SIT della Provincia di Prato / Elaborati di Progetto del
PTC
TITOLO II DISCIPLINA DEL TERRITORIO
CAPO I Articolazione del territorio provinciale
Art. 6 Sistemi territoriali di programma, sistemi territoriali locali e sistemi territoriali funzionali
1. Il territorio della provincia di Prato è articolato nei seguenti Sistemi Territoriali di Programma, individuati dal PIT:
- - Sistema Territoriale "La Toscana dell'Appennino" che comprende il territorio dei comuni di Vernio, Cantagallo, Vaiano;
- - Sistema Territoriale "La Toscana dell'Arno" che comprende il territorio dei comuni di Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano,Prato. La normativa relativa ai due sistemi territoriali di programma che interessano il territorio provinciale, articolata in obiettivi e prescrizioni, è contenuta nel Titolo V, Capo II, Sezione I e II del PIT.
2. Il PTC attua e specifica le disposizioni di cui all'art.6 commi 4 e 5 del PIT articolando il Sistema Economico Locale di cui alla DCR 219/99, coincidente con il territorio provinciale, in tre sottosistemi territoriali locali (STL): Val di Bisenzio e Monteferrato, Piana, Montalbano. Per ciascun STL, vengono definiti obiettivi e invarianti riferiti alle tre tipologie di risorse individuate dal PIT: città e insediamenti urbani, rete delle infrastrutture per la mobilità, territorio rurale. Per quanto riguarda la disciplina dell'integrità paesistica, ciascun STL è a sua volta articolato in Unità di paesaggio, di cui agli artt. 31-33 del Capo II.
3. Ai fini della definizione di specifici obiettivi di organizzazione, riordino e infrastrutturazione delle funzioni, il PTC individua i sistemi territoriali funzionali, con riferimento all'art. 7 del PIT, che integrano le indicazioni e assumono le regole dei diversi sistemi territoriali su cui insistono, restituendone una selezione e integrandola con specifiche indicazioni di progetto funzionali alle diverse politiche territoriali che lo stesso PTC persegue.
Art. 7 STL della Val di Bisenzio e Monteferrato: obiettivi e invarianti per ciascuna tipologia di risorse
1. Il Sistema Territoriale Locale della Valle del Bisenzio e del Monteferrato interessa tutto il territorio appenninico a nord della provincia, nel quale si snoda la SS 325. Comprende la valle del Bisenzio (comuni di Vaiano, Vernio e Cantagallo), la valle del Fiumenta, il versante orientale della valle del Limentra, la parte collinare dei comuni di Montemurlo e Prato, caratterizzata dalle valli incise dal Bagnolo, dall'Agna e dal Bardena, e il versante della Calvana, fino alla valle del Marinella.
2. Obiettivi principali del PTC relativi al STL sono:
- a) sviluppo di economie legate alle specificità ambientali, paesistiche, agroalimentari, culturali e produttive del territorio, incentrate sulla filiera agroalimentare di qualità, sull'agriturismo, sul turismo ambientale, escursionistico e culturale, sull'innovazione della produzione tessile;
- b) riqualificazione e riorganizzazione degli insediamenti posti nel fondovalle del Bisenzio, anche per il contenimento dei carichi urbanistici, rivitalizzazione e valorizzazione dei centri minori dell'alta valle;
- c) riorganizzazione della rete infrastrutturale del territorio collinare e montano a sostegno degli insediamenti e per la valorizzazione ambientale e paesaggistica;
- d) valorizzazione e riqualificazione ambientale e fruitiva delle aste fluviali e delle aree a questi prossime;
- e) promozione di servizi culturali, informativi e tecnici a supporto degli assi di sviluppo indicati.
3. Il PTC in relazione alla risorsa "Le città e gli insediamenti urbani", persegue i seguenti obiettivi:
- a) riequilibrio e rafforzamento del ruolo degli insediamenti collinari e montani, anche al fine della ricostituzione della complessità del sistema insediativo reticolare, in relazione ai servizi di base, civili, commerciali e artigianali e industriali;
- b) mantenimento e tutela delle aree inedificate lungo la SS 325;
- c) riqualificazione delle aree produttive che possiedono ancora un peso rilevante all'interno del sistema produttivo provinciale, anche al fine di creare aree ecologicamente attrezzate;
- d) recupero e riutilizzo di aree produttive per attività di innovazione e sperimentazione tessile di qualità;
- e) valorizzazione e riconversione funzionale delle aree produttive dismesse e di quelle in posizione marginale o debole rispetto al sistema produttivo e infrastrutturale;
- f) recupero, salvaguardia e valorizzazione dei centri antichi, degli edifici e dei manufatti di valore, anche produttivi; riqualificazione degli insediamenti residenziali recenti per consolidarne i caratteri e migliorarne la qualità urbana, in particolare:
- - per i centri urbani principali: La Briglia, Vaiano, Carmignanello, Mercatale e San Quirico di Vernio, rafforzamento del ruolo di servizio nei confronti dell'intero STL con il miglioramento dell'accessibilità, dei sistemi infrastrutturali, delle comunicazioni, la qualificazione dei servizi a livello territoriale, del commercio e dell'artigianato e per la sperimentazione tessile (Cartaia-La Briglia);
- - per i capisaldi del sistema insediativo urbano e rurale: Sant'Ippolito; Cavarzano; Migliana; Luicciana; Figline; Sofignano-Le Fornaci, mantenimento e potenziamento del presidio antropico, consolidamento e qualificazione dell'offerta dei servizi di base, integrazione con la rete di offerta turistica dell'area appenninica, sviluppo delle complementarietà e delle specializzazioni in rapporto ai centri principali;
- - per i presidi della rete insediativa: Popigliano, Isola, Tignamica, Parmigno, Savignano, Gavigno, Trebbio, Castello, Il Fabbro, Usella, Gricigliana, La Dogana, Terrigoli, Risubbiani, Gagnaia, Luciana, Sasseta, La Villa, Cantagallo: consolidamento e rafforzamento dell'offerta di servizi di base, rafforzamento della dotazione di servizi per la fruizione turistica, anche escursionistica;
- - per i nodi specialistici strategici: Gabolana, Schignano, Fossato, Montepiano: riqualificazione ambientale, integrazione funzionale dell'area produttiva di Gabolana, qualificazione, specializzazione e valorizzazione turistica di Montepiano;
- g) salvaguardia della struttura insediativa reticolare della media valle, contenendo la crescita degli agglomerati urbani di fondovalle e impedendo la saldatura tra gli insediamenti;
- h) mantenimento della continuità visuale e funzionale tra sistema insediativo e aree agricole e forestali ad esso adiacenti;
4. Il PTC in relazione alla risorsa "Le città e gli insediamenti urbani" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) l'organizzazione del sistema insediativo determinato dal fiume Bisenzio e dalla viabilità storica. In particolare:
- - il ruolo di centralità urbana svolto dagli insediamenti storici del fondovalle (La Briglia, Vaiano, Mercatale e San Quirico di Vernio);
- - le funzioni diverse e complementari svolte dai diversi centri che determinano la struttura reticolare del sistema insediativo collinare di media valle;
- - le relazioni profonde che caratterizzano il modello insediativo a ventaglio asimmetrico dell'alto corso del Bisenzio con Mercatale di Vernio al centro del sistema, e gli insediamenti posti sulle radiali di collegamento: con la Valle del Limentra, e quindi l'Appennino pistoiese; con Castiglion de Pepoli e la Val di Setta; con Mangona e la Val di Mugello;
- b) la funzione ordinatrice e organizzativa degli insediamenti di fondovalle svolta dalla ferrovia.
- c) il ruolo svolto, sul piano economico e culturale, dagli insediamenti produttivi storici e dal tessile di qualità (Gabolana)
5. Il PTC in relazione alla risorsa "La rete delle infrastrutture per la mobilità" persegue i seguenti obiettivi:
- a) miglioramento dell'accessibilità complessiva, attraverso l'adeguamento della rete esistente, in particolar modo quella di collegamento ai territori limitrofi e alle infrastrutture di interesse regionale e nazionale;
- b) incentivazione dell'utilizzo dei mezzi di trasporto collettivo ed in particolare potenziamento della rete ferroviaria e riorganizzazione dei servizi su gomma;
- c) integrazione delle diverse tipologie di rete a supporto della fruizione del territorio;
- d) completamento e integrazione dei collegamenti infrastrutturali con lo sviluppo di reti telematiche a sostegno del presidio antropico e delle economie locali;
- e) completamento dei collegamenti viari con i centri minori e i nuclei sparsi;
- f) eliminazione e/o mitigazione degli effetti degli attraversamenti stradali urbani in condizioni di incompatibilità del traffico con i valori ambientali e la qualità urbana.
6. Il PTC in relazione alla risorsa "La rete delle infrastrutture per la mobilità" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) la funzione di collegamento territoriale e di organizzazione del trasporto pubblico svolta dalla ferrovia;
- b) la funzione essenziale primaria di collegamento e a servizio degli insediamenti dell'intero STL svolto dalla SS 325;
- c) la funzione di accessibilità ai centri minori e di collegamento e tra questi e i territori limitrofi svolta dalla rete della viabilità storica minuta e secondaria del STL;
- d) la funzione di supporto svolta dai diversi sentieri e dalla viabilità minore delle aree verdi, rurali e boscate;
7. Il PTC in relazione alla risorsa "Il territorio rurale" persegue i seguenti obiettivi:
- a) mantenimento e sviluppo dell'economia agricola e montana, in particolare delle risorse agricole di qualità legate alla produzione del vino, dell'olio, delle castagne, dei prodotti del sottobosco e dell'allevamento semibrado e biologico; anche ai fini del presidio antropico del territorio rurale;
- b) tutela e valorizzazione, nella collina coltivata e nelle aree montane, del paesaggio agricolo-forestale storico inteso come elemento portante della sostenibilità del territorio e per il rafforzamento dell'identità culturale, definito dalla tessitura delle sistemazioni agrarie tradizionali, dal sistema dei borghi, dei nuclei e delle case rurali sparse; promuovendo le funzioni che ne garantiscono il mantenimento dei caratteri di qualità e gli interventi di manutenzione e restauro delle opere di sistemazione del terreno, dei terrazzamenti, delle alberature, della rete dei percorsi e del patrimonio edilizio storico;
- c) rivitalizzazione del patrimonio agricolo-forestale e sviluppo di attività economiche integrative, turismo rurale, turismo escursionistico e naturalistico, salvaguardia e miglioramento ambientale, mantenendo l'aspetto storicamente consolidato e la pubblica accessibilità ai percorsi di diverso ordine e grado, comprese le strade interpoderali e forestali.
8. Il PTC in relazione alla risorsa "Il territorio rurale" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) la funzione di tutela e di costruzione del paesaggio svolta dalle strutture insediative tradizionali e dall'organizzazione produttiva agricola delle aree montane e collinari;
- b) l'organizzazione territoriale delle ville-fattoria e dei relativi poderi in relazione ai borghi e ai centri di antica formazione della bassa e media collina;
- c) il ruolo delle aree boscate, dei prati-pascoli e dei biotopi per il mantenimento e arricchimento delle condizioni di naturalità.
- d) il ruolo di tutela ambientale e di qualificazione del territorio rurale svolto dall'insieme delle sistemazioni idrauliche ed agrarie tradizionali.
Art. 8 STL della Piana: obiettivi e invarianti per ciascuna tipologia di risorse
1. Il Sistema Territoriale Locale della Piana comprende gli insediamenti urbani posti in pianura di Prato e di Montemurlo e la fascia agricola periurbana che da sud-est a nord-ovest, lambisce le province di Firenze (comuni di Campi Bisenzio e Signa) e Pistoia (comuni di Agliana e Quarrata) fino alle fasce perifluviali dell'Ombrone. All'interno del STL si colloca anche la maggiore consistenza del comparto manifatturiero tessile, articolato in diverse realtà territoriali e tipi insediativi; sono presenti anche i principali servizi di livello territoriale, ubicati nel nucleo consolidato dell'insediamento pratese, e le maggiori connessioni con gli assi infrastrutturali di tipo sovralocale.
2. Obiettivi principali del PTC sono:
- a) promuovere un equilibrato sviluppo degli insediamenti e delle attività economiche, incentrato sul consolidamento e recupero dell'edificato esistente, la riqualificazione e diversificazione produttiva del distretto tessile, con il supporto della migliore integrazione fra le diverse modalità di mobilità e della qualità e quantità di infrastrutture connesse alle diverse funzioni territoriali;
- b) riqualificare gli spazi aperti interclusi e recuperare le preesistenze agricole, proponendone nuove funzioni finalizzate al riequilibrio ambientale e all'elevamento della qualità complessiva dei nuclei urbani;
- c) valorizzare e riqualificare dal punto di vista ambientale e fruitivo le aste fluviali, i fossi, le gore e le aree a questi prossime, garantendo la valenza paesaggistica e l'accessibilità visuale e pedonale ai diversi elementi del sistema idrografico, esistenti (fiume Bisenzio, torrenti,gore, specchi d'acqua) e di progetto (casse di espansione);
- d) promuovere servizi culturali, informativi e tecnici a supporto degli assi di sviluppo indicati.
3. Il PTC in relazione alla risorsa "Le città e gli insediamenti urbani" persegue i seguenti obiettivi:
- a) salvaguardare e valorizzare il centro antico di Prato relativamente al valore che riveste sotto il profilo storico, culturale, socioeconomico e amministrativo e al ruolo di riferimento che svolge nei confronti dell'intero territorio provinciale. In particolare con il potenziamento e la qualificazione della trama commerciale minuta, anche nei confronti delle produzioni tipiche del territorio provinciale,e il rafforzamento dell'accessibilità e delle connessioni con i sistemi urbani limitrofi;
- b) consolidare la struttura policentrica e l'identità civile e culturale dei paesi, frazioni e quartieri, in modo da configurare il sistema insediativo come un sistema policentrico, costituito da piccole città dotate di propria autonomia e di servizi; tutelandone i centri antichi, la presenza dei servizi e la trama commerciale diffusa; anche impedendo la dispersione insediativa e la saldatura tra gli insediamenti,destinando le aree ancora libere (e, ove possibile, parte di quelle di prevista urbanizzazione non ancora realizzata, localizzando opportunamente le aree a standard comunque previste) al collegamento paesistico ed ecologico Nord-Sud;
- c) promuovere un equilibrato sviluppo degli insediamenti incentrato sul riuso e la riorganizzazione dell'edificato esistente;
- d) favorire il recupero, il riuso e la trasformazione delle aree produttive dismesse e in dismissione, anche al fine di salvaguardare le aree ancora libere della pianura ed innalzare la qualità delle aree urbane; e) elevare la qualità ambientale e insediativa delle aree industriali, promuovendone il riordino urbanistico, l'incremento dei servizi e un'adeguata connessione con le infrastrutture viarie principali;
- f) favorire la riqualificazione e l'integrazione funzionale dei nuovi quartieri residenziale attraverso il potenziamento dei servizi, la creazione di centralità urbane e la definizione dei margini tra costruito e territorio aperto;
- g) promuovere il riassetto delle funzioni sanitarie della provincia, spostando l'attuale presidio ospedaliero in una nuova area e prevedendo la riqualificazione di quella all'interno delle mura cittadine; h) costituire un parco archeologico nell'area di Gonfienti, sul sito della città etrusca, e individuare le necessarie connessioni paesistico/ambientali e i collegamenti fruitivi con la città di Prato e con i territori limitrofi;
- i) recupero, salvaguardia e valorizzazione degli edifici produttivi di valore e di porzioni degli insediamenti storici della città fabbrica con l'individuazione di un'idonea disciplina per l'attuazione degli interventi e individuando idonei e congruenti utilizzi;
- l) promuovere adeguate forme di tutela e valorizzazione ambientale e fruitiva unitaria di Cascine di Tavola e della villa medicea di Poggio a Caiano;
- m) promuovere la riqualificazione degli ambiti urbani attraversati dalla declassata di Prato, garantendone l'accessibilità ai servizi, arricchendone la dotazione di spazi di relazione e prevedendo elementi di riconoscibilità urbana e qualificazione paesistica.
4. Il PTC in relazione alla risorsa "Le città e gli insediamenti urbani" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) il ruolo di riferimento extraterritoriale, che svolge dal punto di vista storico, culturale, sociale, il centro antico di Prato, anche in riferimento all'offerta di servizi ed attività economiche qualificate;
- b) le funzioni complementari e di caratterizzazione dell'identità socio-culturale e urbana svolte dal sistema insediativo policentrico costituito dai centri e dalle frazioni della piana;
- c) la funzione ordinatrice svolta dalla matrice territoriale antica, in particolare dall'organizzazione territoriale derivata dall'orientamento della centuriazione e dal suo reticolo (le linee orizzontali di via Pistoiese, via Galcianese, via Cava e i presidi antropici lì ubicati quali Iolo, Castelnuovo, Sant'Ippolito, Gonfienti, Galciana, ecc);
- d) il ruolo caratterizzante il peculiare paesaggio urbano costituito dal patrimonio del distretto tessile, in particolare:
- - le fabbriche pioniere (fine '800, primi del '900), le grandi fabbriche del secondo dopo guerra e l'insieme degli elementi rimasti dell'assetto produttivo pre-ottocentesco (la presa del cavalciotto, il gorone, le gore e i mulini);
- - la città fabbrica caratterizzata dalla complessità funzionale, gli allineamenti stradali continui con forti variazioni tipologiche e di densitàedilizia;
- - la propensione all'innovazione tipica del modello pratese e del suo distretto (produttivo e mercantile manifestato sin dall'antichità) e il ruolo svolto in relazione a questo dalle grandi aree produttive costituite dai macrolotti di Prato e di Montemurlo;
- e) la forte relazione fisica, storica, culturale e ambientale tra Villa Ambra e Cascine di Tavola.
5. Il PTC in relazione alla risorsa "La rete delle infrastrutture per la mobilità" persegue i seguenti obiettivi:
- a) definire una chiara gerarchia e completare gli itinerari della rete infrastrutturale complessiva, così da consentirne una migliore efficienza e un suo più facile utilizzo;
- b) migliorare l'accessibilità e le connessioni alla rete di interesse nazionale e regionale per gli STL, per i territori limitrofi e per le attività produttive e le nuove polarità urbane, anche con la realizzazione di un nuovo casello autostradale (A11) a sud di Prato all'incrocio tra prima Tangenziale e Asse delle Industrie;
- c) rendere il trasporto pubblico competitivo con il mezzo privato, attraverso:
- - il potenziamento e la riqualificazione del servizio ferroviario, realizzando la metropolitana di superficie prevista dal PRUSST e favorendone l'interconnessione alle reti del trasporto pubblico locale;
- - la promozione dell'utilizzo e dell'efficienza delle reti del trasporto pubblico, rafforzandone l'intermodalità e prevedendo adeguati poli scambiatori;
- d) favorire l'accessibilità ai poli insediativi e produttivi principali della Piana, con particolare riguardo alla riduzione ed ottimizzazione della mobilità merci e persone indotta dalle attività produttive, in particolare realizzando il collegamento diretto (Asse delle Industrie)delle aree industriali di Montemurlo, Prato e Interporto - Campi Bisenzio, e separato da quello dei principali servizi urbani (Declassata);
- e) caratterizzare la Declassata in maniera più spiccatamente urbana, in relazione alle mutate prospettive urbanistiche e territoriali, così da far svolgere all'infrastruttura, oltre che la funzione di attraversamento, anche quella di asse centrale della città e di distribuzione delle principali attrezzature collettive, coerentemente al raggiungimento di una completa funzionalità, a quella complementare, dell'Asse delle Industrie, ridefinendone la connessione con la seconda tangenziale;
- f) caratterizzare la seconda tangenziale con interventi di inserimento e mitigazione paesistica, in considerazione del valore ambientale dei territori attraversati;
- g) promozione e valorizzazione della rete ciclabile, attraverso la formazione di itinerari per la fruizione e favorendone l'utilizzo in condizioni di sicurezza per l'accessibilità ai servizi e alle attività urbane.
6. Il PTC in relazione alla risorsa "La rete delle infrastrutture per la mobilità" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) il ruolo di riorganizzazione delle funzioni urbane svolto dalla linea ferroviaria metropolitana e dalle stazioni esistenti e previste;
- b) il ruolo di connessione ambientale e territoriale, di raccolta dei flussi di traffico nord-sud, svolto dalla prima tangenziale come asse di collegamento tra gli STL provinciali;
- c) il ruolo centrale di distribuzione delle funzioni urbane svolto dalla Declassata;
- d) il ruolo svolto dalla rete locale storica come elemento strutturante il sistema insediativo della Piana.
7. Il PTC in relazione alla risorsa "Il territorio rurale" persegue i seguenti obiettivi:
- a) riconversione delle funzioni agricole residuali verso funzioni di produzione di qualità, alimentare e no-food, connesse a funzioni di riqualificazione ambientale e fruitive in riferimento al progetto integrato "Parco agricolo della Piana";
- b) sostegno e rafforzamento delle strutture aziendali agricole al fine della conservazione e valorizzazione del territorio agricolo;
- c) promozione e sostegno all'attività agricola presente nelle aree a prevalente funzione agricola, attività che qualifica gli spazi aperti del territorio urbanizzato e contribuisce all'educazione ambientale, ai cicli alimentari della popolazione urbana, e all'innalzamento della qualità paesaggistica e ambientale dell'intero STL;
8. Il PTC in relazione alla risorsa "Il territorio rurale" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) il ruolo delle aree a esclusiva e prevalente funzione agricola come elemento di mitigazione dell'impatto del territorio urbanizzato e base di una economia agricola multifunzionale;
- b) la tessitura del territorio agricolo e le sue connessioni con il sistema della regimazione idraulica;
- c) il ruolo dei varchi agricoli superstiti quali aree di collegamento ecologico o greenways;
- d) il ruolo dei percorsi poderali e vicinali come elementi per l'accessibilità pedonale e ciclabile del territorio aperto.
Art. 9 STL del Montalbano: obiettivi e invarianti per ciascuna tipologia di risorse
1. Il Sistema Territoriale Locale del Montalbano coincide a sud, est ed ovest con il confine provinciale, a nord con il STL della Piana che comprende anche la fascia di pertinenza fluviale in destra dell'Ombrone. Il STL del Montalbano nella Provincia di Prato è parte integrante di un sistema territoriale più vasto riferito all'intera area geografica costituita dal rilievo del Montalbano e al suo sistema insediativo e socio economico facente capo alle Province di Firenze e Pistoia.
2. Obiettivi principali del PTC relativi al STL sono:
- a) la promozione dell'eccellenza agroalimentare e del turismo culturale, escursionistico ed enogastronomico;
- b) la tutela e la valorizzazione del paesaggio storico dell'insediamento rurale e della tessitura agraria, sistema collinare di borghi e centri antichi, ville e poderi inseriti in una trama complessa di oliveti, vigneti, boschi e altre colture; evitando gli interventi che alterino, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, la conformazione strutturale del paesaggio consolidato e le funzioni che ne garantiscono la riproduzione: agricoltura multicolturale, turismo rurale, residenza che manutenga il territorio rurale di pertinenza;
- c) il riordino e il riequilibrio del sistema insediativo, del sistema infrastrutturale e delle attrezzature collettive in relazione alle peculiari vocazioni e qualità ambientali; l'adeguamento dei nuovi interventi, sia urbani che rurali, ai caratteri paesistici specifici.
3. Il PTC in relazione alla risorsa "Le città e gli insediamenti urbani" persegue i seguenti obiettivi:
- a) valorizzazione e recupero dei centri antichi dei nuclei e manufatti storici, la salvaguardia del territorio collinare;
- b) l'arresto della dispersione insediativa e la ricomposizione degli insediamenti residenziali recenti, il completamento e il riordino dei tessuti edilizi, la loro riqualificazione e riorganizzazione morfologica e funzionale, a partire dal riconoscimento e il mantenimento del policentrismo e delle consolidate relazioni reticolari;
- c) riqualificazione del sistema insediativo attraverso la definizione, ricucitura e completamento degli insediamenti esistenti e la migliore integrazione tra le varie parti della città con gli spazi e i servizi pubblici; attivazione di progetti di recupero paesaggistico delle situazioni di maggior conflitto fra valenze paesaggistiche complessive e nuovi inserimenti che ne hanno causato un forte degrado: fronte di Carmignano verso l'Elzana; nuove lottizzazioni di Bacchereto; espansioni recenti di Comeana verso l'Ombrone e nei pressi della fattoria Le Farnete; area industriale di Montiloni;
- d) rifunzionalizzazione delle aree produttive improprie, dismesse o in via di dismissione nelle aree prossime all'Ombrone, anche al fine del recupero e della valorizzazione delle aree di pertinenza fluviale;
- e) consolidamento del ruolo dei maggiori centri del territorio comunale, in particolare:
- - rafforzamento del ruolo urbano di Poggio a Caiano, valorizzazione del centro antico e potenziamento dei servizi, anche di livello territoriale;
- - riqualificazione di Carmignano, come centro mercantile e di servizi alla promozione, alla commercializzazione e sostegno ancheformativo al sistema economico locale dei prodotti tipici e del turismo;
- - rivitalizzazione di Bacchereto e Verghereto quali "porte" della rete escursionistica e nodi della produzione agro-alimentare di qualità,
- - potenziamento e qualificazione di Artimino come polo convegnistico e centro culturale rappresentativo del patrimonio territoriale;
- - creazione di spazi pubblici e attribuzione di funzioni centrali, anche in rapporto alle mutate prospettive urbanistiche e territoriali di Comeana e Seano;
- f) mantenimento e tutela degli spazi aperti lungo la SS 66, quali elementi di riequilibrio ambientale e al fine di garantire la vivibilità degli insediamenti;
- g) recupero e riqualificazione delle aree di pertinenza fluviale dell'Ombrone. Creazione di elementi fruitivi e di connessione tra gli insediamenti, sia lungo l'asta fluviale che lungo i torrenti Furba, Stella e Montiloni.
4. Il PTC in relazione alla risorsa "Le città e gli insediamenti urbani" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) il ruolo strutturante la forma del territorio svolto dai nuclei storici, dall'architettura religiosa anche minore e dall'organizzazione territoriale della collina, in particolare il rapporto tra i centri e la rete minuta dei borghi, nuclei, ville fattoria e case coloniche sparse sulterritorio e la rete minuta della viabilità.
- b) il ruolo identitario del territorio assolto dall'edilizia di origine rurale di tipologia tradizionale, come fattorie, case coloniche e relativi annessi agricoli, anche se ricompresa in ambito urbano;
- c) le relazioni reticolari e l'organizzazione policentrica tra gli insediamenti, con le loro specializzazioni urbane o produttive e i loro peculiari valori storici e ambientali;
- d) l'integrazione funzionale, rafforzata dall'integrazione sociale, tra i centri della pianura e gli insediamenti di Poggio a Caiano, Seano e Poggetto e Comeana e la funzione nodale svolta da questi nei confronti dei territori limitrofi.
5. Il PTC in relazione alla risorsa "La rete delle infrastrutture per la mobilità" persegue i seguenti obiettivi:
- a) razionalizzare e rafforzare la rete delle connessioni interne al STL, attraverso interventi sulla rete locale, sia carrabile che ciclopedonale;
- b) favorire l'accessibilità ai poli insediativi e produttivi del territorio, minimizzando gli impatti del traffico commerciale sugli insediamenti residenziali, razionalizzando i flussi di traffico crescenti e salvaguardando i peculiari valori culturali del territorio in coerenza con le sue qualità paesistico-ambientali;
- c) conseguire il più alto livello possibile di integrazione tra le differenti reti di trasporto, con l'individuazione e la realizzazione di efficienti nodi di scambio modale gomma - ferro e gomma - gomma, alla stazione ferroviaria di Carmignano e nell'area centrale di Poggio a Caiano;
- d) completare i circuiti e le reti di livello secondario per la riorganizzazione della mobilità stradale attraverso:
- - la realizzazione di una variante stradale ad est del territorio provinciale, che consenta più facili connessioni con Prato, attraverso un nuovo ponte sull'Ombrone in località La Nave e il completamento della circonvallazione in Comune di Signa e in Comune di Campi Bisenzio;
- - il completamento del nuovo circuito pedecollinare al Montalbano, verso le Signe e l'empolese, con la realizzazione di una variante per il superamento del centro di Comeana, fino alla stazione ferroviaria di Carmignano e l'area Nobel a Signa;
- - il completamento della connessione nord-sud tra gli STL, con il prolungamento della strada proveniente dalla prima tangenziale di Prato verso Carmignano, distribuendo così le nuove funzioni produttive sorte a Seano ed evitando l'attraversamento del centro dello stesso;
- e) il recupero e la riqualificazione dei tracciati storici, tutelandoli da ulteriori pressioni insediative, della rete sentieristica esistente, per la formazione di itinerari e circuiti per la fruizione e di valorizzazione turistica (Comeana-Artimino, Bacchereto-Verghereto-Artimino, S.Cristina a Mezzana-Verghereto-Artimino).
