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Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Prato

SIT - Sistema Informativo Territoriale
 
 

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Elaborati di Progetto del PTC

Norme Tecniche di attuazione del PTC

Art. 11 - Il sistema territoriale funzionale "Ambiente"

1. Il PTC individua il Sistema Territoriale Funzionale Ambiente nell'insieme delle funzioni ecosistemiche attribuite ai diversi elementi territoriali che costituiscono il sistema ed alle relative connessioni, ed inoltre in riferimento all'Allegato 5 alle presenti NTA. Il Sistema Funzionale Ambiente dà indicazioni che riguardano l'intero territorio provinciale, assegnando alle sue diverse parti una gerarchia di funzioni ecologiche e di tutela dell'ambiente naturale in riferimento al quadro istituzionale di tutela, fruizione e valorizzazione delle aree di rilevante interesse naturalistico-ambientale, rete ecologica europea natura 2000 e sistema delle aree protette. Dette funzioni contemplano la conservazione degli elementi di biodiversità presenti, la tutela e fruizione degli elementi di naturalità, la salvaguardia o ripristino delle connessioni ecologiche, e sono inoltre integrate tramite la ricerca e la conservazione degli elementi che possono garantire prestazioni di connettività diffusa, quali la gestione ambientalmente sostenibile delle pratiche agricole e la mitigazione delle pressioni ambientali degli insediamenti.

2. Il quadro istituzionale di tutela, fruizione e valorizzazione delle aree di rilevante interesse naturalistico-ambientale, costituito dall'insieme delle aree protette ex LR 49/95, di Siti di importanza regionale ex L.R. 56/2000 e dai Siti della Rete ecologica europea natura 2000, è il riferimento fondamentale del Sistema. Gli elementi che lo compongono,integrati da aree contigue di elevata valenza ambientale, sono articolati in tre sottosistemi, di seguito individuati, ciascuno dei quali caratterizzato da specifiche valenze:

  • - il sottosistema dell'appennino pratese (Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo e ANPIL Alta Val Carigiola), caratterizzato da elevati valori naturalistici di ambiente montano, da una naturale segregazione e da una scarsa pressione antropica;
  • - il sottosistema della media Val di Bisenzio e del Monteferrato (ANPIL Monteferrato - pSIC e SIR del Monte Ferrato e Monte Iavello e ANPIL dei Monti della Calvana - pSIC e Sir La Calvana), caratterizzato da elevati valori naturalistici con pressioni antropiche relativamente sostenute;
  • - il sottosistema Montalbano e Cascine di Tavola (ANPIL di progetto Artimino, ANPIL di progetto di Pietramarina - S. Giusto, ANPIL di progetto di Cascine di Tavola e Villa Ambra), caratterizzato da forti valori storico-testimoniali e paesistici, oltrché naturalistici in senso stretto.

Le presenti norme sono in ogni caso subordinate al rispetto dei disposti della normativa regionale ai fini dell'attuazione del programma regionale per le aree protette e della rete ecologica Natura 2000, e pertanto si conformano ai relativi atti normativi, di indirizzo e di disciplina compresa la disciplina del Monteferrato di cui alla DCR 67/96, in attuazione della DCR 296/88.

3. Gli elementi areali costituenti il sistema (aree protette istituite, pSIC, SIR, aree b, c, d, aree a ex DCR 296/88, ANPIL di progetto) sono integrati da una serie di fasce di collegamento ecologico-ambientale e paesistico di progetto, finalizzate ad aumentare le valenze ambientali complessive del territorio provinciale, da un lato interessando parti del territorio ove le connessioni risultano maggiormente compromesse, dall'altro valorizzando il ruolo di alcuni ambiti fluviali particolarmente rilevanti per la conservazione della biodiversità. Alla piena funzionalità del sistema, per la valenza di connettività diffusa, concorrono alcune prestazioni assegnate alle aree rurali ed urbane, per le quali si rimanda alle norme che trattano rispettivamente della risorsa "territorio rurale" e "città e insediamenti urbani".

