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Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Prato

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PERCORSO: HOME \ PTC: Relazione Generale del Piano

Elaborati di Progetto del PTC

Relazione Generale del Piano

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4. Gli orizzonti strategici del piano

4.1 Le scelte culturali e metodologiche del Piano

Il PTC come strumento di sviluppo della partecipazione e della democrazia

Il Piano ha avviato un processo di partecipazione sociale strutturato con l'obiettivo di costruire uno scenario strategico condiviso del futuro socioeconomico e territoriale della provincia. Uno scenario che è perseguibile attraverso la ricomposizione negoziata degli interessi particolari in un interesse collettivo incentrato sullo sviluppo sostenibile, che consiste nel consegnare alle generazioni future un patrimonio territoriale incrementato nel suo valore, attraverso la costruzione di "valore aggiunto territoriale".
Questa scelta trova la sua legittimazione istituzionale nella Convenzione di Aarhus (1998) sottoscritta da tutti i paesi UE e in particolare negli articoli 7 (Partecipazione pubblica relativa a Piani, programmi e Politiche relativi all'ambiente) e 8 ( pubblica partecipazione nei regolamenti attuativi e negli strumenti normativi di attuazione); nelle scelte di fondo del Piano Regionale di sviluppo 2001-2005 della Regione Toscana relative alla partecipazione degli attori sociali "all'elaborazione delle politiche e alla programmazione delle azioni conseguenti"; nei principi programmatici del Documento di Indirizzi del Consiglio Provinciale (giugno 2000) laddove si afferma che le attività di concertazione e le Conferenze di Programmazione " devono necessariamente prevedere il coinvolgimento degli attori economici e sociali" ; nella definizione operativa delle forme di avvio del processo partecipativo definite nel Documento tecnico programmatico deliberato dal Consiglio Provinciale (luglio 2001), anche in relazione al progetto di Agenda 21 provinciale.

Il processo partecipativo, che è stato organizzato in forme peculiari al processo decisionale complesso di un Piano Territoriale di Coordinamento, è stato finalizzato a:

  • - coinvolgere, oltre agli attori istituzionali (Comuni, associazioni di categoria, Camere di Commercio, ecc) soggetti sociali sotto-rappresentati nelle scelte di trasformazione del territorio (imprese no profit, terzo settore, imprese sociali, associazioni ambientali e sociali, comitati di cittadini, reti di commercio equo e solidale, banche etiche, ecc) dando visibilità a progetti locali socialmente prodotti nella costruzione e nella gestione del processo di piano; creando momenti di discussione e informazione sul futuro del territorio, integrando aspetti culturali, sociali, ambientali e economici;
  • - costruire un quadro sinottico della progettualità sociale, istituzionale e non, utile ad implementare lo scenario strategico nelle sue linee progettuali generali e ad arricchire i progetti integrati con progetti puntuali e attivare reti di cooperazione tra soggetti diversi che ne sostanzino la fattibilità;
  • - ricomporre in uno scenario strategico socialmente condiviso di sviluppo autosostenibile del territorio le divergenze e le conflittualità tra gli attori locali, connesse alle diverse rappresentanze di interessi;
  • - coordinare le scelte di piano dei Comuni della Provincia, coinvolgendoli nel più vasto processo partecipativo;
  • - verificare e gestire nei diversi atti di pianificazione, nelle azioni e nelle politiche lo scenario progettuale di piano, con i soggetti socioeconomici che ne hanno condiviso il progetto.

Nell'ambito di tale processo sono stati inoltre svolti incontri specifici e mirati con i singoli Comuni che hanno coinvolto sindaci, assessori, uffici tecnici e gli stessi progettisti dei piani urbanistici comunali.

I benefici che seguono l'attivazione di tale processo riguardano:

  • - il rafforzamento della efficacia e della pertinenza dell'apparato normativo a seguito della preliminare condivisione e verifica di tale apparato con gli enti cui le norme sono dirette;
  • - l'individuazione delle condizioni di fattibilità tecnica, economica, sociale e istituzionale relative alla realizzazione dei singoli progetti del piano e, in particolare, alla attivazione degli attori protagonisti dei progetti pilota integrati, già censiti e coinvolti nel processo partecipativo;
  • - il potenziamento del ruolo pro-attivo della società locale e il rafforzamento delle sue capacità di decisione, autogoverno e riproduzione.

Le Conferenze d'area, i seminari tematici, il sito WEB, la costruzione di un archivio dei progetti socialmente prodotti dai diversi attori pubblici e privati sul territorio e delle schede relative ai singoli progetti, la progettazione partecipata dei progetti integrati, sono stati i principali strumenti di attivazione e di implementazione del processo di partecipazione che dovrà trovare forme stabili e sperimentali di funzionamento nelle fasi di realizzazione del piano.

Il PTC come strumento di pianificazione strategica

Coerentemente con gli indirizzi regionali richiamati in premessa il PTC ha assunto pienamente la funzione di delineare una visione delle trasformazioni socioeconomiche e territoriali di medio e lungo periodo, assumendo ruoli di carattere statutario, quale atto fondamentale per la valorizzazione delle risorse e del patrimonio di lunga durata della Provincia.
Questa impostazione si è concretizzata adottando una metodica di pianificazione strategica che, nel caso specifico, ha assunto la seguente forma:

  • - sono stati elaborati: i) uno scenario strategico socioeconomico e territoriale di medio- lungo periodo (vedi par. 4.2 le scelte strategiche di piano) che integra e completa, con specifico riferimento agli aspetti territoriali, gli indirizzi socioeconomici del Piano Generale di Sviluppo della Provincia; ii) uno scenario territoriale di riferimento (vedi par 4.3), fondato sul quadro conoscitivo, che evidenzia i valori del patrimonio territoriale e ambientale attivabili come risorse fondamentali per la concretizzazione territoriale delle scelte strategiche;
  • - lo scenario territoriale è stato rappresentato attraverso elaborati grafici di scenario, (vedi schemi grafici allegati alla relazione), che non si configurano come strumenti direttamente operativi o vincolistici, ma costituiscono il riferimento comunicativo del piano con molteplici funzioni: per costruire il dibattito partecipativo; per definire gli indirizzi strategici dei sistemi territoriali funzionali, dei sistemi territoriali locali e dei progetti integrati; per orientare infine le norme tecniche e le azioni di settore proposte dal PTC;
  • - nell'elaborazione dello scenario strategico ai suoi diversi livelli ci si è proposti la più alta condivisione sociale possibile per garantire l'efficienza e l'efficacia delle fasi di gestione e attuazione dei progetti e delle norme di piano, secondo le linee sopra esposte. A questo fine le conferenze d'area (vedi par. 3.1), organizzate per subsistemi territoriali locali, sono state predisposte come strumento per: a) attuare una costante relazione con gli enti territoriali per la costruzione del piano in tutte le sue fasi b) strutturare la partecipazione di attori sociali pubblici e privati per la descrizione delle risorse patrimoniali e l'elaborazione concertata e pattizio-statutaria dello scenario strategico d'area; c) definire i progetti pilota integrati; d) gestire i progetti stessi con il concorso degli enti pubblici e degli attori privati interessati;

Gli scenari strategici riguardano dunque il futuro generale del territorio: alla loro realizzazione e verifica concorrono molte azioni, progetti, politiche che devono rispondere alla massima integrazione e sinergia intersettoriale. Il PTC ha assunto pertanto un orizzonte dinamico, incrementale nel tempo, di azioni per progetti integrati a livello locale e di politiche intersettoriali ai vari livelli sussidiari di pianificazione (regionale, provinciale, comunale). Il sistema normativo (obiettivi, indirizzi, prescrizioni) risulta pertanto arricchito da progetti pilota integrati (il cui elenco può essere incrementato nel tempo di attuazione del PTC ) che ne sostanziano in modo attivo la realizzazione.

Il PTC come progetto di territorio

Il "progetto" di assetto futuro del territorio costituisce il riferimento delle azioni di piano. Il progetto territoriale, supportato da uno scenario disegnato, è l'obiettivo di lungo periodo; il piano è lo strumento per avvicinare nel tempo l'orizzonte del progetto.
Con la caratterizzazione progettuale e strategica del PTC, si è inteso superare i limiti di concezioni del Piano inteso come coordinamento "passivo"di decisioni in atto (ricezione dei piani di settore provinciali, applicazione di vincoli e progetti sovraordinati, collage dei Piani e varianti comunali), a favore della costruzione di un quadro di riferimento strategico che metta in grado la Provincia di indirizzare attivamente politiche di settore e piani sotto-ordinati promuovendo sussidiarietà e sinergie.

Si è ritenuto necessario attribuire al PTC un ruolo di progetto territoriale di area vasta volto a fornire le coordinate strategiche per superare la pratica dell'occupazione incrementale del territorio, nella quale il territorio stesso viene trattato come mero supporto tecnico-funzionale delle scelte economiche; pratica che induce a sua volta politiche di "rincorsa", costrette a soddisfare a posteriori le domande di spazio, servizi, attrezzature create dalla occupazione incrementale.
La declinazione specifica dello sviluppo sostenibile proposta dal Piano affronta l'obiettivo di elevare la qualità ambientale, abitativa, produttiva, urbana e paesistica, attraverso la messa in valore degli elementi del patrimonio territoriale, che sono stati sottoutilizzati (o degradati) nel precedente modello d'uso del territorio, nell'ipotesi che siano proprio questi elementi di qualità a produrre benessere e ricchezza in forme durevoli.
Il disegno del "nuovo territorio" è inteso come rappresentazione di un nuovo modello insediativo e di uso del territorio fondato sulla valorizzazione delle relazioni fra le risorse territoriali e ambientali dei sistemi della montagna, della piana, della collina; si è attribuito a questo disegno il respiro di una immagine unitaria e integrata.
Il disegno dello scenario interpreta e valorizza nella rappresentazione le peculiarità paesistiche e l'identità dei luoghi descritte nell'atlante del patrimonio. Lo scenario evidenzia la nuova immagine/percezione dell'ambiente di area vasta che prelude alla nuova fruizione e alle nuove relazioni fra pianura, collina, montagna; favorisce la dilatazione all'intero territorio del concetto di cittadinanza rendendo materialmente percepibile la complessità ambientale, produttiva, culturale, paesistica della "regione urbana" di Prato.
In questa prospettiva il disegno dello scenario delinea una nuova geografia, una nuova figura territoriale composta di nodi e reti, di nuove gerarchie territoriali, di nuove visuali e connessioni: nodi e reti intesi come "significazione" delle emergenze di valore e delle nuove modalità fruitive integrate dell'intero territorio.

4.2 Le scelte strategiche del Piano

Alla base delle scelte strategiche del piano si situano le scelte generali del Consiglio Provinciale (cit.2000) di cui richiamiamo i principi prioritari:

  1. a) la promozione della partecipazione sociale alle scelte decisionali attivando procedure di coinvolgimento strutturato degli attori a tutti i livelli;
  2. b) la sostenibilità dello sviluppo caratterizzata dal rispetto dei limiti delle risorse del territorio e della natura, all'insegna dell'etica della responsabilità e della solidarietà nel campo ambientale, sociale e della cura della persona;
  3. c) la cura del territorio intesa come valorizzazione delle specifiche identità dei luoghi, della loro storia, della loro cultura, della loro economia; valorizzazione che avviene attraverso il riconoscimento delle strutture territoriali di lunga durata;
  4. d) la valorizzazione della complessità sociale e multiculturale, attraverso il principio dell'accoglienza e dell'accettazione delle diversità che hanno radici diverse, ma futuri comuni.

In coerenza con questi principi il PTC ha elaborato una strategia finalizzata alla valorizzazione dell'identità territoriale della Provincia di Prato e alla costruzione dei suoi futuri sviluppi commisurando la soddisfazione di esigenze produttive di spazio, infrastrutture, mobilità e servizi con la riproducibilità del patrimonio territoriale e ambientale e la crescita della qualità urbana, territoriale e sociale.

Dalla pianificazione di area metropolitana al "sistema Provincia"

Il territorio della Provincia di Prato nel contesto dell'area metropolitana

Il PTC nasce e viene a compimento in un contesto metropolitano investito dal secondo dopoguerra da profonde trasformazioni e da numerosi progetti di governo e pianificazione. Per inquadrare lo schema di scenario del PTC in questo contesto è necessario richiamare brevemente l'evoluzione dei processi di piano. Abbiamo sintetizzato questi processi riferendoli a quattro tappe della pianificazione di area vasta e a una intersezione finale delle linee del PTC nel contesto delle attuali politiche regionali per l'area metropolitana(1).