6. Il PTC in relazione alla risorsa "La rete delle infrastrutture per la mobilità" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) la funzione di collegamento e insieme di distribuzione tra i centri e le loro funzioni della struttura reticolare, non gerarchizzata, propria della rete delle infrastrutture della collina;
- b) il ruolo integrato all'organizzazione territoriale e il carattere fondativo degli insediamenti urbani, svolto dalla viabilità storica;
- c) il ruolo connettivo svolto storicamente dal sistema fluviale dell'Ombrone rispetto ai centri di Seano, Poggio a Caiano e Comeana.
7. Il PTC in relazione alla risorsa "Il territorio rurale" persegue i seguenti obiettivi:
- a) valorizzazione dell'assetto agrario storico per ciò che concerne le sistemazioni del terreno, la viabilità poderale, la complessitàdell'organizzazione storica del tipo territoriale delle ville-fattoria e dei relativi poderi;
- b) mantenimento della qualità della trama agraria tipica, caratterizzata da una forte alternanza e promiscuità di colture con particolare riferimento all'olivo, alla vite e ai fichi; promozione della coltura storica dell'olivo e qualificazione della relativa filiera;
- c) promozione di buone pratiche colturali per favorire l'adozione e diffusione delle medesime come contributo al mantenimento ed incremento della qualità ambientale e paesistica; d) valorizzazione delle aree boscate del Barco Mediceo quale cerniera verde tra le province di Prato, Firenze, Pistoia;
- e) il mantenimento e la tutela dei sistemi di microregimazione delle acque relativi ai fondi agricoli e alle coperture boscate per la prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico.
8. Il PTC in relazione alla risorsa "Il territorio rurale" individua le seguenti invarianti strutturali:
- a) la funzione di qualificazione del paesaggio svolta dalle sistemazioni ed assetti agrari tradizionali caratterizzati da limitata estensione delle colture specializzate, interrotte da prode erbacee, strade interpoderali, ciglioni, terrazzamenti, fasce boscate e/o siepi;
- b) la funzione di qualificazione del territorio svolta dal tipo territoriale della ville-fattoria, dagli impianti storici di oliveto e dai manufatti (terrazzamenti, ciglionamenti, elementi di collegamento) che li caratterizzano;
- c) la funzione di connessione territoriale, ambientale e turistico ricreativa svolta dalle aree boscate del Barco Mediceo.
Art. 10 I sistemi territoriali funzionali provinciali
1. La Regione, tramite il PIT, introduce i sistemi territoriali funzionali come insieme di relazioni fra alcune specifiche funzioni territoriali di area vasta e le risorse ad esse connesse.
La Provincia nel PTC specifica, di conseguenza, al proprio livello di governo i sistemi territoriali funzionali come finalizzati a specifici obiettivi di organizzazione, riordino, e infrastrutturazione delle funzioni delle relazioni e della mobilità nel territorio.
2. Il PTC della Provincia di Prato individua i seguenti Sistemi Territoriali funzionali:
- - SF Ambiente;
- - SF Mobilità;
- - SF Tessile Moda;
- - SF Fruizione integrata del patrimonio culturale ed ambientale.
3. Per ciascuno di questi sistemi il PTC individua obiettivi e prescrizioni per gli strumenti di pianificazione comunale e per i piani e programmi di settore provinciali.
Art. 11 Il sistema territoriale funzionale "Ambiente"
1. Il PTC individua il Sistema Territoriale Funzionale Ambiente nell'insieme delle funzioni ecosistemiche attribuite ai diversi elementi territoriali che costituiscono il sistema ed alle relative connessioni, ed inoltre in riferimento all'Allegato 5 alle presenti NTA. Il Sistema Funzionale Ambiente dà indicazioni che riguardano l'intero territorio provinciale, assegnando alle sue diverse parti una gerarchia di funzioni ecologiche e di tutela dell'ambiente naturale in riferimento al quadro istituzionale di tutela, fruizione e valorizzazione delle aree di rilevante interesse naturalistico-ambientale, rete ecologica europea natura 2000 e sistema delle aree protette. Dette funzioni contemplano la conservazione degli elementi di biodiversità presenti, la tutela e fruizione degli elementi di naturalità, la salvaguardia o ripristino delle connessioni ecologiche, e sono inoltre integrate tramite la ricerca e la conservazione degli elementi che possono garantire prestazioni di connettività diffusa, quali la gestione ambientalmente sostenibile delle pratiche agricole e la mitigazione delle pressioni ambientali degli insediamenti.
2. Il quadro istituzionale di tutela, fruizione e valorizzazione delle aree di rilevante interesse naturalistico-ambientale, costituito dall'insieme delle aree protette ex LR 49/95, di Siti di importanza regionale ex L.R. 56/2000 e dai Siti della Rete ecologica europea natura 2000, è il riferimento fondamentale del Sistema. Gli elementi che lo compongono,integrati da aree contigue di elevata valenza ambientale, sono articolati in tre sottosistemi, di seguito individuati, ciascuno dei quali caratterizzato da specifiche valenze:
- - il sottosistema dell'appennino pratese (Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo e ANPIL Alta Val Carigiola), caratterizzato da elevati valori naturalistici di ambiente montano, da una naturale segregazione e da una scarsa pressione antropica;
- - il sottosistema della media Val di Bisenzio e del Monteferrato (ANPIL Monteferrato - pSIC e SIR del Monte Ferrato e Monte Iavello e ANPIL dei Monti della Calvana - pSIC e Sir La Calvana), caratterizzato da elevati valori naturalistici con pressioni antropiche relativamente sostenute;
- - il sottosistema Montalbano e Cascine di Tavola (ANPIL di progetto Artimino, ANPIL di progetto di Pietramarina - S. Giusto, ANPIL di progetto di Cascine di Tavola e Villa Ambra), caratterizzato da forti valori storico-testimoniali e paesistici, oltrché naturalistici in senso stretto.
Le presenti norme sono in ogni caso subordinate al rispetto dei disposti della normativa regionale ai fini dell'attuazione del programma regionale per le aree protette e della rete ecologica Natura 2000, e pertanto si conformano ai relativi atti normativi, di indirizzo e di disciplina compresa la disciplina del Monteferrato di cui alla DCR 67/96, in attuazione della DCR 296/88.
3. Gli elementi areali costituenti il sistema (aree protette istituite, pSIC, SIR, aree b, c, d, aree a ex DCR 296/88, ANPIL di progetto) sono integrati da una serie di fasce di collegamento ecologico-ambientale e paesistico di progetto, finalizzate ad aumentare le valenze ambientali complessive del territorio provinciale, da un lato interessando parti del territorio ove le connessioni risultano maggiormente compromesse, dall'altro valorizzando il ruolo di alcuni ambiti fluviali particolarmente rilevanti per la conservazione della biodiversità. Alla piena funzionalità del sistema, per la valenza di connettività diffusa, concorrono alcune prestazioni assegnate alle aree rurali ed urbane, per le quali si rimanda alle norme che trattano rispettivamente della risorsa "territorio rurale" e "città e insediamenti urbani".
4. Obiettivi specifici del sistema sono:
- a) il consolidamento della funzione di patrimonio di biodiversità svolto dalle aree a maggiore naturalità e la promozione della loro conoscenza attraverso forme di fruizione compatibili con la conservazione;
- b) la promozione, nelle aree con caratteri naturalistici e ambientali di valore, sia delle funzioni di habitat ecologico che di economie in grado di mantenervi il necessario presidio antropico, compatibili con il mantenimento delle valenze ecologiche;
- c) il mantenimento o il ripristino delle valenze e delle connessioni ecologiche sull'intero territorio provinciale, in particolare nelle aree urbanizzate ed in quelle agricole fortemente antropizzate, e verso i sistemi esterni, integrando le valenze ecologiche con quelle paesistiche e, ove compatibile, con quelle fruitive;
- d) il potenziamento del ruolo del sistema provinciale delle aree protette per la tutela, valorizzazione e promozione dei valori naturalistici,ambientali, paesistici e storico-culturali del territorio provinciale, e per lo sviluppo ecocompatibile di tali aree;
5. La tavola P09 individua, in corrispondenza degli obiettivi di cui ai punti precedenti, i diversi elementi territoriali che costituiscono il sistema:
- a) elementi istituzionali del sistema: aree protette e siti di importanza regionale e comunitaria:
- - il sottosistema dell'appennino pratese (Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo e ANPIL Alta Val Carigiola);
- - il sottosistema della media Val di Bisenzio e del Monteferrato (ANPIL Monteferrato - pSIC e SIR del Monte Ferrato e Monte Iavello e ANPIL dei Monti della Calvana - pSIC e SIR La Calvana);
- - il sottosistema Montalbano e Cascine di Tavola (ANPIL di progetto Artimino, ANPIL di progetto di Pietramarina - S. Giusto, ANPIL di progetto di Cascine di Tavola e Villa Ambra).
- b) elementi progettuali di integrazione del sistema istituzionale:
- - aree di biodiversità primaria;
- - aree agro-silvo-pastorali di tutela e fruizione della naturalità
- - fasce di collegamento ecologico
Nella medesima tavola sono inoltre individuate, quali elementi territoriali che contribuiscono al funzionamento del sistema, le aree della connettività ecologica diffusa, costituite dall'insieme delle aree urbanizzate e delle restanti parti del territorio rurale: queste ultime aree, disciplinate per le rispettive specificità nelle norme relative alle risorse città e insediamenti e territorio rurale, sono trattate nell'ambito del sistema funzionale ambiente esclusivamente per ciò che attiene la funzione di connettività ecologica diffusa, in riferimento agli indirizzi regionali di cui alla DCR 1148/2002 ed alle indicazioni contenute nell'Allegato 5 alle presenti NTA.
6. Le indicazioni di progetto si basano sui seguenti elementi del QC:
- - QC/06 - Sistema informativo sui vincoli sovraordinati
- - QC/07 - Aree protette istituite
- - QC/13 - Stato delle risorse naturali
- QC/13-a: Banca-dati ambientali
- QC/13-b: Analisi degli ecomosaici
- - QC/14 -Schede descrittive unità di paesaggio
- - QC/15-a - Atlante del patrimonio: le risorse naturali.
Prescrizioni riferite ai vari elementi del Sistema
7. I Comuni recepiscono e specificano per quanto di loro competenza, attraverso i propri strumenti di pianificazione del territorio, i diversi elementi territoriali di progetto individuati nella tavola P09 e le prescrizioni di seguito elencate per ciascuno di essi. In generale, i Comuni disciplinano le trasformazioni urbanistiche e ambientali in modo che siano garantite la congruenza funzionale e la continuità biologica degli ecosistemi interessati applicando ovunque possibile principi e modalità sostenibili, ovvero privilegiando l'impiego di tecnologie a basso consumo energetico e non impattanti, e l'impiego di materiali naturali.
8. I Comuni, entro 12 mesi dall'adeguamento dei propri strumenti urbanistici ai sensi dell'Art. 19 della L.R. 49/95, provvedono inoltre a dotare le ANPIL istituite all'interno del proprio territorio di specifico regolamento di disciplina delle attività consentite, in linea con i relativi indirizzi regionali e provinciali: tale regolamento dovrà essere quindi recepito dai Regolamenti Urbanistici.
9. La Provincia, nel redigere i propri piani di settore dovrà includervi una specifica verifica delle funzioni di collegamento ecologico funzionale svolte dalle fasce di progetto, ai fini della loro attuazione ed efficacia.
10. La Provincia orienta i propri strumenti settoriali secondo i seguenti criteri:
- - implementazione e consolidamento della rete ecologica europea natura 2000;
- - valorizzazione, integrazione e coordinamento degli elementi e dei caratteri specifici dei Sottosistemi di Aree Protette;
- - rafforzamento delle linee di connettività esterna in particolare a nord, nel sistema appenninico ed a sud, in corrispondenza del sistema degli stagni della piana, e verso il parco fluviale dell'Arno;
- - coordinamento degli strumenti regolamentari e gestionali riferiti all'intero Sistema Provinciale delle Aree Protette, in particolare tramite la formulazione di apposite linee.guida per la redazione dei Regolamenti delle Aree Naturali Protette di interesse locale.
11. Per i diversi elementi del sistema vigono le seguenti prescrizioni, che integrano le salvaguardie previste dall'art.81 del PIT per le aree b,c,d e sostituiscono, unitamente agli articoli sull'integrità paesistica delle presenti NTA, la disciplina ex DCR 296/88 per le aree a.
a) Aree di biodiversità primaria - Sistema Provinciale delle Aree Protette
Sottosistema Appenninico
La Provincia e i Comuni, rispettivamente attraverso le proprie azioni settoriali e i propri strumenti di pianificazione del territorio, concorrono alla realizzazione del sottosistema provinciale delle Aree Protette dell'Appennino secondo quanto successivamente dettagliato per ciascuna delle aree che lo costituiscono, integrando le proprie previsioni a tale scopo e valutandole secondo i seguenti criteri:
- - assicurare adeguate forme di tutela e gestione degli habitat e delle specie, delle formazioni naturali in genere e dei manufatti e delle sistemazioni che concorrono al mantenimento della biodiversità con riferimento agli indirizzi regionali di cui alla DCR 1148/2002;
- - ridurre i fattori di minaccia nei confronti delle emergenze naturalistiche delle aree e migliorare lo stato di conservazione degli habitat di interesse comunitario e regionale presenti;
- -sviluppare ed integrare le attività compatibili come forma di valorizzazione e presidio delle aree ad elevata naturalità nei confronti delle minacce derivanti dal degrado e dall'abbandono delle attività tradizionali;
- - promuovere vari livelli di fruizione, opportunamente disciplinati ed integrati a garanzia del mantenimento dell'elevata naturalità delle aree;
- - sviluppare le relazioni con il Sistema Appenninico Tosco-Emiliano e del limitrofo sistema pistoiese.
Per la Riserva dell'Acquerino-Cantagallo la Provincia, nel redigerne gli strumenti di settore:
- - specifica e disciplina le attività di fruizione leggera compatibili con gli obiettivi prioritari di conservazione della natura, anche in raccordo con gli strumenti di gestione del Demanio Regionale di Acquerino-Luogomano;
- - verifica le azioni da intraprendere per rinforzare le linee di connettività ecologica fra la Riserva e le matrici appenniniche naturali circostanti, in particolare per le aree ad alta naturalita' ad Est non comprese nella Riserva; fra queste azioni, valuta l'opportunità di proporre l'area per la designazione quale Sito di Interesse Regionale o Sito di Interesse Comunitario , al fine di rinforzarne il ruolo naturale di ganglio.
Per l'ANPIL dell'Alta Val Carigiola:
- - i Comuni, nel redigerne il regolamento, operano in modo coordinato ed integrato rispetto alla disciplina della Riserva Naturale di Acquerino-Cantagallo ed in riferimento inoltre all'assetto istitutivo e disciplinare del contiguo Parco dei Laghi;
- - la Provincia provvede, in base alle attività di approfondimento, verifica e monitoraggio degli habitat e delle specie ai sensi della LR 56/2000, a segnalare alla Regione Toscana l'eventuale presenza di Habitat e specie di interesse comunitario o regionale tali da rendere opportuna la designazione dell'area quale Sito di Interesse Regionale o la proposta quale Sito di Interesse Comunitario.
Sottosistema della Media Val di Bisenzio e del Monteferrato
La Provincia e i Comuni, rispettivamente attraverso le proprie azioni settoriali e i propri strumenti di pianificazione del territorio, concorrono alla realizzazione del sottosistema provinciale delle Aree Protette della Media val di Bisenzio, integrando le proprie previsioni a tale scopo e valutandole secondo i seguenti criteri:
- - ridurre i fattori di minaccia nei confronti delle emergenze naturalistiche delle aree;
- - migliorare lo stato di conservazione degli habitat di interesse comunitario e regionale presenti;
- - disciplinare opportunamente la fruizione spontanea.
Per il pSIC-SIR-ANPIL del Monteferrato:
la Provincia, nel redigerne gli strumenti di gestione, e i Comuni nell'adeguare gli strumenti di pianificazione del territorio, ed inoltre nell'ambito della valutazione ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, provvedono a:
- - individuare e monitorare la presenza di habitat e specie di interesse comunitario e regionale, provvedendo alla relative proposte di aggiornamento delle schede Natura 2000 anche sulla base degli approfondimenti realizzati con il progetto HABIO-Life Natura;
- - le modalità per contenere gli effetti dell'eccessiva pressione antropica, determinati in particolare dal traffico di fuoristrada e dalla raccolta della flora;
- - gli interventi per il controllo della sucessione vegetazionale, nelle aree di particolare rilevanza;
- - gli interventi da attivare sulle formazioni forestali artificiali (rimboschimenti di conifere) finalizzati al miglioramento ecologico.
Per il pSIC -SIR-ANPIL della Calvana:
la Provincia, nel redigerne i piani di settore e gli strumenti di gestione, e i Comuni e la Comunità montana nell'adeguare gli strumenti di pianificazione e di programmazione del territorio provvedono ad individuare, in coordinamento con la Provincia ed i Comuni di Firenze, e valutano anche ai sensi dell'art.32 della LR 5/95:
- - le modalità di mantenimento dei caratteri costitutivi del paesaggio agro-pastorale, compreso le forme di utilizzo pastorale compatibili,per il contenimento e riduzione dei fattori di minaccia per gli habitat e le specie di interesse comunitario e regionale ivi presenti, con particolare riferimento al transito veicolare ed alla raccolta della flora
- - in conformità agli indirizzi regionali, le aree eleggibili per la futura evoluzione dell'Anpil in Sistema di Riserve o Parco provinciale, con riferimento agli approfondimenti e agli interventi realizzati con il progetto HABIO.
Sottosistema del Montalbano- Cascine di Tavola
La Provincia e i Comuni, rispettivamente attraverso le proprie azioni settoriali e i propri strumenti di pianificazione del territorio, concorrono alla realizzazione del sottosistema Montalbano- Cascine di Tavola integrando le proprie previsioni allo scopo di:
- - garantire la conservazione delle forme del paesaggio tradizionali, anche per il loro contributo alla tutela ridurre i fattori di minaccia nei confronti delle emergenze naturalistiche delle aree;
- - valorizzare e promuovere le relazioni esistenti tra i valori naturalistici dell'area, e quelli storico-culturali
- - permettere e valorizzare una fruizione compatibile dell'area, sia essa di carattere escursionistico che didattico-ambientale, che turistico, che faunistico-venatoria
- - tutelare il sistema della residua area umida della piana pratese, facente capo all'area di cascine di tavola ed agli stagni indicati nell'Allegato 5 quali gangli secondari di biodiversità quale fondamentale elemento di connessione con il più ampio sistema della piana che si sviluppa a est, in Provincia di Pistoia, e ad ovest nell'area umida fiorentina, sino al parco fluviale dell'Arno
- - attivare le necessarie verifiche, in base alle attività di approfondimento, verifica e monitoraggio degli habitat e delle specie ai sensi della LR 56/2000, per l'eventuale designazione delle aree del sottosistema quale Sito di Interesse Regionale o la proposta quale Sito di Interesse Comunitario.
b) Aree agro-silvo-pastorali di tutela e fruizione della naturalità
La Provincia e i Comuni, rispettivamente attraverso le proprie azioni settoriali e i propri strumenti di pianificazione del territorio, concorrono alla realizzazione degli obiettivi indicati al comma 4, nonché dei diversi sottosistemi provinciali delle Aree Protette interessati da queste aree, integrando le proprie previsioni e valutando, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95:
- - il mantenimento ed il potenziamento della funzionalità delle connessioni ecologiche presenti, con riferimento agli indirizzi regionali di cui alla DCR 1148/2002 (formazioni forestali continue, praterie, ambiti fluviali, sistemi di boschi maturi, di pozze, di muri a secco ciglioni, sistemi di scolo delle acque, strade interpoderali);
- - il miglioramento della qualità degli ecosistemi locali con particolare riferimento al recupero degli elementi di complessità ecologica compresi manufatti e sistemazioni agrarie storici
- - la riduzione dei fattori di minaccia nei confronti dei valori naturalistici e paesaggistici presenti;
- - la localizzazione dei servizi connessi alla fruizione del sistema delle aree protette e dei siti della rete ecologica;
- -le compensazioni funzionali e le mitigazioni ambientali necessarie, da realizzarsi preventivamente, nel caso sia dimostrata la necessità di nuove opere edilizie o infrastrutturali che compromettano le caratteristiche di naturalità e di funzionalità ecologica presenti.
La Provincia, attraverso il Piano energetico provinciale, verifica la possibilità di utilizzare le energie rinnovabili: energia eolica, energia mini-idroelettrica, sfruttamento energetico delle biomasse derivate dal taglio dei boschi, corredando gli eventuali progetti per l'utilizzo di energie rinnovabili di una valutazione di compatibilità ambientale e paesistica. (riproducibilità delle diverse risorse naturali: aria, acqua, biodiversità; riproducibilità degli elementi caratterizzanti ciascuna unità di paesaggio). La Provincia nelle proprie azioni di settore promuove per queste aree la costruzione, l'aggiornamento e l'uso di indicatori generali di qualità dell'ecosistema, degli habitat di importanza specifica e delle specie guida, appositamente riferiti all'attività di monitoraggio svolta sulle aree di biodiversità primaria, per la verifica della funzionalità del sistema ed a supporto alla redazione degli strumenti di pianificazione Laddove il progetto di rete ecologica di cui all'Allegato n.5 indica delle "Linee di connettività ecologica in ambito collinare-montano", i Comuni provvedono nei propri PS ad adottare misure di salvaguardia delle connessioni ecologiche esistenti.
c) Fasce di collegamento ecologico
Per questi ambiti i Comuni, attraverso i propri strumenti di pianificazione del territorio, definiscono in modo puntuale le aree interessate con riferimento ai criteri di seguito indicati per ciascuna tipologia. Le fasce si articolano nelle quattro tipologie seguenti:
c.1) "Fascia di collegamento ecologico funzionale della Piana"
La zona costituisce area di collegamento ecologico ai sensi della L.R.56/2000 e delle relative Indicazioni tecniche, e come tale è soggetta alle disposizioni relative di livello regionale. La Provincia nel definire le proprie azioni settoriali, e i Comuni nel redigere gli strumenti di pianificazione del territorio, valutano con apposita relazione, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95, gli effetti ambientali delle proprie previsioni allo scopo di garantire:
- - il potenziamento naturalistico di habitat locali;
- - la de-frammentazione delle interruzioni per l'aumento della permeabilità del territorio, e in particolare per consentire i passaggi faunistici;
- - il monitoraggio di specie target in grado di rendere conto dell'efficacia delle azioni di conservazione o di riequilibrio intraprese;
- - specifici condizionamenti alle infrastrutture ferroviarie per garantire la continuità ecologica della fascia in direzione Nord-Sud;
- - specifici condizionamenti alle previsioni di nuove infrastrutture viabilistiche per mantenere la continuità ecologica e territoriale, localizzando gli eventuali nuovi tracciati in modo da preservare la massima ampiezza e funzionalità della fascia;
- - il mantenimento dello spazio inedificato esistente tra i due fronti urbanizzati, dove la fascia coincide con varchi interni ad aree urbanizzate: per gli eventuali interventi di rilevante interesse pubblico non localizzabili altrove, dovrà essere valutato il contributo dell'intervento alla realizzazione del collegamento ecologico, verificando la preventiva realizzazione di fasce di naturalità per una larghezza idonea a garantire la continuità ecologica.
c.2) "Fascia di riqualificazione ecologica del Bisenzio"
La Provincia nel definire le proprie azioni settoriali, i Comuni nel redigere gli strumenti di pianificazione del territorio, e la Comunità montana nel redigere il proprio Piano di sviluppo socio-economico valutano con apposita relazione, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95, gli effetti ambientali delle proprie previsioni con i criteri di seguito indicati:
- - conservare selezionare e riqualificare la vegetazione arborea-arbustiva delle sponde;
- - programmare e progettare interventi di difesa del suolo e di regimazione idraulica integrati, che coniughino aspetti di prevenzione del rischio idraulico con il miglioramento della qualità delle acque e la fruibilità dei luoghi;
- - mitigare le opere di difesa del suolo in calcestruzzo, muratura, scogliera o prismata, salvo nel caso di opere idrauliche di valore storico architettonico, privilegiando per le nuove opere materiali e tecniche dell'ingegneria naturalistica;
- - migliorare nel complesso il ciclo dell'acqua, con valenze positive anche ai fini della biodiversità e dell'offerta di opportunità fruitive; La Provincia, nell'esercizio delle proprie funzioni di polizia idraulica, promuove interventi di manutenzione degli ambiti fluviali per migliorarvi le condizioni di sicurezza e la qualità ambientale e paesaggistica, utilizzando anche forme di incentivazione e coordinamento con soggetti pubblici e privati.
c3) "Principali ambiti fluviali di collegamento ecologico-funzionale e paesistico"
Queste zone costituiscono aree di collegamento ecologico ai sensi della L.R.56/2000, e come tale sono soggette alle disposizioni relative di livello regionale di cui alla DCR 1148/2002.
La Provincia nel definire le proprie azioni settoriali, i Comuni nel redigere gli strumenti di pianificazione del territorio, e la Comunità montana nel redigere il proprio Piano di sviluppo socio-economico valutano con apposita relazione, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95, gli effetti ambientali delle proprie previsioni in ordine ai criteri di:
- - caratterizzazione delle opere di difesa del suolo, di regimazione idraulica e in generale di ogni intervento infrastrutturale sui corsi d'acqua tale da rispettare la diversità ambientale, da ridurre al minimo la rottura di stabilità degli ecosistemi locali e le sue ripercussioni sui tratti situati più a valle, da migliorare la funzionalità ecologica dell'ambito fluviale e la qualità paesistica dei luoghi;
- - mitigazione delle opere di difesa del suolo in calcestruzzo, muratura, scogliera o prismata, salvo nel caso di opere idrauliche di valore storico-architettonico, privilegiando per le nuove opere materiali e tecniche dell'ingegneria naturalistica;
- - realizzazione, ove possibile, di ecosistemi-filtro (impianti di fitodepurazione, fasce buffer lungo vie d'acqua) polivalenti;
- - mantenimento dei tracciati naturali dei corsi d'acqua, evitando rettificazioni e deviazioni dal corso naturale, e il pubblico accesso agli stessi;
- - conservazione e riqualificazione della vegetazione arborea e arbustiva delle sponde;
- - specifica valutazione degli aspetti ambientali e paesistici nella progettazione di nuove opere di attraversamento stradale e ferroviario, o comunque di infrastrutture a rete che interessino i corsi d'acqua naturali.
La Provincia, nell'esercizio delle proprie funzioni di polizia idraulica, promuove interventi di manutenzione degli ambiti fluviali per migliorarvi le condizioni di sicurezza e la qualità ambientale e paesaggistica, utilizzando anche forme di incentivazione e coordinamento con soggetti pubblici e privati.
c.4) "Fasce delle aree urbanizzate e di frangia"
Le amministrazioni comunali dettagliano nei propri strumenti di pianificazione del territorio, ove necessario ridefinendone il tracciato purché ne venga salvaguardata la prestazione, le fasce delle aree urbanizzate e di frangia individuate dall'elaborato P09, integrandole con ulteriori individuazioni di livello comunale anche in riferimento alle indicazioni dell'Allegato 5 (Linee d'azione per l'attuazione della rete ecologica) alle presenti norme. In queste Fasce delle aree urbanizzate e di frangia, destinate prioritariamente alla mobilità pedonale e ciclabile, e ove compatibile con questa al trasporto pubblico su rotaia, i Comuni valutano con apposita relazione, anche ai sensi dell'art.32 LR 5/95, gli effetti delle proprie previsioni con i criteri di seguito indicati:
- - valorizzazione degli elementi significativi che arricchiscono i percorsi (segni della memoria storica, alberature);
- - realizzazione di interventi di rinaturazione diffusa (siepi e filari, piccoli nuclei boscati) con obiettivi;
- - mantenimento delle visuali panoramiche esistenti lungo i percorsi individuati.
Art. 12 Il sistema territoriale funzionale "Fruizione integrata del patrimonio culturale ed ambientale"
1. Il PTC riconosce uno specifico sistema funzionale del patrimonio culturale, turistico ed agro-alimentare per la valorizzazione integrata del territorio provinciale, con particolare riferimento alla caratterizzazione delle reti socio-economiche individuate all'interno del Quadro Conoscitivo (QC15-c). Il PTC persegue, anche tramite gli indirizzi relativi alle risorse "città ed insediamenti" e "infrastrutture per la mobilità" e il "territorio rurale", la costruzione di un sistema di fruizione diffusa del territorio in grado di soddisfare il crescente richiamo turistico della provincia, salvaguardandone i peculiari valori culturali in coerenza con le sue qualità paesistico-ambientali.
Obiettivo generale del sistema funzionale è sviluppare la fruizione turistica del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse ambientali, paesistiche, storiche e culturali e la loro integrazione con i servizi ricettivi, le attività della filiera agro alimentare e le reti di accessibilità e di fruizione.