4. Obiettivi specifici del sistema sono:

  1. a) il consolidamento della funzione di patrimonio di biodiversità svolto dalle aree a maggiore naturalità e la promozione della loro conoscenza attraverso forme di fruizione compatibili con la conservazione;
  2. b) la promozione, nelle aree con caratteri naturalistici e ambientali di valore, sia delle funzioni di habitat ecologico che di economie in grado di mantenervi il necessario presidio antropico, compatibili con il mantenimento delle valenze ecologiche;
  3. c) il mantenimento o il ripristino delle valenze e delle connessioni ecologiche sull'intero territorio provinciale, in particolare nelle aree urbanizzate ed in quelle agricole fortemente antropizzate, e verso i sistemi esterni, integrando le valenze ecologiche con quelle paesistiche e, ove compatibile, con quelle fruitive;
  4. d) il potenziamento del ruolo del sistema provinciale delle aree protette per la tutela, valorizzazione e promozione dei valori naturalistici,ambientali, paesistici e storico-culturali del territorio provinciale, e per lo sviluppo ecocompatibile di tali aree;

5. La tavola P09 individua, in corrispondenza degli obiettivi di cui ai punti precedenti, i diversi elementi territoriali che costituiscono il sistema:

  1. a) elementi istituzionali del sistema: aree protette e siti di importanza regionale e comunitaria:
    • - il sottosistema dell'appennino pratese (Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo e ANPIL Alta Val Carigiola);
    • - il sottosistema della media Val di Bisenzio e del Monteferrato (ANPIL Monteferrato - pSIC e SIR del Monte Ferrato e Monte Iavello e ANPIL dei Monti della Calvana - pSIC e SIR La Calvana);
    • - il sottosistema Montalbano e Cascine di Tavola (ANPIL di progetto Artimino, ANPIL di progetto di Pietramarina - S. Giusto, ANPIL di progetto di Cascine di Tavola e Villa Ambra).
  2. b) elementi progettuali di integrazione del sistema istituzionale:
    • - aree di biodiversità primaria;
    • - aree agro-silvo-pastorali di tutela e fruizione della naturalità
    • - fasce di collegamento ecologico

Nella medesima tavola sono inoltre individuate, quali elementi territoriali che contribuiscono al funzionamento del sistema, le aree della connettività ecologica diffusa, costituite dall'insieme delle aree urbanizzate e delle restanti parti del territorio rurale: queste ultime aree, disciplinate per le rispettive specificità nelle norme relative alle risorse città e insediamenti e territorio rurale, sono trattate nell'ambito del sistema funzionale ambiente esclusivamente per ciò che attiene la funzione di connettività ecologica diffusa, in riferimento agli indirizzi regionali di cui alla DCR 1148/2002 ed alle indicazioni contenute nell'Allegato 5 alle presenti NTA.

6. Le indicazioni di progetto si basano sui seguenti elementi del QC:

  • - QC/06 - Sistema informativo sui vincoli sovraordinati
  • - QC/07 - Aree protette istituite
  • - QC/13 - Stato delle risorse naturali
    1. QC/13-a: Banca-dati ambientali
    2. QC/13-b: Analisi degli ecomosaici
  • - QC/14 -Schede descrittive unità di paesaggio
  • - QC/15-a - Atlante del patrimonio: le risorse naturali.

Prescrizioni riferite ai vari elementi del Sistema
7. I Comuni recepiscono e specificano per quanto di loro competenza, attraverso i propri strumenti di pianificazione del territorio, i diversi elementi territoriali di progetto individuati nella tavola P09 e le prescrizioni di seguito elencate per ciascuno di essi. In generale, i Comuni disciplinano le trasformazioni urbanistiche e ambientali in modo che siano garantite la congruenza funzionale e la continuità biologica degli ecosistemi interessati applicando ovunque possibile principi e modalità sostenibili, ovvero privilegiando l'impiego di tecnologie a basso consumo energetico e non impattanti, e l'impiego di materiali naturali.

8. I Comuni, entro 12 mesi dall'adeguamento dei propri strumenti urbanistici ai sensi dell'Art. 19 della L.R. 49/95, provvedono inoltre a dotare le ANPIL istituite all'interno del proprio territorio di specifico regolamento di disciplina delle attività consentite, in linea con i relativi indirizzi regionali e provinciali: tale regolamento dovrà essere quindi recepito dai Regolamenti Urbanistici.

9. La Provincia, nel redigere i propri piani di settore dovrà includervi una specifica verifica delle funzioni di collegamento ecologico funzionale svolte dalle fasce di progetto, ai fini della loro attuazione ed efficacia.