Qui ci limitiamo ad alcune annotazioni:

  • - un primo tema rilevante riguarda il fatto che la pianificazione procede da una visione essenzialmente "fiorentinocentrica", ovvero da una piana considerata sostanzialmente, in un modello concettuale centro-periferico, come spazio di decentramento funzionale di Firenze, verso una visione di un'area metropolitana policentrica, articolata in sistemi insediativi relativamente indipendenti(2): ne consegue la sostanziale strutturazione est-ovest della piana come oggetto centrale dell'area metropolitana (un modello di civilizzazione opposto a quello storico di lunga durata); la provincia di Prato, di conseguenza, assume la propria piana come polo dell'area metropolitana, riducendo la Val di Bisenzio ad un uso "tecnico" (decentramento produttivo lungo il fiume, prelievo di acqua potabile, seconde case), e minimizzando la relazione con il Montalbano, se non per il decentramento produttivo;
  • - in una prima fase i piani tengono ancora parzialmente conto della strutturazione storica della piana: un sistema complesso di centri urbani attestati sulle testate di valli profonde, affacciati su una piana agricola (l'antico invaso lacustre pliocenico). I processi di urbanizzazione sono contenuti verso i bordi della piana che era, all'inizio degli anni Cinquanta, per la maggior parte inedificata e vi si leggevano ancora chiaramente i perimetri dei nuclei più antichi collegati da pochi tracciati viari; in una seconda fase la pianificazione di area vasta cerca di razionalizzare un processo di urbanizzazione che si diffonde, senza più tener conto delle regole ambientali e insediative di lunga durata, sull'intera piana, saturando gli spazi liberi in modo caotico, molto spesso senza rispettare le naturali inclinazioni del territorio con funzioni congrue; considerando gli spazi aperti come spazi in attesa di urbanizzazione. Lo sconfinamento dal limite dell'autostrada verso Sud apre la via ad un processo disordinato di urbanizzazione diffusa che tende a saldarsi con il fronte urbanizzato pedecollinare del Montalbano. Occorre aspettare il "piano dei vuoti" della Regione e il PIF, ma soprattutto lo Schema Strutturale dell'area metropolitana del '90, perché la questione degli spazi aperti e della complessità policentrica della piana prenda tardivamente corpo: l'ambiente viene per la prima volta considerato come un sistema unitario, con l'obiettivo di ottenere un'integrazione fra sviluppo urbano e disegno territoriale di una rete ecologica. Tuttavia l'oggetto della pianificazione resta la piana e il suo asse forte est-ovest: anche lo Schema Strutturale ritaglia il proprio disegno strategico sui bordi del "lago pliocenico", non affrontando le relazioni collinari e montane di ogni sistema territoriale locale;
  • - la necessità di un ruolo più efficace ed incisivo della programmazione regionale si fa sentire in particolare sulle questioni ambientali, delle infrastrutture, della viabilità e delle grandi attrezzature di servizio. Il ritardo su questi ruoli determina fra l'altro il modo incrementale e competitivo con cui si localizzano i grandi servizi regionali; in particolare ciò vale per i grandi insediamenti commerciali e ricreativi, dove si verifica tuttora una rincorsa fra comuni a moltiplicare megastrutture, con i noti effetti di congestione territoriale e ambientale.

Le criticità territoriali e ambientali prodotte dal modello di sviluppo metropolitano

La figura territoriale metropolitana sopra delineata nella sua evoluzione storica ha organizzato il territorio della piana principalmente in funzione dell'infrastrutturazione del sistema produttivo del distretto tessile e delle connessioni est-ovest dell'area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia, trattando i sistemi collinari e montani come sfondo marginale o come appendici decentrate del distretto. La figura territoriale sedimentata da questo modello funzionale, è caratterizzata da un assetto geografico di tipo centro-periferico con una grande area urbanizzata (53% della superficie della piana)(3) che costituisce il continuum del paesaggio urbano industriale, estesa linearmente lungo lo stretto fondovalle del Bisenzio fino a Vernio e protesa fino alle fasce golenali dell'Ombrone, dove risale le prime pendici collinari del Montalbano.

Questo modello insediativo, che ha contribuito in modo rilevante alla crescita funzionale ed economica del distretto, ha per altro verso sedimentato nel tempo i seguenti caratteri di criticità territoriali:

  • - la saturazione edilizia del fondovalle fra Prato e Vernio attuata attraverso la saldatura progressiva del sistema degli opifici storici (di notevole qualità edilizia e urbanistica, in relazione con il fiume) con un continuum di capannoni prevalentemente prefabbricati e di bassa qualità edilizia e aree residenziali contigue. Questo sistema insediativo è caratterizzato da un notevole disordine urbanistico, occlude per lunghi tratti il fiume a qualsiasi visuale e fruizione e determina notevoli livelli di congestione da traffico operativo nella statale di fondovalle. L'immagine paesistica della valle è fortemente segnata da questo paesaggio di periferia industriale che domina e marginalizza fino a una certa quota il paesaggio collinare;
  • - il parziale degrado del sistema collinare e montano dovuto all'abbandono di molti centri e edifici rurali, alla riforestazione spontanea e al degrado del bosco coltivato (soprattutto del castagneto), dei terrazzamenti a secco, delle aree agricole e della viabilità rurale e boschiva;
  • - la costruzione di una barriera di edificato continuo che separa dal punto di vista ecologico, fruitivo e paesistico il sistema insediativo di pianura dai sistemi collinari e montani. A nord la barriera fra pianura e Val di Bisenzio è costituita dalle espansioni urbane di Montemurlo e di Prato a nord della ferrovia, dai capannoni e scali ferroviari dell'interporto; a sud la barriera fra piana agricola e Montalbano è costituita dalle aree industriali in area golenale dell'Ombrone nei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano, dalle espansioni residenziali di Poggio, dalle congestioni edilizie e di traffico lungo la via Pistoiese;
  • - la costruzione nella piana di un paesaggio di periferia metropolitana caratterizzato da: crescite urbanistiche incrementali; bassa qualità degli insediamenti; decontestualizzazione (per tipologie edilizie e impianto urbanistico) degli isolati di vaste aree urbane di sostituzione degli edifici industriali; saldatura delle frazioni storiche costitutive del modello urbano policentrico di lunga durata con scarsa considerazione dei pesi urbanistici e delle pressioni ambientali scaricate sul territorio;
  • - il degrado del sistema storico delle acque artificiali, con la copertura progressiva del sistema delle gore e la loro inclusione nel sistema fognario; la tendenza dell'urbanizzazione a dilagare verso sud, trasformando il paesaggio agrario in territorio residuale in attesa di urbanizzazione;
  • - la relativa conservazione del paesaggio storico collinare del Montalbano, con la compresenza di alcuni episodi di recente urbanizzazione decontestualizzata e di tendenze alla trasformazione industriale del paesaggio agrario in funzione della crescita dell'economia vitivinicola.

Questa lettura sintetica delle criticità urbanistiche è confermata dall'analisi dello stato delle risorse ambientali (Quadro Conoscitivo, par. 1. 2) e degli ecomosaici (Quadro conoscitivo, paragrafo 1.3) che evidenziano le relative criticità ambientali:

  • - biodiversità di livello basso o molto basso nella piana;
  • - pressioni ambientali elevate nella piana urbanizzata e medie nella piana agricola e nelle zone pedecollinari del Montalbano, di Montemurlo e di Vaiano sulle componenti biotiche esistenti o potenziali indotte dalla presenza continua di unità insediate a basso standard ecologico, o alla presenza disordinata di unità insediate e di attività agricole industrializzate;
  • - nella piana, in particolare, abbassamento della falda, serie criticità delle acque sotterranee, scadente qualità chimica delle acque superficiali;
  • - elevati livelli di inquinamento dell'aria nella piana urbanizzata con effetti significativi per buona parte della Val di Bisenzio (mappe licheniche Arpat)
  • - elevati livelli di inquinamento del torrente Ombrone (indice LIM ai peggiori livelli della scala di riferimento) e della falda pratese, problemi stagionali di deflusso minimo vitale per il Bisenzio;
  • - elevato rischio idraulico indotto dall'occupazione delle aree perifluviali dell'Ombrone e a tratti, del Bisenzio, dalla conseguente forte riduzione della capacità di assorbimento delle acque meteoriche e dalla conseguente riduzione dei tempi di corrivazione verso valle delle acque.

Verso il progetto di riequilibrio

Questi elementi di criticità territoriali e ambientali confermano come la pianificazione metropolitana, nelle sue diverse fasi, assumendo un approccio prevalentemente funzionale nel quale il territorio è stato trattato come "supporto tecnico" per la infrastrutturazione est-ovest a servizio dei centri forti della piana e dei loro sistemi produttivi, non ha di conseguenza preso in conto, se non in modo tardivo e inefficace, gli effetti negativi dello sviluppo insediativo sulla qualità territoriale e ambientale. Sfuggono inoltre a tale tipo di impostazione pianificatoria le relazioni di carattere "verticale" innestate sui pettini vallivi che affacciano sulla piana e che si fondano sul sostrato dei sistemi ambientali-in particolare idrogeologico e geomorfologico- e su processi insediativi di lunga durata che hanno strutturato relazioni di complementarità fra collina, piana e rilievi pre-appenninici.
L'ultimo schema grafico di ricostruzione della pianificazione metropolitana del Quadro conoscitivo (cap. 4.3 schema n.5) compie appunto questa operazione: incrociare le ragioni dominanti del sistema metropolitano est-ovest con una geografia nord-sud che evidenzi la "profondità" del territorio provinciale, modificando la semplificazione "monoculturale" del territorio di Prato come sezione mediana dell'area metropolitana. Dar forza a questa nuova immagine, a questa "controgeografia" è compito centrale del PTC.
Impostare una lettura delle relazioni di area vasta per il PTC della Provincia di Prato significa perciò ricostruire ed evidenziare la forza degli elementi connettivi della "sezione di valle"(4) la cui complessità storica, ambientale, funzionale struttura il territorio della "regione urbana" pratese; ma soprattutto significa riconoscerne la rilevanza progettuale rispetto alle relazioni "orizzontali" nella piana, per restituire identità alla Provincia nel contesto del sistema metropolitano.
I sistemi ambientali, insediativi e infrastrutturali evidenziati nello scenario del PTC divengono pertanto oggetto di indirizzi e progetti volti a rafforzare le relazioni fra i vari sistemi territoriali della Provincia e a valorizzarne le risorse specifiche secondo un'ottica di complementarità ed integrazione.
La lettura sistemica dell'ambiente provinciale integra la lettura prevalente riferita al solo sistema manifatturiero e conduce a definire una serie di temi di riflessione e progetti specifici sulle diverse parti del territorio. Fra questi anticipiamo sinteticamente i principali elementi dello scenario territoriale del Piano descritti nello schema n. 5 del Quadro conoscitivo:

  • - sistema ambientale: rafforzamento e ricostituzione dei principali corridoi ecologici nord-sud ed est-ovest attraverso interventi sulla rete idrografica principale e con attribuzione di un profilo multifunzionale alle stesse infrastrutture della mobilità;
  • - territorio aperto: valorizzazione dell'agricoltura collinare di qualità; sviluppo del ruolo economico delle aree protette; riconoscimento della rilevanza ed eccellenza produttiva e culturale del Montalbano; organizzazione di un sistema produttivo agricolo di qualità con funzioni di presidio ambientale e di fruizione urbana nel sistema degli spazi aperti della piana con la valorizzazione del paesaggio agrario storico; rilancio dell'economia agroforestale della Val di Bisenzio in relazione allo sviluppo turistico;
  • - insediamenti: potenziamento del policentrismo insediativo della provincia; riarticolazione e riorganizzazione del vasto patrimonio di manufatti produttivi esistente; riqualificazione dei sistemi urbani; elevamento della qualità ambientale e territoriale degli insediamenti produttivi;
  • - infrastrutture: riqualificazione delle reti sovralocali per la razionalizzazione logistica del sistema produttivo; infrastrutturazione del progetto di fruibilità nord sud in particolare rivolto a favorire la accessibilità minuta del territorio (mezza costa e alta valle del Bisenzio, circuito enoculturale del Montalbano); valorizzazione della fruizione sentieristica e ciclabile del territorio.