2. Obiettivi specifici del sistema funzionale sono:
- - promuovere lo sviluppo di una economia fondata sulle complementarità e sinergie fra i diversi elementi territoriali di valore e i servizi per la loro fruizione;
- - rafforzare il sistema socio economico del territorio rurale organizzando la filiera agricoltura, alimentazione, ospitalità rurale, commercio di prodotti tipici e dell'artigianato;
- - sviluppare le attività di ricettività rurale e di bed & breakfast per potenziare l'offerta ricettiva alberghiera ed extralberghiera;
- - favorire la fruibilità e la tutela attiva degli elementi costitutivi del sistema funzionale ambiente ed in particolare delle Aree protette e dei parchi urbani e territoriali;
- - integrare i diversi tematismi della fruizione, di cui al punto successivo, fra di loro. In particolare, migliorare i collegamenti e la continuitàdei percorsi fruitivi inquadrandoli nel generale contesto provinciale e considerandoli anche in relazione ad altri territori provinciali.
3. La tavola P10 individua gli elementi territoriali costitutivi del sistema e i diversi tematismi fruitivi:
- - strutture ricettive;
- - servizi alla fruizione;
- - rete dell'accessibilità;
- - patrimonio storico architettonico;
- - patrimonio ambientale;
- - attività e servizi della filiera agro alimentare.
4. Per quanto riguarda l'individuazione del patrimonio storico architettonico la tavola fa riferimento ed articola i tematismi individuati negli elaborati del Quadro Conoscitivo (QC/11 e QC/12):
- - l'ambiente insediativo dell'archeologia;
- - l'ambiente insediativo medioevale;
- - l'ambiente insediativo mediceo e lorenese;
- - l'ambiente insediativo del lavoro: le fabbriche storiche di valore archeologico e testimoniale.
I circuiti (o gli itinerari) sono integrati dalla rete delle attività ricettive, dalla percorribilità minuta del territorio e dalle principali polarità dell'economia e della produzione agraria, comprese le principali aziende legate alla trasformazione alimentare che strutturano la filiera agroalimentare con particolare riferimento alle produzioni tipiche e di qualità.
5. Le diverse discipline del PTC sulle risorse favoriscono inoltre: l'integrazione della fruizione del territorio con l'offerta produttiva agroalimentare ed artigianale locale anche attraverso il miglioramento della accessibilità e della dotazione di servizi per le attività produttive nelle zone agricole; il riconoscimento di specifiche valenze culturali ed ambientali per il territorio della provincia.
6. Prescrizioni per i PS
I P.S. e gli altri strumenti di pianificazione del territorio perseguono gli obiettivi definiti dal PTC per il sistema territoriale funzionale, verificando e specificando gli elementi della tavola P10. Spetta inoltre agli strumenti urbanistici comunali la definizione di regole volte al rafforzamento della rete fruitiva e turistica dei propri territori, con particolare riferimento ai punti di interfaccia e di connessione con gli altri territori comunali, in relazione alla accessibilità pedonale, ciclabile ed equestre ai diversi siti, manufatti e servizi.
7. In particolare i PS e agli altri strumenti comunali valutano, anche ai sensi dell'art. 32 LR 5/95, i propri indirizzi e prescrizioni rispetto alla capacità dei medesimi di:
- - garantire il mantenimento della agibilità fruitiva e della accessibilità pedonale e/o ciclabile lungo le principali connessioni territoriali e il recupero della rete storica della viabilità rurale e vicinale, promuovendo modalità pedonali, ciclabili ed equestri per l'accesso ai diversi elementi del sistema favorendo la continuità dei percorsi;
- - specificare e prevedere l'insieme delle connessioni o tratti di percorsi, carrabili e pedonali, mancanti, così come previsto dalla tav. P10 relativa al presente sistema funzionale e dalla tavola P12 relativa al S.F. "infrastrutture e mobilità" del PTC della Provincia di Prato.
- - potenziare, attraverso le articolazioni e specializzazioni funzionali del territorio, l'offerta ricettiva alberghiera ed extralberghiera anche nel territorio rurale dei diversi comuni nei limiti di cui all'art.34 comma 5 delle presenti NTA. In particolare, per le zone ad esclusiva funzione agricola della Val di Bisenzio, i comuni individuano le aree ove potenziare l'offerta di ricettività rurale secondo i seguenti criteri:
- - riutilizzo di volumi in immediata adiacenza o nell'ambito di strutture insediative (nuclei e borghi) esistenti;
- - recupero di nuclei rurali con valenza storica e paesistico-ambientale;
- - recupero di nuclei con tendenza al degrado fisico e socio economico ;
- - presenza di viabilità e collegamenti adeguati o facilmente adeguabili;
- - facilità di inserimento in reti fruitive e turistiche (sentieristica, piste ciclabili, circuiti tematici, etc);
- - possibilità di raggiungere soglie di ricettività ottimali per una efficiente gestione della attività;
- - per la piana e il Montalbano, ricadenti nel Sistema territoriale di programma "Toscana dell'Arno" del PIT, la ricettività rurale di cui sopra può essere svolta esclusivamente attraverso il riuso del patrimonio edilizio rurale esistente;
- - promuovere le attività connesse alla commercializzazione dei prodotti tipici, le attività artigianali tradizionali, espositive e culturali;
- - in particolare i PS e gli altri strumenti di pianificazione del territorio comunale concorreranno alla realizzazione di "porte" di interscambio modale per l'accesso e fruizione turistica ai diversi ambiti territoriali così come individuate alla tavola P10; le "porte" dovranno attivare funzioni di sistema informativo per i circuiti fruitivi, l'ospitalità, i prodotti tipici, gli eventi culturali, ecc.
8. Azioni e comportamenti dell'amministrazione provinciale
I piani e programmi di settore provinciale -ed in particolare gli atti di programmazione provinciali per il trasporto pubblico e per il turismo, il Piano di sviluppo rurale locale - dovranno infine:
- - collocare in un'ottica di sistema ed unitaria i diversi interventi per l'infrastrutturazione e la valorizzazione turistica del territorio provinciale;
- - prevedere e favorire la possibilità di fruizione ciclabile pedonale ed equestre delle principali arterie di collegamento fra i diversi STL eventualmente anche attraverso l'integrazione delle infrastrutture esistenti, la creazione di by pass alternativi o attraverso corsie protette;
- - favorire, attraverso il Piano di sviluppo rurale provinciale, la valorizzazione delle caratteristiche paesistiche, culturali, socio economiche e produttive locali. Questo in particolare attraverso misure volte a favorire:
- - la promozione e creazione di centri di servizio integrati per la produzione, trasformazione e promozione e vendita di prodotti tipici;
- - lo sviluppo delle produzioni agroalimentari biologiche e a lotta integrata;
- - la complementarità e sinergia fra le diverse tipologie produttive dei vari STL provinciali;
- - il mantenimento e recupero della rete della accessibilità interpoderale residua, in particolare nella piana pratese;
- - in generale le misure agroambientali (ex art. 33 del Reg. Comunitario 1257/99) riferite al mantenimento delle sistemazioni agrarie di valenza paesistica;
- - individuare azioni di supporto idoneo al potenziamento della rete di commercializzazione e distribuzione dei prodotti tipici, allapromozione di attività artigianali tradizionali, culturali e didattiche.
9. Gli obiettivi e le prescrizioni di cui ai precedenti commi contribuiscono inoltre, in rapporto al loro recepimento nella programmazione comunale e provinciale, alla promozione, attivazione ed implementazione degli interventi necessari atti alla realizzazione dei Progetti integrati (Allegato n. 7 alle presenti norme):
- - Bi.A.S (Bisenzio Agricoltura Sostenibile);
- - "Parco agricolo della piana";
- - Interporto etrusco di Gonfienti;
- - Ospitalità diffusa nel Montalbano.
Art. 13 Il sistema territoriale funzionale "Tessile-moda"
1. Il PTC individua, nell'ambito dei sistemi territoriali locali legati al distretto tessile, le principali risorse culturali e socio economiche ad esso connesse, i principali comparti produttivi, le strutture di servizio e di supporto, che li integrano e li diversificano, il patrimonio territoriale costituito dalla rete delle diverse infrastrutture e dagli edifici produttivi, compreso quelli di valore storico testimoniale, l'insieme delle relazioni funzionali esistenti o potenziali fra questi elementi e costituisce il Sistema territoriale funzionale "Tessile-moda".
2. Obiettivi specifici del PTC per tale sistema nella sua dimensione e rilevanza territoriale sono quelli di:
- - migliorare il livello di efficienza del sistema produttivo stesso con particolare riferimento alle sue relazioni con il sistema infrastrutturale ed i servizi;
- - promuovere e consolidare l'immagine qualitativa e la competitività del sistema produttivo tessile moda nell'ambito dei mercati internazionali;
- - ridurre ed ottimizzare la mobilità delle merci e delle persone indotta dalle attività produttive per mitigarne il complessivo impatto ambientale.
3. Elementi costitutivi
Il PTC sintetizza nella Tav. P/11 Il Sistema territoriale Funzionale "Tessile-Moda", la classificazione funzionale degli elementi, leprincipali reti per la mobilità, e individua i principali poli di e precisamente:
- a) le aree produttive "forti", di rilievo sovracomunale ed ecologicamente attrezzabili;
- b) aree produttive in trasformazione, siano queste di valore storico e no;
- c) i manufatti storici della produzione;
- d) le aree e le principali attrezzature di servizio al sistema (aree congressuali, espositive, centri per l'innovazione, luoghi per la formazione professionale, luoghi per la valorizzazione culturale del distretto e strutture ricettive per il turismo d'affari, ecc.) e i principali servizi formativi e culturali (università, musei);
- e) le aree e le infrastrutture per la mobilità e la logistica funzionali al sistema funzionale stesso.
4. Il PTC, nell'ambito della disciplina relativa alla risorsa "Le città e gli insediamenti urbani", "La rete delle infrastrutture per la mobilità" e nel sistema funzionale territoriale "Mobilità", individua le diverse tipologie di insediamenti produttivi e specifica i criteri per lariqualificazione urbanistica, funzionale ed ambientale delle stesse, comprese quelle inserite nel presente articolo, individua inoltre l'accessibilità ai poli insediativi e produttivi principali del territorio, perseguendo dove possibile, la separazione dei flussi di merci e persone, individuando per le aree produttive idonei collegamenti alla rete stradale primaria, regionale e nazionale.
5. I PS comunali e gi altri strumenti di pianificazione del territorio, attraverso le loro diverse articolazioni e modalità gestionali, dovranno valutare che scelte progettuali e modalità attuative soddisfino i seguenti criteri:
- - individuare specifiche discipline atte a qualificare e incrementare il livello dei servizi e la gamma delle funzioni nell'ambito delle aree forti della produzione adeguati ad accrescere il livello di integrazione funzionale e di qualità insediativa di tali ambiti;
- - privilegiare il trasferimento nei comparti di completamento delle aree forti della produzione (in particolare macrolotto II) delle attività produttive collocate in ambiti con rilevanti criticità ambientali e paesistici ove la presenza della attività produttiva sia incompatibile con altre funzioni di tipo urbano;
- - privilegiare l'utilizzazione delle aree degli insediamenti esistenti di completamento per il soddisfacimento della domanda di fabbisogno per nuovi insediamenti produttivi riferiti a bacini sovracomunali e di livello provinciale;
- - prevedere e supportare, in particolare per le aree forti della produzione, la creazione di dotazioni infrastrutturali ed ecologiche al fine della creazione di aree ecologicamente attrezzate di cui al relativo atto di indirizzo e coordinamento regionale;
- - perseguire nelle aree esistenti già completate, il miglioramento dell'assetto urbanistico, dell'accessibilità, dell'organizzazione logistica,delle dotazioni infrastrutturali ed ecologiche;
- - prevedere e favorire nelle aree produttive in trasformazione la localizzazione di servizi ad alto valore aggiunto e di attività di qualità,anche di livello territoriale, quali centri di ricerca, università, strutture commerciali e terziarie, attività ludico creative, parchi tematici,sedi di rappresentanza delle aziende;
- - prevedere nelle aree produttive in trasformazione il miglioramento della accessibilità, della dotazione di parcheggi, di spazi pubblici e la creazione di connessioni ambientali;
- - privilegiare il recupero ed il mantenimento dei manufatti storici della produzione e la collocazione in essi, in caso di dismissione della attività produttiva, di servizi urbani e di livello territoriale finalizzate a valorizzare la dimensione storica, culturale ed il ruolo innovativo del sistema manifatturiero;
6. Azioni e comportamenti dell'amministrazione provinciale.
La Provincia tramite le proprie specifiche competenze concorre a:
- - promuovere e proporre alla Regione, di concerto con i comuni, l'individuazione delle aree ecologicamente attrezzabili di cui all'art.26 del Dlgs 112/98 all'art. 18 della L.R. 87/98 e all'allegato 10 delle presenti NTA, con particolare riferimento alle Aree forti della produzione individuate alla tav. P07 "Le città e gli insediamenti urbani";
- - programmare ed attuare politiche di formazione ed attività di ricerca idonee a favorire l'innovazione e qualificazione della produzione e dei servizi ad essa collegati.
Art. 14 Il sistema territoriale funzionale "Mobilità"
1. Il PTC individua negli elementi che forniscono il necessario supporto fisico e tecnologico alle esigenze della mobilità, nei servizi, costituiti dall'insieme delle attività finalizzate a garantire gli spostamenti di persone e di merci tra le diverse località, e nei nodi infrastrutturali, costituiti dai luoghi d'interesse rilevanti, oggetto degli interventi puntuali per il miglioramento dell'efficienza del sistema stesso, il sistema funzionale "Mobilità", organizzato su tre livelli funzionali fra loro integrati.
2. Il primo livello funzionale riguarda il sistema delle connessioni d'area vasta e il sistema interno dei principali tracciati infrastrutturali di rilevanza intercomunale, e comprende i corridoi autostradali e stradali principali, le metropolitane, le strutture di servizio per la logistica e i principali nodi intermodali. Il PTC attribuisce al primo livello una funzione portante, con le reti stradali specializzate nel traffico motorizzato. Gli obiettivi del primo livello sono:
- - rafforzare i collegamenti tra il territorio provinciale e le reti d'interesse regionale e nazionale, migliorando la rete di collegamento interna ai sistemi territoriali e quella di raccordo con il sistema autostradale e ferroviario nazionale, sempre in un'ottica integrata sotto il profilo territoriale;
- -adeguare e potenziare la rete stradale primaria, specializzata per il traffico motorizzato, garantendone una corretta integrazione a servizio delle aree urbane servite, con particolare riguardo alla riduzione ed ottimizzazione della mobilità di merci e persone indotta dalle attività produttive, perseguendo dove possibile, la separazione dei percorsi afferenti i principali luoghi della produzione e quelli dei servizi urbani;
- - conseguire il più alto livello possibile di integrazione tra le differenti reti di trasporto, mediante l'individuazione e la realizzazione di efficienti nodi di scambio modale gomma - ferro e gomma, in corrispondenza delle maggiori polarità insediative (residenziali, terziarie o produttive).
3. Il secondo livello funzionale riguarda il sistema interno e la percorribilità dei tre STL, di supporto alle attività e di valorizzazione dei sistemi economici locali, anche in relazione alle nuove funzioni territoriali individuate dallo scenario strategico del PTC (Tav. P/O2 "Scenario territoriale di progetto"). Gli obiettivi del secondo livello sono:
- - razionalizzare e rafforzare la rete delle connessioni interne agli STL, e tra gli STL stessi, contribuendo in particolare alla accessibilità, al riequilibrio e alla valorizzazione delle aree collinari e montane;
- - riqualificare il servizio ferroviario locale e innalzare il livello di efficienza dei sistemi di trasporto pubblico, da attuare attraverso il potenziamento e la razionalizzazione delle linee, così da favorire l'utilizzo del mezzo collettivo rispetto a quello privato e puntando all'intermodalità come principale caratteristica della mobilità sul territorio;
- - disincentivare il traffico di attraversamento, evitando che la viabilità locale venga utilizzata come scorciatoia tra le arterie della viabilità principale.
4. Il terzo livello funzionale riguarda quello dell'accessibilità locale alternativa all'automobile, orientato alla fruizione del patrimonio territoriale e ambientale con modalità leggere e lente, costituito da percorsi pedonali, tracciati storici, corridoi naturalistici, sentieri, piste ciclabili, ippovie. Gli obiettivi del per il terzo livello sono:
- - promuovere il recupero e la riqualificazione dei tracciati storici e la valorizzazione della rete ciclabile e sentieristica esistente, il suo completamento e la sua riqualificazione attraverso la formazione di itinerari e circuiti per la fruizione turistica e per il loisir;
- - diffondere la conoscenza delle identità locali e dei patrimoni culturali e naturali del territorio provinciale e renderli accessibili con modalità lente (cfr. art. 12 "Fruizione integrata del patrimonio culturale ed ambientale" delle presenti norme);
- - promuovere e sviluppare tali modalità nelle aree urbane a sostegno dell'accessibilità delle attività economiche e dei servizi pubblici alla persona e dei principali nodi del trasporto pubblico.
5. La tavola P/12 individua, in corrispondenza degli obiettivi di cui ai punti precedenti, i diversi elementi territoriali che costituiscono il sistema, sia per i tracciati esistenti, sia per quelli di nuova previsione e individua i principali nodi di scambio modale e le reti per la riorganizzazione del trasporto pubblico:
- - grandi direttrici nazionali (A11 e caselli autostradali);
- - linee ferroviarie;
- - corridoi multifunzionali di ambientazione stradale;
- - i tracciati stradali relativi ai tre livelli funzionali;
- - i poli principali di riorganizzazione del trasporto pubblico;
- - i poli e nodi intermodali del trasporto pubblico;
- - interporto;
- - i corridoi di potenziale interesse per la graduale estensione, in sede propria, del sistema del trasporto pubblico urbano dell'area pratese.
6. I PS e gli altri strumenti comunali del governo del territorio specificano e dettagliano gli obiettivi del sistema territoriale funzionale mobilità. I PS, attraverso la loro articolazione funzionale e le varie discipline relative alle diverse parti del territorio, dovranno operare allo scopo di raggiungere una integrazione tra pianificazione della mobilità e pianificazione territoriale ed urbanistica e dovranno valutare che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - integrare ogni singola infrastruttura e servizio per i trasporti, con gli elementi del sistema insediativo a cui appartiene, in funzione dell'ottimizzazione delle prestazioni e del contesto entro il quale l'intervento si inserisce;
- - considerare le specifiche problematiche inerenti i diversi sistemi territoriali locali, in relazione al diverso ruolo, che in tali ambiti, assumono gli interventi sul sistema dei trasporti;
- - aumentare l'efficacia complessiva dell'offerta per la mobilità, anche con interventi di riorganizzazione funzionale delle reti esistenti, ottimizzandone l'uso con opere di innovazione, completamento e miglioramento;
- - cercare di risolvere le problematicità presenti nelle aree urbane medio-piccole con particolare riferimento ai problemi di accesso, di penetrazione, di attraversamento e di sicurezza dei centri abitati;
- - operare al fine di ottenere un equilibrio armonico tra le esigenze di potenziamento e sviluppo del sistema delle comunicazioni e i problemi della tutela e valorizzazione delle risorse ambientali;
- - realizzare il coordinamento e la definizione di una scala di priorità temporali, per la realizzazione dei vari tipi di infrastrutture, incoerenza e in accordo con le attuazioni urbanistiche comunali, evitando la disorganicità degli interventi e gli squilibri indotti dai carichi urbanistici non valutati;
- - caratterizzare le infrastrutture del 1° livello funzionale, come corridoi multifunzionali (infrastrutturali, ambientali e paesistici) con la salvaguardia delle aree limitrofe da destinare ad aree verdi, alla creazione di filari alberati e per un efficace utilizzo di sistemi per la mitigazione del rumore e degli altri effetti del traffico e, ove possibile e con specifico riferimento alle zone periurbane e nei punti di maggiore esposizione paesaggistica, aree limitrofe da destinare alla forestazione e al mantenimento di determinati standard ambientali e funzionali;
- - garantire l'accessibilità dei principali punti origine/destinazione dei movimenti di merci rispetto alla rete stradale primaria e rispetto alle grandi infrastrutture per la mobilità delle merci e dei principali poli produttivi;
- - razionalizzazione funzionale e realizzazione di misure per la sicurezza e la moderazione del traffico atte a autoregolamentare la velocità dei veicoli anche attraverso un adeguato ridisegno delle sezioni stradali, o l'istituzione di zone 30 e il raggiungimento di standard qualitativi più elevati per lo spazio pubblico;
- - salvaguardare i corridoi infrastrutturali per l'eventuale inserimento di linee di trasporto pubblico su sede propria, come indicato nel successivo comma 7;
7. Ai fini del conseguimento degli obiettivi di cui al comma 3, Il PTC identifica alcuni corridoi di potenziale interesse per la graduale estensione, in sede propria, del sistema di trasporto pubblico urbano dell'area pratese. I tracciati devono essere considerati di massima e i Comuni di Montemurlo e di Prato potranno integrarli o modificarli sulla base di più approfonditi studi. Ogni intervento previsto dai piani strutturali lungo tali corridoi dovrà garantire il mantenimento di una fascia di territorio libero, della larghezza di 10 m, formante una direttrice anche curvilinea, con raggi non inferiori ai 35 m. In particolare in corrispondenza degli insediamenti residenziali di rilevante dimensione, i piani strutturali dovranno prevedere apposite aree per la predisposizione delle fermate, opportunamente raccordate alla rete di itinerari pedonali e ciclabili esistente o prevista.
8. I piani di settore provinciale e gli accordi di programma fra i diversi enti territoriali, potranno approfondire e motivatamente ridefinire l'organizzazione dei livelli funzionali, nel rispetto degli obiettivi generali del presente piano e di quelli specifici del sistema.
CAPO II L'integrità dei luoghi
Art. 15 L'integrità geomorfologica
1. La Carta della Integrità Geomorfologica (P03) della Provincia di Prato deriva dalle elaborazioni delle informazioni raccolte a scala provinciale contenute nelle carte di natura geolitologica (QC03) e geomorfologica (QC04) acquisite nel PTC come tavole di Quadro Conoscitivo, nonché dalla consultazione e dalla lettura di documenti tecnico - ambientali e dei relativi quadri conoscitivi esistenti, vigenti o in corso di approvazione, tra cui il Progetto di Piano per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I.).
2. La carta della integrità Geomorfologica contiene una distribuzione areale della "pericolosità intrinseca" attribuita alle associazioni litologiche omogenee e ai complessi rocciosi, oltre che alle zonazioni dei depositi sedimentari sciolti e dei fenomeni geomorfologici cartografabili, con criteri estensivi. Essa contiene inoltre le indicazioni lineari e puntuali relative ad evidenze di "caratteri speciali" di tipo morfologico, geomorfologico e idrografico particolari che hanno una valenza o una vera e propria incidenza nella valutazione finale della pericolosità del territorio. Infine la Carta P03 riporta la posizione ed il perimetro delle tre situazioni geomorfologiche codificate con la massima pericolosità da frana - PF4, identificate per il territorio della Provincia di Prato nel livello di dettaglio (scala 1:10.000) del Piano Straordinario per l'Assetto Idrogeologico (di seguito P.S.A.I. - D.L. 180/98, L. 267/99, Del.C.I. Aut. Bac. Arno 135 e 136/99).
3. La lettura complessiva della carta della integrità geomorfologica terrà in considerazione contemporaneamente sia le classi di "pericolosità intrinseca", rappresentate dal colore e dal rispettivo valore numerico, sia i "caratteri speciali", che indicano la necessità di associare alle precauzioni ed agli indirizzi per ciascuna classe di pericolosità intrinseca una particolare "attenzione" nella valutazione della pericolosità finale, ovvero un "aggravamento". I segni di attenzione e di aggravamento sono valutati per entità e tipologia di incidenza nell'ambito degli studi geologici più dettagliati di supporto agli strumenti urbanistici comunali generali e attuativi e loro varianti.
4. Le indicazioni contenute nella carta della integrità geomorfologica costituiscono le basi conoscitive con cui gli studi geologici di maggior dettaglio di ambito comunale o locale di supporto agli strumenti urbanistici dovranno coordinarsi, caratterizzando e specificando tutti i possibili aspetti di tipo geologico e geomorfologico che la pianificazione del territorio richiede, i contenuti della pianificazione di bacino integrano tali indicazioni. Per quanto riguarda il territorio dell'Autorità di Bacino del Fiume Reno, i contenuti della Pianificazione del bacino integrano le indicazioni della Carta della Fragilità Geomorfologica. Gli studi geologici e geomorfologici redatti successivamente alla stesura del PTC e quelli di maggior dettaglio effettuati in ambito urbanistico da soggetti pubblici o di interesse pubblico parteciperanno all'aggiornamento della Integrità Geomorfologica provinciale redatta in questa sede.
5. La definizione delle quattro classi di "pericolosità intrinseca" che sono state assunte nelle presenti norme derivano da quelle, note e validate dall'utilizzo quasi ventennale, contenute nella vigente DCRT 94/85, ovvero:
- Classe 1: pericolosità irrilevante;
- Classe 2: pericolosità bassa;
- Classe 3: pericolosità media;
- Classe 4: pericolosità elevata.
6. Le descrizioni delle precedenti classi di pericolosità fanno riferimento alla DCRT 94/85, aggiornandola laddove le norme successive, quali le DCRT 12/00, lo abbiano consentito. In particolare:
- - Pericolosità Irrilevante (P1): in questa classe ricadono le aree in cui sono assenti limitazioni derivanti da caratteristiche geologicotecniche e morfologiche e non si ritengono probabili fenomeni di amplificazione o instabilità indotte dalla sollecitazione sismica. Questa classe di pericolosità non risulta rappresentata nel territorio della provincia di Prato.
- - Pericolosità Bassa (P2): corrisponde a situazioni geologico-tecniche apparentemente stabili sulle quali però permangono dubbi che comunque potranno essere chiariti a livello di indagine geognostica di supporto alla progettazione edilizia. In questa classe di pericolosità intrinseca sono state inserite le associazioni litologiche e a prevalente componente lapidea rappresentate da arenarie, calcari e marne con minori componenti di argilliti e siltiti. Risultano inoltre inserite in questa classe i complessi vulcanici massicci, i depositi di conoide, i depositi alluvionali terrazzati e i depositi antichi fluvio-lacustri. Infine rientrano in pericolosità bassa anche i depositi colluviali, eluviali residuali e detritici, purché in giacitura orizzontale.
- - Pericolosità Media (P3): non sono presenti fenomeni attivi, tuttavia le condizioni geologico-tecniche e morfologiche del sito sono tali da far ritenere che esso si trovi al limite dell'equilibrio e/o può essere interessato da fenomeni di amplificazione della sollecitazione sismica o di liquefazione o interessato da episodi di alluvionamento o difficoltoso drenaggio delle acque superficiali. In questa classe di pericolosità intrinseca invece sono inclusi i litotipi lapidei caotici e stratificati ma tettonizzati, le rocce vulcaniche non massicce, i depositi di paleofrane in giacitura orizzontale e i depositi sciolti inattivi in giacitura inclinata. In queste zone ogni intervento edilizio è fortemente limitato e le indagini di approfondimento dovranno essere condotte a livello dell'area nel suo complesso, sono inoltre da prevedersi interventi di bonifica e miglioramento dei terreni e/o l'adozione di tecniche fondazionali di un certo impegno.
- - Pericolosità Elevata (P4): In questa classe ricadono aree interessate da fenomeni di dissesto attivi (frane - forte erosione - fenomeni di subsidenza - frequenti inondazioni) o fenomeni di elevata amplificazione della sollecitazione sismica e liquefazione dei terreni. In questa classe sono stati inseriti i deposito di frana i corpi di paleofrane inclinati e i depositi di versante con indizi di instabilità.
7. Prescrizioni per le aree con pericolosità intrinseca irrilevante (P1)
L'elaborazione degli elementi ambientali derivati dal quadro conoscitivo acquisiti alla scala provinciale non ha permesso di identificare aree cui attribuire la pericolosità di classe 1.Pur tuttavia non è escluso che il successivo sviluppo delle indagine più dettagliate condotte a livello comunale dalle singole Amministrazioni Comunali o di quelle ancora più ristrette volte a supporto di tutti gli altri Strumenti Attuativi nel campo dell'urbanistica e della gestione del territorio rurale possano prevedere ed identificare zone con stabilità certa e assenza di qualsiasi presupposto di rischio o incertezza riferita al comportamento del suolo o del sottosuolo di intervento.
Per questo motivo nelle aree caratterizzate da pericolosità intrinseca di classe 1 che potranno scaturire delle successive fasi di indagine ambientale in campo pianificatorio, la prescrizione residua è quella che sia condotta un'indagine geologica e geomorfologica di dettaglio e verificata a livello locale la fattibilità dell'intervento urbanistico, della previsione, della variante o della trasformazione del territorio. In particolare in queste aree di eventuale determinazione si dovrà tenere conto degli effetti dei fenomeni sismici in particolare sui tipi litologici sciolti (liquefazione, assestamenti, reazione, rigidità e comportamento del terreno), caratterizzando il sottosuolo per quello che serve a sopportare la progettazione antisismica.
