende realistico l'obiettivo, definito dal recente piano provinciale dei rifiuti urbani, del raggiungimento della raccolta differenziata del 40% dei rifiuti trattati.
Un problema ulteriore è costituito dal trattamento dei fanghi derivanti dai depuratori. Non sempre infatti tali fanghi -data la presenza di metalli pesanti pesanti e sostanze organiche pericolose- sono utilizzabili per la produzione di compost e vanno, pertanto, termodistrutti.
Il bilancio energetico della provincia pratese è ancora quasi esclusivamente sbilanciato verso le energie non rinnovabili. In realtà nel sistema provinciale sarebbero probabilmente utilizzabili con buoni risultati molte fonti energetiche rinnovabili: solare, eolica, biomasse.

Da una ulteriore sintesi di quanto evidenziato fin qui potremmo ulteriormente selezionare alcuni elementi problematici da porre sotto osservazione. Essi riguardano:

  • - alcuni ecomosaici "filtro" che modulano il passaggio fra aree ad elevato livello di naturalità e aree a forte pressione antropica;
  • - il rischio di "insularizzazione" o di indebolimento delle connessioni ambientali cui alcune aree ad elevata naturalità sono sottoposte, soprattutto riguardo alle possibilità di relazione nord-sud nel territorio provinciale;
  • - una elevata percentuale di suolo urbanizzato e sottoposto ad usi produttivi che recenti indagini hanno segnalato essere le più alte fra le province toscane(10);
  • - la estrema criticità del ciclo delle acque dovuta ai forti emungimenti- in particolare industriali;
  • - la necessità di un miglioramento sia qualitativo, non solo finalizzato alla riduzione del rischio idraulico, della rete idrografica superficiale, in particolare nelle aree di piana;
  • - la qualità dell'aria che dimostra un livello percentuale critico di popolazione esposta ad una qualità dell'aria inferiore ai livelli minimi definiti dall'Agenzia Europea per l'ambiente.

3.3. Integrità paesistica ed aree protette

La dimensione ambientale non rappresenta l'unica lettura attraverso cui si può sviluppare una analisi della "integrità" del territorio provinciale. Complementare ad essa risulta quella finalizzata ad individuare le peculiarità di tipo paesistico che formano l'identità visibile del territorio provinciale come esito complesso di relazioni fra società ed ambiente fisico.
Dato il numero e la complessità descrittiva delle unità di paesaggio, per una loro descrizione si rimanda agli specifici elaborati di quadro conoscitivo (QC 14). Nell'ambito di questa relazione introduttiva preme semmai sottolineare come anche la lettura delle valenze paesistiche - che il PTC compie peraltro secondo uno specifico compito attribuitogli dalla L.R. 5/95 è effettuata in una prospettiva di "inclusività"(11) ed integrazione fra le diverse dimensioni e realtà che strutturano il territorio. In tale approccio prevale dunque una visione "olistica" del territorio che cerca di cogliere non solo l'aspetto visivo ed estetico del paesaggio -secondo un approccio superato dalla L. 431/85, dal T.U. 490/99 e dalla stessa Convenzione Europea sul Paesaggio - ma la dimensione relazionale fra le diverse componenti -ambientali, antropiche, culturali, socio economiche - che hanno contribuito a produrre un certo tipo di esito visibile dell'ambiente "naturale" e di quello insediativo. In questo senso l'approccio non si limita alla definizione delle unità solo attraverso alcune componenti "hard" -uso del suolo, geomorfologia, aspetti climatici e pedologici- ma, superando il rischio di determinismo ambientale, allarga il campo di analisi ad elementi di tipo qualitativo che hanno contribuito a differenziare e ad articolare fortemente i diversi paesaggi della provincia.
In questo senso le UP contribuiscono alla riproduzione della identità plurima del territorio provinciale ed in special modo di quello aperto.

Una specifica dimensione di piano connessa a quella ambientale è quella costituita dal sistema delle aree protette. Il PTC assume nel proprio quadro conoscitivo tale sistema come strumento privilegiato su cui sviluppare e fondare specifiche ipotesi di valorizzazione e potenziamento dell'insieme di risorse culturali ed ambientali individuate anche attraverso le analisi fin qui evidenziate.
Coerentemente con l'evoluzione della legislazione toscana in materia di pianificazione territoriale, ambientale e paesistica (L.R. 595, Dgr 296/88, L.R. 49/95) l'approccio con cui si guarda al sistema provinciale delle aree protette è appunto quello di strumenti privilegiati per la promozione e gestione di azioni finalizzati alla salvaguardia attiva del patrimonio ambientale e paesistico.
La Provincia di Prato con il programma triennale 2000-2003 porta a compimento un sistema di aree protette di grande rilievo, anche quantitativo, che vede la presenza di tre ANPIL ( Monteferrato, Monti della Calvana e Valle del Carigiola) e di una Riserva naturale ( Acquerino Luogomano). Di queste la prima - attualmente dotata di un organismo di gestione e di un piano di sviluppo- la penultima e l'ultima sono ufficialmente istituite, mentre per L'ANPIL della Calvana è ormai avanzato l'iter istitutivo.
Il PTC considera queste aree, coerentemente con l'approccio "inclusivo" descritto in precedenza, come un patrimonio non solo per la salvaguardia di importanti e vitali e risorse il cui "valore d'esistenza" molte volte supera lo stesso "valore d'uso", ma anche come strumenti per rafforzare politiche di sviluppo locale legate a modelli diversificati e sostenibili di produzione di reddito.

Note

9. Norgaard R.(1994), Development betrayed: the end of progress and a coevolutionary view of the future, Routledge, London

10. Regione Toscana (2002), Primo piano regionale di azione ambientale della Toscana (bozza, non edita)

11. Cfr. Gambino R. (1997), Conservare, innovare: paesaggio, ambiente e territorio, UTET, Torino, pp. 110-157

 
 

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