Gli scenari futuri del distretto tessile

Per avanzare ipotesi strategiche in merito al possibile ruolo del PTC rispetto all'evoluzione del distretto facciamo riferimento agli scenari prospettati nel Piano Generale di Sviluppo (PGS) della Provincia.
I tre scenari prospettati vengono inscritti in una tendenza che vede "un distretto industriale maturo sottoposto a sfide crescenti sui mercati internazionali"con l'assunzione "che la pluralità delle vie sia la caratteristica rilevante della situazione da interpretare"(5). Questo primo assunto è completato da un certo grado di imprevedibilità e causalità nella combinazione concreta delle vie potenziali. Il PTC dovrà dunque tener conto nelle proprie strategie di questo contesto di incertezza.
Richiamiamo in estrema sintesi i caratteri dei tre scenari:

  • - un "nuovo doppio anello", che lega insieme sinergicamente "gruppi ben strutturati" e "insieme di piccole imprese con buone capacità manifatturiere e artigiane", che mantiene la preminenza del distretto tessile rispetto al sistema produttivo pratese, specializzandolo nelle produzioni di qualità, nella moda e nei marchi specializzati, con una forte differenziazione dei prodotti;
  • - una "riduzione della manifattura tessile e il rafforzamento di industrie complementari". In questo scenario si prevede un decentramento esterno della produzione dei tessuti, la "concentrazione in grandi lotti" delle manifatture di rifinitura e confezione di prodotti finiti, lo sviluppo di attività di progettazione e commercializzazione. Grande importanza, in questa ipotesi, viene attribuita alla produzione di servizi avanzati (ricerca, formazione, sperimentazione , ecc.) e di produzione meccano-tessile e software.
    In relazione a questo scenario è già evidente il manifestarsi di un rilevante fenomeno di diversificazione "interna": maglieria e abbigliamento e, più in generale, il settore moda e nicchie produttive qualitativamente più elevate,(6) con ambiti di specializzazione produttiva estremamente "tecnici" e ad alto valore aggiunto (fibre naturali, tessuti tecnici, tessuti non tessuti, spalmati, etc..) e che potrebbero avvalersi positivamente dello spin-off derivante dalla presenza nel distretto di centri di ricerca e sperimentazione, anche di tipo universitario(7). Questi settori vengono ad affiancarsi al tradizionale meccano-tessile ma anche alla notevole crescita delle imprese di servizi avanzati e di new economy indotta dal motore industriale dell'area che pare avere assunto anche dinamiche evolutive autonome;
  • - una prevalenza della "terziarizzazione" e di " forme di sviluppo urbano". Concorrono a questo terzo scenario un forte declino delle imprese tessili caratterizzanti il sistema distrettuale, la sopravvivenza di alcuni gruppi leader globalizzati e sganciati dal territorio, fenomeni di decentramento fiorentino, oppure costituzione dell'area pratese in nodo del sistema metropolitano relativamente alle attività commerciali, culturali, di servizio e agrituristiche.

Si prevede comunque che lo scenario destinato ad emergere (dipendente da moltissimi fattori, molti dei quali esterni e quindi non controllabili) conterrà, in misura variabile, elementi dei tre scenari.
In questa prospettiva il cambiamento del sistema manifatturiero pratese è accompagnato in ogni caso da una rilevante crescita del settore dei servizi innovativi che in Toscana e a Prato ha ormai superato in termini di valore aggiunto al costo dei fattori il settore manifatturiero (Istituto Tagliacarne 2000 e CC.I.AA Prato 2001). Questo segnala un nuovo configurarsi della fisionomia dei sistemi manifatturieri in Toscana ed a Prato in particolare che da monofunzionali si trasformano in sistemi a "triplice trazione" fondati su manifattura, servizi e turismo (Grassi 2000).

Il valore aggiunto diffuso che ha storicamente differenziato la forma distretto da altre forme produttive, passa oggi secondo il Piano Generale di Sviluppo della Provincia, in diversa misura per i tre scenari, per la valorizzazione collettiva dei seguenti elementi:

  • - la contestualizzazione delle strategie di sostegno al tessile con l'attenzione alle diversificazioni in atto all'interno del settore stesso;
  • - lo sviluppo delle attività di servizio alle persone e all'impresa;
  • - l'attenzione alle attività produttive legate all'artigianato e al commercio;
  • - lo sviluppo delle attività agricole e dell'agriturismo con finalità occupazionali e ambientali, trattando "le aree deboli del territorio provinciale" come "giacimenti di risorse";
  • - lo sviluppo di politiche di diversificazione e di valorizzazione del patrimonio territoriale, ambientale e paesistico e della società locale;
  • - la valorizzazione dei prodotti tipici e del turismo ambientale ed enogastronomico.

Questi elementi di valorizzazione, da attivare in sinergia con gli scenari di evoluzione del distretto tessile, sono centrali nella definizione degli obiettivi strategici del PTC.

Le linee strategiche per il territorio della produzione

a) Per il settore tessile
Al di là del peso che la componente propriamente manifatturiera manterrà a Prato in relazione ai tre scenari prospettati dal PGS è evidente il peso crescente che nella evoluzione del sistema produttivo tessile avranno i fattori di tipo qualitativo. Tale peso riguarda fin d'ora non solo i fattori intrinseci al ciclo produttivo e al prodotto, ma anche e soprattutto l'insieme di prestazioni e relazioni che l'impresa instaura con il contesto territoriale, "in presenza di problematiche e sensibilità di compatibilità ambientale crescenti e diffuse nell'area vasta", e della nuova diversificazione che vede il territorio come potenziale giacimento di "valore aggiunto territoriale".
Questa tendenza, in futuro sempre più vincolante le imprese nella loro concorrenzialità sui mercati internazionali di fascia alta, richiede una progettualità finalizzata alla produzione di effetti ambientali e territoriali positivi che sia sostenuta dall'azione pubblica. Tanto più di fronte a tendenze di evoluzione dei mercati in cui la promozione dei prodotti e quindi la comunicazione deve far leva sugli stretti legami tra moda, innovazione, cultura, patrimonio storico-architettonico e territorio della Fashion Valley: "Prato è distretto leader nella moda e acquistando i filati, i tessuti e l'abbigliamento pratesi si acquista qualcosa che racchiude in sé il meglio della cultura e del senso estetico della Toscana" (Unione Industriale Pratese, Prato 2001).
Si tratta perciò di passare da azioni di marketing territoriale finalizzate a valorizzazioni fondiarie dei singoli insediamenti, ad azioni volte a promuovere l'immagine integrata delle produzioni, della qualità dei valori territoriali, ambientali e della società locale; azioni che, oltre a costituire veri e propri veicoli di promozione delle imprese, legittimano il sostegno dell'ente pubblico e in particolare i progetti del PTC rispetto all'obiettivo più generale dell'elevamento della qualità abitativa, produttiva e del benessere.
L'evoluzione e le dinamiche produttive descritte indirizzano in maniera rilevante le politiche territoriali e ambientali. La logica produttiva post-fordista impone sempre più di leggere il territorio in termini qualitativi come dotazione di risorse e specificità cognitive e materiali che veicolano uno specifico "valore aggiunto territoriale" ai progetti e alle dinamiche di sviluppo locale.
In primo luogo si pone dunque la necessità di una maggiore interazione fra sapere contestuale (derivante dalle abilità storiche del milieu distrettuale) e sapere codificato (reso necessario dall'evoluzione dei processi comunicativi, logistici, di ricerca e formazione, di progettazione). In questo senso appare centrale il ruolo della università, della ricerca e dei servizi alla persona e all'impresa, e di conseguenti azioni di piano che promuovano la presenza urbana di tali attività. Questa dotazione deve avvenire senza ulteriore consumo di suolo, ma riqualificando a questo fine tessuti urbani storicamente manifatturieri ( p.e. il "Macrolotto 0", in sostanziale contiguità con le funzioni terziarie avanzate della città storica).
Il valore incorporato nel prodotto è associato in maniera crescente, oltre che al suo contenuto innovativo, anche al valore aggiunto che gli deriva dal provenire da processi produttivi ambientalmente e socialmente a basso impatto e dall'appartenere ad un territorio qualificato anche dal punto di vista della sua qualità dell'abitare e della sua immagine globale; rispetto a questa esigenza, il modello produttivo del distretto ha realizzato una forbice crescente fra crescita dell'efficienza produttiva e abbassamento della qualità territoriale e ambientale: è necessario oggi superare questa forbice individuando le modalità di elevamento della qualità ambientale e territoriale in coerenza con modalità produttive di sviluppo durevole.

b) per la diversificazione produttiva
In questa ultima direzione assumono importanza anche nuovi legami sinergici e di complementarietà fra produzione e territorio che interpretano in maniera nuova le relazioni del produrre con il sistema urbano e il territorio rurale. Epicentro dei progetti del PTC (sulla riqualificazione ambientale e produttiva della piana e sui due sistemi collinare e montano) è proprio l'infrastrutturazione del territorio per l'organizzazione di nuove filiere da integrate al distretto tessile (ad esempio la filiera agricoltura-ambiente-turismo-cultura) e la relativa complessificazione del sistema produttivo provinciale.
In particolare è necessario reinterpretare il sistema delle infrastrutture per la mobilità e la logistica in maniera tale da rafforzare i legami con il sistema produttivo attraverso un radicale miglioramento delle condizioni di accessibilità e delle prestazioni della rete viaria e su ferro.

L'obiettivo della qualificazione generale del sistema manifatturiero pratese propone in sostanza il recupero delle principali relazioni produzione-ambiente-territorio, attraverso un insieme di azioni e regole che permettano un percorso coevolutivo fra questi diversi ambiti ed attività.
Questo significa superare il concetto e le pratiche di "mitigazione dell'impatto" sempre a somma negativa- e ricostruire la complessità del sistema e delle interazioni che rendono il gioco a somma positiva: in queste interazioni il tessile può trovare nel territorio e nel distretto non solo "economie esterne" - peraltro sempre più ridotte - ma nuovi fattori di produzione che contribuiscono alla crescita di valore aggiunto dei prodotti. In questa direzione il PTC sviluppa le indicazioni del PGS che, oltre a promuovere i processi di diversificazioni interni al settore tessile, individua i settori di diversificazione produttiva che " contribuiscono a sviluppare le interdipendenze positive e a favorire il radicamento territoriale di nuove vocazioni economiche... entro le tre aree geografiche identificate dal PTC"(8).

In questa prospettiva sono molte le possibili relazioni da recuperare e, in alcuni casi, già attive nel territorio, cui il PTC ha dedicato un lavoro "partecipato" di ricognizione e attivazione della progettualità sociale nei Progetti integrati proposti. Si possono richiamare, per esempio, in relazione all'economia del distretto:

  • - l'agricoltura no food -praticabile nella piana (all'interno del progetto integrato di Parco agricolo)-in grado di fornire fibre tessili ed oleanti a minore impatto ambientale;
  • - l'artigianato di qualità che può integrare l'offerta del settore tessile con attività e prodotti che, per esempio nella filiera dell'arredamento, possono creare nicchie commerciali importanti e che, in generale, può arricchire l'immagine di un distretto ove il "saper fare" costituisce la cifra fondamentale della tradizione manifatturiera;
  • - l'offerta di un territorio rurale paesisticamente ed ambientalmente apprezzabile, idoneo al turismo di affari e all'offerta di beni enogastronomici di qualità;
  • - il reinvestimento dei capitali delle attività manifatturiere in iniziative connesse alla promozione della filiera agricoltura-ambiente-turismo-cultura nel territorio provinciale, legando per esempio l' attività manifatturiera a quella della "cura" di una parte del territorio.

Quest'ultimo aspetto è già una pratica relativamente diffusa a Prato. Si tratta di una dimensione importante poiché, attraverso il reinvestimento locale su beni storici ed ambientali, sulla produzione agroalimentare di qualità e tipica, sull'ospitalità turistica, si contribuisce a riprodurre risorse del patrimonio territoriale, si producono "beni pubblici" (ambiente, paesaggio, presidio idrogeologico, etc..); infine questi reinvestimenti fungono da "moltiplicatore" per una economia complessa, integrata e durevole di uso del territorio, creando anche ulteriore reddito ed occupazione; avviando in sostanza il "gioco a somma positiva" di cui sopra.

La valorizzazione del patrimonio territoriale: i tre sistemi territoriali locali (STL)

La diversificazione dei motori di sviluppo locale

I temi tracciati nel paragrafo precedente introducono e si collegano direttamente alla valorizzazione integrata del territorio provinciale secondo un approccio multidimensionale e multisettoriale in grado di mettere in valore le diverse dotazioni patrimoniali della Provincia.
La assunzione della complessità dei giacimenti patrimoniali emergenti dal Quadro conoscitivo (capitolo 5), incrociata ai processi descritti di diversificazione e qualificazione del distretto tessile-moda porta a delineare uno scenario strategico di sviluppo che conduce alla complessificazione e integrazione di diversi motori di sviluppo.
A fianco del settore tessile sempre più proiettato alla qualificazione di fasi progettuali di ricerca marketing, design, si evidenzia la possibilità di organizzare una nuova filiera agricoltura-ambiente-turismo-cultura, articolata e diversificata a partire dai due capisaldi della Val di Bisenzio e del Montalbano.
In questo senso si segnalano tendenze e processi già in atto che necessitano probabilmente di essere approfonditi nelle proprie potenzialità e supportati da politiche e strumenti specifici.