8. Prescrizioni per le aree con pericolosità intrinseca basse (P2)
Nelle aree interessate da pericolosità intrinseche di classe 2 non vi sono limitazioni alle tipologie di previsione, attuazione o trasformazione del territorio, che risultano quindi tutte ammesse purché supportate da un'indagine geologica o geomorfologica locale ed approfondimento commisurato all'impatto dell'intervento da realizzare sul territorio e all'entità e tipologia della trasformazione. Dovranno in ogni caso essere chiarite le condizioni di stabilità geomorfologica e geotecnica delle zone di intervento e approfonditi gli aspetti legati al possibile sviluppo di situazioni di rischio sia per opere o interventi che per le aree che li comprendono e per le zone adiacenti; se necessario la progettazione si farà carico dei presidi atti a superare i condizionamenti che dovessero emergere.
9. Prescrizioni per le aree con pericolosità intrinseca media (P3)
Nelle aree interessate da pericolosità intrinseca di classe 3 non vi sono limitazioni alla tipologia di previsioni o di trasformazioni che si possono pianificare, le quali quindi risultano tutte ammesse a condizione che vengano realizzate dopo aver approfondito e chiarito ogni aspetto specifico legato alle pericolosità geologica e geomorfologica specifica del territorio. In quest'ottica occorrerà supportare tutti gli strumenti di pianificazione e trasformazione (urbanistica e rurale) del territorio con uno studio geologico-geomorfologico dettagliato, in cui sia analizzata la stabilità della zona interessata sia prima che a seguito della realizzazione dell'intervento. Le indagini dovranno estendersi all'intera area di intervento e, compatibilmente alle estensioni, all'intera area soggetta alla pericolosità di classe 3, nella quale si acquisiranno informazioni sui fenomeni che inducono instabilità o incertezza nella ricostruzione e modellazione geologica complessiva, siano esse zone di pianura o di versante. Si specificheranno le situazioni geometriche e geotecniche dei depositi sciolti, le situazioni di alterazione e fratturazione dei tipi lapidei, le situazioni di drenaggio superficiale e sotterraneo in relazione al comportamento dei terreni e delle aree e si svilupperanno tutte le possibili evoluzioni dei fenomeni geomorfologici e geotecnici, sia nello spazio che nel tempo. Tutti i condizionamenti accertati nel corso dell'indagine complessiva dovranno essere incorporati nella progettazione degli interventi dove, se necessario, si valuterà lo sviluppo di tutti quei presidi e quegli accorgimenti necessari al raggiungimento delle condizioni di massima sicurezza. Inoltre si verificherà con la massima cura che a seguito delle realizzazioni dell'intervento non vi siano aggravamenti nelle condizioni di stabilità nelle zone limitrofe.
10. Prescrizioni per le aree con pericolosità intrinseca elevata (P4)
Nelle aree individuate di pericolosità intrinseca di classe 4, la fattibilità di previsioni e trasformazioni è limitata, per cui potranno essere ammessi solo strumenti di pianificazione contenenti:
- - Opere di bonifica e consolidamento, compresi gli interventi di regimazione delle acque e quelli necessari a garantire la pubblica incolumità;
- - Interventi su opere e manufatti esistenti senza aggravio dell'impatto sul suolo o sul sottosuolo;
- - Interventi volti alla riduzione della vulnerabilità del territorio e del suo patrimonio esistente;
- - Interventi di trasformazione agricola e rurale tesi alla conservazione ed alla stabilizzazione dei suoli;
- - Interventi di miglioramento agricolo forestale che risultino fattibili dal punto di vista geomorfologico ed agronomico in condizioni di assoluta sicurezza.
11. Le precedenti limitazioni all'uso del territorio negli strumenti di pianificazione comunali e attuativi sono mantenuti fintanto che non siano state eliminate le cause che avevano fatto nascere le zonazioni di pericolosità elevata con interventi di bonifica e consolidamento i cui progetti sono approvati dall'Amministrazione Comunale.
12. Nella lettura complessiva della Tav. P03 Integrità Geomorfologica concorrono anche i segni particolari che si sovrappongono alle classi di "pericolosità intrinseca" precedentemente descritte e condizionate. Tali segni si distinguono in:
- - "elementi di attenzione"
- - "elementi di aggravamento"
ovvero rispettivamente:
- - segni per i quali è sufficiente acquisire conoscenze e interpretarne il significato morfologico geologico e geomorfologico da osservazioni effettuate sul terreno;
- - segni per i quali è necessario comprenderne il ruolo ed il peso in rapporto con il litotipo a cui si riferiscono o su cui si sovrappongono, conoscerne la causa e lo sviluppo, prevederne gli effetti e le possibili conseguenze sul territorio la realizzazione di previsioni, attuazioni o trasformazioni di qualunque natura.
13. In riferimento ai segni particolari, si specifica che:
- - i segni lineari riferiti agli effetti della tettonica come le faglie certe e probabili, i contatti tettonici, i sovrascorrimenti sono elementi di aggravamento nella misura in cui rappresentano delle fasce di possibile attività in condizione sismiche o di instabilità anche in condizioni statiche. La loro ampiezza è indeterminabile a priori, se con specifici rilievi di tipo strutturale, e dipende sia dal tipo litologico su cui si sono impostate le lineazioni o dai tipi litologici che esse mettono a contatto, sia dall'entità dei movimenti che rappresentano;
- - in vicinanza di tali elementi lineari di aggravamento è necessario procedere con previsioni o interventi estremamente prudenti, modulando magari, ove possibile, la distribuzione delle trasformazioni del territorio nel modo più cautelativo e restrittivo, fino anche a precludere la fattibilità della modificazione o dell'attuazione se il rischio rimane ancora eccessivo;
- - i segni riferiti a fenomeni geomorfologici, come la frana di dimensioni non cartografabile, le evidenze di soliflusso o gli orli di scarpateattive, rappresentano un estensione di territorio non definita a priori e soggetta, prima che a interpretazioni di significato, alla sensibilitàsoggettiva del rilevatore: in questo caso al dettaglio che si è voluto attribuire alla carte del QC di natura geologica;
- - i segni riferiti a fenomeni geomorfologici, siano essi di attenzione che di aggravamento, inducono quindi un grado di considerazione aggiuntivo alle classi di pericolosità intrinseca cui si riferiscono e devono indirizzare l'indagine geologica, geomorfologia e geotecnica di maggior dettaglio, svolta a scala comunale o locale, verso metodi di analisi specifici e verso l'identificazione di limitazioni o di condizionamenti urbanistici, progettuali o realizzativi, prima ancora che di dimensionamento esecutivo di opere, nei confronti dei tutti gli strumenti di pianificazione;
- - i segni di fenomeni di natura idrografica e idraulica, che sono legati principalmente all'erosione delle acque incanalate e inruscellamento, hanno un valore molto simile ai precedenti di tipo geomorfologico: come quelli non rappresentano un ambito territoriale definito a priori e quindi caratterizzano il territorio nel quale sono inseriti lasciano spazio di approfondimento all'indagine specifica di dettaglio. Essi possono indirizzare ancora una volta sia gli studi geologici successivi, sia gli sviluppi previsionali e progettuali degli strumenti di pianificazione generale e attuativa.
14. Su tutte le classi di "pericolosità intrinseca" del tipo geomorfologico incombono, per tutti i territori dei comuni che risultano a rischio sismico in varie classi e categorie (DCTR 94/85), gli effetti potenziali dei fenomeni sismici, che potranno essere considerati da un lato utilizzando gli elementi ed i segni aggiuntivi alla carta della integrità geomorfologica (creste, orli di scarpata, etc.), dall'altro valutando il comportamento meccanico proprio degli stessi tipi litologici all'azione dinamica delle onde sismiche. Il risultato di queste elaborazioni di dettaglio da realizzarsi a livello di indagini di supporto a tutti i tipi di strumenti di pianificazione è espresso sotto forma di zonazione particolare del territorio soggetto o potenzialmente soggetto agli effetti sismici contemporaneamente alla redazione di condizionamenti specifici e restrizioni all'uso dei territori che non dovessero manifestare le condizioni di realizzazione degli interventi o di previsione al massimo grado di sicurezza.
15. Interventi di trasformazione del territorio agricolo e rurale. Limitatamente agli interventi o ai programmi di trasformazione del territorio agricolo forestale, gli strumenti di pianificazione e programmazione del territorio a verde dovranno acquisire, tramite apposite indagini geologiche, geomorfologiche e geopedologiche, specifiche informazioni sulla pericolosità idraulica locale, oltre che di stabilità se si tratta di terreni acclivi, in particolare sugli aspetti legati all'erosione dei suoli, al trasporto solido nel reticolo di deflusso o all'alterazione dei terreni, e confrontarsi sia con i dati scaturiti che con i risultati emersi dallo studio, in modo tale da verificare e soddisfare in dettaglio tutti gli aspetti di natura rurale e connessi con gli le componenti geologiche e geomorfologiche (erosione dei suoli, trasporto del carico solido, efficienza del reticolo idrografico, ecc,).
16. Le misure di salvaguardia per gli areali soggetti ai fenomeni franosi di cui al P.S.A.I. dell'Autorità di Bacino F. Arno
Per le zone della Carta P03 che riportano gli areali soggetti ai fenomeni franosi del livello di dettaglio in scala 1:10.000 di cui al P.S.A.I. dell'Autorità di Bacino F. Arno valgono le misure di salvaguardia di cui agli Artt. 1-5 delle NTA allegate allo Strumento citato, relativo alla rimozione delle situazioni a rischio idrogeologico più alto, recante l'individuazione e la perimetrazione delle aree a pericolosità e a rischio idraulico e di frana molto elevato.
Art. 16 L'integrità idraulica
1. La Carta della Integrità Idraulica (P04a/b/c) deriva dalla elaborazione di informazioni raccolte a scala provinciale, nonché dalla consultazione e dalla lettura di documenti tecnico - ambientali e dei relativi quadri conoscitivi esistenti, vigenti o in corso di approvazione, tra cui il Progetto di Piano per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I.); la Carta è distinta in tre tavole: la Carta P04a contiene l'identificazione di tutti gli alvei che danno origine alla disciplina di salvaguardia idraulica contenuta nel P.I.T. (DCR 12/00), le identificazioni di quanti, come sottoinsieme dei primi, danno origine alla salvaguardia di tipo "ambito B" (rif. Art. DCR 12/00) nel territorio adiacente, la delimitazione delle fasce definite "ambito B" in cui dette salvaguardie vigono e le zone soggette ad allagamento nell'ultimo trentennio derivate dal Piano di Bacino del F. Arno approvato; la Carta P04b contiene le zonazioni delle aree di vincolo e di salvaguardia idraulica attualmente vigenti estratte per il territorio della Provincia di Prato dal Piano di Bacino del Fiume Arno - Stralcio Rischio Idraulico (ex DL 126/98 e D.P.C.M. 05/11/99); la Carta P04c contiene le zonazioni delle aree di salvaguardia idraulica introdotte dal Piano Straordinario dell'Assetto Idrogeologico (D.C.I. 139/99 - D.L. 180/98 e L. 267/99) redatto dall'Autorità di Bacino del Fiume Arno, le zonazioni delle aree di salvaguardia idraulica Art. 15 e Art. 18 delle N.T.A. introdotte dal Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (D.C.I. 1/02 - D.L. 180/98 e L. 267/99) redatto dall'Autorità di Bacino del Fiume Reno, i confini delle due Autorità di Bacino.
2. Gli Strumenti Urbanistici comunali o attuativi, sulla base di appositi studi ed indagini specifiche, integrano le dotazioni del Quadro Conoscitivo provinciale con la delimitazione di dettaglio delle aree allagate su base storica per eventi alluvionali a partire dal 1966, come disposto dalle norme di attuazione del Piano di Bacino del Fiume Arno-Stralcio Rischio Idraulico allegato al D.P.C.M. 05/11/99.
3. Di tutti gli elementi acquisiti dai Piani di settore dell'Autorità di Bacino del Fiume Arno sono riportati i termini originali, per cui ognivoce di legenda si riferisce ad analoghe definizioni nelle tavole e nelle norme di attuazione dei relativi piani. Quindi:
- - la definizione dell'Ambito B è stata mantenuta analoga a quelle dell'art. 74 del P.I.T. (DCRT 12/00), pertanto si tratta di una fascia determinata con criteri geometrici nelle aree di pianura (con estensione minima di 300 m) e morfologici nelle aree collinari e montane. Tali definizioni saranno superate dai Piani Strutturali e dagli altri strumenti urbanistici dotati di studi idrologico - idraulici di dettaglio,con cui si definiranno i nuovi Ambiti B come le aree adiacenti ai corsi d'acqua classificati nella lista allegata alle presenti norme in cui si distribuiscono le acque esondate o non smaltite a seguito dell'evento idrologico duecentennale;
- - la delimitazione dei nuovi Ambiti B terrà conto anche, supportata da considerazioni e calcoli idrologico-idraulici, degli effetti che l'evento di riferimento duecentennale avrà sulle acque basse e sulle aree di pianura.
4. Per l'intero territorio provinciale, l'individuazione delle classi di pericolosità precedentemente acquisita dalla DCRT n. 94 del 1985 deve tenere presente le definizioni dei punti seguenti in funzione del rischio idraulico:
- - Pericolosità Idraulica irrilevante (classe 1). Aree collinari o montane prossime ai corsi d'acqua per le quali ricorrono le seguenti condizioni:
- a) non vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni;
- b) sono in situazione favorevole di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori di ml. 2 rispetto al piede esterno dell'argine o, in mancanza, al ciglio di sponda di corsi d'acqua appartenenti al reticolo idrografico.
- - Pericolosità Idraulica bassa (classe 2). Aree di fondovalle per le quali ricorrono seguenti condizioni:
- a) non vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni;
- b) sono in situazione di alto morfologico rispetto alla piana alluvionale adiacente, di norma a quote altimetriche superiori a ml. 2 rispetto al piede esterno dell'argine o, in mancanza, al ciglio di sponda di corsi d'acqua appartenenti al reticolo idrografico.
- - Pericolosità Idraulica media (classe 3). Aree di fondovalle per le quali ricorre almeno una delle seguenti condizioni:
- a) vi sono notizie storiche di inondazioni;
- b) sono morfologicamente in situazione sfavorevole, di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a ml. 2 sopra il piede esterno dell'argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda di corsi d'acqua appartenenti al reticolo idrografico.
- - Pericolosità Idraulica elevata (classe 4). Aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrono entrambe le condizioni di cui al precedente punto precedente.
5. Prescrizioni per le aree comprese negli ambiti B
- a) Nuove previsioni e modifiche della previsioni esistenti La realizzazione di interventi in aree di nuova previsione all'interno degli ambiti B, ridefiniti con i criteri idraulici, è condizionata alla contestuale esecuzione delle opere per la messa in sicurezza degli interventi stessi dell'evento duecentennale.
- b) Attuazione delle previsioni esistenti L'attuazione delle previsioni esistenti nelle aree comprese negli ambiti B di nuova definizione è condizionata alla contestuale esecuzione di opere per la messa in sicurezza degli interventi stessi, dall'evento centennale.
- c) Patrimonio edilizio esistente e nuovi interventi diretti in zone di completamento. Per quanto riguarda gli interventi diretti sul patrimonio edilizio esistente e nelle aree di completamento, i P.S. e gli altri Strumenti Urbanistici dovranno prevedere una disciplina che definisca gli interventi fattibili ed i condizionamenti o le limitazioni da rispettare per la loro esecuzione, tenendo conto della necessità di non incrementare il rischio idraulico e di non pregiudicare futuri interventi di regimazione idraulica nel territorio.
6. Indirizzi per il superamento delle salvaguardie dell'ambito B
All'interno degli ambiti B ridefiniti come ai precedenti punti, i P.S. e gli altri strumenti pianificatori, in attuazione del comma 4 dell'art. 65 del P.I.T., provvedono:
Alla perimetrazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti e di progetto che dovranno essere messi in sicurezza; identica perimetrazione dovrà riguardare anche le aree ricadenti nelle classi di pericolosità 4 come definite al punto 4 dell'art. 6.
Alla individuazione delle aree da destinare ad interventi di regimazione idraulica per la messa in sicurezza delle aree così perimetrate.
7. Interventi di trasformazione del territorio agricolo e rurale
Limitatamente agli interventi o ai programmi di trasformazione del territorio agricolo forestale, gli strumenti di pianificazione e programmazione del territorio a verde dovranno acquisire, tramite apposite indagini idrologico - idrauliche, specifiche informazioni sulla pericolosità idraulica locale, in particolare sugli aspetti legati alle acque basse, alla loro regimazione ed al loro smaltimento, e confrontarsi sia con i dati scaturiti che con i risultati emersi dallo studio, in modo tale da verificare e soddisfare in dettaglio tutti gli aspetti di natura rurale e connessi con gli le componenti geologiche e geomorfologiche (erosione dei suoli, trasporto del carico solido, efficienza del reticolo idrografico, ecc,).
8. Prescrizioni per le aree con pericolosità idraulica irrilevante (P1)
Nelle aree a pericolosità idraulica irrilevante (PI1) non si attuano prescrizioni all'uso del territorio. Rimane l'indirizzo di inserire nello studio geologico di supporto ad ogni Strumento Urbanistico una serie di considerazioni idrauliche, idrografiche e idrologiche, se necessario, con cui si dimostri di aver affrontato anche le eventuali problematiche settoriali e locali legate alle acque superficiali che potrebbero incidere sullo sviluppo urbanistico delle zone.
9. Prescrizioni per le aree con pericolosità idraulica bassa (P2)
Nelle aree a pericolosità idraulica bassa (PI2) non si attuano prescrizioni specifiche all'uso del territorio. Rimane l'indirizzo di unire allo studio geologico di supporto ad ogni Strumento Urbanistico una serie di considerazioni idrauliche, idrografiche e idrologiche, con cui si dimostri di aver affrontato ogni problematica settoriale e locale legate all'elemento idraulico, idrografico e morfologico, che potrebbe incidere sullo sviluppo urbanistico della zona. I risultati degli studi dovranno costituire elemento di base per la classificazione della pericolosità idraulica degli interventi e dell'ammissibilità delle previsioni.
10. Prescrizioni per le aree con pericolosità idraulica media (P3)
Nelle aree a pericolosità idraulica media (PI3) si attuano le indicazioni espresse dal secondo capoverso del punto 4 dell'artr.80 del P.I.T. così come specificato: relativamente alle aree di classe di pericolosità idraulica deve essere allegato allo strumento urbanistico uno studio idrologico-idraulico di entità e approfondimento commisurato alle problematiche che fanno scaturire la pericolosità idraulica ed al tipo e complessità della previsione che si intende attuare o proporre, che illustri lo stato di efficienza e lo schema di funzionamento delle opere idrauliche ove presenti o che comunque definisca il grado di rischio. I risultati dello studio dovranno costituire elemento di base per la classificazione di fattibilità degli interventi e dall'entità delle previsioni e ove necessario indicare soluzioni progettuali tese a ridurre al minimo possibile il livello di rischio ed i danni agli interventi per episodi di esondazione o ristagno.
Di norma, nelle zone a pericolosità idraulica 3 non si prevedono limitazioni all'uso del territorio, purché le condizioni imposte dalle indagini idrauliche precedentemente citate per la fattibilità in condizioni di sicurezza ed in modo da non aggravare il rischio di alluvionamento per le zone adiacenti, non comportino un carico eccessivo per lo sviluppo urbanistico ed economico dell'area, né contraddicano od ostacolino l'attuale programmazione o realizzazione degli interventi di messa in sicurezza idraulica.
11. Prescrizioni per le aree con pericolosità idraulica elevata (P4)
Nelle aree a pericolosità idraulica elevata (PI4) si attuano le indicazioni espresse dal secondo capoverso del punto 5 dell'artr.80 del P.I.T. così come specificato: relativamente a queste aree a pericolosità elevata (PI4) deve essere allegato allo strumento urbanistico uno studio idrologico-idraulico che definisca attraverso i comprovati metodi dell'idrologia con precisione il livello di rischio relativo all'area nel suo complesso, i risultati dello studio dovranno costituire elemento di base per la classificazione di fattibilità degli interventi e dell'ammissibilità delle previsioni. Nel caso in cui dallo studio risulti che l'area interessata è soggetta a fenomeni di inondazione con tempi di ritorno compresi tra 0 e 20 anni, i nuovi strumenti urbanistici generali o loro varianti non dovranno consentire previsioni edificatorie salvo che per infrastrutture a rete non diversamente localizzabili a condizione che per queste ultime si attuino tutte le precauzioni necessarie per la riduzione del rischio idraulico a livelli compatibili con le caratteristiche dell'infrastruttura.
Nelle zone a pericolosità idraulica 4 gli interventi e le prescrizioni ammesse potranno essere di tipo e entità compatibile con il territorio e con il relativo sviluppo sostenibile, tale da non comportare eccessi di carico per quanto riguarda le opere di messa in sicurezza idraulica, né una snaturata trasformazione ambientale, urbanistica ed economica del territorio.
12. Alle aree indicate nelle Carte della Integrità Idraulica P04b e P04c come estratte dal Piano di Bacino del F. Arno di cui al D.P.C.M. 05/11/99, quelle estratte dal Piano Straordinario per l'Asseto Idrogeologico del F. Arno di cui alla D.C.I. 139/99 e quelle estratte dal Piano Stralcio per l'Asseto Idrogeologico del F. Reno di cui alla D.C.I. 1/02, sono associate le stesse Norme Tecniche di Attuazione di salvaguardia contenute negli stessi Piani di settore delle due Autorità di Bacino.
13. Disposizioni per la riduzione dell'impermeabilizzazione superficiale:
- a) per l'intero territorio provinciale la realizzazione di nuovi edifici deve garantire il mantenimento di una superficie in percentuale immutata rispetto a quella stabilità da precedente normativa regionale (DCRT 12/00);
- b) spazi pubblici e privati destinati a piazzali, parcheggi e viabilità pedonale e meccanizzata devono essere realizzati con modalità costruttive che consentano l'infiltrazione o la ritenzione anche temporanea delle acque meteoriche. La prescrizione non si attua per motivi di sicurezza e per tutela storico-ambientale. Tra i motivi di sicurezza rientrano le esigenze statiche in relazione a carichi stradali gravosi ed in rapporto alle caratteristiche geotecniche dei terreni.
- c) il convogliamento delle acque piovane in corsi d'acqua superficiali e nella rete fognaria deve essere evitato quando è possibile dirigere le acque in aree adiacenti con superficie permeabile a quote inferiori e salvo diritti di terzi.
Art. 17 L'integrità idrogeologica
1. La Carta della Integrità Idrogeologica (P05) deriva dalla elaborazione di informazioni raccolte a scala provinciale, nonché dalla consultazione e dalla lettura di documenti tecnico - ambientali e dei relativi quadri conoscitivi esistenti, vigenti o in corso di approvazione, tra cui il Progetto di Piano per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I.); la Carta contiene una zonazione della "permeabilità intrinseca" elaborata per complessi e situazioni ideologiche, ovvero attribuendo un grado di permeabilità all'insieme di più tipi litologici omogenei sulla base di caratteristiche strutturali, tessiturali e composizionali.
Le indicazioni di cui al precedente comma 1 costituiscono le basi conoscitive per una zonazione di permeabilità più dettagliata che i Comuni, per il loro l'intero territorio, o i soggetti proponenti altri strumenti urbanistici, per i territori di loro competenza, dovranno sviluppare.
2. In riferimento alle situazioni idrogeologiche che possono essere desunte dai dati disponibili alla scala provinciale dal Quadro Conoscitivo, si definiscono le seguenti classi di permeabilità:
- - Permeabilità molto bassa (VI 1)
- - Permeabilità Bassa (VI 2)-Permeabilità Media (VI 3)
- - Permeabilità Elevata (VI 4)
3. Ciascuna delle precedenti classi di permeabilità è definita come segue:
- - Permeabilità molto bassa - VI 1: comprende le aree interessate dai tipi litologici del complesso caotico argillitico, la cui particolare natura strutturale e tessiturale preclude pressoché completamente sia la circolazione idrica sotterranea, sia la percolazione e l'infiltrazione dalla superficie, sia il contenimento di quantità significativa di acque di saturazione. A questa classe compete una vulnerabilità irrilevante.
- - Permeabilità Bassa - VI 2: comprende le aree interessate da associazioni lapidee a componente prevalentemente arenacea, marnosa, argillitica e siltitica con strutture stratificate; nonché da associazioni argillitiche e calcaree tettonizzate a struttura caotica e da associazioni vulcaniche massicce fratturate. La permeabilità associata a questa classe rimane legata ad uno stato fessurato pervasivo sia originario conla stratificazione, sia tardivo causato dalle le fasi tettoniche che i tipi litologici hanno subito, ma non continuo, né particolarmente diffuso nell'ammasso roccioso. A questa classe compete una Vulnerabilità bassa.
- - Permeabilità Media - VI 3: comprende le aree interessate da associazioni lapidee a componente prevalentemente calcarea e silicea stratificata oppure complessi vulcanici disomogenei; comprende inoltre le aree interessate da accumuli detritici colluviali o pluvio residuali e frane non omogenee e non granulari, da depositi di frana stabilizzati, da depositi alluvionali recenti ed antichi terrazzati e da terreni sabbio-argillosi di origine fluvio lacustre. A questa classe compete una Vulnerabilità media. Il tipo di permeabilità di questa classe è sia di tipo primario che secondario; in entrambi i casi assume valori significativi: la permeabilità per porosità deriva da depositi ed accumuli di grana medio grossolana mista, quella per fessurazione si riferisce a tipi litologici a comportamento prevalentemente rigido e fragile, per cui rispondono agli stress tettonici con fratture piuttosto che con deformazioni.
- - Permeabilità Elevata - VI 4: comprende le aree interessate da depositi di versante e di falda, dai corpi di frana, da strutture sedimentarie della conoide di Prato. Tutti questi depositi sciolti sono caratterizzati da una tessitura particolarmente grossolana e normalmente sono privi di matrice fine, per cui la porosità e la permeabilità primaria rimangono molto elevate. A questa classe compete una Vulnerabilità da elevata a molto elevata.
4. La zonazione della permeabilità dovrà essere elaborata nei successivi strumenti urbanistici con criteri di calcolo o numerici, scientificamente riconosciuti, oppure con il criterio della associazione per complessi e situazioni idrogeologiche. Quest'ultimo metodo si basa sulla valutazione qualitativa, riferita a ciascun litotipo ed associazioni di litotipi omogenee, che tengono conto della permeabilità dell'acquifero e della sua tipologia.
5. Prescrizioni per le classi di permeabilità elevata (VI 4) e permeabilità media (VI 3).
Nelle aree comprese nelle classi di permeabilità elevata e media (VI 4 - VI 3) gli strumenti di Pianificazione e di Programmazione delle trasformazioni del territorio rurale non dovranno prevedere impianti ed attività potenzialmente inquinanti, in particolare quelli per cui sono coinvolti scarichi, depositi, accumuli o stoccaggi direttamente contro terra di materie prime, prodotti, residui o reflui pericolosi per l'ambiente quali:Attività zootecniche industriali; Impianti di stoccaggio temporaneo o definitivo o di trattamento di rifiuti solidi urbani, rifiuti urbani pericolosi, rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi; Impianti ed attività industriali particolarmente pericolosi a causa di emissioni, scarichi, residui o materie prime inquinanti;
6. Prescrizioni per le classi di permeabilità bassa (VI 2).
Nelle zone comprese nella classe di permeabilità bassa (VI 2), l'ammissibiltà degli impianti e delle attività industriali connesse con un potenziale rischio di inquinamento è valutato nell'ambito degli Strumenti Urbanistici Generali o Attuativi sulla base di studi ed indagini ambientali e di impatto a largo raggio, fondati se necessario su campagne di rilevamento e di monitoraggio preventivo, del suolo, del sottosuolo e della risorsa idrica superficiale e sotterranea.
7. Prescrizioni particolari per le zone di ricarica della falda.
Le aree comprese nelle zone con permeabilità elevata (VI 4), media (VI 3) e, per i comprensori per i quali abbia un significato idrogeologico, anche bassa (VI 2 - es. aree litoidi con fatturazione, aree detritiche collinari e montane, aree calcaree, aree alluvionali di fondovalle) che abbiano il ruolo, per posizione geografica o per rapporto stratigrafico, di aree di ricarica della falda dovranno essere tutelate contro l'inquinamento con criteri particolarmente cautelativi dalla disciplina di attuazione degli Strumenti Urbanistici Generali.
Tali zone saranno identificate con il dettaglio necessario sulla base delle conoscenze specifiche acquisite a livello comunale o locale e cartografate nell'ambito degli studi geologici ed idrogeologici dei P.S. o di altri Strumenti di Pianificazione.
Su queste zone dovranno essere evitati non solo nuovi impianti ed attività indicate nel comma precedente, ma anche ogni altro punto o area a potenziale rischio di inquinamento e dovranno essere adeguati funzionalmente, potenziati se necessario e manutenuti nel miglior stato di efficienza gli impianti di depurazione ed i sistemi di collettamento dei reflui fognari.
La trasformazione del territorio urbano o rurale in zone di ricarica della falda è condizionata, in ogni settore di sviluppo urbanistico, alla salvaguardia della capacità di infiltrazione efficace del suolo e quindi al mantenimento della maggiore proporzione possibile di aree permeabili.