10. La Provincia orienta i propri strumenti settoriali secondo i seguenti criteri:

  • - implementazione e consolidamento della rete ecologica europea natura 2000;
  • - valorizzazione, integrazione e coordinamento degli elementi e dei caratteri specifici dei Sottosistemi di Aree Protette;
  • - rafforzamento delle linee di connettività esterna in particolare a nord, nel sistema appenninico ed a sud, in corrispondenza del sistema degli stagni della piana, e verso il parco fluviale dell'Arno;
  • - coordinamento degli strumenti regolamentari e gestionali riferiti all'intero Sistema Provinciale delle Aree Protette, in particolare tramite la formulazione di apposite linee.guida per la redazione dei Regolamenti delle Aree Naturali Protette di interesse locale.

11. Per i diversi elementi del sistema vigono le seguenti prescrizioni, che integrano le salvaguardie previste dall'art.81 del PIT per le aree b,c,d e sostituiscono, unitamente agli articoli sull'integrità paesistica delle presenti NTA, la disciplina ex DCR 296/88 per le aree a.

a) Aree di biodiversità primaria - Sistema Provinciale delle Aree Protette

Sottosistema Appenninico

La Provincia e i Comuni, rispettivamente attraverso le proprie azioni settoriali e i propri strumenti di pianificazione del territorio, concorrono alla realizzazione del sottosistema provinciale delle Aree Protette dell'Appennino secondo quanto successivamente dettagliato per ciascuna delle aree che lo costituiscono, integrando le proprie previsioni a tale scopo e valutandole secondo i seguenti criteri:

  • - assicurare adeguate forme di tutela e gestione degli habitat e delle specie, delle formazioni naturali in genere e dei manufatti e delle sistemazioni che concorrono al mantenimento della biodiversità con riferimento agli indirizzi regionali di cui alla DCR 1148/2002;
  • - ridurre i fattori di minaccia nei confronti delle emergenze naturalistiche delle aree e migliorare lo stato di conservazione degli habitat di interesse comunitario e regionale presenti;
  • -sviluppare ed integrare le attività compatibili come forma di valorizzazione e presidio delle aree ad elevata naturalità nei confronti delle minacce derivanti dal degrado e dall'abbandono delle attività tradizionali;
  • - promuovere vari livelli di fruizione, opportunamente disciplinati ed integrati a garanzia del mantenimento dell'elevata naturalità delle aree;
  • - sviluppare le relazioni con il Sistema Appenninico Tosco-Emiliano e del limitrofo sistema pistoiese.

Per la Riserva dell'Acquerino-Cantagallo la Provincia, nel redigerne gli strumenti di settore:

  • - specifica e disciplina le attività di fruizione leggera compatibili con gli obiettivi prioritari di conservazione della natura, anche in raccordo con gli strumenti di gestione del Demanio Regionale di Acquerino-Luogomano;
  • - verifica le azioni da intraprendere per rinforzare le linee di connettività ecologica fra la Riserva e le matrici appenniniche naturali circostanti, in particolare per le aree ad alta naturalita' ad Est non comprese nella Riserva; fra queste azioni, valuta l'opportunità di proporre l'area per la designazione quale Sito di Interesse Regionale o Sito di Interesse Comunitario , al fine di rinforzarne il ruolo naturale di ganglio.

Per l'ANPIL dell'Alta Val Carigiola:

  • - i Comuni, nel redigerne il regolamento, operano in modo coordinato ed integrato rispetto alla disciplina della Riserva Naturale di Acquerino-Cantagallo ed in riferimento inoltre all'assetto istitutivo e disciplinare del contiguo Parco dei Laghi;
  • - la Provincia provvede, in base alle attività di approfondimento, verifica e monitoraggio degli habitat e delle specie ai sensi della LR 56/2000, a segnalare alla Regione Toscana l'eventuale presenza di Habitat e specie di interesse comunitario o regionale tali da rendere opportuna la designazione dell'area quale Sito di Interesse Regionale o la proposta quale Sito di Interesse Comunitario.

Sottosistema della Media Val di Bisenzio e del Monteferrato

La Provincia e i Comuni, rispettivamente attraverso le proprie azioni settoriali e i propri strumenti di pianificazione del territorio, concorrono alla realizzazione del sottosistema provinciale delle Aree Protette della Media val di Bisenzio, integrando le proprie previsioni a tale scopo e valutandole secondo i seguenti criteri:

  • - ridurre i fattori di minaccia nei confronti delle emergenze naturalistiche delle aree;
  • - migliorare lo stato di conservazione degli habitat di interesse comunitario e regionale presenti;
  • - disciplinare opportunamente la fruizione spontanea.