La Provincia di Prato presenta alcune rilevanti tendenze che indicano una significativa attività e progettualità rispetto alla messa in valore del territorio aperto. Quest'ultimo assume nel complesso del territorio provinciale una particolare rilevanza strategica: infatti la superficie boscata (con essenze di pregio quali le faggete e il castagneto) riguarda il 59% del territorio provinciale; la superficie agricola (seminativo, oliveto, prato-pascolo, vigneto, vivai) interessa circa il 30% del territorio stesso.

Territorio aperto e nuove economie "agro-terziarie"

Dopo decenni di abbandono l'attenzione degli operatori di settore e dell'imprenditoria tende a rivolgersi nuovamente verso le potenzialità del territorio aperto e rurale:

  • - gli addetti ed in particolare le imprese agricole sono in aumento nell'ultimo triennio - in controtendenza con l'andamento regionale (Infocamere 2001);
  • - si segnala un importante incremento delle produzioni biologiche e di qualità in particolare legate all'olivicoltura e alla viticoltura, con punte di eccellenza di livello nazionale e internazionale;
  • - l'offerta di ricettività rurale ed in particolare agrituristica è in costante aumento ed incontra una domanda di turismo ambientale e di consumo dei prodotti locali anch'essa in crescita;

Significative progettualità economiche (cfr. Patto territoriale dell'Appennino tosco-emiliano, Patto territoriale dl Montalbano) guardano con nuova attenzione al territorio aperto accompagnate spesso da un ruolo attivo degli enti locali nella valorizzazione di filiere integrate locali agricoltura-ambiente- cultura-turismo.
L'immagine proposta di interpretare il sistema provincia come un sistema integrato di tre distretti, pur avendo il valore simbolico di enunciare una tendenza alla complessificazione del sistema produttivo, trova concrete conferme in processi in atto che il PTC intende potenziare con i suoi progetti.

I tre sistemi territoriali locali (STL)

Il PTC, contribuisce a dar corpo a queste linee di diversificazione, complessificazione e qualificazione del sistema socioeconomico provinciale, promuovendo progetti, azioni e norme atti a mettere in valore i giacimenti patrimoniali territoriali nelle loro peculiarità. Per attuare questo obiettivo ha individuato la necessità di una articolazione del sistema territoriale locale previsto dal PIT ( in questo caso il SEL- sistema economico locale-coincide con il confine provinciale) in tre sottosistemi(9) (collina, montagna e pianura) ognuno dei quali, valorizzando le sue specificità e facendole interagire con gli altri, contribuisce in maniera differenziata e integrata al riequilibrio del sistema provinciale e all'aumento complessivo del "valore aggiunto territoriale". In questo processo di ridefinizione della geografia socioeconomica del sistema insediativo e dei suoi sottosistemi è evidente la centralità del ruolo propulsivo della Provincia rispetto ai sistemi territoriali deboli, favorendo con progetti impostati per sistemi territoriali locali il riequilibrio e la diversificazione territoriale ed economica.

I tre sottosistemi territoriali locali (da ora in poi "sistemi" territoriali locali, STL) configurano uno scenario complesso e integrato di tre "distretti", uno storico e due potenziali:

Il sistema territoriale locale della Piana, articolato nei due sottosistemi dell'area urbana e produttiva di Prato e Montemurlo e dell'area agricola a sud fino all'Ombrone e a ovest e a est fino al confine provinciale. In questo STL si colloca la parte preponderante del distretto storico del tessile caratterizzato, rispetto agli scenari socioeconomici richiamati, da un potenziale reinsediamento di funzioni pregiate del ciclo nella città storica e nella città-fabbrica riqualificata di Prato, e da una concentrazione delle attività manifatturiere nelle aree produttive della piana. L'area agricola, oggi residuale, riqualificata dal punto di vista ambientale, paesistico e produttivo dovrebbe contribuire ad elevare la qualità abitativa e fruitiva della piana;

Il sistema territoriale locale della Val di Bisenzio-Monteferrato, sul cui patrimonio territoriale e ambientale si può attivare un distretto rurale agroambientale(10). In questo sistema le linee strategiche del PTC puntano su una forte integrazione del sistema socioeconomico locale attraverso progetti e azioni indirizzate alla riqualificazione del sistema rivierasco del Bisenzio (a valenza naturalistica, archeologica e fruitiva); alla riqualificazione ambientale del sistema produttivo di fondovalle; alla valorizzazione della coltura del castagno, dell'ulivo, del bosco, della vite, dell'allevamento; all'escursionismo ambientale e didattico nelle aree protette; al potenziamento della filiera naturale della carne-razza calvana e chinina; alla commercializzazione dei prodotti tipici; allo sviluppo dell' artigianato locale e tradizionale).

Il sistema territoriale locale del Montalbano che può caratterizzare un distretto agrolimentare a valenza culturale e turistica. In questo sistema il PTC propone di salvaguardare e sviluppare i valori patrimoniali caratterizzati dall'eccellenza vitivinicola e olivicola, dall'agriturismo e dal turismo culturale, dalle attività convegnistiche, dalla alta qualità del paesaggio collinare storico).

Le geometrie variabili delle relazioni degli STL

I progetti organizzati per sistemi territoriali locali debbono confrontarsi con il riconoscimento di reti di interazione differenziate e variabili a seconda del tipo di processo o progetto che si attiva. Anche per la Provincia di Prato una lettura multiscalare delle diverse "geografie variabili" si propone come un'approccio fertile capace di restituire lo spessore di fatti materiali e processi socio economici che agiscono al tempo stesso esternamente ed internamente all'ambito amministrativo (vedi schema allegato).

Gli elementi geomofologici, ambientali ed economici del territorio inducono ad individuare connessioni che travalicano il confine della Provincia:

  • - nel nodo di Montepiano che configura un sistema interprovinciale di relazioni complesse con l'Appennino bolognese e con il Mugello;
  • - nel lato nord-ovest ove il bacino della Limentra fa da "sutura" più che da confine fra le Province di Prato e Pistoia, soprattutto per i progetti di turismo ambientale;
  • - sul versante orientale ove i monti della Calvana richiedono una gestione trans-provinciale delle tematiche ambientali poste dal rilievo carsico, coordinando la gestione delle due ANPIL provinciali di Prato e di Firenze;
  • - nella piana, dove l'orizzonte socio-economico è occupato in primo luogo dalle reti e dagli ambiti del distretto del tessile e dalle sue sempre più cangianti relazioni. Queste travalicano gli stessi confini del sistema economico locale (SEL) - coincidente con la Provincia - per interessare i comuni di Agliana, Quarrata e Montale nel pistoiese e quelli di Calenzano e Campi Bisenzio nell'area fiorentina;
  • - nel nodo orografico del Montalbano la cui area boscata (Barco reale) costituisce un sistema ambientale comune a tre provincie e una intersezione di accessi fruitivi dell'Empolese e del Pistoiese.

Al rafforzamento della nuova "geografia distrettuale" contribuiscono le relazioni future dei due potenziali "distretti" della Provincia che fanno leva, con i loro progetti sulla "messa in valore" del territorio aperto e rurale e delle sue risorse:

  • - più definita quella del "distretto agroalimentare di qualità" del Montalbano;
  • - più di "nicchia" ma potenzialmente in sviluppo quella riferibile al "distretto rurale-ambientale" della Val di Bisenzio e delle colline di Montemurlo, ove si collocano anche importanti emergenze naturalistiche sottoposte alla "tutela attiva" delle aree protette (Monteferrato, Acquerino-Cantagallo, Calvana).

Queste ultime due "distrettualità" travalicano i confini di riferimento amministrativo anche a livello progettuale: la riqualificazione turistica dell'altopiano di Montepiano (vedi il progetto integrato al cap. 5.1) è destinata a incrementare le connessioni con il versante bolognese, pistoiese e con il Mugello; nel STL del Montalbano, non a caso, è in fase di avanzata definizione un "Patto Territoriale verde" riferito alla valorizzazione agricola e turistica di questo rilievo che vede coinvolti una decina di Comuni appartenenti a tre Provincie. Inoltre la "testata" a sud del Montalbano, il bosco del Barco reale, che è oggetto di un Progetto integrato (vedi cap 5.3), è destinato a incrementare le relazioni di confluenza fruitiva dall'Empolese, dal Pistoiese, da Prato.

La stessa proposta del parco agricolo della Piana (vedasi il Progetto integrato, cap.5.2) pone la questione di un allargamento dell'orizzonte amministrativo verso Pistoia e Firenze (Parco fluviale dell'Ombrone, Parco dei renai).

Ciascuna delle diverse geometrie brevemente descritte allude, come detto, a diverse rappresentazioni del territorio ugualmente rilevanti, tramite le quali i diversi attori concepiscono, orientano e valutano le proprie ed altrui azioni.
Da questo punto di vista il piano, nel suo processo partecipato, ha cercato di ricondurre ad una visione condivisa le diverse immagini, non tramite la loro reciproca elisione, ma cercando di valorizzare le complementarietà e sinergie fra i diversi attori pubblici e privati, e fra le progettualità di cui essi sono portatori.

4.3 Lo scenario territoriale di riferimento

Rispetto alle scelte strategiche delineate nel paragrafo precedente, descriviamo in questo paragrafo il "progetto di territorio" che ne consegue, ovvero il disegno del futuro assetto del territorio quale esito delle linee progettuali del PTC.
Lo scenario territoriale di riferimento è descritto attraverso cinque schemi cartografici (allegati alla presente relazione) da leggersi in modo integrato:

  • - la nuova figura territoriale, descritta da tre schemi grafici: un primo schema di scenario strategico (Documento Tecnico Programmatico, 2001); lo scenario territoriale di progetto (tav. P/O2 ridotta); lo schema "Val di Bisenzio: ipotesi di riequilibrio del sistema reticolare policentrico"
  • - la rete ecologica provinciale(allegato n 5 delle NTA)
  • - il sistema funzionale della rete infrastrutturale (tav. P/12 ridotta)

La diversificazione socioeconomica e il riequilibrio del ruolo dei tre sistemi territoriali locali richiedono una ridefinizione del modello insediativo con il passaggio da un modello centroperiferico verso un modello multipolare e reticolare (la nuova figura territoriale); il modello è organizzato valorizzando la "bioregione" del territorio provinciale (la rete ecologica provinciale) e infrastrutturando il territorio in relazione alle nuove funzioni attribuite ai tre STL (la rete infrastutturale).

Lo scenario territoriale di riferimento consente la "stima della rotta" in un processo di realizzazione del piano che vede impegnati nel tempo una molteplicità di soggetti la cui azione è intrecciata con l'evoluzione socioeconomica e urbanistica del territorio stesso. Esso dovrebbe, in questa prospettiva assumere anche il ruolo di strumento di valutazione generale (accanto ad altri strumenti di valutazione più specifici) per la verifica di coerenza dei singoli progetti, piani, azioni di settore rispetto alla realizzazione nel tempo degli indirizzi strategici del piano.

La nuova figura territoriale

Viene proposta una lettura della nuova figura territoriale attraverso la composizione di tre schemi grafici, redatti con tecnica grafica prevalentemente manuale: lo schema di scenario strategico allegato al documento tecnico programmatico (luglio 2001), che delinea in sintesi il ruolo che i diversi sistemi territoriali assumono nel progetto di piano disegnando sinteticamente i principali caratteri degli ambienti naturali e insediativi su cui si applicano le linee del progetto; lo scenario territoriale di progetto(P/02) che, sintetizzando le due carte del patrimonio territoriale del quadro conoscitivo (risorse naturali QC/15-a e risorse essenziali QC/15-b), descrive: i principali caratteri ambientali e paesistici; i principali ambienti insediativi e le figure territoriali; su questa base vengono "territorializzati" i principali indirizzi progettuali, i progetti integrati, le principali relazioni territoriali con i sistemi extraprovinciali. Completa la descrizione uno schema "Val di Bisenzio: ipotesi di riequilibrio del sistema reticolare policentrico" che esemplifica per la Val di Bisenzio lo schema progettuale di riequilibrio delle centralità urbane verso un sistema policentrico, rispetto alle gerarchie territoriali attuali del modello centro-periferico, così come appare con chiarezza nella tavola dei principali servizi di livello urbano e territoriale del quadro conoscitivo (QC/11-f).
L'asse portante del progetto della nuova figura territoriale rappresentata in questi schemi consiste nel recupero degli elementi invarianti che disegnano la figura territoriale storica di lunga durata dei tre sistemi territoriali (par. 2.1.1 e 2.1.5 del Quadro conoscitivo) e si configura nei seguenti caratteri:

La riorganizzazione reticolare del sistema insediativo

La costruzione di un disegno territoriale volto a riequilibrare il modello insediativo centro - periferico della Provincia passa attraverso la valorizzazione della complessità, della pluralità, delle peculiarità territoriali e paesistiche degli ambienti insediativi, e la loro connessione non gerarchica.