8. Indirizzi per le classi di permeabilità elevata (VI 4) e permeabilità media (VI 3).
In queste classi di permeabilità media ed elevata, gli Strumenti Urbanistici dovranno regolamentare con proprie disposizioni impostate al criterio della salvaguardia della risorsa sotterranea le attività estrattive, le attività di raccolta, stoccaggio temporaneo e smaltimento dei rifiuti, oltre a tenere sotto stretto controllo lo stato di efficienza, le condizioni di manutenzioni ed il grado di efficacia del comparto relativo alla depurazione e al collettamento dei rifiuti reflui fognari.
9. Indirizzi per la realizzazione di nuovi pozzi.
Ferma restando l'attuale procedura di acquisizione dell'autorizzazione o di comunicazione di R.A.S., la Provincia di Prato, nell'ambito delle funzioni di Ente con competenze amministrative e tecniche nel campo della risorsa idrica sotterranea delegate dagli ex Uffici Regionali del G.C., provvede con il proprio settore di gestione della risorsa idrica a costruire ed aggiornare l'archivio dei pozzi ed un bilancio idrogeologico, sulla base del quale modulare la propria attività autorizzativa per i pozzi. La Provincia potrà acquisire anche le informazioni disponibili presso i Comuni, gli Enti concessionari del servizio idrico pubblico, gli Ato e quanti altri possano partecipare alla redazione o all'aggiornamento del bilancio idrogeologico ed all'archivio del pozzi. I Comuni, nell'ambito dei propri P.S. e degli altri strumenti di pianificazione, verificheranno nel territorio che compete allo strumento la consistenza degli emungimenti esistenti, l'entità degli abbassamenti indotti della falda, l'assetto idrogeologico del sottosuolo e la possibilità di soddisfare ulteriori emungimenti. In questo senso, i Comuni provvederanno a disciplinare queste verifiche nei propri strumenti di pianificazione condizionandone o limitandone lo sviluppo.
Art. 18 La riproducibilità delle risorse naturali
1. La Provincia e i Comuni promuovono attivamente, ciascuno con riferimento alle proprie competenze, l'approfondimento e la pubblica disponibilità delle conoscenze relative allo stato delle diverse risorse naturali, nonché l'adozione di comportamenti precauzionali laddove non sia chiaro l'effetto delle trasformazioni proposte sulle risorse stesse.
PRESCRIZIONI
2. Il PTC, ai sensi di quanto previsto dalla LR 5/95, richiede ai diversi piani o programmi di settore provinciali, nonché ai PS e ai diversi strumenti urbanistici comunali, di verificare l'effetto delle proprie previsioni sullo stato delle diverse risorse naturali presenti sul territorio provinciale, al fine di garantire la riproducibilità delle stesse per le generazioni presenti e future.
3. Il riferimento per la verifica di cui sopra è costituito dai seguenti elementi del quadro conoscitivo: QC13 - Stato delle risorse naturali (QC13-a: Banca-dati ambientali; QC13-b: Schede descrittive degli ecomosaici), e dagli Allegati 4: Indicatori ambientali e 5. Schema di rete ecologica provinciale e linee d'azione per la sua attuazione alle presenti norme, e dalle eventuali rispettive integrazioni e aggiornamenti.
4. Le azioni provinciali e comunali di cui al comma 2 dovranno altresì garantire la congruità rispetto alle funzioni ambientali previste per le diverse parti del territorio provinciale dal Sistema territoriale funzionale "ambiente", di cui all'elaborato grafico di progetto P09 e all'art. 11 delle presenti norme.
Art. 19 La risorsa biodiversità
1. Per tutela della biodiversità si intende la tutela della flora, della fauna e degli habitat di interesse conservazionistico, , come conservazione della complessità delle popolazioni animali e vegetali e delle forme del paesaggio e degli equilibri ecologici funzionali alla riproduzione di un numero sufficientemente elevato di specie animali e vegetali autoctone . Oggetto di tutela sono pertanto non solo le singole specie presenti sul territorio, ma anche gli habitat necessari alla loro riproduzione e sopravvivenza.
2. Il PTC individua come ambiti prioritari di tutela della biodiversità le "aree di biodiversità primaria" di cui al Sistema territoriale funzionale "ambiente" (elaborato P09 e art. 11 delle presenti norme); nel medesimo sistema funzionale sono individuate le funzioni di tutela e ricostruzione della biodiversità che possono essere svolte dalle diverse parti del territorio provinciale, e i relativi indirizzi e prescrizioni. Concorre alla tutela della biodiversità l'attuazione delle norme relative alla tutela dell'integrità paesistica (artt. 29-32 delle presenti norme).
AZIONI
3. La Provincia promuove l'attuazione della rete ecologica europea natura2000, e la sua implementazione, in riferimento al quadro normativo istituzionale ed alle indicazioni di rete ecologica di cui all'Allegato 5 e relative tipologie di azione. A tale scopo, e nell'esercizio delle proprie competenze ai sensi della L.R. n. 56/00, provvede a:
- - dare attuazione ad un programma di studio e monitoraggio riferito agli habitat e specie di interesse conservazionistico;
- - approfondire le possibilità di implementazione della rete ecologica all'interno del territorio provinciale, con particolare riferimento agli ambiti prioritari di cui al comma 2, ed inoltre agli elementi individuati nell'Allegato 5, quali gangli secondari della rete ecologica;
- - contribuire con gli opportuni approfondimenti all'individuazione, di competenza regionale, delle forme del paesaggio della provincia di Prato la cui diversità possa comportarne la designazione quali GIR;
- - coordinare ed implementare il complesso delle forme di gestione degli habitat e delle specie di interesse conservazionistico, dare continuità alle attività di gestione dei pSIC-SIR provinciali avviate in occasione del progetto Life-Natura Habio, anche tramite l'adozione di piani di gestione ai sensi dell'art. 3 della L.R. 56/00.
Art. 20 La risorsa aria
1. Concorrono a tutelare la riproducibilità della risorsa aria le azioni di:
- - tutela della qualità dell'aria in senso stretto, ovvero il contenimento entro limiti accettabili dell'inquinamento atmosferico;
- - tutela dall'inquinamento acustico; -tutela dall'inquinamento luminoso; -tutela dai campi elettromagnetici; -tutela dai cambiamenti climatici.
PRESCRIZIONI
2. Relativamente alla tutela della qualità dell'aria:I Comuni, nei propri PS e negli altri strumenti urbanistici, nel redigere la relazione sugli effetti ambientali delle proprie previsioni ai sensi dell'art.32 LR 5/95, anche in riferimento all'Allegato 4 alle presenti NTA verificano in particolare che:
- - le diverse scelte localizzative sul territorio minimizzino l'incremento della mobilità di persone e merci e comunque non inducano livelli di inquinamento atmosferico superiori ai limiti di norma.
- - le aree interessate da nuove localizzazioni siano facilmente raggiungibili con il trasporto pubblico, le piste ciclabili e i percorsi pedonali;
- - le trasformazioni urbanistiche (cambiamento degli indici fondiari e delle destinazioni d'uso) delle aree già edificate non aumentino ulteriormente la concentrazione delle sorgenti di emissione (processi di combustione); -la dotazione di parcheggi pubblici, in particolare per i servizi e il commercio, sia sufficiente a non generare ulteriore traffico per la ricerca dei parcheggi.
3. Relativamente alla tutela dall'inquinamento acustico:
I Comuni, nei propri PS e negli altri strumenti urbanistici, nel redigere la relazione sugli effetti ambientali delle proprie previsioni ai sensi dell'art.32 LR 5/95, verificano in particolare che:
- - le zone residenziali siano protette da misure di mitigazione e dissuasione del traffico di attraversamento;
- - le zone destinate ad attività produttive, attività commerciali non di vicinato e attività ricreative non occasionali abbiano realizzato, prima dell'entrata in funzione, gli opportuni interventi di mitigazione acustica;
- - la classificazione acustica del territorio comunale recepisca gli obiettivi definiti dal Sistema funzionale ambiente di cui all'art.11 delle presenti norme per le diverse parti del territorio provinciale.
4. Relativamente alla tutela dalle emissioni luminose:
I Comuni, nei propri PS e negli altri strumenti urbanistici, nel redigere la relazione sugli effetti ambientali delle proprie previsioni ai sensi dell'art.32 LR 5/95, verificano che per nuovi impianti le tipologie, le densità e la potenza delle illuminazioni esterne ammesse siano tali da limitare gli effetti della maggiore pressione che ne deriva ed in particolare per gli elementi del sistema funzionale ambiente il disturbo per la fauna selvatica e per la vegetazione, da contenere l'impatto sul paesaggio.
5. Relativamente alla tutela dai campi elettromagnetici:
Le nuove linee elettriche, sia di alta che media tensione, dovranno essere realizzate, di norma, lungo le strade, le testate dei campi ecomunque in modo da recare il minor pregiudizio possibile sia ai luoghi di permanenza antropica che all'ambiente naturale. L'ANPILdella Calvana e l'intero territorio dell'STL Montalbano vengono individuati come ambiti da risanare al fine di ridurre l'impatto delle linee di alta tensione esistenti sull'ecosistema e sugli insediamenti antropici.
6. Relativamente alla tutela dai cambiamenti climatici:
I Comuni, nei propri PS e negli altri strumenti urbanistici, nel redigere la relazione sugli effetti ambientali delle proprie previsioni ai sensi dell'art.32 LR 5/95, verificano in particolare che le nuove edificazioni e urbanizzazioni previste non comportino un peggioramento del microclima locale, individuando le eventuali misure di compensazione e mitigazione necessarie a tal fine.
Art. 21 La risorsa acqua
1. L'acqua, oltre a costituire un veicolo per lo scambio di sostanze tra i vari ecosistemi, esercitare una fondamentale azione di modellamento del paesaggio e regolare il clima, rappresenta una risorsa naturale indispensabile sia per la vita umana che per quella animale e vegetale. Il PTC tutela quindi le condizioni che garantiscono la riproducibilità di questa risorsa per le generazioni attuali e future, nella sua duplice articolazione di acque sotterranee e acque superficiali.
La Provincia promuove i principi dell'equità e della solidarietà nell'uso e nella tutela delle risorse idriche presenti nel suo territorio, ed esercita le proprie competenze di gestione del demanio idrico ponendo cura a:
- - promuovere forme di controllo e monitoraggio pubblico del sistema di approvvigionamento idrico sul proprio territorio, dei relativi bilanci quantitativi, qualitativi e finanziari, e la divulgazione dei risultati;
- - promuovere la differenziazione delle fonti idriche e dei relativi livelli qualitativi in relazione alle diverse esigenze d'uso, prevenendo e riducendo (ove già in atto) l'uso improprio di risorse idriche pregiate (falde superficiali e profonde);
- - privilegiare i prelievi dai corpi idrici superficiali, garantendo il mantenimento di un deflusso minimo vitale rispetto alle diverse funzioni svolte dal corpo d'acqua;
- - migliorare la qualità ecologica delle acque superficiali;
- - promuovere gli obiettivi di tutela della risorsa idrica nelle diverse politiche settoriali dell'ente.
PRESCRIZIONI
2. Nella redazione dei PS i Comuni specificano, dettagliano e completano, con riferimento al territorio comunale, il bilancio delle disponibilità, dei prelievi e dei consumi idrici di cui al QC/13a e all'Allegato 4 alle presenti norme. A tal fine i Comuni provvederanno ad aggiornare ed integrare gli indicatori ambientali di cui all'Allegato 4, usandoli come riferimento per la valutazione delle conseguenze indotte dalle trasformazioni previste dal PS rispetto alle conseguenze che esse comportano sulla qualità e quantità della risorse idriche sotterranee e superficiali.
3. I Comuni, nei propri PS e negli altri strumenti urbanistici,forniscono indicazioni agli strumenti urbanistici gestionali ed attuativi affinché le previsioni di nuove edificazioni e urbanizzazioni siano accompagnate da azioni specifiche per la tutela della risorsa acqua e per il risparmio idrico, quali:
- - doppie reti di approvvigionamento idrico nelle nuove urbanizzazioni, e serbatoi per la raccolta delle acque meteoriche da immettervi per gli usi meno esigenti dal punto di vista qualitativo (irrigui, di sciacquone, antincendio ecc.);
- - impianti di fitodepurazione per gli insediamenti sparsi e i piccoli nuclei;
- - fasce di vegetazione arbustiva o ripariale a valle dei sistemi di scolo delle acque dai terreni agricoli, in grado di trattenere le sostanze chimiche e organiche veicolate dalle acque prima che queste raggiungano i corpi idrici;
- - localizzazioni specificamente attrezzate per le industrie idroesigenti, finalizzate al massimo riuso della risorsa idrica.
Art. 22 La risorsa suolo
1. Il suolo svolge sia un ruolo di carattere multifunzionale (produzione di biomassa, capacità di fissare il carbonio, ruolo di filtro e tampone) che quello di specifica matrice naturale connotata da specifici caratteri pedologici. Le azioni finalizzate a tutelare la riproducibilità della risorsa suolo sono quindi dirette a tutelare l'insieme di queste funzioni.
PRESCRIZIONI
2. I PS e gli altri strumenti urbanistici dei Comuni, dettagliano peri diversi sistemi territoriali che articolano il territorio comunale, il rapporto tra superfici urbanizzate e superfici naturali di cui all'Allegato 4 alle presenti NTA, valutando gli esiti delle proprie previsioni sul consumo complessivo di suolo. Nel caso in cui le previsioni di piano modifichino il rapporto esistente a favore delle superfici urbanizzate, un saldo non negativo per le funzioni svolte dai suoli naturali sarà garantito attraverso specifici interventi di compensazione.
Art. 23 L'integrità culturale
1. Il PTC individua nella cultura, nelle varie forme e modi attraverso cui essa si esprime, in relazione alle diverse comunità insediate, con specifico riferimento alle dotazioni territoriali di servizi culturali, il principale valore fondativo dell'identità territoriale della provincia.
2. Il PTC di conseguenza riconosce nella cultura la risorsa essenziale utile al rafforzamento e alla qualità delle relazioni sociali, alla crescita delle conoscenze, al riconoscimento dei valori territoriali e identitari della Provincia di Prato.
3
. Per questi motivi il PTC oltre a individuare specifiche azioni di tutela e valorizzazione delle risorse del patrimonio territoriale e delle specifiche identità locali della provincia (di cui agli elaborati: QC/11 "Sistema insediativo provinciale"; QC/12 "Schemi delle fasi di
territorializzazione"; QC/15 "Atlante del patrimonio"), persegue la loro integrazione attraverso la promozione di relazioni finalizzate a forme di sviluppo locale incentrate sulle risorse culturali e socio-economiche endogene (cfr. Art. 12 Il sistema territoriale funzionale "Fruizione integrata del patrimonio culturale ed ambientale" delle presenti norme).
4. Il PTC indica inoltre nell'insieme dei servizi, di cui al comma successivo, il supporto fondamentale per la gestione, divulgazione, rafforzamento e individuazione di azioni sinergiche di supporto alla pianificazione comunale e ai progetti che gli enti locali potranno individuare sul territorio: progetti specifici di valorizzazione delle risorse territoriali, progetti di opere pubbliche, piani di settore, ecc.
5. I servizi sono individuati alla Tav. QC/11-f "Principali servizi di livello urbano e territoriale" e precisamente:
- - sistema bibliotecario a rete;
- - sistema museale;
- - rete dei servizi culturali e sociali;
- - servizi scolastici;
- - associazionismo di tipo culturale, turistico ecc;
- - azienda promozione turismo;
- - centri di documentazione storico-etnografica;
- - centri di didattica ambientale;
- - manifestazioni legate agli usi ed ai costumi locali.
6. I PS dovranno valutare, con riferimento ai criteri individuati agli articoli seguenti, gli effetti della pianificazione comunale sulle risorse culturali e sulla loro messa a sistema.
7. Costituiscono specifico oggetto di tutela ai fini della valorizzazione identitaria del territorio "I documenti materiali della cultura" che comprendono, ai fini e per gli scopi del presente PTC, gli "Edifici e i manufatti di valore", "I centri antichi", "Le aree di interesse archeologico" e "La viabilità storica" di cui agli articoli seguenti e alla Tav. QC/11-c.
Art. 24 I documenti materiali della cultura
1. Il PTC riconosce nei documenti materiali della cultura l'insieme delle risorse patrimoniali, nelle quali più spiccatamente si fonda il concetto di "identità territoriale" e da cui discendono le tutele e le salvaguardie definite agli articoli seguenti.
2. Il PTC riconosce inoltre nei documenti materiali della cultura, il ruolo insostituibile di elementi di caratterizzazione e fondamento della memoria collettiva, qualsiasi intervento edilizio dovrà pertanto garantirne la sostanziale integrità e il mantenimento e la salvaguardia del luogo in cui sono collocati.
3. All'interno dei documenti materiali, il PTC riconosce i seguenti elementi:
- -gli edifici e i manufatti di valore;
- -i centri antichi;
- -le aree di interesse archeologico;
- -la viabilità storica.
4. Il PTC tutela, benché non inseriti negli elaborati di Quadro Conoscitivo "I parchi e i giardini storici".
5. Il PS verificano e specificano i "Documenti materiali della cultura" al fine di individuare specifici ambiti di tutela.
Art. 25 Gli edifici e i manufatti di valore
1. Il PTC, mediante l'assemblaggio delle ricerche e degli studi redatti da vari enti operanti sul territorio della provincia e di specifiche analisi opportunamente attivate nel corso della sua redazione, ha costituito l'archivio dei manufatti e degli edifici di valore presenti sul territorio provinciale, con l'obiettivo di ottenere un unico strumento di consultazione e archiviazione dei dati, implementabile e rinnovabile.
2. L'archivio così costituito, evidenziato nella tavola QC/11-c: I documenti materiali della cultura, diventa lo strumento necessario all'individuazione di azioni idonee per la valorizzazione dei manufatti e degli edifici di valore, indispensabile al riconoscimento dell'identità culturale del territorio, ad arricchirne l'offerta in termini di patrimonio territoriale e a renderne consapevoli le comunità locali.
3. Il PTC nell'avanzare criteri per la salvaguardia degli edifici e dei manufatti di valore, intende considerare gli edifici nel loro contesto territoriale e ambientale, includendo quindi, nelle azioni di tutela e valorizzazione, gli ambiti territoriali che concorrono a definire il rapporto tra edifici e territorio aperto.
4. I PS, ai fini della salvaguardia e valorizzazione degli edifici e manufatti di valore, in rapporto agli obiettivi espressi dal PTC, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - orientare le scelte verso azioni che coniughino il mantenimento, la riqualificazione, la valorizzazione e l'ottimizzazione della fruizione dei beni, prioritariamente attraverso politiche integrate di intervento ed azioni coordinate di gestione (cfr art. 12 "Il sistema territoriale funzionale "Fruizione integrata del patrimonio culturale ed ambientale" e la relativa Tav. P/10);
- - verificare nel dettaglio l'individuazione degli edifici e dei manufatti di valore e delle aree di pertinenza e influenza redigendo la schedatura di ogni manufatto;
- - inserire, negli elenchi già redatti dal PTC, ulteriori manufatti di interesse storico artistico, storico architettonico, storico testimoniale,utilizzando ulteriori e diversi strumenti di analisi e conoscenza (cartografie storiche, documentazione storica ed iconografica, schedatura dei manufatti);
- - definire una specifica disciplina degli edifici e dei manufatti di valore volta alla conservazione degli elementi di valore storico architettonico e storico artistico, all'eventuale ripristino degli elementi architettonici e decorativi alterati, ed alla tutela di tutti gli elementi di valore paesaggistico e ambientale come spazi scoperti direttamente relazionati al manufatto, arredi esterni, elementi vegetazionali;
- - redigere ricerche utili ad individuare i caratteri degli edifici e dei manufatti di valore, per definire in maniera corretta le categorie d'intervento e gli usi compatibili. In particolare per gli edifici produttivi di valore i Comuni provvedono ad individuare una specifica disciplina volta a garantire anche la conservazione delle opere idrauliche connesse agli impianti.
Art. 26 I centri antichi
1. Il PTC individua nei centri antichi la risorsa principale per il mantenimento del valore dell'identità culturale degli insediamenti e delle comunità locali e per l'incremento della fruizione turistica, culturale e ambientale, del territorio provinciale.
2. Sono considerati centri antichi gli insediamenti presenti nella cartografia IGM di primo impianto, le parti antiche delle città cresciute durante il primo trentennio del novecento e quelle formatesi anche in epoca recente, che rivestono particolare interesse storico, artistico e architettonico e caratterizzate da forte identità urbana. I centri antichi sono rappresentati negli elaborati del Quadro Conoscitivo, nelle tavole QC/11 e nella tavola di progetto P/07.
3. Il PTC considera centri antichi, oltre alle aree individuate con i criteri utilizzati nel punto precedente, anche l'insieme degli spazi scoperti, integrati agli edifici, composti da strade, percorsi pedonali, piazze, spazi destinati a verde pubblico, alberature lungo strada ed ogni altro elemento od arredo che concorra a definire l'identità, la forma e la funzionalità del centro antico.
4. I PS, ai fini della salvaguardia e valorizzazione dei centri antichi, in rapporto agli obiettivi espressi agli art. 7, 8 e 9, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - verificare le perimetrazioni dei centri antichi e dei nuclei di antica formazione evidenziate nella Tavola P/07 e approfondire le analisi del sistema insediativo storico del proprio territorio, con i criteri indicati al comma 3, avvalendosi di idonea documentazione storica e iconografica utile ad estendere gli studi e le ricerche attivate e redatte dal PTC;
- - individuare una specifica disciplina volta a garantire la conservazione, la salvaguardia dei caratteri peculiari degli edifici e degli spazi aperti e, dove necessario, il ripristino o la ricostituzione degli elementi alterati o incongrui;
- - prevedere, ove ne emerga la necessità, all'interno degli strumenti urbanistici comunali specifici elaborati (guide, manuali) che indichino materiali, tecniche e tecnologie idonee per l'intervento sugli edifici e gli spazi aperti pubblici;
- - individuare criteri da adottare nel caso di recupero e riuso degli edifici, in particolar modo verso la corretta individuazione delle attività eventualmente da insediare; - l'individuazione di elementi di valutazione e verifica per l'attuazione dei progetti attuativi sul patrimonio storico.
5. I PS, al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, faranno riferimento ai seguenti indirizzi:
- - l'individuazione di metodiche di lavoro utili ai necessari approfondimenti analitici, anche attraverso l'attivazione di rilievi diretti, da redigere su idonea cartografia, che indichino la consistenza, la qualità, i materiali degli edifici, dei manufatti in genere e degli spazi aperti ricadenti all'interno del perimetro che identifica il centro antico;
- - l'orientamento delle scelte urbanistiche verso il consolidamento del ruolo e dell'identità culturale dei centri antichi in relazione alla tutela dell'immagine architettonica e urbana connessa alla conservazione degli edifici di antica formazione, anche attraverso:
- - il recupero degli edifici esistenti indirizzando gli interventi prioritariamente verso il recupero delle qualità preesistenti oltreché delle quantità;
- - la valorizzazione degli insediamenti mediante l'equilibrio fra i vari tipi di attività al fine di salvaguardare e accrescere la complessità dell'ambiente urbano, colto nell'insieme delle sue specifiche componenti economiche, sociali e culturali;
- - il recupero e la valorizzazione degli spazi aperti pubblici afferenti ai centri antichi mantenendone il rapporto con gli edifici, le forme, le dimensioni e i materiali.
Art. 27 Le aree di interesse archeologico
1. Il PTC persegue la tutela dei beni di interesse storico-archeologico, comprensivi sia delle presenze archeologiche accertate e vincolate ai sensi della legislazione vigente, sia delle aree limitrofe che potrebbero essere interessate da ulteriori ritrovamenti o comunque ritenute strategiche alla valorizzazione dei beni stessi.
2. Il Bene Archeologico per sua natura è di proprietà dello Stato fin dal momento della sua scoperta ed entra a far parte del Demanio Statale (art. 822 CC); pertanto la sua tutela fa necessariamente capo agli Organi Statali (Soprintendenza per i Beni Archeologici), che, anche in collaborazione con le Amministrazioni Locali, possono decidere in merito alla utilizzazione e destinazione dei Beni stessi.
3. Il PTC individua nella Tavola QC/11-c "I documenti materiali della cultura" le aree di cui al precedente comma.
4. Le aree di cui al secondo comma possono essere incluse in parchi regionali, provinciali o comunali, volti alla tutela e valorizzazione sia dei singoli beni che del relativo sistema di relazioni, nonché di altri valori presenti, ed alla fruizione pubblica di tali beni e valori.
5. Le misure e gli interventi di tutela e valorizzazione delle aree archeologiche e i conseguenti interventi funzionali allo studio,all'osservazione e alla pubblica fruizione dei beni e dei valori tutelati, sono definiti da piani o progetti pubblici esecutivi, formati dagli Enti competenti, previa consultazione con la competente Soprintendenza Archeologica. Tali piani o progetti possono prevedere la realizzazione di attrezzature culturali e di servizio alle attività di ricerca, studio, osservazione dei beni e dei valori tutelati, nonché di servizio alla fruizione quali posti di ristoro, percorsi e spazi per la sosta. I piani e i progetti possono motivatamente variare la delimitazione delle aree individuate nella tavole QC/11 - c.
6. La Provincia contribuisce all'approfondimento delle conoscenze attraverso la formazione della "Carta Archeologica della provincia di Prato" in accordo e con la collaborazione della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Toscana.
7. I PS, ai fini della salvaguardia e valorizzazione delle aree di interesse archeologico, in rapporto agli obiettivi espressi agli art. 7, 8 e 9, dovranno valutare, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - verifica delle aree di cui ai precedenti commi e individuazione di altre aree di potenziale interesse archeologico presenti e ad assoggettare i siti alle disposizioni del presente articolo, ferma restando la possibilità di ogni opportuna articolazione e specificazione;
- - nelle aree di potenziale ritrovamento di materiali archeologici valgono le disposizioni della vigente normativa, e le misure di salvaguardia concordate con la competente Soprintendenza archeologica;
- - nel caso in cui le prospezioni e i saggi di scavo, nonché gli eventuali ritrovamenti di materiali archeologici, comportino l'ampliamento delle aree già individuate, la disciplina esplicitata nel presente articolo si intende applicata anche a quelle porzioni.
8. I PS, al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, faranno riferimento ai seguenti indirizzi:
- - i beni e complessi archeologici dovranno essere inclusi in parchi volti alla tutela e alla valorizzazione sia dei singoli beni che del relativo sistema di relazioni, con i quartieri residenziali, con i parchi urbani, con i servizi culturali, ricreativi, scolastici, con le parti aperte del territorio;
- - le misure e gli interventi di tutela e valorizzazione dei beni e complessi archeologici, nonché gli interventi funzionali allo studio,all'osservazione, alla pubblica fruizione dei beni e dei valori tutelati, possono essere definiti da piani o progetti pubblici di contenuto esecutivo, formati dagli enti competenti d'intesa con la competente Soprintendenza. Tali piani o progetti possono prevedere, oltre alle attività di studio, ricerca, scavo, restauro, inerenti i beni archeologici, alle condizioni e nei limiti eventualmente derivati da altre disposizioni, la realizzazione di attrezzature culturali e di servizio a tali attività, quali osservazione delle presenze archeologiche, punti ristoro, spazi di sosta, infrastrutture tecniche di difesa del suolo ed impianti tecnici di modesta entità.
Art. 28 La viabilità storica
1. Il P.T.C. individua nella tavola QC/11-a "Sistema insediativo e infrastrutturale di lunga durata"; QC/11-b "Fasi della crescita edilizia" eQC/11-c "I documenti materiali della cultura" la viabilità d'interesse storico, rilevata nelle linee essenziali dalla cartografia I.G.M. di primo impianto, in quanto elemento che ha strutturato il territorio ed ha contribuito a determinare la formazione e lo sviluppo del sistema insediativo storico.
2. I PS, ai fini della salvaguardia e valorizzazione della viabilità storica, in rapporto agli obiettivi espressi agli art. 7, 8 e 9, dovranno:
- - integrare la viabilità storica, indicata dal P.T.C. e le opere stradali di valore storico testimoniale; -promuovere la conservazione delle caratteristiche della viabilità di impianto storico, soprattutto nella sua relazione fisica e funzionale con gli insediamenti urbani;
- - favorire la tutela e la valenza paesaggistica della viabilità minore, anche di tipo rurale, nei contesti di particolare pregio ambientale; -la salvaguardia delle opere d'arte stradale e gli elementi di valore storico testimoniale comunque connessi alla rete viaria storica;
- - valorizzare tracciati storici e delle opere e manufatti pertinenziali.
Art. 29 Raccordo tra la disciplina del DL 490/99 e l'integrità paesistica del territorio dettata dal PTC
1. Le finalità di tutela e conservazione dei beni soggetti a tutela ai sensi dell'art. 139 del DL 490/99 e dei beni tutelati dall'art. 146 del medesimo DL, e presenti nel territorio della provincia di Prato, sono fatte proprie integralmente dal PTC. Gli articoli delle presenti norme (dall'art. 29 all'art. 33) riguardanti l'integrità paesistica, costituiscono adempimento di quanto prescritto ai commi 1 e 2 dell'art. 149 del DL 490/99 unitamente al seguente comma.