Per il pSIC-SIR-ANPIL del Monteferrato:
la Provincia, nel redigerne gli strumenti di gestione, e i Comuni nell'adeguare gli strumenti di pianificazione del territorio, ed inoltre nell'ambito della valutazione ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, provvedono a:

  • - individuare e monitorare la presenza di habitat e specie di interesse comunitario e regionale, provvedendo alla relative proposte di aggiornamento delle schede Natura 2000 anche sulla base degli approfondimenti realizzati con il progetto HABIO-Life Natura;
  • - le modalità per contenere gli effetti dell'eccessiva pressione antropica, determinati in particolare dal traffico di fuoristrada e dalla raccolta della flora;
  • - gli interventi per il controllo della sucessione vegetazionale, nelle aree di particolare rilevanza;
  • - gli interventi da attivare sulle formazioni forestali artificiali (rimboschimenti di conifere) finalizzati al miglioramento ecologico.

Per il pSIC -SIR-ANPIL della Calvana:
la Provincia, nel redigerne i piani di settore e gli strumenti di gestione, e i Comuni e la Comunità montana nell'adeguare gli strumenti di pianificazione e di programmazione del territorio provvedono ad individuare, in coordinamento con la Provincia ed i Comuni di Firenze, e valutano anche ai sensi dell'art.32 della LR 5/95:

  • - le modalità di mantenimento dei caratteri costitutivi del paesaggio agro-pastorale, compreso le forme di utilizzo pastorale compatibili,per il contenimento e riduzione dei fattori di minaccia per gli habitat e le specie di interesse comunitario e regionale ivi presenti, con particolare riferimento al transito veicolare ed alla raccolta della flora
  • - in conformità agli indirizzi regionali, le aree eleggibili per la futura evoluzione dell'Anpil in Sistema di Riserve o Parco provinciale, con riferimento agli approfondimenti e agli interventi realizzati con il progetto HABIO.

Sottosistema del Montalbano- Cascine di Tavola

La Provincia e i Comuni, rispettivamente attraverso le proprie azioni settoriali e i propri strumenti di pianificazione del territorio, concorrono alla realizzazione del sottosistema Montalbano- Cascine di Tavola integrando le proprie previsioni allo scopo di:

  • - garantire la conservazione delle forme del paesaggio tradizionali, anche per il loro contributo alla tutela ridurre i fattori di minaccia nei confronti delle emergenze naturalistiche delle aree;
  • - valorizzare e promuovere le relazioni esistenti tra i valori naturalistici dell'area, e quelli storico-culturali
  • - permettere e valorizzare una fruizione compatibile dell'area, sia essa di carattere escursionistico che didattico-ambientale, che turistico, che faunistico-venatoria
  • - tutelare il sistema della residua area umida della piana pratese, facente capo all'area di cascine di tavola ed agli stagni indicati nell'Allegato 5 quali gangli secondari di biodiversità quale fondamentale elemento di connessione con il più ampio sistema della piana che si sviluppa a est, in Provincia di Pistoia, e ad ovest nell'area umida fiorentina, sino al parco fluviale dell'Arno
  • - attivare le necessarie verifiche, in base alle attività di approfondimento, verifica e monitoraggio degli habitat e delle specie ai sensi della LR 56/2000, per l'eventuale designazione delle aree del sottosistema quale Sito di Interesse Regionale o la proposta quale Sito di Interesse Comunitario.

b) Aree agro-silvo-pastorali di tutela e fruizione della naturalità

La Provincia e i Comuni, rispettivamente attraverso le proprie azioni settoriali e i propri strumenti di pianificazione del territorio, concorrono alla realizzazione degli obiettivi indicati al comma 4, nonché dei diversi sottosistemi provinciali delle Aree Protette interessati da queste aree, integrando le proprie previsioni e valutando, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95:

  • - il mantenimento ed il potenziamento della funzionalità delle connessioni ecologiche presenti, con riferimento agli indirizzi regionali di cui alla DCR 1148/2002 (formazioni forestali continue, praterie, ambiti fluviali, sistemi di boschi maturi, di pozze, di muri a secco ciglioni, sistemi di scolo delle acque, strade interpoderali);
  • - il miglioramento della qualità degli ecosistemi locali con particolare riferimento al recupero degli elementi di complessità ecologica compresi manufatti e sistemazioni agrarie storici
  • - la riduzione dei fattori di minaccia nei confronti dei valori naturalistici e paesaggistici presenti;
  • - la localizzazione dei servizi connessi alla fruizione del sistema delle aree protette e dei siti della rete ecologica;
  • -le compensazioni funzionali e le mitigazioni ambientali necessarie, da realizzarsi preventivamente, nel caso sia dimostrata la necessità di nuove opere edilizie o infrastrutturali che compromettano le caratteristiche di naturalità e di funzionalità ecologica presenti.

La Provincia, attraverso il Piano energetico provinciale, verifica la possibilità di utilizzare le energie rinnovabili: energia eolica, energia mini-idroelettrica, sfruttamento energetico delle biomasse derivate dal taglio dei boschi, corredando gli eventuali progetti per l'utilizzo di energie rinnovabili di una valutazione di compatibilità ambientale e paesistica. (riproducibilità delle diverse risorse naturali: aria, acqua, biodiversità; riproducibilità degli elementi caratterizzanti ciascuna unità di paesaggio). La Provincia nelle proprie azioni di settore promuove per queste aree la costruzione, l'aggiornamento e l'uso di indicatori generali di qualità dell'ecosistema, degli habitat di importanza specifica e delle specie guida, appositamente riferiti all'attività di monitoraggio svolta sulle aree di biodiversità primaria, per la verifica della funzionalità del sistema ed a supporto alla redazione degli strumenti di pianificazione Laddove il progetto di rete ecologica di cui all'Allegato n.5 indica delle "Linee di connettività ecologica in ambito collinare-montano", i Comuni provvedono nei propri PS ad adottare misure di salvaguardia delle connessioni ecologiche esistenti.

c) Fasce di collegamento ecologico

Per questi ambiti i Comuni, attraverso i propri strumenti di pianificazione del territorio, definiscono in modo puntuale le aree interessate con riferimento ai criteri di seguito indicati per ciascuna tipologia. Le fasce si articolano nelle quattro tipologie seguenti:

c.1) "Fascia di collegamento ecologico funzionale della Piana"

La zona costituisce area di collegamento ecologico ai sensi della L.R.56/2000 e delle relative Indicazioni tecniche, e come tale è soggetta alle disposizioni relative di livello regionale. La Provincia nel definire le proprie azioni settoriali, e i Comuni nel redigere gli strumenti di pianificazione del territorio, valutano con apposita relazione, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95, gli effetti ambientali delle proprie previsioni allo scopo di garantire:

  • - il potenziamento naturalistico di habitat locali;
  • - la de-frammentazione delle interruzioni per l'aumento della permeabilità del territorio, e in particolare per consentire i passaggi faunistici;
  • - il monitoraggio di specie target in grado di rendere conto dell'efficacia delle azioni di conservazione o di riequilibrio intraprese;
  • - specifici condizionamenti alle infrastrutture ferroviarie per garantire la continuità ecologica della fascia in direzione Nord-Sud;
  • - specifici condizionamenti alle previsioni di nuove infrastrutture viabilistiche per mantenere la continuità ecologica e territoriale, localizzando gli eventuali nuovi tracciati in modo da preservare la massima ampiezza e funzionalità della fascia;
  • - il mantenimento dello spazio inedificato esistente tra i due fronti urbanizzati, dove la fascia coincide con varchi interni ad aree urbanizzate: per gli eventuali interventi di rilevante interesse pubblico non localizzabili altrove, dovrà essere valutato il contributo dell'intervento alla realizzazione del collegamento ecologico, verificando la preventiva realizzazione di fasce di naturalità per una larghezza idonea a garantire la continuità ecologica.

c.2) "Fascia di riqualificazione ecologica del Bisenzio"

La Provincia nel definire le proprie azioni settoriali, i Comuni nel redigere gli strumenti di pianificazione del territorio, e la Comunità montana nel redigere il proprio Piano di sviluppo socio-economico valutano con apposita relazione, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95, gli effetti ambientali delle proprie previsioni con i criteri di seguito indicati:

  • - conservare selezionare e riqualificare la vegetazione arborea-arbustiva delle sponde;
  • - programmare e progettare interventi di difesa del suolo e di regimazione idraulica integrati, che coniughino aspetti di prevenzione del rischio idraulico con il miglioramento della qualità delle acque e la fruibilità dei luoghi;
  • - mitigare le opere di difesa del suolo in calcestruzzo, muratura, scogliera o prismata, salvo nel caso di opere idrauliche di valore storico architettonico, privilegiando per le nuove opere materiali e tecniche dell'ingegneria naturalistica;
  • - migliorare nel complesso il ciclo dell'acqua, con valenze positive anche ai fini della biodiversità e dell'offerta di opportunità fruitive; La Provincia, nell'esercizio delle proprie funzioni di polizia idraulica, promuove interventi di manutenzione degli ambiti fluviali per migliorarvi le condizioni di sicurezza e la qualità ambientale e paesaggistica, utilizzando anche forme di incentivazione e coordinamento con soggetti pubblici e privati.

c3) "Principali ambiti fluviali di collegamento ecologico-funzionale e paesistico"

Queste zone costituiscono aree di collegamento ecologico ai sensi della L.R.56/2000, e come tale sono soggette alle disposizioni relative di livello regionale di cui alla DCR 1148/2002.
La Provincia nel definire le proprie azioni settoriali, i Comuni nel redigere gli strumenti di pianificazione del territorio, e la Comunità montana nel redigere il proprio Piano di sviluppo socio-economico valutano con apposita relazione, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95, gli effetti ambientali delle proprie previsioni in ordine ai criteri di:

  • - caratterizzazione delle opere di difesa del suolo, di regimazione idraulica e in generale di ogni intervento infrastrutturale sui corsi d'acqua tale da rispettare la diversità ambientale, da ridurre al minimo la rottura di stabilità degli ecosistemi locali e le sue ripercussioni sui tratti situati più a valle, da migliorare la funzionalità ecologica dell'ambito fluviale e la qualità paesistica dei luoghi;
  • - mitigazione delle opere di difesa del suolo in calcestruzzo, muratura, scogliera o prismata, salvo nel caso di opere idrauliche di valore storico-architettonico, privilegiando per le nuove opere materiali e tecniche dell'ingegneria naturalistica;
  • - realizzazione, ove possibile, di ecosistemi-filtro (impianti di fitodepurazione, fasce buffer lungo vie d'acqua) polivalenti;
  • - mantenimento dei tracciati naturali dei corsi d'acqua, evitando rettificazioni e deviazioni dal corso naturale, e il pubblico accesso agli stessi;
  • - conservazione e riqualificazione della vegetazione arborea e arbustiva delle sponde;
  • - specifica valutazione degli aspetti ambientali e paesistici nella progettazione di nuove opere di attraversamento stradale e ferroviario, o comunque di infrastrutture a rete che interessino i corsi d'acqua naturali.

La Provincia, nell'esercizio delle proprie funzioni di polizia idraulica, promuove interventi di manutenzione degli ambiti fluviali per migliorarvi le condizioni di sicurezza e la qualità ambientale e paesaggistica, utilizzando anche forme di incentivazione e coordinamento con soggetti pubblici e privati.

c.4) "Fasce delle aree urbanizzate e di frangia"

Le amministrazioni comunali dettagliano nei propri strumenti di pianificazione del territorio, ove necessario ridefinendone il tracciato purché ne venga salvaguardata la prestazione, le fasce delle aree urbanizzate e di frangia individuate dall'elaborato P09, integrandole con ulteriori individuazioni di livello comunale anche in riferimento alle indicazioni dell'Allegato 5 (Linee d'azione per l'attuazione della rete ecologica) alle presenti norme. In queste Fasce delle aree urbanizzate e di frangia, destinate prioritariamente alla mobilità pedonale e ciclabile, e ove compatibile con questa al trasporto pubblico su rotaia, i Comuni valutano con apposita relazione, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95, gli effetti delle proprie previsioni con i criteri di seguito indicati:

  • - valorizzazione degli elementi significativi che arricchiscono i percorsi (segni della memoria storica, alberature);
  • - realizzazione di interventi di rinaturazione diffusa (siepi e filari, piccoli nuclei boscati) con obiettivi;
  • - mantenimento delle visuali panoramiche esistenti lungo i percorsi individuati.
 
 

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