Il filo conduttore del progetto è costituito dunque:

  • - in primo luogo dal riequilibrio territoriale fra i tre STL rappresentato nello schema allegato di scenario territoriale dalla "densità" di eventi progettuali previsti nei STL Val di Bisenzio-Monteferrato e Montalbano; in particolare gli estremi "periferici" della Provincia, la conca di Montepiano e la dorsale del Montalbano sono resi luoghi centrali attraverso due progetti integrati a carattere interprovinciale, costituendo figurativamente due centralità di "contrappeso" al polo pratese;
  • - in secondo luogo dall'elevamento della qualità abitativa e insediativa della piana attraverso la riqualificazione dell'edificato e la valorizzazione degli spazi aperti agricoli: entrambe tipologie di azione che richiedono una applicazione rigorosa dell'art. 5 comma 4 della L.R 5/95 ("nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono di norma consentiti quando non sussistano alternative di riuso");
  • - in terzo luogo dalla connessione dei diversi ambienti insediativi attraverso reti funzionali, ecologiche, infrastrutturali. L'obiettivo strategico della "diversificazione" enunciato nel paragrafo 4.2 si esplicita qui nell'evidenziare la localizzazione e la tipologia dei progetti che valorizzano le peculiarità dei diversi ambienti insediativi e paesistici e le relazioni attraverso cui ciascuno contribuisce all'elevamento generale della qualità economica, territoriale e ambientale.

Questa nuova figura territoriale, che poggia la propria realizzabilità sulla valorizzazione delle risorse territoriali e ambientali persistenti nella lunga durata (alcune di recentissima scoperta come la città etrusca e romana di Gonfienti), costituisce innanzitutto un modo nuovo di "abitare il territorio" provinciale: da una forma contratta e centripeta verso il capoluogo, alla rimessa in valore della forma storica; una forma reticolare e centrifuga che valorizza la fruizione del sistema policentrico, multipolare e multifunzionale, estendendo la geografia dell'abitare, del produrre, dell'ospitare, all'intero territorio, governando peraltro gli equilibri di sostenibilità fra spazi aperti e costruiti.
Alla costruzione di questo nuovo orizzonte dell'abitare il territorio contribuiscono nello scenario diversi elementi interagenti.
Si tratta in generale di un disegno che restituisce complessità al sistema urbano individuando un sistema articolato di centralità, gerarchie e reti, fondato sul recupero e la riqualificazione della struttura insediativa storica.
In una concezione "reticolare" del sistema territoriale è fondamentale evidenziare progettualmente i caratteri e i ruoli dei nodi che a vari livelli costituiscono le polarità della rete secondo un sistema tendenzialmente non gerarchico di fruizione della "regione urbana" di Prato, includendo nel concetto di regione urbana i sistemi collinari e montani che danno corpo alla bioregione.
Una prima classificazione cui corrispondono diverse tipologie di interventi riguarda:

I centri urbani consolidati
Sono i nuclei a più forte caratterizzazione urbana la cui identità - in genere stratificatasi nel lungo periodo- si esprime attraverso un marcato senso di appartenenza da parte degli abitanti. Tali centri (Prato, Vaiano, Montemurlo Carmignano, Vernio, Cantagallo, Poggio) hanno di fatto costituito i principali nodi di organizzazione del territorio circostante e presentano attualmente una significativa dotazione di "servizi centrali" sia per le persone che per le imprese. Il Progetto prevede in questi centri la caratterizzazione policentrica di ogni sistema urbano, valorizzando le centralità delle frazioni storiche (Iolo, S. Giorgio a Colonica, Figline, la Briglia, Mercatale, Comeana...). e delle periferie recenti, trattandole come piccole città a rete (dotazione di spazi pubblici, servizi centrali, greenbelt, spazi agricoli, ecc) indirizzando a questo obiettivo la riorganizzazione delle infrastrutture.

I capisaldi dei sistemi territoriali locali
Hanno caratteristiche affini -dal punto di vista storico ed insediativo- ai centri precedenti (Luicciana, Savignano-Le Fornaci, Montepiano, Fossato, Bacchereto, Artimino...). In questo caso, tuttavia, la loro collocazione decentrata - o la minore accessibilità - rispetto ai principali assi di comunicazione ne fa dei punti di riferimento per la maglia minuta dell'insediamento rurale nel territorio aperto. Il progetto per questi centri consiste nell'elevarne il rango, trattandoli come capisaldi per la valorizzazione del territorio collinare e montano, ricostituendo le figure territoriali complesse che i processi attrattivi di fondo valle nel modello insediativo urbano industriale avevano semplificato e mortificato (vedasi lo schema di riequilibrio delle centralità della Val di Bisenzio, cit.).
Si tratta di figure territoriali composte da centri collinari e montani con funzioni di nodi di riferimento per il sistema minuto dei centri minori in territorio rurale; prevedendo il rafforzamento dei servizi alla persona e alle imprese (artigianato, agricoltura, servizi al turismo, ecc); il miglioramento della qualità abitativa e delle funzioni di ospitalità; indirizzando il riordino infrastrutturale al recupero della fitta trama storica di strade, sentieri, percorsi per la riorganizzazione produttiva del bosco e dei coltivi e per il turismo escursionistico, a piedi, a cavallo, in bicicletta.

I centri minori e l'edilizia rurale
I piccoli borghi, le ville fattoria con i loro sistemi di case coloniche, che completano la trama storica dell'insediamento, costituiscono nel progetto l'ossatura portante del progetto di ospitalità diffusa e di fruizione del patrimonio (agriturismo e turismo rurale). Il loro mantenimento e ripopolamento è strategico per il recupero del presidio e della attività antropica nel territorio aperto a bassa densità abitativa. Questo patrimonio, oltre a costituire la base del rilancio (per la Val di Bisenzio e la piana) e del consolidamento (per il Montalbano e il Monteferrato) della filiera agroalimentare di eccellenza, può costituire la base del progetto di ospitalità diffusa a rete che consente ospitare i turisti in edifici contestualizzati all'ambiente di visita e di fruizione. Inoltre il recupero dell'edilizia rurale dovrebbe favorire nelle politiche urbanistiche, sociali ed economiche locali, l'insediamento di giovani agricoltori innovativi (produzioni biologiche, naturali, biodinamiche, colture tipiche) anziché la deruralizzazione e la proliferazione di seconde case.

Gli elementi di connessione del sistema reticolare: la nuova geografia nord-sud

Una nuova geografia disegna nello scenario territoriale la permeabilità fruitiva ed ecologica del territorio provinciale, per promuovere l'evoluzione dalla figura territoriale est-ovest (area metropolitana, modello centroperiferico) alla figura territoriale nord-sud (modello reticolare di sistemi territoriali locali):

  • - la valorizzazione già citata delle relazioni interprovinciali dell'alta Val di Bisenzio e del nodo di Montepiano;
  • - il recupero multifunzionale del sistema fluviale del Bisenzio (vedasi il progetto integrato del parco fluviale (allegato 7 NTA) e le prescrizioni inerenti l'unità di paesaggio relativa -art.31), che presenta molte difficoltà per l'interruzione funzionale ed ecologica di molte sezioni rivierasche, ne connota nuovamente, nel medio e lungo periodo, la qualità di elemento generatore di territorialità e di connessione dei diversi ambienti insediativi. La pista ciclabile da Prato a Vernio costituirà l'elemento primario di riappropriazione del fiume dal punto di vista percettivo e fruitivo, generando a cascata una serie di interventi: sulla qualità dell'acqua, sui fronti urbani rivieraschi da riqualificare, sulle aree industriali dismesse da recuperare a fasce di pertinenza fluviale e a servizi; sui recuperi di architetture industriali di pregio (come ad esempio nel caso della ex Meucci di Vernio e del suo sistema rivierasco urbano); opere di ingegneria naturalistica sull'intero bacino (vedasi il progetto integrato per la riduzione del rischio idraulico e le portate di minima), passeggiate lungo fiume connesse a pettine con la sentieristica collinare e montana.
    Rendere fruibile con continuità il sistema fluviale consente di ripensarlo, con i suoi nodi urbani rivieraschi, come riferimento ordinatore del sistema collinare e montano di cui è progettata la valorizzazione produttiva, agrituristica, escursionistica e di turismo rurale: connettendo senza soluzione di continuità, il sistema di villaggi dei controcrinali dell'alta valle fluviale (Cantagallo, Luicciana, La Villa) il ventaglio insediativo di Vernio, le vaste aree boschive e le aree protette dell'alta valle, il reticolo a pettine della conca agricola di Vaiano, fino al parco fluviale di Prato e al parco archeologico di Gonfienti (vedi Progetto integrato);
  • - la realizzazione della connessione del sistema fluviale con l'asse di attraversamento del sistema urbano di Prato, promuovendo la continuità del corridoio multifunzionale: dalla "cementizia" (ridefinita come "Porta" multifunzionale di accesso al parco fluviale e ai percorsi sentieristici della valle), attraverso il Parco archeologico di Gonfienti (nuovo nodo strategico del sistema archeologico provinciale) il percorso lambisce il centro storico di Prato per affacciarsi sul sistema agricolo della piana, sottratto al suo destino di area marginale e riqualificato nei suoi aspetti produttivi, ambientali e fruitivi per il sistema urbano pratese e di Montemurlo (vedi Progetto integrato del Parco agricolo della Piana);
  • - la riqualificazione del sistema rivierasco dell'Ombrone che ha il suo epicentro nella riconnessione delle Cascine di Tavola-villa di Poggio e Tavola - Valle della Furba: due varchi ambientali e paesistici che consentono la risalita verso le colline dell'archeologia, della congressistica, del Barco Reale, dei percorsi enogastronomici, dei paesaggi della vite e dell'ulivo.
  • - analogo percorso connettivo è previsto ad ovest dalla rocca di Montemurlo all'Ombrone attraversando l'area agricola della piana di Montemurlo, la fascia verde fra i torrenti Agna e Bagnolo, l'area dei "chiari".

La valorizzazione ecologica, paesistica e fruitiva del sistema delle acque

Il sistema idrografico e delle acque ha da sempre giocato nel territorio pratese, date le sue caratteristiche geomorfologiche ed economiche, un ruolo estremamente importante di generatore di territorialità e di ricchezza agricola e industriale. L'intervento su tale sistema si colloca su più livelli trattati in maniera integrata, con l'obiettivo della riqualificazione del sistema delle acque come disegno paesistico-fruitivo, che concorre alla costruzione della nuova figura territoriale.

Concorrono a questo obiettivo diverse azioni:

  • - il progetto integrato di riduzione del rischio idraulico nella Val di Bisenzio che ha lo scopo di sperimentare la risoluzione di un problema idraulico (15 milioni di mc. da contenere a monte della piana), contribuendo a mettere in valore il territorio collinare e montano: azioni di recupero ambientale delle fasce di pertinenza fluviale anche in funzione del parco di fondovalle; pulizia e manutenzione dei torrenti minori, del bosco, delle trame agrarie storiche, dei terrazzi, dei ciglioni, dei fossi; realizzazione di un sistema di piccoli invasi multifunzionali (contenimento delle piene, irrigazione, pesca, fruizione turistica, ecc); misure urbanistiche per la ripermeabilizzazione dei suoli nelle aree urbane, ecc.
  • - i corridoi multifunzionali costituiti dai torrenti e fossi della piana (Agna Calice, Bagnolo, Bardena, Iolo);
  • - il ripristino del funzionamento delle gore residue (utilizzando le acque dei depuratori, con ecosistemi filtro) con il duplice obiettivo di rendere le acque utilizzabili per l'irrigazione e, insieme alla viabilità minore e ai laghetti di cava, riqualificare il territorio agricolo anche in funzione fruitiva per il parco agricolo;
  • - la riqualificazione naturalistica della Furba, già avviata con opere di regimazione idraulica e sistemazione fruitiva, per la connessione del sistema collinare occidentale con il Parco agricolo della piana;
  • - la riqualificazione delle fasce di pertinenza dell'Ombrone (con previsione di delocalizzazione di insediamenti industriali impropri), prevedendo una progettazione multifunzionale delle casse di espansione relazionate alla compatibilità delle funzioni del parco agricolo;
  • - la rifunzionalizzazione ecologica dei corsi d'acqua del sistema collinare del Montalbano (Elzana e Furba).