PRESCRIZIONI
2. I PS dei comuni specificano la normativa d'uso e di valorizzazione dell'integrità paesistica di cui al comma 1, in particolare negli ambiti territoriali includenti i beni ambientali indicati all'art. 146 del DL 490/99.
Art. 30 L'integrità paesistica: norme riferite all'intero territorio provinciale
1. Le norme relative all'integrità paesistica esplicitano la valenza di Piano paesistico del PTC (DCR 296/88, L 431/85, LR 5/95 e D.lgs.112/98).
2. L'integrità paesistica del territorio è data dal rapporto tra beni puntuali (documenti materiali della cultura, biotopi, geotopi, sistemazioni agrarie storiche) e contesto d'insieme nel quale essi sono collocati. Oggetto specifico della tutela, nelle trasformazioni che interessano il territorio e le sue parti, è quindi non tanto il singolo elemento quanto la relazione tra i numerosi elementi che compongono il paesaggio e la sua percezione d'insieme.
3. Le norme sono così organizzate:
- a) prescrizioni riferite all'intero territorio provinciale;
- b) indirizzi riferiti a ciascuna Unità di paesaggio, quali sotto articolazioni degli STL.
Le prescrizioni ed i criteri valutativi ai sensi dell'art. 32 LR 5/95 degli effetti delle diverse previsioni riferiti all'intero territorio provinciale sono contenute nel presente articolo; gli indirizzi -relativi alle singole unità di paesaggio, sono contenuti negli articoli 31-33.
4
. Le Unità di paesaggio, per la cui metodologia di individuazione e per la descrizione interpretativa di ciascuna unità si rimanda all'elaborato QC/14, sono unità territoriali la cui identità paesistica è data dalle relazioni complesse fra elementi naturali e antropici: morfologia, uso del suolo, identità storica e culturale, caratteri e tipi ambientali e insediativi. Le Unità di paesaggio sono perimetrate sia nell'elaborato P01 che nell'elaborato grafico di riferimento per l'applicazione delle presenti norme, costituito dalla tavola P06.
PRESCRIZIONI
5. I Piani strutturali e gli strumenti urbanistici in generale fanno riferimento alle unità di paesaggio e alle norme ad esse relative (artt. 3133 delle presenti NTA) per specificarle, proponendo eventuali precisazioni o ulteriori integrazioni delle unità di paesaggio e dei rispettivi elementi di valore individuate dal PTC negli elaborati QC/14, P/01 e P/06, sulla base di studi di maggior dettaglio condotti ad una scala non inferiore a 1:10.000.
6. La Provincia, nelle verifiche di conformità degli effetti territoriali dei piani o programmi di settore provinciali, e nel parere di conformità dei PS e dei PMAA al PTC (art.25 LR 5/95 e art. 4 della LR 64/95), esplicita ai sensi dell'art.32 della LR 5/95 la valutazione degli effetti sull'integrità paesistica del territorio interessato.
7. Con riferimento all'elaborato P06, gli strumenti di pianificazione del territorio:
- - individuano le necessarie azioni di mantenimento dei fattori che definiscono la eccezionalità di coni visuali di particolare rilevanza, anche in riferimento a quelli individuati;
- - individuano e classificano i crinali e i controcrinali in relazione alle caratteristiche paesaggistiche, morfologiche e vegetazionali e al sistema insediativo di lunga durata; sulla base di questi elementi definiscono adeguate norme di salvaguardia e tutela, tali da garantire le visuali panoramiche sul contesto naturale e sul sistema insediativo storico.
- - individuano e definiscono adeguate norme di tutela per le alberature, i filari e gli elementi vegetali principali del paesaggio rurale e degli spazi aperti urbani;
- - verificano e integrano i "percorsi di interesse panoramico" individuati, prevedendone adeguate norme di salvaguardia e tutela; -dettano specifiche norme per la conservazione e la tutela delle aree a castagneto da frutto;
- - disciplinano la conservazione e valorizzazione dei manufatti e degli impianti agrari storici ancora presenti, del reticolo idrografico di superficie e dei relativi elementi vegetali (siepi, vegetazione igrofila), degli eventuali percorsi rurali preesistenti nelle "aree verdi urbane", ed in generale dei caratteri qualificanti la trama agraria di pianura;
- -assoggettano ad apposita disciplina le zone agricole intercluse, le aree destinate a verde pubblico e gli di spazi aperti con significative presenze di naturalità, come filtro tra territorio rurale e territorio urbano;
- - assoggettano ad apposita disciplina d'uso i diversi "biotopi di particolare valenza paesistica" , in riferimento alla tutela ed alla conservazione dei valori paesaggistici naturalistici e storico-testimoniali ivi presenti;
- - assoggettano ad apposita disciplina d'uso i "geotopi di particolare valenza paesistica", , in riferimento alla tutela ed alla conservazione dei valori paesaggistici naturalistici e storico-testimoniali ivi presenti;
- - individuano adeguate forme di tutela per le aree a "sistemazioni agrarie collinari di particolare valore", con particolare riferimento ai manufatti di sistemazione storica del terreno, agraria ed idraulica presenti, nonché alle forme di coltivazione di particolare valore storico testimoniale, ed inoltre all'inserimento paesistico di nuove edificazioni, recuperi edilizi, infrastrutturazioni, nuove sistemazioni agrarie;;
CRITERI VALUTATIVI
Gli strumenti di pianificazione del territorio, nell'orientare le scelte urbanistiche e costruire gli elementi necessari alle attività di valutazione, anche ai sensi dell'art.32 della LR 5/95, faranno riferimento ai seguenti criteri:
- - integrare azioni finalizzate alla riproduzione del paesaggio nelle diverse politiche di attuazione del PTC;
- - definire regole tipo-morfologiche (anche riferite a materiali, colori e collocazioni) per le nuove edificazioni urbane e rurali, le trasformazioni e le addizioni agli edifici esistenti, gli annessi agricoli, approfondendo il contesto in cui il nuovo intervento si inserisce, inconsiderazione dei caratteri specifici dell'unità di paesaggio descritti all'elaborato QC/14;
- - assicurare uno specifico trattamento progettuale ai margini delle aree urbanizzate, in quanto fronti visibili dal territorio aperto;
- - assicurare nelle forme più opportune, la percorribilità pedonale e/o ciclabile dei percorsi urbani, rurali e forestali storicamente consolidati, nonché la continuità delle aree di collegamento ecologico di cui all'elaborato P09 e della sentieristica di cui all'elaborato P10, con particolare riferimento all'introduzione di eventuali recinzioni;
- - censimento delle testimonianze della configurazione territoriale storica (edicole, tabernacoli, portali di ingresso ai fondi agricoli, fontane, mura di cinta e di sostegno, lastricati in cotto o pietra, e gli elementi vegetali quali cipressi di confine dei fondi, siepi di divisione tra i campi, filari alberati, alberi di grande dimensione);
- - tutela della configurazione territoriale dei sistemi delle ville-fattoria e delle relative coloniche, e dei relativi elementi di valore paesaggistico e ambientale (oltre agli edifici e alle sistemazioni esterne, tessuti agrari e alternanza boschi-coltivi, collegamenti interpoderali, rete idrografica minore e relativa vegetazione ripariale);
- - localizzazione degli impianti a rete in modo da recare il minor pregiudizio possibile alla conservazione dell'ambiente naturale e del paesaggio nel suo complesso, con particolare riferimento ai nuovi tracciati delle linee aeree per gli elettrodotti, alla revisione di quelle esistenti, nonché all'installazione di impianti puntuali di telecomunicazione;
- - salvaguardia dei contesti paesistici, in riferimento all'installazione dei pannelli solari/fotovoltaici;
- - utilizzo esclusivo di specie autoctone o di specie, quali i cipressi, considerate ormai parte integrante del paesaggio locale per gli interventi di piantumazione, sia in aree urbane che rurali;
- - previsione, nell'ambito dei Programmi di miglioramento agricolo ambientale, di specifica valutazione riferita agli esiti delle trasformazioni proposte sui manufatti e sulle sistemazioni agrarie tradizionali.
Art. 31 Norme paesistiche riferite all'STL e alle singole unità di paesaggio della Val di Bisenzio e Monteferrato
1. Il paesaggio del Sistema Territoriale Locale Val di Bisenzio e Monteferrato è caratterizzato da:
- la trama del paesaggio agricolo-forestale storico, composta da boschi cedui e prati-pascoli alle quote più elevate e in generale nelle aree di crinale, da castagneti da frutto nei terreni più profondi in prossimità degli insediamenti antropici di alta collina e montagna, da coltivi a olivo e seminativo su terrazzi e ciglioni nelle aree a minor pendenza, migliore esposizione e con presenze significative di calcari argillosi o detriti di versante;
- un fondo valle fluviale maggiore (Bisenzio) qualificato dalle relazioni di accessibilità visuale e funzionale tra i principali manufatti di governo e scambio (badie, mercatali, dogane, ville-fattoria, successivamente opifici caratterizzati da cicli produttivi a umido e relativi villaggi operai) e il sistema fluviale;
- dei fondo valle minori (torrenti Limentra, Carigiola, Setta, Agna e Bagnolo) connotati dalla presenza storica dei soli manufatti e insediamenti aventi un rapporto di stretta funzionalità con i corsi d'acqua (mulini e relative abitazioni), e da un'abbondante disponibilità della risorsa idrica (testimoniata in particolare dai toponimi degli insediamenti lungo il torrente Limentra);
- un sistema insediativo di mezza-costa articolato in villaggi, borghi, case da signore ed edifici rurali sparsi, cui si aggiungono nella media e bassa Val di Bisenzio e nel Monteferrato numerose ville-fattoria e relative coloniche, caratterizzato da un rapporto di stretta continuità visuale e funzionale con le aree agricole e forestali.
2. INDIRIZZI riferiti a singole Unità di Paesaggio
Il Sistema Territoriale Locale "Val di Bisenzio e Monteferrato" si articola nelle seguenti unità di paesaggio:
- UP n. 1 Le faggete della Limentra
- UP n. 2 L'Alta Val Carigiola
- UP n. 3 La conca e gli alpeggi di Montepiano
- UP n. 4 Gli insediamenti della linea gotica
- UP n. 5 La rete insediativa policentrica del feudo di Vernio
- UP n. 6 L'Acquerino-Cantagallo, monte sacro delle fonti
- UP n. 7 Monte Javello e i crinali boscati a settentrione
- UP n. 8 I villaggi dei castagni
- UP n. 9 L'ambito fluviale del Bisenzio
- UP n.10 Le terre di transito e confine
- UP n.11 La collina coltivata di Vaiano
- UP n.12 I monti della Calvana
- UP n.13 Il sistema delle ville-fattoria di Montemurlo
- UP n.14 Il monte dei tre poggi: Ferrato, Mezzano, Piccioli
- UP n.15 Figline e i suoi insediamenti rurali
I piani settoriali provinciali, i piani strutturali comunali, i regolamenti delle aree protette, il piano di sviluppo socio-economico della Comunità Montana devono contenere un'apposita relazione di valutazione degli effetti sul paesaggio delle rispettive previsioni, anche ai sensi dell'art.32 della LR 5/95, con riferimento alle prescrizioni ed agli indirizzi generali di cui all'art.30, alle precedenti prescrizioni di STL, e ai criteri di seguito elencati per ogni unità di paesaggio.
A tale scopo la Provincia promuove un opportuno coordinamento dei Comuni per la costituzione di manuali e linee guida per la definizione di tipi urbanistici, edilizi, materiali e colori , da applicare alle nuove urbanizzazioni ed alle trasformazioni, recuperi e riqualificazioni degli insediamenti esistenti.
UP n. 1, Le faggete del Limentra
- - la conservazione del profilo dell'antico borgo di Fossato e del contesto paesistico in cui esso è inserito;
- - modalità di sistemazione delle strade (guard-rail, modalità di consolidamento dei terreni, eventuali banchine laterali e strutture di servizio), di manutenzione dei boschi contermini, di mantenimento della vegetazione ripariale e del corso naturale del torrente Limentra, di disciplina degli interventi edilizi nei borghi, atte alla valorizzazione del paesaggio percepibile dai percorsi panoramici individuati nella tavola P06; il coordinamento con gli strumenti urbanistici dei contermini Comuni in Provincia di Pistoia.
UP n. 2, L'Alta Val Carigiola
- - modalità di manutenzione della vegetazione lungo i percorsi panoramici individuati dalla tavola P06 che garantiscano la fruizione visiva delle formazioni a biancane dell'alta valle;
- - modalità di sistemazione delle strade (guard-rail, modalità di consolidamento dei terreni, eventuali banchine laterali e strutture di servizio) coerenti con il mantenimento dell'interesse naturalistico dell'area.
UP n. 3, La conca e gli alpeggi di Montepiano
- - la salvaguardia del contesto paesistico dei nuclei storici di La Badia, Montepiano e Risubbiani;
- - il mantenimento della visuale panoramica sui profili montani dalla conca di Montepiano, anche laddove siano previsti nuovi interventi;
- - il mantenimento del carattere naturale dell'ambito fluviale del Setta e dei suoi due principali affluenti, evitandone occlusioni e artificializzazioni;
- - la riproduzione dei caratteri della figura territoriale dell'unità di paesaggio descritta nel QC14, condizionando a tal fine le nuove edificazioni e interventi infrastrutturali.
UP n. 4, Gli insediamenti della linea gotica
- - la salvaguardia del carattere originario di Gavigno quale insediamento di alpeggi, e la riproduzione dei caratteri urbanistici e morfotipologici dei nuclei consolidati di Cantagallo, Castello, Trebbio, Luicciana, Campagnana, La Villa e degli altri insediamenti storici sparsi.
UP n. 5, La rete insediativa policentrica del feudo di Vernio
- - la conferma della struttura policentrica di lunga durata, e la tutela della riconoscibilità dei centri e nuclei storici, anche attraverso una disciplina delle addizioni che garantisca la riproduzione delle collocazioni geomorfologiche, dei tipi edilizi e quadri rurali d'insieme;
- - la salvaguardia dei varchi ancora esistenti tra i diversi agglomerati insediativi, e dei coni visuali che mettono in relazione i diversi centri fra loro, con priorità per il cono individuato alla tavola P06;
- - la rilocalizzazione dei volumi incongrui, in particolar modo di quelli che alterano il profilo dei centri e nuclei storici, e del territorio rurale ad essi prossimo.
UP n.6, L'Acquerino-Cantagallo, monte sacro delle fonti
- - la manutenzione e il ripristino delle cascine e degli altri fabbricati rurali esistenti con materiali e tipi architettonici storicamente consolidati;
- - la conservazione delle alberature lungo il viale che dalla località Molino alla Sega conduce a Luogomano; -la manutenzione del territorio rurale interno alle aree coperte da boschi, anche salvaguardandone la funzione di pascolo;
- - salvaguardare la valenza paesistica dei boschi nelle aree contermini ai percorsi di accesso alla Riserva e fruizione della stessa.
UP n.7, Monte Javello e i crinali boscati a settentrione;
- - la conservazione e la valorizzazione del biotopo a uliceto sotto Pian dei Massi e dei faggi secolari di Javello;
- - la valorizzazione come memoria storica e opportunità fruitiva delle testimonianze ancora presenti di tradizionali usi forestali.
UP n. 8, I villaggi dei castagni
- - il censimento e la tutela dei manufatti storici di sistemazione del terreno, con particolare riferimento a quelli in località Gricigliana;
- - la salvaguardia dei caratteri urbanistici consolidati di Migliana, e del contesto paesistico rurale in cui è inserita;
- - il contenimento dell'ulteriore espansione delle aree edificate di Schignano, e l'individuazione di possibili interventi di mitigazione paesistica per le aree già edificate.
UP n. 9, L'ambito fluviale del Bisenzio
- - l'esclusione di nuove costruzioni, così come di opere anche pubbliche, che impediscano la fruizione paesistica del fiume o vi inseriscano elementi di degrado;
- - la verifica della possibilità, per le aree prossime al corso d'acqua, di mettere in atto interventi perequativi atti a trasferire i volumi edificati non storicamente consolidati, o previsti ma non ancora edificati, in altra area;
- - il condizionamento, nell'autorizzare cambiamenti delle destinazioni d'uso o interventi di ristrutturazione degli edifici esistenti non storicamente consolidati, a garantire la liberazione di una fascia prossima al fiume che vi consenta l'accesso visuale, pedonale e ciclabile, di larghezza sufficiente a soddisfare la qualità di queste funzioni;
- - la riqualificazione, dal punto di vista della qualità edilizia, urbanistica e paesistica;
- - la previsione di eventuali nuovi annessi agricoli soltanto in contiguità ai complessi rurali esistenti e secondo forme consolidate della cultura edilizia locale.
UP n.10, Le terre di transito e confine
- - la tutela del contesto paesistico che circonda la rocca di Cerbaia, e della sua visuale dalla SS325, con riferimento alle sistemazioni storicamente documentate;
- - la salvaguardia del nucleo di Cambiaticcio, con le sistemazioni agrarie di pregio e la cipresseta ad esso prossime, come insieme di valore paesistico.
UP n.11, La collina coltivata di Vaiano
- - il coordinamento della disciplina, urbana e rurale, per l'intera unità di paesaggio, in sinistra e destra Bisenzio;
- - la salvaguardia del sistema dei nuclei storici e delle sistemazioni agrarie di pertinenza da ulteriori compromissioni, evitando in particolare l'introduzione di tipologie non coerenti con il contesto e la realizzazione di saldature urbane tra i diversi nuclei;
- - la previsione di azioni di manutenzione e di ripristino per i sistemi di microregimazione idraulica di collina;
- - l'arresto della espansione urbana dal fondovalle verso le aree collinari;
- - la tutela dei percorsi panoramici individuati alla tavola P06, evitando in particolar modo nella parte più alta della collina la localizzazione di funzioni che ne comportino una compromissione;
- - l'individuazione di modalità di riduzione dell'impatto paesistico per gli elettrodotti che attraversano la collina e l'adiacente pSIC-SIR, coordinandosi con Provincia e Regione per proporle all'ente gestore.
UP n.12, I monti della Calvana
- - l'individuazione delle forme di disciplina silvo-pastorale più adatte a garantire la conservazione delle praterie sommitali della Calvana in riferimento alle forme di gestione già avviate nell'ambito del progetto Life-Natura "Habio";
- - la messa a punto di opportune forme di coordinamento trai soggetti competenti per la riduzione dell'impatto paesistico per i numerosi elettrodotti e antenne di radiotrasmissione che insistono sull'area;
- - la valutazione delle possibilità di ripristino del tracciato storico, oggi interrotto, per la strada panoramica individuata alla tavola P06.
UP n.13, Il sistema delle ville-fattoria di Montemurlo
- - l'approfondimento conoscitivo e la previsione di specifiche misure di tutela per i punti di fuga e le misure prospettiche ancora in essere nel sistema rocca-ville-edifici rurali;
- - la limitazione delle nuove recinzioni all'impiego di materiali vivi.
UP n.14, Il monte dei tre poggi: Ferrato, Mezzano, Piccioli
- - la tutela delle forme storicamente consolidate delle sistemazioni agrarie, degli insediamenti storici pedecollinari e delle relative aree rurali di pertinenza; -il recupero paesistico e fruitivo delle cave storiche di Figline.
UP n.15, Figline e i suoi insediamenti rurali
- - la riqualificazione dell'immagine d'insieme dell'impianto urbano storicamente consolidato di Figline, oggi compromessa da addizioni edilizie incongrue per disposizione dei volumi e tipi edilizi;
- -la riproduzione del sistema di elevato pregio paesistico degli insediamenti storici circondati da oliveti e seminativi, e delle cipressete e leccete.
Art. 32 Norme paesistiche riferite all'STL e alle singole unità di paesaggio della Piana
1. Il paesaggio del Sistema Territoriale Locale della Piana è caratterizzato da:
- Il paesaggio urbano storico della città di Prato, Montemurlo e il sistema policentrico delle frazioni; il paesaggio della città fabbrica, dei macrolotti delle recenti periferie residenziali e industriali;
- il sistema di persistenze della piana rurale, luogo di ricca produzione agricola e di "bello sguardo" dalle ville pedecollinari: Cascine di tavola e le relative pertinenze, e in generale gli ambiti territoriali residui dove è ancora leggibile il rapporto tra edifici rurali, rete idrografica minore e strade che ne seguono il disegno, filari alberati, vegetazione ripariale, aree forestate;
- la proporzione e la riconoscibilità delle diverse frazioni, generalmente nate come insediamenti compatti, lineari o cruciformi, intorno a un incrocio di strade o lungo gli assi della centuriazione, separate una dall'altra da ampie porzioni di territorio agricolo;
- la connessione visuale e funzionale Nord-Sud, data dal sistema idrografico naturale (fiume Bisenzio e torrenti della piana) e artificiale (gore), dalle strade storiche, dagli spazi aperti residuali che presentano caratteri di continuità.
2. INDIRIZZI riferiti a singole Unità di Paesaggio
Il Sistema Territoriale Locale "Piana" si articola nelle seguenti unità di paesaggio:
- UP n.16 La piana di Montemurlo
- UP n.17 La città compatta di Prato
- UP n.18 Il Bisenzio urbano
- UP n.19 La città compatta di Prato (oltre Bisenzio)
- UP n.20 La corona delle frazioni verdi
- UP n.21 La piana agricola
- UP n.22 I torrenti della Piana
- UP n.23 L'insediamento mediceo sull'Ombrone: la villa e le cascine
I piani settoriali provinciali e i piani strutturali comunali, devono contenere un'apposita relazione di valutazione degli effetti sul paesaggio delle rispettive previsioni, anche ai sensi dell'art.32 della LR 5/95, con riferimento alle prescrizioni e agli indirizzi generali di cui all'art.30, alle precedenti prescrizioni di STL, e ai criteri di seguito elencati per ogni unità di paesaggio.
UP n.16, La piana di Montemurlo
- - la salvaguardia come spazi aperti delle aree di residua continuità tra territorio rurale della pianura e della prima collina; il mantenimento della continuità visuale e fruitiva nel caso in cui si renda necessaria la localizzazione di interventi di interesse pubblico;
- - un disegno di riqualificazione urbanistica unitario per gli attuali fronti del macrolotto verso il territorio rurale, da attuarsi anche in modo incrementale, subordinando le autorizzazioni all'intervento edilizio o urbanistico diretto al suo recepimento.
UP n.17, La città compatta di Prato
- - la salvaguardia della riconoscibilità dell'impianto urbanistico di lunga durata, prevedendo il mantenimento o ripristino dei fronti stradali delle principali vie di collegamento fra centro antico e territorio esterno alle mura, nonché dei fronti stradali della città fabbrica e dei prospetti degli opifici che ne qualificano l'immagine;
- - la riqualificazione anche paesistica della sede stradale e delle aree di pertinenza della cosiddetta "declassata", per le nuove funzioni di asse di servizio e interscambio urbano.
UP n. 18, Il Bisenzio urbano
- - il miglioramento dei caratteri fortemente artificiali con interventi di rinaturazione dei percorsi pedonali e ciclabili lungo le sponde del fiume.
UP n.19, La città compatta di Prato (oltre Bisenzio)
- - il ripristino della percezione visuale del sistema delle ville storiche e dei coltivi terrazzati pedecollinari.
UP n.20, La corona delle frazioni verdi
- - la continuità della connessione fra gli spazi aperti non costruiti, urbani e rurali, e il territorio rurale esterno;
- - la priorità, per il territorio rurale residuo, delle funzioni agricole compatibili e di servizio all'insediamento urbano, e funzioni didattiche, coltivazioni che consentano di mantenere o ripristinare il sistema della regimazione idraulica minore e della relativa vegetazione ripariale;
- - la salvaguardia della riconoscibilità dell'impianto urbanistico di lunga durata di ciascuna frazione attraverso la riqualificazione degli spazi pubblici;- il ripristino della connessione visuale fra argini del Bisenzio, borgo di Gonfienti, e prime pendici della Calvana, attraverso specifiche azioni sinergiche alla valorizzazione del parco archeologico.
UP n. 21, La piana agricola
- - il ripristino del sistema delle gore;
- - la tutela o il ripristino della percorribilità pedonale e della riqualificazione paesaggistica delle gore e della viabilità interpoderale;
- - il mantenimento del paesaggio rurale consolidato;
- - la conservazione di tutte le alberature esistenti, dei filari e delle piantate residue, e la realizzazione di fasce di mitigazione fra margini dell'urbanizzato e territorio agricolo mediante l'inserimento di siepi, filari arborei e nuove aree forestali.
UP n. 22, I torrenti della piana
- - l'accesso e la fruibilità pubblica degli argini;
- - la tutela della percezione d'insieme del corso d'acqua e delle sue aree ripariali e golenali, in particolare escludendo l'inserimento di nuove edificazioni nelle aree di pertinenza fluviale e prevedendo la delocalizzazione dei fabbricati impropriamente presenti;
- - la riproduzione delle presenze vegetazionali non colturali (arboree ed arbustive) presenti, del sistema scolante, dei manufatti della bonifica idraulica, della viabilità e dei manufatti storicamente consolidati.
UP n.23, L'insediamento mediceo sull'Ombrone: la villa e le cascine
In sinergia con il vincolo ex lege 1089/39 che interessa l'area:
- - il coordinamento della gestione dell'area delle Cascine con quella di Villa Ambra, prevedendone la fruibilità unitaria;
- - il recupero e la salvaguardia delle sistemazioni agrarie originarie da ulteriori trasformazioni improprie;
- - il recupero del sistema storico dei canali nell'area di Cascine di Tavola, sia per la valenza paesistica che quale elemento del sistema degli stagni della piana di cui all'art. 11, "Sistema funzionale Ambiente";
- - la destinazione degli edifici rurali esistenti a funzioni che valorizzino le produzioni agricole interne e limitrofe all'area.
Art. 33 Norme paesistiche riferite all'STL e alle singole unità di paesaggio del Montalbano
1. Il paesaggio del Sistema Territoriale Locale del Montalbano è caratterizzato da:
- un paesaggio articolato in: un'ampia area collinare strutturata da un sistema insediativo storico policentrico, da colture arboree (vite e ulivo) su terrazzi e ciglioni, da appezzamenti boscati negli impluvi minori o nelle aree più acclivi, da un ampio bosco sul crinale (parte di una più ampia copertura forestale che caratterizza l'intera dorsale del Montalbano);
- la strutturazione idrografica del paesaggio rurale collinare nelle due valli principali della Furba e dell'Elzana;
- una forte relazione di continuità visuale e funzionale tra materiali e tipi dell'edilizia urbana storica, dell'edilizia rurale e dei manufatti di sistemazione del terreno e infrastrutturazione del territorio;
- i coni visuali che dai punti più elevati (rocca di Carmignano, Artimino, Verghereto, torre di Bacchereto, strada Spazzavento-Capezzana) permettono di cogliere nel suo insieme il paesaggio rurale collinare storicamente consolidato.
2. INDIRIZZI riferiti a singole Unità di Paesaggio
Il Sistema Territoriale Locale "Montalbano" si articola nelle seguenti unità di paesaggio
:
- UP n.24 La bassa valle della Furba
- UP n.25 Il poggio urbanizzato di Caiano
- UP n.26 Il sistema dei Poggi
- UP n.27 La bassa collina di Comeana
- UP n.28 Le ville-fattoria di Bacchereto e Capezzana
- UP n.29 Carmignano Castello e le sue pendici occidentali
- UP n.30 La valle dell'Elzana
- UP n.31 Il Bosco del Montalbano
- UP n.32 L'acropoli etrusco-medicea di Artimino
I piani settoriali provinciali, i piani strutturali comunali, i regolamenti delle aree protette, devono contenere un'apposita relazione di valutazione degli effetti sul paesaggio delle rispettive previsioni, anche ai sensi dell'art.32 della LR 5/95, con riferimento alle prescrizioni e agli indirizzi generali di cui all'art.30, alle precedenti prescrizioni di STL, e ai criteri di seguito elencati per ogni unità di paesaggio.
UP n.24, La bassa valle della Furba
- - garantire la continuità paesistica e fruitiva del torrente Furba e delle sue pertinenze, anche prevedendo per l'inserimento di eventuali nuove infrastrutture uno specifico studio paesistico;
- - la mitigazione degli impatti visivi e ambientali delle forte urbanizzazioni;
- - la salvaguardia dell'area di cerniera tra pianura e primi rilievi collinari dei sovrastanti poggi, evitandone qualsiasi urbanizzazione.
UP n.25, Il Poggio urbanizzato
- - la conservazione della memoria del poggio Castellaccio e della percezione del fosso Montiloni, evitandone l'ulteriore urbanizzazione e ripristinandone ove possibile un'adeguata area di pertinenza non urbanizzata;
- - la conservazione e il rafforzamento della vegetazione non colturale residua, evitando ulteriori effetti di "frangia urbana" e mitigando quelli già esistenti;
UP n.26, Il sistema dei Poggi
- - l'approfondimento conoscitivo in merito alla struttura di lunga durata dell'insediamento (villa, o piccolo gruppo di edifici rurali;
- - la salvaguardia e la riproduzione della struttura di lunga durata dell'insediamento evitando l'ulteriore urbanizzazione dei poggi in forme incongrue;
- - la destinazione rurale dell'intero territorio, quale sfondo paesistico e ambientale che qualifica gli insediamenti pedecollinari e ne arrestala potenziale risalita verso il Montalbano.