Il recupero produttivo paesistico e fruitivo del territorio rurale.

Coerentemente con gli indirizzi e le prescrizioni del PIT Regionale lo scenario strategico del PTC della Provincia di Prato assume come valore la presenza e il mantenimento delle sistemazioni agrarie di interesse paesistico ed ambientale. L'integrazione con il distretto tessile di due distretti rurali e agroalimentari di qualità che costituiscono lo scenario futuro della filiera agricoltura ambiente-turismo-cultura, richiede che il territorio aperto sia trattato dal progetto di piano in modo integrato, affrontando insieme gli aspetti produttivi (qualità, tipicità) con gli aspetti relativi alla integrità del territorio dal punto di vista idrogeologico, ecologico e del paesaggio. Sullo stesso territorio insistono infatti diversi fruitori: le aziende agricole, le attività culturali (convegnistica, archeologia) le attività escursionistiche e ambientali, le attività turistiche ed enogastronomiche.
La tavola progettuale dell'uso del suolo (tav. P/07) evidenzia l'importanza quantitativa e qualitativa delle aree che vengono mantenute ad esclusiva e prevalente destinazione agricola e le destinazioni boschive articolate in cinque tipologie; è su questi vasti spazi aperti che si articola la multifunzionalità del territorio agroforestale. Il progetto articola pertanto nei diversi settori normativi (geologia, ambiente, paesaggio) un sistema di norme convergenti sull'obiettivo della valorizzazione paesistica in relazione alle nuove funzioni produttive e fruitive; norme che richiederanno il riconoscimento (in forme di servizi, remunerazioni, aiuti tecnici) delle attività di produzione di beni e servizi pubblici ambientali e paesistici da parte dei produttori agricoli, al fine di ridistribuire vantaggi ed oneri fra i vari soggetti che fruiscono del territorio "messo in valore" in forma integrata.
Ovviamente il problema progettuale si pone in forma differenziata nella Val di Bisenzio, dove il problema principale è il ripopolamento del presidio rurale (attivazione di produzioni biologiche, sviluppo degli allevamenti); rispetto alla piana dove il mantenimento nel progetto di vaste aree ad esclusiva funzione agricola richiede di passare da un'agricoltura residuale, ad una gamma di attività agricole complesse (grano per i panificatori di Prato, foraggio per gli allevatori della Calvana, olii vegetali per l'industria tessile, ecc) e fruitive per il parco (servizi, ristoro, agriturismi, ecc); e rispetto al Montalbano dove il problema si pone come regolazione e integrazione multifunzionale del territorio a fronte di un'economia vitivinicola che ha già raggiunto livelli di eccellenza.
Anche la riattivazione della economia del bosco e dell'allevamento, tiene conto nel progetto della complessità della filiera da attivare, che richiede progetti integrati.

Storicamente il bosco della montagna pratese ha costituito una importantissima risorsa economica sia riguardo alla filiera del legno che a quella alimentare e dell'allevamento, risorsa che ha peraltro ancora oggi una sua presa "culturale" sul territorio. Oggi è possibile mettere a punto una serie di progetti per la valorizzazione integrata di questa risorsa. Si stanno peraltro spontaneamente riavviando in questa fase nella provincia alcune attività legate alla montagna come la silvicoltura , la castanicoltura, l'allevamento brado (cavalli e razza calvana), e la stessa raccolta e trasformazione dei prodotti del sottobosco.

Il progetto di piano, nel proporsi lo sviluppo delle attività agro-forestali le connette con la riqualificazione del sistema fruitivo (sentieristica, ospitalità, servizi). Il progetto (che da luogo ad un Sistema territoriale funzionale "Patrimonio", art. 12 delle NTA) connette la riqualificazione del territorio rurale con la valorizzazione integrata e sostenibile del territorio provinciale nel suo insieme consentendo la attivazione di complementarità e sinergie fra i diversi elementi di valore ambientale, paesistico, storico e culturale, i servizi ricettivi e le reti di accessibilità che compongono la filiera integrata agricoltura ambiente, turismo, cultura.

Nel Sistema funzionale "Patrimonio" vengono connessi a sistema (attraverso relazioni funzionali, infrastrutturali, sentieristiche, le reti: del patrimonio archeologico (dagli etruschi all'alto medioevo); dei beni materiali della cultura medioevale e rinascimentale; dell'architettura paeloindustriale per ciò che attiene ai manufatti; al sistema delle aree protette, dei geotopi e degli elementi di valenza paesistica, dei parchi, per ciò che riguarda il sistema ambientale; delle ville fattoria, degli agriturismi per quanto riguarda il sistema produttivo. Tali elementi sono "messi in rete" attraverso la evidenziazione dei diversi sistemi di accessibilità con particolare riferimento ai percorsi storici e a quelli non meccanizzati ( sentieristica, piste ciclabili, ippovie) al fine di individuare un sistema complesso e multidimensionale di fruizione e percorrenza "slow" del territorio.
Questi percorsi sono connessi nel progetto con i servizi di tipo ricettivo ( alberghiero, extra alberghiero e rurale, campeggi) e più in generale con i servizi atti a favorire e potenziare la fruizione "esperta" del territorio (centri visita e didattici, punti informativi, servizi di trasporto pubblico, impianti sportivi, etc..).
Il progetto di "messa in valore" integrata delle risorse del territorio aperto della Provincia di Prato si struttura intorno ad alcuni nuclei di particolare rilevanza sia sul piano testimoniale che simbolico. Si tratta in genere di strutture fisiche che - come le Ville medicee, la Rocca di Vernio, La Villa del Barone o la "Cementizia" rappresentano dei veri e propri "portali" di accesso fisici e di immagine attorno ai quali costruire un vasto insieme di attività promozionali del territorio provinciale, delle sue risorse e delle sue attività e renderlo al contempo maggiormente visibile e fruibile. Tali nuclei costituiscono pertanto importanti punti di riferimento per articolare e costruire politiche, strategie ed azioni di promozione dei diversi sistemi territoriali locali della provincia.

La riqualificazione territoriale del sistema produttivo

Lo scenario strategico del PTC, in rapporto alle caratteristiche dello strumento stesso, assume tale patrimonio come dotazione di cui migliorare le caratteristiche rispetto alla domanda di spazi produttivi proveniente dall'interno del distretto ed in particolare rispetto alle "performances" ambientali degli insediamenti stessi ( mobilità, accessibilità, depurazione, rifiuti, occupazione di suolo, mitigazione paesistica, qualità urbanistica ed edilizia, etc).
Laddove si danno processi di dismissione, soprattutto di insediamenti collocati in aree improprie, il governo del processo assume rilevanza strategica per i progetti di riqualificazione ambientale e territoriale del PTC: vedansi in proposito le norme specifiche per il Sistema territoriale funzionale "Tessile-moda, (art. 13 NTA); e "le azioni e prestazioni da soddisfare per la definizione delle aree produttive come "aree ecologicamente attrezzate" (allegato 8 delle NTA).
Particolare rilievo viene attribuito alla "città-fabbrica" anche in coerenza con le ipotesi avanzate dal Piano di Prato. In questo caso lo scenario assume l'obiettivo generale di un recupero delle principali e più interessanti strutture "storiche" per la rilocalizzazione delle nuove attività terziarie legate alla innovazione del distretto (ricerca e sviluppo, marketing, design e progettazione tecnica, moda), ma anche alle nuove attività produttive(confezioni e maglieria) compatibilmente con la sostenibilità logistica di questa operazione e con il mantenimento di una quota significativa di residenza.
Tali operazioni richiedono in ogni caso un forte coinvolgimento politico, progettuale ed operativo dei Comuni interessati (in particolare quello di Prato) e la predisposizione di ricerche, progetti pilota e strumenti gestionali idonei alla rilevanza del problema.

Il progetto di rete ecologica (NTA Allegato 5)

Il progetto di rete ecologica che da attuazione agli indirizzi del Consiglio provinciale supera una visione "per isole" delle aree protette e assegna ad ogni parte del territorio funzioni peculiari nella progettazione dell'equilibrio ecologico del sistema territoriale,interpretando quest'ultimo come "ecosistema territoriale". Il progetto di rete ecologica non ha, analogamente agli altri schemi di scenario, riferimento direttamente operativo, ma guida le scelte funzionali e normative in materia ambientale, che sono trattate dal PTC in uno specifico Sistema territoriale funzionale "ambiente" (NTA art. 11; tav. di progetto P/09).
Come richiamato anche nel PGS della Provincia di Prato, per il settore ambientale "nel governo del territorio, gli interessi ambientali assumono il ruolo centrale di matrici della pianificazione urbanistica, che non solo non può prescindere da essi, ma deve anche orientare le proprie decisioni verso la loro valorizzazione".
Il progetto ambientale risponde dunque a questo ruolo-guida del progetto urbanistico, nel quadro di un'ipotesi di messa in valore di quegli elementi che connotano in maniera specifica e peculiare questo territorio rispetto al contesto più ampio (tendenzialmente globale) nel quale esso si trova a competere.
Le grandi scelte di indirizzo che definiscono il progetto ambientale sono innanzitutto la salvaguardia dell'integrità delle risorse naturali e della loro capacità di mantenersi e autoriprodursi: l'acqua (regolamentando i prelievi, prevenendo l'inquinamento, riducendo i consumi e incentivando il riutilizzo), l'aria (attraverso criteri di prevenzione dell'inquinamento dell'aria, acustico ed elettromagnetico), il suolo (prevenendo il dissesto dei versanti e l'urbanizzazione indiscriminata, specie quando distrugge suoli ad alta vocazione produttiva o produce nuovo dissesto idrogeologico), la biodiversità (fitocenosi peculiari, specie animali a rischio di estinzione o depauperamento e relativi habitat). Il filo conduttore generale riguarda la tendenziale chiusura dei cicli ambientali a livello locale, entro un sistema aperto di relazioni che ottimizza l'integrità delle risorse elevando la loro capacità autoriproduttiva.

Il progetto di rete ecologica risponde all'obiettivo di operare sull'ambiente collocando le misure specifiche di mitigazione del rischio (idraulico, idrogeologico, inquinologico) relative alla sicurezza e le aree protette istituite, all'interno di un progetto complessivo di valorizzazione delle risorse ambientali. La rete ecologica riguarda perciò l'intero territorio, ivi comprese le infrastrutture e il territorio urbanizzato. Il problema principale affrontato dal progetto è la connessione, tramite fasce di connessione ecologica ("corridoi"), fra sistema montano, collinare, pedecollinare e piana agricola. Le aree protette costituiscono capisaldi rilevanti della rete ecologica e laboratori sperimentali per attività produttive innovative e sostenibili.
Nel progetto la rete ecologica assume il ruolo di scenario ecosistemico polivalente a supporto di uno sviluppo sostenibile. In sostanza si prevede un ridisegno dell'ecosistema territoriale di area vasta sul medio periodo, in modo che sul sistema delle unità ambientali presenti tra loro collegate (della Piana, della collina e della montagna, terrestri ed acquatiche) si riducano per quanto possibile le criticità esistenti suscettibili di compromettere gli equilibri ecologici, e si sviluppino invece le opportunità positive del rapporto uomo-natura.

In particolare il progetto considera ed affronta in modo sinergico i seguenti temi.

Biodiversità:

  • - la complessificazione degli habitat e la ricostruzione di elementi di continuità ecologica;
  • - l'inquadramento dei capisaldi appenninici della biodiversità entro reti di ordine spaziale superiore (in particolare la Rete Natura 2000);
  • - la protezione di realtà biogeografiche particolari nei confronti del possibile arrivo di specie infestanti o di inquinamento genetico di specie esistenti.

Acqua:

  • - recupero di una più elevata qualità ecologica degli ambienti fluviali;
  • - azioni per ridurre l'artificializzazione di buona parte del reticolo idrografico (in particolare Ombrone, Bagnolo) attualmente caratterizzato dalla canalizzazione degli alvei, con conseguente perdita delle capacità di autodepurazione.
  • - recupero, ove possibile, delle gore e degli ecosistemi di loro pertinenza.