UP n.27, La bassa collina di Comeana
- - il contenimento dei confini dell'abitato di Comeana ai limiti della rocca fluviale;
- - la definizione di aree di pertinenza da salvaguardare rispetto a trasformazioni improprie per i sistemi delle ville-fattoria di Calavria e diLe Farnete, quest'ultima con la sua struttura storica di coloniche e poderi.
UP n.28, Le ville-fattoria di Bacchereto e Capezzana
- - l'approfondimento conoscitivo del sistema storico degli incastellamenti e delle case fortificate sulla sommità dei controcrinali, e delle ville-fattoria con gli afferenti poderi, coloniche e relativi manufatti di sistemazione del terreno (ciglioni, terrazzamenti, muri di sostegno);
- - la salvaguardia e la riproduzione del paesaggio storico di cui sopra;
- - la riproduzione dell'alternanza di colture che caratterizza il paesaggio rurale storico;
- - la tutela dei filari di cipressi presenti lungo le strade che connettono le ville-fattoria con i borghi ad esse prossimi, e in corrispondenza di alcuni sistemi di borghi e coloniche, anche attraverso il loro completamento e rinnovo.
UP n.29,Carmignano Castello e le sue pendici occidentali
- - la conservazione e la pubblica fruibilità dei percorsi che collegano il crinale di Carmignano al torrente Furba, comprendenti in alcuni tratti antiche selciature.
UP n.30, La valle dell'Elzana
- - la previsione, in caso di adeguamento delle attuali strade sterrate, dell'uso di materiali di colore simile alle terre locali;
- - la tutela delle permanenze dell'acquedotto mediceo, con riferimento sia al manufatto che al contesto paesistico;
- - la riqualificazione del profilo dell'insediamento storico di Carmignano bassa verso le sorgenti dell'Elzana, definendo puntuali azioni di mitigazione degli inserimenti urbanistici ed edilizi che ne hanno alterato il profilo storicamente consolidato.
UP n.31, Il bosco del Montalbano
Anche in relazione al Progetto integrato interprovinciale "Barco Reale" di cui all'Allegato 7 delle presenti NTA, e al progetto di area protetta di interesse locale Pietramarina:
- - la salvaguardia della memoria del muro del Barco, con il recupero delle porzioni ancora esistenti o ricostruibili, e la fruibilità dei sentieri che attraversano il bosco nelle diverse direzioni;
- - l'impiego di tipologie adeguate e di materiali locali per l'edilizia esistente interna al Barco, con specifica attenzione al contesto in cui èinserita la lecceta di Pietramarina e S.Giusto.
UP n.32, L'acropoli etrusco-medicea di Artimino
Anche in relazione al progetto di area protetta di interesse locale:
- - la salvaguardia delle due acropoli concluse del borgo e della villa, e della rete tripartita delle infrastrutture storiche di collegamento con Poggio alla Malva, Coreana e S.Martino in Campo, escludendo addizioni esterne al borgo di Artimino, alla villa ed alle sue pertinenze;
- - la valorizzazione, come percorsi di valore storico-testimoniale, del percorso Villa, Porta del Barco, villa interna al Barco, e del sistema di relazioni trasversali verso Poggio alla Malva e l'area archeologica etrusca da un lato, le coloniche e i poderi della villa di Artimino dall'altro.
CAPO III Il governo della risorsa "territorio rurale"
Art. 34 Caratteri generali e articolazione
1. IL PTC assume come base di riferimento per l'individuazione del territorio rurale e delle zone ad esclusiva e prevalente funzione agricola le analisi di Quadro conoscitivo di cui agli elaborati grafici e di relazione analitica QC09 e QC09b, nonché i criteri di cui all'art.3, comma 5 del PIT. Alla Tavola P07 sono individuate, nella loro diversa articolazione, le aree sottoposte alla disciplina per il territorio rurale.
2. Le perimetrazioni individuate nella tavola sono recepite dai comuni e, ove necessario, sulla base di considerazioni ed approfondimenti, ulteriormente specificate. Le aree boscate, ancorché individuate con voce di legenda propria alla tavola P/07, sono considerate come facenti parte del territorio rurale.
3. Per le aree protette soggette alla disciplina speciale della L. 394/91 e della LR 49/95, in assenza di specifiche normative e regolamenti, si applica in via transitoria la disciplina del PTC per il territorio rurale.
4. Il PTC considera il territorio rurale quale luogo di qualificazione dello sviluppo e di ricerca dell'equilibrio tra le attività economiche e le risorse naturali.
5. Relazione con i Sistemi territoriali di Programma del PIT, con gli obiettivi e le invarianti dei STL e con gli obiettivi e le prescrizioni dei sistemi territoriali funzionali, precisamente:
- - Il PTC integra le disposizioni del PIT relative al territorio rurale conformemente agli obiettivi e alle invarianti strutturali di STL e in in relazione agli indirizzi e prescrizioni dei Sistemi territoriali funzionali, di cui agli articoli 7, 8, 9 e agli artt. 11 e 12 delle presenti NTA;
- - riguardo al territorio rurale il PTC si richiama agli obiettivi strategici e alle prescrizioni del PIT per il Sistema territoriale di Programma "Toscana dell'Appennino" di cui all'art. 41, comma I lettere b) e d) e agli obiettivi strategici e prescrizioni per il Sistema territoriale di Programma "Toscana dell'Arno" di cui all'art. 48 comma I lettere l) ed m) e all'art. 51 comma I, punti 4 e 5;
- - il PTC - secondo i limiti di cui al DGR Toscana del 9/10/2001 n 1093, riguardante "L'applicazione delle salvaguardie per il territorio rurale contenute nel PIT L.R. 14/04/95 n. 64" ultimo capoverso, in relazione agli elementi di quadro conoscitivo emersi - nell'ambito delle norme relative al Sistema Funzionale "Fruizione integrata del patrimonio culturale ed ambientale" di cui all' art. 12 comma 6 , punto 2 delle presenti NTA, definisce criteri e modalità per consentire attività di ricettività rurale integrative dell'attività agricola e con essa compatibili finalizzate allo svolgimento di attività di turismo rurale.
6. Il PTC formula precise disposizioni normative per:
- - l'individuazione delle aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola di cui all'art.23 del PIT;
- - l'applicazione della L.R. 64/95 e successive modifiche nelle suddette aree;
- - la classificazione del territorio dal punto di vista economico agrario;
- - la salvaguardia delle risorse agro-ambientali;
- - il superamento delle situazioni di degrado.
7. Nella formulazione del parere provinciale di verifica degli aspetti paesistico ambientali dei Programmi di miglioramento agricolo ambientale la valutazione dovrà tenere conto del contenuto degli articoli 30-33 delle presenti NTA.
Art. 35 Le risorse agroambientali
1. Vengono definite risorse agro-ambientali, riconoscibili a scala provinciale:
- Risorsa suolo:
- - suoli di prima qualità: gli oliveti e i vigneti del Montalbano e della Val di Bisenzio, individuati nella tavola P/06, per cui valgono le disposizioni di cui agli artt. 30, 31 e 33;
- - terreni con particolari sistemazioni agrarie: i terreni, individuati nella tavola P/06, presenti nelle aree ad esclusiva funzione agricola, per cui valgono le disposizioni dell'art. 30;
- Risorsa acqua:
- - sistemazioni agrarie ed idrauliche della Piana, individuate nella tavola P06, presenti nelle aree ad esclusiva funzione agricola, per cui valgono le disposizioni dell'art. 32
- Dotazione complessiva delle superfici boscate:
- - aree boscate, individuate nella tavola P07, per cui valgono le disposizioni dell'art. 33 delle presenti NTA.
- Qualità del patrimonio rurale:
- - insediamenti rurali esistenti di valore storico, architettonico, testimoniale, di cui all'art. 24 delle presenti NTA.
2. I PS e gli altri strumenti urbanistici comunali, applicando quanto contenuto all'art.31 del PIT, in base ad approfondimenti a scala di dettaglio, specificano, integrano e provvedono a disciplinare l'uso delle risorse nel rispetto di quanto previsto agli artt. 39 e 40 delle presenti NTA.
Art. 36 Articolazione specifica del territorio rurale
1. Il PTC articola il territorio rurale in:
- Aree boscate:
- - Montalbano: Sistema del Barco Reale del Montalbano
- - Val di Bisenzio: Sistema delle faggete; Sistema del castagneto; Sistema dei boschi e delle praterie della Calvana; Sistema collinare di Montemurlo. Aree ad esclusiva funzione agricola:
- - Piana
- - Montalbano
- - Val di Bisenzio e Monteferrato.
- Aree a prevalente funzione agricola:
- - Piana
- - Montalbano
- - Val di Bisenzio: aree agricole di valenza ambientale
2. Per le aree ad esclusiva e prevalente funzione agricola le rispettive caratterizzazioni economico-agrarie ai sensi degli articoli 24-29 del PIT sono soltanto richiamate nelle presenti norme, trovando trattazione esaustiva nella relazione conoscitiva di cui all'elaborato QC 09 b.
Art. 37 Le aree boscate
1. Il PTC individua nella tavola P07 come Aree boscate, riconoscibili a scala provinciale, quei territori dove prevalgono le dinamiche naturali, costituite dal sistema del bosco al cui interno sono presenti diversi tipi di uso del suolo, quali praterie di crinale, seminativi, terreni nudi.
2. Le aree boscate comprendono quelle parti di territorio in cui prevalgono nettamente classi di uso del suolo gradualmente sempre più indipendenti, nella loro evoluzione od equilibrio, dall'attività umana, o dove l'attività colturale dell'uomo non comporta cadenze periodiche brevi ma si caratterizza per cicli di diversi anni (vedi ceduazione, taglio alto fusto, etc.); oppure l'attività agricola si limita alla raccolta dei prodotti senza modifiche sostanziali delle condizioni del suolo o soprassuolo (pascoli -castagneto da frutto).
3. I comuni acquisiscono le perimetrazioni contenute nella tavola P/07, e le riportano nei PS e negli altri strumenti urbanistici comunali.
I comuni possono, in ogni caso, in base ad approfondimenti a scala di dettaglio, specificare, integrare e modificare le perimetrazioni delle aree boscate di cui sopra.
4. Le Aree boscate individuate dalla tav. P07 sono le seguenti:
- - STL Montalbano: Sistema del Barco Reale del Montalbano
- - STL Val di Bisenzio e Monteferrato: Sistema delle faggete; Sistema del castagneto; Sistema dei boschi e delle praterie della Calvana.
5. Per le aree boscate, risorsa agro-ambientale ai sensi dell'art. 31 del PIT comma 4, valgono le seguenti disposizioni che integrano le finalità di cui alla L.R. 64/95 così come disciplinate dall'allegato 3 alle presenti NTA. Le seguenti disposizioni sono mirate a contenere, recuperare e prevenire le situazioni di degrado paesaggistico ed ambientale di cui all'Art. 32 del PIT, e nello specifico di quanto previsto dal punto 4 del medesimo articolo. L'eventuale Regolamento Forestale Provinciale tiene anch'esso conto, per quanto di competenza, in attuazione della LR 39/2000, dei contenuti dei seguenti articoli.
PRESCRIZIONI
6. I Comuni, per le aree boscate, dovranno:
- a) individuare una fascia di rispetto della profondità minima di 100 ml da cui escludere la realizzazione di insediamenti abitativi, produttivi, discariche ed ogni altra struttura che possa comportare rischio di incendio, salvo garantirvi contestualmente alla realizzazione dell'opera l'attuazione di misure atte a prevenire il rischio di incendio;
- b) individuare, entro la fascia di rispetto di 100 m, la presenza di strutture ed insediamenti a rischio di incendio, prevedendo specifiche norme finalizzate alla riduzione del rischio stesso (obbligo di spalcatura di conifere, presidi antincendio, fasce di isolamento, ripulitura del sottobosco e diradamenti dei soprassuoli in prossimità dei margini di contatto con le aree aperte, etc. ).
- c) individuare all'interno dell'area boscata quelle porzioni di territorio dove sono presenti terreni agricoli con funzione di presidio e di mantenimento del territorio, e dove questi costituiscono caratteri ed elementi di interesse paesaggistico, storico, testimoniale, naturale legati al sistema insediativo dei nuclei rurali;
- d) individuare e definire regimi normativi atti a favorire la conservazione ed il recupero, all'interno dell'area boscata, delle porzioni di territorio aperto dove favorire la convivenza fra le attività agricole e la funzione di apprestamenti pabulari per gli ungulati selvatici e di aree di nidificazione e frequenza per altre tipologie faunistiche; e) individuare le praterie di crinale, i prati, prati-pascolo ed i pascoli cacuminali, dove limitare l'uso di strutture permanenti funzionali all'attività agricola, in modo da favorire il mantenimento degli elementi di naturalità;
7. I PS, gli strumenti di pianificazione specialistica, di programmazione ed i piani di settore della Provincia, in accordo fra loro, assoggettano le aree boscate ad uno dei seguenti regimi, anche tenendo conto, con particolare riferimento alle modalità tecniche di perseguimento degli obiettivi, di quanto prescritto dalla L.R. 39/00:
- -regime di tutela. Tale regime deve applicarsi alle superfici boscate di maggior pregio ambientale (naturalistico e paesaggistico), dove garantire il rispetto delle dinamiche evolutive naturali che il soprassuolo presenta;
- -regime di conservazione e valorizzazione. Tale regime deve applicarsi alle superfici boscate che presentano una eterogeneità specifica e colturale dove garantire, contemporaneamente allo sfruttamento economico, la conservazione e miglioramento delle condizioni e della qualità economica e naturale del soprassuolo;
- -regime di trasformazione. Tale regime deve applicarsi alle superfici boscate con specie alloctone che limitano l'affermarsi di specie autoctone, che presentano particolare vulnerabilità agli incendi boschivi, alla manifestazione di focolai fitopatologici, problematiche di equilibrio idro-geologico, alle superfici agricole colonizzate e/od in corso di colonizzazione da arbusteti e/o da individui arborei. Gli interventi ammissibili, oltre che di recupero funzionale e qualitativo del soprassuolo, contemporaneamente allo sfruttamento economico, potranno consentire la trasformazione di limitate aree boscate per fini agricoli, turistico ricreativi, faunistici ed opere di pubblica utilità in genere.
PRESCRIZIONI
8. I Comuni, per l'area boscata Sistema del Barco Reale del Montalbano, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici comunali soddisfino i seguenti criteri:
- a) individuare e disciplinare il sistema di fruizione turistico-ricreativa, a supporto delle attività agricole integrative (turismo ambientale e turismo rurale), compatibile con le istanze di salvaguardia e tutela del bosco;
- b) effettuare una individuazione specifica per il Barco Reale delle eventuali porzioni di bosco da sottoporre ai regimi di cui al precedente punto 7, lettere a, b, c, nel contesto dell'aspetto unitario interprovinciale che lo caratterizza;
9. I Comuni, per l'area boscata Sistema delle faggete (STL Val di Bisenzio e Monteferrato) valutano che i PS e gli altri strumenti urbanistici comunali soddisfino i seguenti criteri:
- - specificare ed individuare le praterie di crinale, i prati, prati-pascolo ed i pascoli cacuminali individuati dall'elaborato QC09 - Uso del suolo- con specificazione dell'uso agricolo e forestale e dalla relativa banca-dati, dove regolamentare la realizzazione di strutture permanenti funzionali all'attività agricola, regolamentare l'attività agricola, in modo da favorire la salvaguardia e conservazione degli elementi di naturalità e degli usi produttivi storici;
- - individuare le superfici boscate, con particolare riferimento ai soprassuoli a faggeta, da sottoporre a particolari regimi di tutela e, di conservazione e valorizzazione , come specificato al punto 7 del presente articolo, per mantenere la continuità di crinale del sistema;
- - individuare le superfici boscate poste ai limiti vegetazionali estremi (abissali e sommitali) da sottoporre a particolari regimi di tutela, di conservazione e valorizzazione, come specificato al punto 6 del presente articolo;
- - individuare le fasce di transizione vegetazionale fra la faggeta ed i boschi contermini da sottoporre a particolari regimi di tutela, di conservazione e valorizzazione, come specificato al punto 6 del presente articolo per il mantenimento della eterogeneità specifica e strutturale.
10. I Comuni, per l'area boscata del Sistema del castagneto (STL Val di Bisenzio e Monteferrato), valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici comunali soddisfino i seguenti criteri:
- - specificare ed integrare le aree individuate dal QC09 e dall'elaborato P07 come aree a castagneto, individuando eventualmente le superfici boscate dove escludere la realizzazione, ampliamento, adeguamento strutturale, di immobili ed annessi funzionali alla conservazione e/o recupero del ciclo produttivo del castagneto da frutto (metati, tirasotto ed altre tipologie di annessi)
- - individuare le operazioni di ripristino, adeguamento, nuova realizzazione del sistema viario funzionale a garantire la fruibilità e l'accessibilità del castagneto da frutto;
- - individuare l'area del castagneto da frutto funzionale all'attivazione e riconoscimento di marchi di qualità.
11. I Comuni, per l'area boscata del Sistema boschi e praterie della Calvana (STL Val di Bisenzio e Monteferrato), fatto salvo quanto previsto dall'eventuale regolamento dell' ANPIL della Calvana, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici comunali soddisfino i seguenti criteri:
- - individuare le praterie di crinale, i prati, prati-pascolo ed i pascoli cacuminali individuati dall'elaborato QC09 - Uso del suolo con specificazione dell'uso agricolo e forestale e dalla relativa banca-dati, dove regolamentare la realizzazione di strutture permanenti funzionali all'attività agricola, regolamentare l'attività agricola, in modo da favorire la salvaguardia e conservazione degli elementi di naturalità;
- - definire le fasce di transizione vegetazionale fra le aree aperte di crinale ed i boschi contermini da sottoporre a particolari regimi di tutela, di conservazione e valorizzazione, come specificato al punto 8 del presente articolo per il mantenimento della eterogeneità specifica e strutturale.
12. I Comuni, per l'area boscata del Sistema boschi del Monteferrato fatto salvo quanto previsto dal regolamento dell' ANPIL Monteferrato valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici soddisfino i seguenti criteri:
- - individuare e disciplinare il sistema di fruizione turistico-ricreativa, a supporto delle attività agricole integrative (turismo ambientale e turismo rurale) della zona di transizione con il fondovalle favorendo il ruolo di raccordo fra il Sistema pedemontano di Montemurlo e i sistemi interni della Val Bisenzio del castagneto da frutto e delle faggete;
- - individuare le superfici boscate dove consentire la trasformazione di limitate aree boscate per scopi agricoli, turistico ricreativi, con fini di controllo e gestione della fruizione ricreativa del bosco;
- - verificare e specificare la superficie boscata a Pino Marittimo individuata dal QC09 da sottoporre al regime di trasformazione in funzione di un recupero specifico e strutturale del soprassuolo degradato.
INDIRIZZI
13. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, dovranno inoltre tenere conto dei seguenti indirizzi:
- a) privilegiare, nell'individuazione di aree per la realizzazione di infrastrutture e di opere di utilità pubblica nonché di aree per opere funzionali alle operazioni colturali in bosco, le soluzioni che comportano il maggior risparmio di superficie boscata e/o di praterie di crinale, di prati, prati-pascolo e pascoli cacuminali, conservando contemporaneamente soluzione di continuità con le superfici rimanenti;
- b) individuare la struttura e la tipologia del sistema di fruibilità turistico-ricreativa delle aree boscate, definendone regimi normativi che tengano conto delle istanze produttive, di conservazione e salvaguardia del soprassuolo;
- c) disciplinare la realizzazione di viabilità forestale, distinguendo fra viabilità permanente e viabilità temporanea per le operazioni silvocolturali, con riferimento alla LR 39/2000. Per la eventuale viabilità permanente andrà privilegiato il ripristino dei tracciati della viabilità storica;
- d) prevedere la sistemazione ed il ripristino dello stato dei luoghi conseguente alla realizzazione delle opere accessorie alle operazioni colturali in bosco con tecniche e materiali riconducibili ai principi della Ingegneria Naturalistica questo anche in riferimento a quanto stabilito dalla LR 39/2000;
- e) supportare, tramite specifici indirizzi, le attività economiche legate alla silvicoltura anche in riferimento al recupero delle biomasse derivate da tale attività.
Art. 38 Le aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola
1. Le aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola costituiscono, con le aree boscate, l'ambito di applicazione della LR 64/95 e successive modifiche. Tali aree, riconoscibili a scala provinciale, sono individuate dalla tavola P/07.
2. I comuni acquisiscono le perimetrazioni contenute nella tavola P/07, e le riportano nei PS e negli altri strumenti urbanistici comunali. In base ad approfondimenti a scala di dettaglio, i comuni possono, specificare, integrare e modificare le perimetrazioni delle aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola.
3. I comuni, tramite i PS, definiscono ambiti territoriali o criteri per la loro individuazione nel RU, ove gli interventi di modificazione morfologica del territorio rurale, ai fini di trasformazione degli assetti agricoli, ancorché al di fuori del regime normativo della LR 64/95, possono avvalersi del supporto tecnico del settore agricoltura della Provincia anche nell'ambito della attività di programmazione di settore della Provincia stessa secondo quanto specificato al successivo art. 41 comma 1.
4. Gli strumenti urbanistici comunali o loro varianti provvedono alla definizione delle discipline del territorio rurale rispetto ai contenuti di cui all'art. 3, comma 8 della LR 64/94 estendendo tale disciplina anche ai criteri di intervento sul patrimonio edilizio rurale esistente.
Art. 39 Aree ad esclusiva funzione agricola
1. Sono definite Aree ad esclusiva funzione agricola le parti di territorio in cui l'attività agricola ha strutturato in passato l'intero sistema territoriale e rappresenta ancor oggi l'elemento caratterizzante la morfologia del territorio, del sistema insediativo e del paesaggio.
2. Sono aree ad esclusiva funzione agricola, riconoscibili a scala provinciale, le aree individuate dalla tavola P/07, così denominate:
- - Piana;
- - Montalbano;
- - Val di Bisenzio e Monteferrato
3. Per le aree ad esclusiva funzione agricola valgono le seguenti disposizioni, che integrano le finalità di cui alla L.R. 64/95 così come disciplinate dall'allegato 3 alle presenti NTA. Esse sono mirate anche a contenere, recuperare e prevenire le situazioni di degrado paesaggistico ed ambientale di cui all'art. 32 del PIT. L'eventuale Regolamento Forestale Provinciale recepisce, per quanto di competenza, in attuazione della LR 39/2000, le seguenti prescrizioni ed indirizzi.
PRESCRIZIONI
4. I Comuni, per le zone ad esclusiva funzione agricola, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti di pianificazione del territorio soddisfino i seguenti criteri:
- a) definizione di criteri per l'individuazione delle zone ove escludere la realizzazione degli interventi di nuova edificazione funzionale alle attività agricole a norma dell'articolo 3 della legge regionale 14 aprile 1995, nº 64;
- b) individuare, previa valutazione degli effetti indotti sulle risorse naturali ed essenziali, le eventuali aree dove escludere la realizzazione di strutture per colture protette e vivai;
- c) privilegiare nell'individuazione di aree per la realizzazione di infrastrutture e di opere di utilità pubblica le soluzioni che comportano il maggior risparmio di superficie agricola e che consentono di mantenere soluzione di continuità per le superfici agricole rimanenti;
5. L'area della piana, riconosciuta come ambito ad agricoltura sviluppata estensiva, sulla base di quanto contenuto all'articolo nº 28 del PIT, privilegia attività produttive orientate alla riqualificazione colturale funzionale agli assetti agrari di cui al Progetto Integrato "parco agricolo della piana" all'Allegato 6 delle presenti NTA.
In conseguenza di ciò i Comuni, per le zone ad esclusiva funzione agricola del STL Piana, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici soddisfino i seguenti criteri:
- a) specificare le modalità di sviluppo delle attività di turismo rurale con riferimento all'elaborato P/10- Sistema funzionale "Fruizione integrata del patrimonio culturale ed ambientale" e ai criteri di cui all'art. 12, comma 6 delle presenti NTA;
- b) specificare, con riferimento alle aree individuate nell'elaborato P06 per le Unità di paesaggio 16, 17, 18, 19, 20, 21,22, 23, le misure di conservazione, valorizzazione e ripristino delle sistemazioni agrarie e degli appoderamenti di impianto storico, delle alberature perimetrali dei terreni agricoli, del sistema idrico superficiale, della struttura agricola di pianura nel suo complesso;
- c) effettuare il censimento e definire norme di tutela e salvaguardia delle strutture arboree lineari corrispondenti alla tipologia di associazioni ripariali in prossimità della rete idrica superficiale naturale e di impianto agricolo e degli alberi monumentali, ai sensi dell'Art.3 L.R. 13 agosto 1998, n. 60;
- d) individuare, previa valutazione degli effetti indotti sulle risorse naturali ed essenziali, le eventuali aree dove escludere la realizzazione di strutture per colture protette e vivai;
- e) prevedere azioni, criteri e modalità di localizzazione di nuove colture forestali, di cui all'allegato A della LT 39/00, con funzione integrata di mitigazione dell'impatto ambientale e paesistico, ai margini con l'urbanizzato e in particolar modo in corrispondenza dei macrolotti.
6. L'area del Montalbano è da considerare come ambito ad agricoltura intensiva o specializzata, riconoscibile a scala provinciale, sulla base di quanto contenuto all'articolo n 29 del PIT. In conseguenza di ciò i Comuni, per le zone ad esclusiva funzione agricola del STL Montalbano, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici soddisfino i seguenti criteri:
- a) specificare, con riferimento all'elaborato P/10- Sistema funzionale "Fruizione integrata del patrimonio culturale e ambientale", e ai criteri di cui all'art. 12 comma 6 delle presenti NTA, le aree dove privilegiare lo sviluppo delle attività di turismo rurale ed integrative del reddito agricolo;
- b) specificare, con riferimento alle aree individuate nell'elaborato P/06 per le Unità di paesaggio 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, le misure di conservazione, valorizzazione e ripristino delle sistemazioni agrarie di carattere storico testimoniale quali ciglioni, lunette, terrazzamenti, sistemazioni a cavalcapoggio, muri in pietra, strade, viabilità poderale. A tal fine i PS, sulla base delle analisi individuate alla tavola QC/14 integrano gli elementi di quadro conoscitivo ed individuano le aree ove redigere una apposita disciplina per la conservazione, valorizzazione e ripristino dei manufatti di cui sopra da applicare anche attraverso incentivi, piani e programmi di cui all'art. 41 delle presenti NTA;
- c) effettuare il censimento e definire norme di tutela e salvaguardia delle strutture arboree lineari di particolare valore storico testimoniale riferibili al sistema poderale delle ville-fattoria e agli oliveti di impianto storico e degli alberi monumentali, ai sensi dell'Art.3 L.R. 13 agosto 1998, n. 60;
7. L'area della Val di Bisenzio e Monteferrato è da considerare come ambito ad agricoltura intensiva o specializzata, riconoscibile a scala provinciale, sulla base di quanto contenuto all'articolo nº 29 del PIT. In conseguenza di ciò i Comuni, per le zone ad esclusiva funzione agricola, di valenza produttiva del STL Val di Bisenzio e Monteferrato, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici soddisfino i seguenti criteri:
- a) individuare le aree dove privilegiare lo sviluppo delle risorse agricole di qualità viticole (Colline di Montemurlo) e olivicole (Val di Bisenzio e Colline di Montemurlo);
- b)specificare, con riferimento all'elaborato P/10- Sistema funzionale "Fruizione integrata del patrimonio culturale e ambientale", e ai criteri di cui all'art. 12 comma 6 delle presenti NTA, le aree dove privilegiare lo sviluppo delle attività di turismo rurale ed integrative del reddito agricolo;
- c) individuare le eventuali aree dove escludere la realizzazione di strutture per colture protette e vivai, definendo contemporaneamente aree dove queste non siano ammissibili, per preservare il contesto paesaggistico ed evitare la prossimità con il sistema urbanizzato del fondovalle e dei nuclei storici;
- d) effettuare il censimento e definire norme di tutela e salvaguardia delle strutture arboree lineari di particolare valore storico testimoniale riferibili al sistema poderale delle ville-fattoria e agli oliveti di impianto storico, ai sensi del D.lgs. 475/1945, e degli alberi monumentali, ai sensi dell'Art.3 L.R. 13 agosto 1998, n. 60;
- e) specificare il sistema turistico ricreativo ed escursionistico di collegamento fra il fondovalle ed il territorio di versante e di crinale individuato dal SF territoriale Patrimonio di cui all'art. 13, delle presenti norme.
Art. 40 Aree a prevalente funzione agricola
1. Sono definite aree a prevalente funzione agricola quei terreni agricoli che presentano più deboli condizioni di continuità ed omogeneità rispetto alle caratteristiche specificate per le aree ad esclusiva funzione agricola. Tali aree sono residue ed influenzate dal sistema insediativo urbano, ed assumono il ruolo di risorsa territoriale ed ambientale per il territorio in cui sono inserite.