Reti energetiche e trofiche:

  • - la verifica delle possibilità di sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili, in particolare da biomasse;
  • - la verifica e la regolazione dei possibili scompensi nelle reti trofiche in conseguenza di crescite o riduzioni eccessive di specie cacciabili o comunque di interesse generale.

Rapporto uomo-natura:

  • - le possibilità e i limiti del turismo naturalistico nelle zone piu' vulnerabili (della collina e della montagna);
  • - l'offerta di opportunità di fruizione diretta di ambienti periurbani integrati con elementi di qualità naturalistica, anche per migliorare la sensibilità delle popolazioni locali nei confronti degli equilibri ecologici;
  • - il rapporto con le attività agricole (nella Piana) e forestali (negli ambiti collinari-montani);
  • - integrazione dei nuovo programmi insediativi ed infrastrutturali, con l'esigenza di non occludere in futuro punti nevralgici di connessione ecologica.

Per la soluzione dei temi indicati il progetto ha effettuato le seguenti scelte:

  • - come centro ordinatore delle linee fondamentali di connettività ecologica è stata riconosciuta la riserva naturale dell'Acquerino-Cantagallo, con una chiara potenzialità di ganglio di livello regionale e sovra-regionale; rispetto a tale caposaldo, il PTC ha previsto alcune linee principali entro cui garantire la connettività ecologica nei confronti dei sistemi esterni dell'Appennino;
  • - è stata prevista una specifica linea di connettività (fascia di collegamento) in grado di attraversare la Piana e di collegare le zone appenniniche a nord di Prato con le aree naturali residue del Montalbano; tale linea si presenta complessa sul piano operativo, investendo una fascia di territorio già oggetto di intrusione da parte delle unità antropiche, ma rimane l'unica possibilità di corridoio permeabile in grado di attraversare in senso nord-sud la Piana; tale linea è stata anche proposta come "fascia di collegamento funzionale" ai sensi della L.R 56/2000;
  • - le zone SIR (interne alle ANPIL) del Monteferrato e dei Monti della Calvana sono state individuate come unità biogeograficamente delicate, per le quali dosare in modo attento le prospettive di connettività e mantenere addirittura un sufficiente grado di isolamento per evitare inquinamenti genetici;
  • - le zone che hanno come epicentro l'ANPIL dell'Alta Val Carigiola sono state individuate come matrici naturali interconnesse del sistema appenninico settentrionale;
  • - è stato assunto come elemento utile per la qualificazione della rete ecologica l'assetto idraulico previsto dai progetti integrati di riduzione del rischio idraulico in Val di Bisenzio e delle casse di espansione multifunzionali dell'Ombrone;
  • - un elemento integrativo della rete è costituito da un certo numero di gore cui attribuire funzioni polivalenti (di incremento della qualità naturalistica delle aree banalizzate della Piana, di autodepurazione dell'inquinamento delle acque, della messa in gioco a fini energetici delle biomasse derivanti dalla manutenzione, di offerta di opportunità per la fruizione);
  • - un'opzione specifica di riordino polivalente è stata prevista per la fascia di pertinenza (in senso lato) del Bisenzio, in cui convergono al massimo grado i problemi della riqualificazione di valenze ecologiche perdute, le distorsioni del ciclo dell'acqua, la necessità di offrire opportunità di fruizione qualificata;
  • - è stato proposto un sistema di greenways nell'area periurbana di Prato e una geenbelt est-ovest a sud dei macrolotti, sia come opportunità per indirizzare azioni di rinaturazione in una zona fortemente artificializzata, sia come opportunità per la ricreazione e la educazione ambientale alle popolazioni locali;
  • - è stato individuato un insieme di punti di crisi potenziale (barriere, varchi a rischio di urbanizzazione) da governare con particolare cautela per evitare di compromettere le funzionalità ecologiche residue del sistema.

Il Progetto di Rete Ecologica si pone pertanto l'obiettivo di conseguire molteplici obiettivi sia di riequilibrio ecologico, sia di supporto ad altre politiche di settore: conservazione della natura; difesa del suolo e salvaguardia idraulica; risanamento idrico e tutela delle acque; agricoltura; caccia e pesca; urbanistica; energia; V.I.A.; turismo.
In particolare, la costruzione di "aree di collegamento ecologico" idonee a garantire la mobilità sul territorio ai diversi elementi del mondo fisico e biologico, viene assunta come elemento centrale e integrato con la progettazione delle infrastrutture; progettazione che assume un carattere multidimensionale dal punto di vista delle prestazioni fornite. Da questo punto di vista ciascuna infrastruttura (per esempio la seconda tangenziale o le casse di espansione) necessiterà in fase progettuale dell'integrazione con misure di mitigazione e compensazione dell'impatto ambientale e paesaggistico.
Punti di relazione e valutazione rispetto agli obiettivi della rete ecologica si pongono in realtà anche con altre politiche quali: attività estrattive; trasporti; rifiuti e sostanze pericolose; attività produttive.
Opportunamente governato in sede di attuazione del Piano, il Progetto di Rete ecologica potrà costituire un elemento del sistema valutativo delle decisioni in materia di ambiente sul territorio provinciale.

Il progetto della rete infrastrutturale

Alla realizzazione della figura territoriale delineata nello scenario territoriale concorre in maniera determinante l'organizzazione del sistema infrastrutturale cui il PTC dedica nelle norme uno specifico Sistema territoriale funzionale "Mobilità" (NTA art. 14; tav. di progetto P/12).
Gli elementi generali del progetto ambientale e territoriale prospettato suggeriscono alcuni obiettivi e principi generali per l'assetto infrastrutturale:

  • - distinguere: a) interventi infrastrutturali che sostengono lo scenario territoriale e la sua realizzazione; b) interventi di mitigazione delle congestioni e inefficienze del modello insediativo pregresso che devono essere affrontati scegliendo le soluzioni con il minimo impatto rispetto alla realizzazione dello scenario futuro;
  • - sviluppare i sistemi reticolari della Val di Bisenzio e del Montalbano restituendo accessibilità e percorribilità multifunzionale ai territori collinari e montani; connettere i due sistemi nella loro profondità ai nodi di interscambio con la grande mobilità metropolitana e regionale;
  • - incrementare il reticolo delle piste ciclabili e della sentieristica che già ora avviano la connessione con i sistemi collinari e montani.
  • - valorizzare il nuovo ruolo del trasporto su ferro (nuove stazioni del sistema metropolitano pedecollinare Est-Ovest, ferrovia declassata Bologna-Prato con le nuove stazioni nella Val di Bisenzio; progettare le funzioni dei nodi di intescambio);
  • - attribuire nuove qualità di "corridoi infrastrutturali multifunzionali" alle principali vie di attraversamento (declassata, tangenziali, asse delle industrie); riprogettandone le valenze ecologiche (corridoi), paesistiche, i nodi come centralità urbane complesse. Il trattamento progettuale dei corridoi è strettamente interrelato al ruolo territoriale e urbanistico attribuito dal PTC agli ambiti attraversati. Gi obiettivi della razionalizzazione del traffico delle merci e delle persone, del contenimento del consumo di suolo, della qualità ambientale e paesistica delle infrastrutture, vengono trattati in modo integrato e sinergico; ciò comporta una diversa concezione delle valutazioni di impatto, che dovranno tener conto delle coerenze e sinergie di un approccio multifunzionale che interpreta l'infrastruttura come un elemento di valorizzazione del territorio e non di degrado e destrutturazione;
  • - gerarchizzare un più chiaro reticolo di nodi e reti; con aumento del trasporto pubblico e la definizione di nodi di interscambio;
  • - verificare le conseguenze degli scenari di trasformazione del distretto che portano da una parte a riconsiderare i problemi della mobilità operativa di tipo reticolare nella città compatta e dall'altra ad una riduzione della mobilità merci ricondotta all'interno dei macrolotti;
  • - considerare prioritariamente soluzioni logistiche per il traffico merci, rispetto a soluzioni consistenti in nuove infrastrutture.

Sulla base di questi obiettivi e principi, il progetto di rete della mobilità è organizzato su tre livelli fra loro integrati:

  • - il primo riguarda il sistema delle connessioni di area vasta che ottimizza le relazioni est-ovest e nord-sud con i sistemi regionali e interregionali; il sistema interno della grande viabilità, che affronta la razionalizzazione e la mitigazioni delle congestioni. Entrambi i sistemi corrispondono alle direttrici primarie di interesse regionale del PIT, opportunamente specificate e integrate dal PTC, che può essere definita come il sistema di progetto della rete portante;
  • - il secondo riguarda l'infrastrutturazione dei tre STL, corrispondente alle strade e ferrovie che assumono il ruolo di supporto progettuale alla valorizzazione dei sistemi locali del PIT, specificate rispetto alle nuove figure e funzioni territoriali individuate dallo scenario strategico del PTC. Questo secondo livello può essere definito come il sistema di progetto della rete locale;
  • - il terzo riguarda quello della accessibilità locale e della fruizione del patrimonio territoriale e ambientale con modalità leggere (sentieri, piste ciclabili, ippovie) e alternative all'automobile, che può essere definito come il sistema di progetto della rete per la fruizione.

1. Il sistema della rete portante

La rete è in primo luogo costituita dalla viabilità di connessione interregionale e interprovinciale che garantisce una accessibilità locale sul territorio e che connette il sistema territoriale locale con il livello sovralocale.
Questa connessione assume come prioritaria la qualificazione dell'Asse delle industrie, in particolare quello delle sue connessioni ad Ovest (seconda tangenziale) e ad Est (casello di Prato Est) e del nuovo ruolo della Declassata (anche in relazione al nuovo collegamento Mezzana-Perfetti-Ricasoli), che nelle prospettive urbanistiche assume sempre più il ruolo di importante asse di distribuzione urbano (Banci, Pratilia, Capezzana) e che il PTC intende qualificare come asse urbano di elevata qualità ambientale e paesistica.
La tangenziale Ovest ha un profilo funzionale già definito, tanto più con il suo completamento fino al nuovo ponte sull'Ombrone, a supporto dei movimenti veicolari generati o attratti dai quartieri settentrionali e dalla Val di Bisenzio e di quelli provenienti dal Montalbano. In tale contesto il PTC propone di realizzare lungo quest'asse, in corrispondenza dell'incrocio con l'Asse delle industrie, una nuova interconnessione autostradale con lo scopo di alleggerire sia la "declassata" che il casello di Prato Est. La connessione ad ovest dell'asse delle industrie (con un tracciato verso nord) consente un collegamento diretto fra i macrolotti di Prato e l'area industriale di Montemurlo, razionalizzando, con il nuovo casello, il sistema logistico interno.
Complementari ai progetti per la Piana, perseguendo obiettivi di riequilibrio territoriale, il PTC propone la razionalizzazione e completamento del sistema infrastrutturale anche per gli ambiti collinari del Montalbano e per gli ambiti appenninici della Val di Bisenzio. Per questi un nuovo importante elemento di interscambio con gli ambiti metropolitani è quello identificato con il nuovo casello di Prato Sud, all'incrocio tra l'autostrada A11 e la tangenziale di Prato, che migliorerà in modo rilevante l'accessibilità della Val di Bisenzio e del Montalbano, favorendo la decongestione delle intense relazioni intrattenute con la piana.
Per connettere la Val di Bisenzio con la piana a sud e con i servizi nazionali e regionali a nord, nord - est, il sistema portante si sviluppa in due direzioni.
La più importante, nord-sud, lungo la valle del fiume Bisenzio, comprende la ss 325 e la linea ferroviaria; l'altra verso est, con il potenziamento della rete esistente attraverso Mangona e Montecuccoli nord-est, che permette il superamento dei monti della Calvana e l'accesso alla valle del Mugello e alla rete autostradale (A1). Tale intervento consente di diversificare il quadro delle relazioni con l'esterno, riducendo la dipendenza da Prato (e dunque alleggerendo all'interno dell'area urbana la pressione del traffico sulla linea diretta verso l'autostrada A11 a Prato Est), migliorando il collegamento con Firenze, ed anche rafforzando le relazioni territoriali con le aree appenniniche circostanti.
Anche per il Montalbano il sistema viene rafforzato nella direzione nord-sud, collegando il territorio provinciale alla valle dell'Arno e all'Empolese, con il completamento della circonvallazione est del Comune di Poggio a Caiano, il suo innesto sulla via Lombarda, lo scavalcamento del centro di Comeana e il raggiungimento della ss 67 Livornese attraverso un nuovo ponte sull'Arno nei pressi della stazione ferroviaria di Carmignano e dell'area Nobel).

2. Il sistema della rete locale

L'obiettivo principale della seconda rete è costituito dall'adeguamento, il completamento e l'integrazione dalla viabilità carrabile, secondo le specifiche prestazioni richieste a sostegno delle nuove funzioni assunte dai tre STL.
In particolare:

  • - il ripristino ed il potenziamento della rete viaria minore costituisce un intervento chiave a supporto della rivitalizzazione dei nuclei abitati minori per potenziare il carattere reticolare e policentrico delle figure territoriali dei tre sistemi territoriali. Per la fattibilità di questi interventi è essenziale la loro integrazione con i circuiti di fruizione turistica e dunque con il terzo livello della rete infrastrutturale;
  • - il potenziamento, la ristrutturazione e il completamento dei tracciati esistenti si qualificano come interventi di tipo multifunzionale: tengono conto infatti , oltre che dei naturali andamenti morfologici del terreno, anche delle diverse tipologie urbanistiche e paesistiche delle aree attraversate, quali i centri abitati, i parchi e le riserve naturali, i sistemi idraulici montani, l'organizzazione delle colture agrarie e dei territori rurali, il paesaggio. La rete connette i poli di fondovalle ai centri e ai nuclei dei sistemi collinari e montani di diverso interesse; connette questi ai poli della rete diffusa dell'ospitalità, ai centri turistici e agrituristici, ai siti di interesse culturale, storico e naturalistico.

Lo sviluppo di un'ipotesi di organizzazione per nodi e reti consente la connessione di itinerari complementari a quelli precedentemente descritti, con il recupero di relazioni fruibili con i vicini ambiti dell'Appennino pistoiese e bolognese a nord e con quelli tra i centri collinari del Montalbano, fino ad Empoli e a Serravalle a sud.

3. Il sistema della rete per la fruizione

La terza rete ha l'obiettivo generale di integrare l'accessibilità e la fruizione del patrimonio territoriale e ambientale della Provincia, cui è dedicato lo specifico Sistema territoriale funzionale " Patrimonio".
La rete è costituita da percorsi, che incrociando in nodi puntuali di interscambio quelli carrabili e di trasporto pubblico su ferro e su gomma, utilizzano sentieri, piste ciclabili, che realizzano itinerari complessi di fruizione del patrimonio ambientale, culturale e storico della Provincia.
Il progetto si fonda principalmente sul recupero e l'adeguamento prestazionale di strade e sentieri storici, utilizzabili in varie modalità, differenziando i circuiti in sentieri, percorsi trekking, ippovie, piste ciclabili o itinerari mountain bike, promuovendo la creazione di una rete articolata a sua volta in diverse modalità di fruizione tra loro integrate, coerentemente con i nuovi scenari di valorizzazione delle risorse patrimoniali dei tre sistemi territoriali, previsti del PTC.

I servizi ferroviari

Lo scenario assume il potenziamento del trasporto locale su ferro come obiettivo strategico coerente con gli indirizzi del PIT regionale e con lo sviluppo ambientalmente sostenibile del territorio provinciale, nelle due direttrici nord-sud e est-ovest.
Nella realizzazione del progetto infrastrutturale sui tre livelli particolare importanza assume la riorganizzazione del trasporto su ferro che si accompagna alla riqualificazione del trasporto pubblico su gomma in un sistema distrettuale ove si è consolidato il primato assoluto della mobilità privata su gomma.

Il quadro degli interventi già previsti, in primo luogo la realizzazione della nuova linea ferroviaria Alta Velocità Firenze-Bologna, consente di liberare capacità sia nella tratta Firenze SMN che nella Val di Bisenzio, non più interessata dal transito dei servizi nazionali. La revisione del servizio deve investire quindi lo sviluppo dei servizi metropolitani e regionali da Pistoia e dalla Val di Bisenzio verso Firenze e il ruolo stesso della stazione di Prato Centrale.

Per la linea Firenze-Prato-Pistoia interessata dal PRUSST, si prevede una ridefinizione dei modi d'uso nella direzione di un vero e proprio servizio ferroviario metropolitano, che significa:

  • - procedere ad una ridefinizione degli orari, con cadenzamento ad elevata frequenza ( 20-30') esteso ad un ampio periodo diurno;
  • - garantire una maggiore capillarità del servizio, attraverso la realizzazione di nuove fermate (ogni 2 Km) già identificate a le Macine, S.Paolo e Mazzone;
  • - adozione di convogli che per la maggiore frequenza potranno essere di minore capacità, ma in grado di garantire elevate accelerazioni e minori tempi di salita e discesa;
  • - introdurre elementi di chiara riconoscibilità del servizio, quali codici di linea,
  • informazioni mnemoniche ed immediate e specializzazione dei binari di transito.

Gli stessi interventi non sono ipotizzabili per la Val di Bisenzio. Per questa sarà necessario fare riferimento ad un modello innovativo di servizio regionale(11) che consenta:

  • - cadenzamento e riconoscibilità, seppur a minor frequenza (30'nelle ore di punta);
  • - buona capillarità in relazione alla struttura insediativa con stazioni ogni 4-6 Km, con le nuove stazioni a S.Lucia, La Briglia e Carmignanello;
  • - una maggiore velocità commerciale per il maggiore distanziamento delle fermate;
  • - l'adozione di uno schema funzionale semi-diretto, secondo il quale i treni regionali provenienti dalla Val di Bisenzio, una volta giunti alla stazione di Prato Centrale, proseguono verso FI-SMN senza fermate intermedie.

In ultimo, sulla linea FI-PI-LI, la stazione di Carmignano può configurarsi come polo scambiatore locale, con funzione anche turistica, a servizio degli abitati di Poggio alla Malva, Artimino, Comeana e Poggio a Caiano.

Attraverso un insieme coordinato di azioni sarà quindi possibile realizzare una rete di servizi ferroviari regionali, metropolitani e di bacino, integrati da una sub-rete di autolinee, che completeranno così la copertura territoriale della ferrovia.

I servizi logistici

Il quadro delle domande di mobilità di merci emergente dalle analisi condotte, evidenzia con chiarezza alcuni caratteri tipici dei distretti industriali, quali la forte frammentazione spaziale e temporale e l'elevato autocontenimento, associato all'intensa movimentazione di semilavorati, che finisce per prevalere sugli ingressi/uscite di materie prime e prodotti finiti. Questa condizione storica e per così dire costitutiva del distretto, può essere superata da politiche di razionalizzazione complessive del settore, principalmente facendo leva sulla funzionalità dei macrolotti e delle aree forti della produzione.
L'intensità e variabilità dei flussi richiede di affrontare la questione secondo un approccio integrato "a monte" del prodursi dei flussi stessi e non tanto "a valle" con discussioni sulle modalità (ferro o gomma). Le più recenti soluzioni propongono per i distretti industriali di operare nel senso di una integrazione delle filiere logistiche e di una gestione attraverso strumenti di city logistics volti a razionalizzare tramite "reti multilivello" i flussi di merci e persone.
La caratteristica della domanda di mobilità di merci espressa dal distretto, estremamente frammentata e dominata dalle brevi distanze, sono inadatte ad integrarsi con la tecnologia ferroviaria, tanto che lo sviluppo dell'Interporto di Gonfienti è oggetto di interesse per operatori logistici che vi vedono il vantaggio competitivo di una collocazione intermedia fra gli aeroporti intercontinentali di Milano-Malpensa e Roma-Fiumicino.

Appare dunque evidente che il problema della coesistenza fra attività logistiche e il futuro parco archeologico di Gonfienti non può prescindere da una attenta valutazione dei vincoli e dei costi-opportunità derivanti dalla localizzazione dei diversi operatori. L'alto costo sociale, per il capitale fisso costituito dal terminal ferroviario e la rigidezza delle relative infrastrutture, per la rilevanza degli investimenti e per l'assenza di localizzazioni alternative nel breve periodo, dovrà essere compensato da effettivi livelli di integrazione modale, privilegiando per quest'insediamento, gli operatori effettivamente guidati dalle logiche ferroviarie, escludendo invece gli operatori logistici, anche del distretto, che non esprimendo una domanda orientata al trasporto ferroviario, possono localizzarsi nei macrolotti e nelle aree industriali di Campi Bisenzio e Montemurlo.





Note

1. Nella relazione di Quadro conoscitivo (capitolo 4.3: Quadro della Pianificazione metropolitana) attraverso cinque schemi grafici e la loro descrizione comparata operando una unificazione delle voci delle legende, vengono commentate queste tappe: -1951 Lo schema di pianificazione intercomunale di Firenze; -1964 Il piano intercomunale di Firenze; -1978 Il PIF, Piano intercomunale fiorentino; -1990 Lo schema strutturale dell'area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia -2001 Il PTC di Prato nel contesto delle politiche regionali per l'area metropolitana. Non sono qui trattati i PTC di Firenze e Pistoia, che si relazionano invece con le linee progettuali esposte neiparagrafi successivi. Rimandiamo alle schede dell'allegato per la descrizione dei caratteri salienti dell'evoluzione delle linee dipianificazione dell'area metropolitana.

2. "dalla visione prevalentemente fiorentinocentrica delle proiezioni sovracomunali degli anni '50 e '60 (la piana come riserva di espansione del cuore metropolitano di Firenze); alla visione relativamente articolata e multipolare delle strumentazioni di area vasta degli anni '70 e 80 (però essenzialmente limitate alle aree di pianura; la curva dei cento metri sul livello del mare essendo intesa come una sorta di limite naturale dei processi di antropizzazione, di crescita, di consumo di suolo); fino alle visioni più mature di una pianificazione articolata per sistemi ambientali e insediativi relativamente indipendenti che caratterizzano, seppure in modo ancora parziale, i tentativi di coordinamento più recenti, dallo Schema Strutturale al PIT" (PTC Materiali, G. Paba 1997)

3. il raffronto dei dati regionali collocano la Provincia di Prato ai più alti livelli di occupazione di suolo rispetto alle altre province: 7,4% di aree urbanizzate (3,1 la Provincia di Firenze); 3,6% le aree industriali (1,0 la Provincia di Fi); 11,7% di aree artificiali sul totale della superficie provinciale (Prov. di Fi 4,8%, Pistoia 5,8%).

4. (cfr. Relazione di G. Paba in "Materiali della Prima Conferenza di Programmazione",1997)

5. Le citazioni che seguono sono tratte dal PGS della Provincia di Prato,volume I, contesti

6. cfr. Colombi M. et al. (2001) , Modelli territoriali e modelli settoriali, Rosemberg & Sellier, Torino

7. cfr. PGS della Provincia di Prato, Vol II "Campi di Intervento", Attività economiche, pag. 77.

8. A riguardo delle nuove attività del sistema economico pratese si rimanda a: PGS della Provincia di Prato (2002), pp. 77-84. Le vocazioni economiche citate sono (pag.78): "l'artigianato artistico e tradizionale, la cultura e la memoria storica, il patrimonio artistico-ambientale, il turismo culturale; l'agricoltura, i parchi e la qualità ambientale; l'industria e l'artigianato alimentare, nuclei integrati di piccolo commercio, l'agriturismo e il turismo ambientale; l'immagine dell'area come aderente al modo di vita toscano; il settore no-profit, i servizi alla popolazione, la sanità e attività di ricerca e sviluppo con ricadute anche industriali; i beni culturali, l'offerta di spazi espositivi, i collegamenti con i grandi sistemi di comunicazione, il turismo d'affari; la produzione di beni informatici e multimediali, l'offerta turistica dei prodotti dell'agricoltura, la rete dei servizi sociali no-profit". Non va trascurata la rilevanza economica di tali attività. Seppure non direttamente apprezzabili secondo i criteri del mercato, molte di queste producono, oltre che transazioni commerciali, anche "beni immateriali" in forma di capitale sociale, beni pubblici ambientali, condizioni di contesto, la cui mancanza comporterebbe costi notevoli per la collettività o la necessità di produrre con finalità di lucro -ma ciò non sempre è possibile- beni consimili sostitutivi.

9. Il PIT, all'art. 6 comma 5 prevede che "le Province, in accordo tra loro per gli ambiti provinciali, possono proporre in sede di approvazione o variante al PTC una diversa aggregazione dei territori comunali costituenti i sistemi territoriali locali, individuandone, ove necessario, una articolazione in sottosistemi"

10. Per la definizione dei distretti rurali e agroalimentari si rimanda al "Decreto legislativo in materia di orientamento e modernizzazione del settore agricolo a norma della legge del 5 marzo 2000 n. 75", art. 13

11. Per l'attivazione di tale servizio si fa in particolare riferimento al Verbale di Intesa stipulato fra la Provincia di Prato, i Comuni interessati e la società Rete Ferroviaria Italiana S.P.A. in data 24/11/2002.

 
 

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