2. Sono aree a prevalente funzione agricola, riconoscibili a scala provinciale, le aree individuate dalla tav. P07, così denominate:
- -Piana
- -Montalbano
- - Val di Bisenzio e Monteferrato: aree agricole di valenza ambientale.
3. Per le aree a prevalente funzione agricola valgono le seguenti disposizioni che integrano le finalità di cui alla L.R. 64/95 così come disciplinate dall'allegato 3 alle presenti NTA. Inoltre le seguenti disposizioni sono mirate anche a contenere, recuperare e prevenire le situazioni di degrado paesaggistico ed ambientale di cui all'Art. 32 del PIT.
PRESCRIZIONI
4. I Comuni, per le zone a prevalente funzione agricola, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti di pianificazione del territorio soddisfino i seguenti criteri:
- a) individuare le zone ove vietare gli interventi di nuova edificazione funzionale alle attività agricole a norma dell'articolo 3 della legge regionale 14 aprile 1995, nº 64. A tale fine i P.S. e gli altri strumenti urbanistici comunali valutano, nel definire tali aree: il rispetto delle normative igienico sanitarie, di sicurezza, le istanze di salvaguardia di immobili, nuclei e pertinenze di particolare valore storico, le zone e le distanze di rispetto, la preesistenza di centri aziendali o dei nuclei del sistema insediativo rurale diffuso ove "appoggiare" eventuali nuove costruzioni, e la necessità di ridurre il rischio di interrompere l'elemento di continuità e di corridoio fra il sistema periurbano ed il sistema agricolo aperto della Piana e collinare del Montalbano;
- b) individuare e tutelare i varchi connettivi residui fra queste aree e di queste con il più ampio sistema del territorio rurale;
- c) nel caso di individuazione di aree per la realizzazione di infrastrutture e di opere di pubblica utilità, devono essere privilegiate le soluzioni che comportano il maggior risparmio di superficie agricola e che mantengono soluzione di continuità per le superfici agricole rimanenti. L'individuazione di tali aree dovrà prevedere il mantenimento di fasce di mitigazione, mascheramento e di transizione con il sistema agricolo aperto;
- d) definire criteri e parametri per la individuazione di terreni da destinarsi a funzioni agricole di carattere sociale e ricreativo-culturale, quali orti urbani, fattorie didattiche urbane, parchi agricoli, etc.;
5. L'area della piana contigua agli aggregati urbani è da considerare come ambito ad economia agricola debole, riconoscibile a scala provinciale, sulla base di quanto contenuto all'articolo 25 del PIT. In conseguenza di ciò i Comuni, per dette aree, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici soddisfino i seguenti criteri:
- a) individuare e tutelare dall'edificazione i corridoi di terreno agricolo che si insinuano nel contesto urbano creando continuità con il territorio agricolo aperto, al fine della loro conservazione nella loro continuità ed ampiezza;
- b)individuare misure di conservazione delle sistemazioni agrarie, degli appoderamenti, delle alberature perimetrali dei terreni agricoli, del sistema idrico superficiale, della struttura agricola residua di pianura da applicare anche attraverso incentivi, piani e programmi di cui all'art. 41 delle presenti NTA;
- c) effettuare il censimento e definire norme di tutela e salvaguardia delle strutture arboree lineari corrispondenti alla tipologia di associazioni ripariali in prossimità della rete idrica superficiale naturale e di impianto agricolo, aventi funzione di elementi naturali di continuità fra il contesto urbano ed il territorio agricolo aperto della Piana e con la Val Bisenzio e degli alberi monumentali, ai sensi dell'Art.3 L.R. 13 agosto 1998, n. 60;
- d) definire articolazioni funzionali e territoriali tali da favorire lo sviluppo di funzioni integrative del reddito agricolo e la fruizione pedonale e ciclabile delle aree stesse.
- e) tutelare gli spazi non edificati esistenti;
- f) il mantenimento della continuità delle aree agricole, evitando che nuove infrastrutture o impianti tecnologici ne producano un'ulteriore frammentazione;
- g) la definizione di indirizzi e prescrizioni per la manutenzione e il ripristino di elementi del paesaggio agrario storico con valenza anche ecologica (siepi, filari, strade interpoderali, sentieri etc.) da applicare anche attraverso incentivi, piani e programmi di cui all'art. 41 delle presenti NTA;
- h) il mantenimento della percorribilità della viabilità poderale ed interpoderale, sia per il transito dei mezzi agricoli che per la mobilità ciclopedonale;
- i) la rinaturazione delle gore ancora esistenti con valenze multiple (miglioramento della capacità di autodepurazione, presenza diffusa di elementi di naturalità, percorsi di fruizione per il tempo libero) e la valorizzazione della rete irrigua con opere di ingegneria naturalistica da applicare anche attraverso incentivi, piani e programmi di cui all'art. 42 delle presenti NTA;
6. Le aree pedecollinari del Montalbano sono da considerare come ambito ad economia agricola debole determinata dall'influenza urbana, riconoscibile a scala provinciale, sulla base di quanto contenuto all'articolo 26 del PIT. In conseguenza di ciò i Comuni, per dette aree, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici soddisfino i seguenti criteri:
- a) specificare, con riferimento alle aree individuate nell'elaborato P/06 per le Unità di paesaggio 24, 25, 27, 28, , le misure di conservazione, valorizzazione e ripristino delle sistemazioni agrarie, degli appoderamenti, delle alberature perimetrali dei terreni agricoli, del sistema idrico superficiale da attuare anche attraverso incentivi, piani e programmi di cui all'art. 41 delle presenti NTA;
- b) effettuare il censimento e definire norme di tutela e salvaguardia delle strutture arboree lineari corrispondenti alla tipologia di associazioni riparali in prossimità della rete idrica superficiale naturale e di impianto agricolo, aventi funzione di elementi naturali di continuità fra il contesto urbano ed il territorio agricolo aperto, e agli eventuali oliveti di impianto storico e degli alberi monumentali, ai sensi dell'art. 3 LR 13 agosto 1998, n. 60;
- c) individuare e tutelare dall'edificazione i corridoi di terreno agricolo e boscato che attraversano le aree urbanizzate creando continuità fra il territorio agricolo aperto collinare ed il territorio agricolo aperto della piana, al fine di conservarli nella loro continuità ed ampiezza.
7. Le aree della Val di Bisenzio e del Monteferrato sono da considerare come ambiti marginali ad economia debole, riconoscibili a scala provinciale, sulla base di quanto contenuto all'articolo nº 27 del PIT, il cui ruolo è tuttavia strategico per il mantenimento degli equilibri ambientali e per la prevenzione di fenomeni di criticità idrogeologica. In conseguenza di ciò i Comuni, per le zone a prevalente funzione agricola a valenza ambientale del STL Val di Bisenzio e Monteferrato, valutano che le scelte dei PS e degli altri strumenti urbanistici soddisfino i seguenti criteri:
- a) specificare le aree agricole, individuate dall'elaborato P/07 come aree agricole di valenza ambientale, da tutelare quali elementi di presidio e di caratterizzazione del territorio collegate al sistema insediativo rurale;
- b) specificare, con riferimento al progetto e alle norme del Sistema Funzionale Territoriale Patrimonio (art. 12 ed elaborato P/10), anche ai criteri di cui all'art. 12 comma 6 delle presenti NTA, il sistema turistico ricreativo ed escursionistico di collegamento fra i centri rurali di versante e di questi con il fondovalle ed il crinale e le aree dove privilegiare lo sviluppo delle attività di turismo rurale ed integrative del reddito agricolo;
- c)individuare eventuali aree dove vietare la realizzazione di strutture per colture protette e vivai per preservare il contesto paesaggistico ed evitare la prossimità con il sistema insediativo rurale;
- d) specificare il sistema viario (ripristino, adeguamento, nuova realizzazione) funzionale a garantire la fruibilità e l'accessibilità delle aree agricole frazionate e non contigue al sistema insediativo rurale, con riferimento a quanto individuato negli elaborati P/10 e P/12.
Art. 41 Indirizzi per i piani e programmi di settore provinciali
1. La Provincia tramite il Piano di sviluppo rurale e altri idonei strumenti di programmazione favorisce e supporta, anche nei casi di cui all'art. 38 comma 3, attraverso la definizione di specifici strumenti di supporto tecnico, di indennizzo e compensazione:
- - azioni relative al mantenimento e recupero delle sistemazioni agrarie di carattere storico testimoniale;
- - procedure di indirizzo progettuale e valutazione di impatto paesaggistico/ambientale ed idrogeologico degli interventi di trasformazione degli assetti agronomico/colturali. Per i criteri di intervento può costituire riferimento il Codice delle buone pratiche agricole dell'ARSIA.
2. In particolare per la piana pratese la Provincia promuove, attraverso piani e programmi di settore , azioni mirate:
- a) alla trasformazione delle colture attuali in coltivazioni biologiche o di qualità certificata nelle aree non soggette a contaminazioni chimiche dirette o indirette da sorgenti esterne, nelle rimanenti aree, la trasformazione delle colture attuali in coltivazioni no-food che comportino un minore impiego di fertilizzanti e pesticidi delle colture attuali: fibre e oleanti vegetali impiegabili nel ciclo tessile pratese;biomasse utilizzabili a fini energetici;
- b) alla realizzazione di ecosistemi-filtro e impianti per lo sfruttamento energetico delle biomasse (residui delle produzioni agricole);
- c) al coordinamento dei soggetti pubblici e privati interessati a progetti di consolidamento ecologico e miglioramento fruitivo e colturale degli agroecosistemi;
- d) all'implementazione e sviluppo dei principali obiettivi ed azioni riferibili al progetto integrato "Parco agricolo della piana" di cui all'art.69 delle presenti norme.
Art. 42 Gli insediamenti rurali esistenti
1. I PS, in relazione agli obiettivi ed invarianti di cui agli articoli 7, 8 e 9 delle presenti NTA, per gli insediamenti rurali esistenti valutano che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- a) individuazione e classificazione del patrimonio edilizio esistente presente nel territorio rurale e le relative aree di pertinenza, in relazione alla tipologia degli insediamenti (nuclei rurali e case sparse), al loro valore storico, architettonico, testimoniale, al rapporto con il territorio in cui tali manufatti sono inseriti, distinguendo gli immobili aventi una funzione agricola da quelli destinati ad altri usi;
- b) per gli edifici e i manufatti di valore e le aree di loro pertinenza, di cui all'Art. 25 delle presenti NTA, i Comuni definiscono apposita disciplina volta alla loro conservazione e all'individuazione delle destinazioni d'uso ammissibili nel rispetto degli Artt. 24 e 25 delle presenti NTA e con la finalità di assicurarne la conservazione, il mantenimento e la valorizzazione;
- c) per patrimonio edilizio esistente non compreso nel punto precedente i Comuni possono definire, anche in riferimento a quanto stabilito agli artt. 3 comma 8 e 5 della L.R.64/95, apposita disciplina individuando le funzioni e le trasformazioni ammissibili nel rispetto degli Artt. 24 e 25 delle presenti NTA con la finalità di conservare e ove necessario ripristinare i caratteri tradizionali dell'edilizia rurale.
- d) per la disciplina di insieme inerente i borghi e nuclei rurali si rimanda agli artt. 25, 28, 31-33, delle presenti NTA.
Art. 43 Applicazione della LR 64/95
Nelle aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola e nelle aree boscate per la determinazione degli interventi ammissibili, i Comuni applicano la L.R. 64/95 e successive modificazioni nel rispetto degli articoli riferiti all'integrità paesistica e alla risorsa territorio rurale, oltre che di quanto previsto dall'allegato n. 3.
CAPO IV Il governo della risorsa "città e insediamenti urbani"
Art. 44 Caratteri generali e articolazione
1. Il PTC formula le prescrizioni e gli indirizzi nonché i principali criteri, che discendono dagli obiettivi e dalle invarianti strutturali di cui agli Artt. 7, 8 e 9 delle presenti norme, ai quali si dovranno conformare i piani di settore provinciali e gli strumenti di pianificazione comunale, per il governo della risorsa "Le città e gli insediamenti urbani".
2. A questo riguardo il PTC, in attuazione degli obiettivi e nel rispetto delle invarianti strutturali riferite agli STL, articola la risorsa, in maniera conforme con quanto espresso dal PIT e coerentemente con le specificità del territorio provinciale, evidenziate negli elaborati del Quadro Conoscitivo. Spetta alle Amministrazioni Comunali riconoscere sul proprio territorio comunale le specificità sotto descritte:
- - i centri antichi;
- - le aree prevalentemente residenziali;
- - le aree miste;
- - gli insediamenti produttivi;
- - i parchi urbani e territoriali;
- - i servizi e le attrezzature di livello territoriale.
3. Il PTC, per ciascuna componente della risorsa individua criteri ed indirizzi, enunciati a livello provinciale, di STL o riferiti in maniera esplicita a determinati luoghi o località, ai quali si dovranno riferire gli strumenti di pianificazione del territorio.
4. Le norme di seguito elencate si applicano alle aree urbanizzate comunque definite.
5. I PS potranno approfondire e motivatamente ridefinire il confine tra "territorio rurale" e "territorio urbanizzato" nel rispetto degli obiettivi e delle invarianti strutturali del presente piano e delle prescrizioni e indirizzi riferiti alle specifiche risorse.
6. I PS provvedono inoltre, sulla base del proprio quadro conoscitivo, a verificare e ulteriormente articolare la risorsa città e insediamenti.
Art. 45 I centri antichi
1. Il PTC considera centri antichi le porzioni del territorio individuate con i criteri espressi all'Art. 26 delle presenti norme.
2. I PS ai fini della salvaguardia e valorizzazione dei centri antichi, dovranno osservare le disposizioni già espresse all'Art. 26 e quelle elencate nei seguenti commi.
PRESCRIZIONI
3. I PS, per i centri antichi posti sui versanti collinari e montani del STL Val di Bisenzio e Monteferrato, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 LR 5/95 che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - azioni progettuali per il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico, il potenziamento della funzione residenziale, definizione degli interventi ammissibili sugli edifici e sugli spazi scoperti, mirate:
- - alla salvaguardia dei caratteri architettonici ed urbani degli edifici e all'adeguamento e trasformazione ai fini residenziali delle parti sottoutilizzate o inutilizzate come fondi, annessi, locali artigianali o di servizio);
- - alla localizzazione di attrezzature e servizi (come distaccamenti di uffici pubblici, uffici postali, sportelli bancari, ecc.);
- - al potenziamento delle attività commerciali legate al soddisfacimento dei consumi quotidiani;
- - all'individuazione di parcheggi pubblici e pertinenziali;
- - al recupero della funzione turistico ricettiva del centro di Montepiano, attraverso la riqualificazione degli spazi aperti pubblici,il potenziamento delle attività ricettive, commerciali e dei pubblici esercizi, anche con l'ausilio di azioni concertate con i vari attori locali;
- - recupero e riuso degli edifici residenziali esistenti anche con l'introduzione di incentivi economici (sconto oneri, reperimento fondi economici ecc) e volumetrici (questi intesi per gli adeguamenti tecnologici e tecnici degli edifici) per facilitare l'attuazione degli interventi.
PRESCRIZIONI
4. I PS, per i centri antichi posti nel fondovalle dei comuni di Vaiano, Cantagallo e Vernio (La Briglia, Vaiano, Carmignanello, Mercatale, San Quirico), dei paesi e delle frazioni del STL Piana, di Poggio a Caiano, Carmignano e Comeana, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare anche ai sensi dell'art. 32 LR 5/95 che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - previsione di specifica disciplina ed idonee azioni progettuali, in sintonia con gli obiettivi espressi agli articoli 7-8-9, volte a:
- - recuperare e valorizzare gli edifici, salvaguardando i fronti edificati, l'articolazione dei prospetti delle facciate, la foggia e il genere di materiali degli elementi decorativi e degli spazi aperti (pavimentazioni e arredi in genere, elementi di corredo, ecc);
- - permettere la permanenza delle principali funzioni pubbliche, civili e culturali;
- - potenziare la dotazione di servizi alla persona e all'impresa, la localizzazione di attrezzature o sedi di rappresentanza di carattere territoriale (anche legate all'Area Protetta Monteferrato, alla produzione agroalimentare di qualità, di cui al Progetto integrato Bi.A.S. e al distretto tessile);
- - creare adeguati collegamenti, pedonali e ciclabili, tra i centri antichi e gli edifici e i manufatti di valore, i principali servizi, le parti residenziali e produttive circostanti e gli spazi pubblici;
- - riorganizzare il traffico veicolare, limitando o razionalizzando il traffico di attraversamento prevedendo idonei parcheggi pubblici e pertinenziali in prossimità dei recapiti del percorso principale del centro antico;
- - potenziare, valorizzare e qualificare la rete commerciale minuta e l'artigianato di servizio;
- - individuare collegamenti ciclabili e pedonali riservati con le aree in cui sono localizzate funzioni di interesse collettivo;
- - prevedere interventi di mitigazione delle pressioni ambientali in essere.
PRESCRIZIONI
5. Il PS del comune di Prato, sulla base degli obiettivi espressi, dovrà valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che il progetto di piano per il centro antico, concorra al soddisfacimento dei criteri di seguito elencati:
- - la razionalizzazione dell'accessibilità del centro antico e per potenziare e qualificare le attività economiche presenti e la residenza attraverso:
- - l'estensione delle zone pedonali;
- - la razionalizzazione del trasporto pubblico, anche attraverso l'uso di mezzi innovativi;
- - l'individuazione di adeguate aree (in termini di localizzazione e quantità) da destinare a parcheggio pertinenziale;
- -la previsione di specifica disciplina per la gestione degli interventi ammissibili sugli edifici e sugli spazi scoperti, anche con il supporto di opportuni regolamenti, guide o approfondimenti mirati alla:
- - tutela degli spazi scoperti (percorsi, piazze, vicoli, aree verdi pubbliche, dehor degli esercizi pubblici, ecc) e dei relativi elementi di arredo, inclusi gli aspetti materico-cromatici;
- - tutela della qualità architettonica ed urbana degli edifici, compresi gli aspetti relativi al colore e agli elementi decorativi e di corredo delle facciate;
- -l'individuazione di azioni di promozione territoriale a supporto della conoscenza del centro antico, quindi tese a mantenere e potenziare il ruolo primario di riferimento svolto storicamente nei confronti dell'intero territorio provinciale, dello sviluppo del settore turistico e a sostegno della funzione residenziale, attraverso:
- - la fruizione dei monumenti della città storica individuando itinerari, punti di sosta e servizi in genere, considerando la possibilità di aprire al pubblico vaste zone monumentali (come i grandi complessi conventuali e monastici) e un corretto coordinamento delle attività culturali e delle iniziative volte ad attrarre presenze all'interno delle mura;
- - la creazione di connessioni e collegamenti tra le varie zone del centro antico e tra questo e la città fuori le mura (in particolare il Macrolotto 0; la zona intorno a Piazza Ciardi-Calamai-Fabbricone, a via Valentini-Romito-Zarini e la zona degli ex-Macelli pubblici);
- - la previsione di azioni di valorizzazione e qualificazione della rete commerciale minuta (nella quale sia considerato anche il settore alimentare a sostegno della residenza), dell'artigianato di servizio e degli antichi mestieri, anche attraverso il reperimento di fondi economici per sostenere i progetti e le iniziative e l'individuazione di incentivi alle aziende, con azioni concertate con i vari attori locali;
- - la permanenza e il rafforzamento delle funzioni pubbliche e rappresentative, dei servizi pubblici ed in particolare di quelli culturali destinati allo spettacolo (cinema, teatri, ecc), delle associazioni culturali, degli esercizi pubblici legati alla fruizione notturna del centro antico;
- - l'individuazione di destinazioni d'uso compatibili per l'area attualmente occupata dall'ospedale "Misericordia e Dolce", in vista del suo trasferimento nell'area tra Galciana e San Paolo, mirate a riqualificare l'intero comparto, così da contribuire ad elevare la qualità della vita del centro antico, attraverso:
- - la demolizione degli edifici di recente realizzazione;
- - la riqualificazione ed il riordino dell'area attualmente occupata dall'ospedale restituendo al centro antico la fruizione pubblica degli spazi aperti e un congruo utilizzo dei volumi, valorizzandone le porzioni storiche;
- - l'individuazione di un parco urbano, corredato da idonei collegamenti con i principali percorsi e spazi aperti della città storica;
- - l'individuazione, per gli edifici che verranno mantenuti, di funzioni compatibili in rapporto all'accessibilità dell'area e rappresentative per l'intera città e in specifico modo per il centro antico.
PRESCRIZIONI
6. I PS, per i centri antichi dei versanti collinari e montani del STL Montalbano, dovranno valutare anche ai sensi dell'art. 32 LR 5/95 che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- -individuazione di azioni progettuali e specifiche discipline per l'individuazione degli interventi ammissibili sugli edifici e sugli spazi scoperti, di cui agli obiettivi espressi agli all'art. 9, mirate al:
- - valorizzazione e tutela dei caratteri architettonici ed urbani degli edifici, ripristino e ricostituzione di quelli alterati;
- - riqualificazione degli spazi aperti (pavimentazioni, materiali degli arredi ecc); - localizzazione di funzioni complementari a quella residenziale, individuando interventi edilizi congrui con l'entità ed il valore degli edifici;
- - valorizzazione e qualificazione della rete commerciale minuta e delle attività ricettive (che prevedano anche un legame con la produzione agro-alimentare di qualità).
INDIRIZZI
7. I PS al fine di orientare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, dovranno tenere conto dei seguenti indirizzi:
- - indirizzare gli interventi legati alla valorizzazione delle attività commerciali e artigianali, con discipline che considerino le principali caratteristiche e componenti del centro antico (sociali, economiche, architettoniche, ecc) da gestire con azioni concertate con i vari attori locali, anche allo scopo del reperimento di fondi economici per sostenere i progetti e le iniziative a supporto delle attività insediate;
- - miglioramento dell'accessibilità prevalentemente con mezzi di trasporto collettivo e pedonale individuando connessioni, o semplici passaggi pedonali, per favorire le relazioni con le parti costruite circostanti;
- - collocare, per quei centri antichi più consistenti, le funzioni a più elevata capacità generatrice di flussi di mobilità in luoghi serviti da mezzi di trasporto e in aree in prossimità di aree servite da parcheggi;
- - orientare i progetti di sviluppo, riqualificazione e valorizzazione a considerare il centro antico in tutte le sue componenti (socioeconomiche, urbane, architettoniche), evitando approfondimenti parziali e sporadici che potrebbero inficiarne l'esito.
Art. 46 Le aree prevalentemente residenziali
1. Sono considerati insediamenti prevalentemente residenziali quelle porzioni del territorio che comprendono i quartieri residenziali, realizzati in base a piani attuativi di iniziativa privata e pubblica, i piccoli interventi unitari e le semplici addizioni edilizie, sorte attraverso singole iniziative dei cittadini. Sono comprese in quest'ambito, in particolare nel STL Val di Bisenzio e Monteferrato e Piana, anche alcune porzioni di tessuto produttivo, in parte già riutilizzato per altri scopi, che da sempre ha avuto forti relazioni con gli edifici residenziali. Le aree individuate comprendono inoltre le opere di urbanizzazione primaria e secondaria e l'insieme di spazi aperti, servizi e attrezzature fortemente relazionate al concetto di "abitare", quali parcheggi, piazze, verde urbano, attività terziarie in genere (istituti di credito, commercio, studi professionali, ecc.) ed attrezzature per la mobilità.
2. Gli strumenti di pianificazione del territorio provvedono a verificare e specificare le aree che includono gli insediamenti prevalentemente residenziali, individuando, attraverso criteri funzionali e morfotipologi specifici elementi di rilievo come interventi residenziali unitari, tessuti insediativi ricorrenti, tipi edilizi e aggregazioni particolari, ecc.
PRESCRIZIONI
3. I PS, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate, concorrano al soddisfacimento dei criteri di seguito elencati:
- - previsione di azioni progettuali e di specifica disciplina mirata all'innalzamento della qualità degli insediamenti, attraverso:
- - il mantenimento e rafforzamento della presenza di servizi e degli spazi pubblici (piazze, aree di sosta, aree verdi, scuole di base, distaccamenti di servizi comunali, uffici postali, centri di associazione), pubblici esercizi ed attività ricettive (bar, ristoranti, pizzerie, circoli ricreativi, ecc), attività terziarie (esercizi di vicinato, sportelli bancari, studi professionali ecc.), attività culturali, che possono favorire la creazione di nuove centralità urbane e il superamento della monofunzionalità residenziale;
- - l'individuazione di collegamenti con i centri antichi di riferimento, con le emergenze storiche, culturali e ambientali e con il territorio rurale;
- - l'individuazione delle strutture e servizi necessari ai nuovi bisogni della società in rapporto ai nuovi stili di vita, al mutamento socio-economico dei nuclei familiari e alle nuove popolazioni insediate;
- - l'abbattimento dei fattori di inquinamento (acustico, atmosferico, ecc.) in particolar modo per gli insediamenti a diretto contatto con assi viari importanti, individuando soluzioni tecniche compatibili;
- - il rafforzamento delle modalità alternative al mezzo privato per la mobilità privilegiando il trasporto pubblico, anche con il supporto di parcheggi d'interscambio, e di percorsi ciclopedonali;
- - previsione di regole urbanistico-edilizie per la gestione degli interventi sul patrimonio edilizio e sugli spazi aperti, volte a:
- - riqualificare le aree in cui sono collocate le attività e le funzioni marginali e quelle che presentano degrado urbanistico, edilizio e socio-economico, anche attraverso la trasformazione degli insediamenti;
- - individuare tipi di intervento congrui con le specifiche caratteristiche degli edifici e dei tessuti edilizi. In particolare sugli edifici residenziali facenti parte di interventi urbanistici unitari, o appartenenti a tessuti urbanistici ricorrenti e tipici, gli interventi ammissibili su edifici e spazi aperti dovrà rispettare gli elementi costitutivi, le tecniche costruttive e il trattamento degli spazi pubblici;
- - promozione e recupero della funzione turistico ricettiva in coerenza con l'assetto dei centri urbani e la rete della mobilità proposta dal piano provinciale per i centri di Montepiano, Schignano, Luicciana e Cantagallo.
INDIRIZZI
4. I PS, al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - redazione di ricerche ed analisi utili a definire in termini di quantità e qualità lo stato di attuazione del proprio strumento urbanistico,per valutarne le potenzialità edificatorie residue, lo stato di avanzamento delle realizzazioni delle infrastrutture e servizi di supporto al sistema insediativo;
- - al fine di orientare le scelte urbanistiche i comuni potranno inoltre redigere studi e indagini sul patrimonio edilizio esistente, quali:
- - rilievi dello stato di fatto con evidenziazione dei tipi edilizi, degli usi in atto negli edifici;
- - precisazione sull'uso del patrimonio edilizio: utilizzo stagionale, sottoutilizzato, dimesso;
- - individuazione dei tipi edilizi presenti nell'edilizia tradizionale e storica (e le forme aggregate di essa) e loro adattamento a standard moderni;
- - ubicazione stato di fatto degli spazi pubblici (parcheggi, piazze, parchi urbani ecc), dei servizi e delle infrastrutture in genere;
- - nelle parti collinari e montane del territorio provinciale valutare la possibilità di individuare alternative alla realizzazione delle aree a standard (aree verdi pubbliche) ubicate in prossimità del territorio rurale, scegliendo alternative improntate sulla maggiore cura nella definizione dei margini dei nuovi insediamenti verso le aree aperte, quali: recinzioni, percorsi pedonali e alberature a margine dei lotti edificati, definizione dei materiali e delle specie arboree da utilizzare per le aree a parcheggio, ecc;
- - rilievi opportuni del patrimonio produttivo dismesso tenendo conto del valore dei singoli edifici, degli usi in atto e della possibilità di riutilizzare gli edifici a scopi residenziali.
Art. 47 Le aree miste
1. Le aree miste occupano la porzione centrale della città e delle frazioni del comune di Prato, Vaiano, Poggio a Caiano, Cantagallo e Carmignano. Le aree miste sono costituite da isolati, o semplici aggregazioni di edifici di piccole e medie dimensioni, nei quali risulta ancora forte e preponderante lo stretto connubio tra tessuto produttivo e residenza (con minor incidenza per il comune di Poggio a Caiano e Cantagallo). Le aree miste sono caratterizzate inoltre dall'alta densità volumetrica, dall'elevato rapporto di copertura, e dalla conseguente presenza di pochissimi spazi aperti. Alcune porzioni di esse, poste in luoghi più marginali presentano al loro interno attività produttive, ancora attive ed efficienti, riconducibili per lo più alla fase umida del ciclo tessile (carbonizzi, rifinizioni ecc).
PRESCRIZIONI
2. I PS, per le aree miste ubicate nel STL Val di Bisenzio e Monteferrato ed STL Piana, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - redazione preventiva di studi e ricerche utili a individuare porzioni di tessuto (edifici produttivi e residenziali come case a schiera,palazzine, ville padronali, ecc) o singoli edifici da salvaguardare e recuperare con funzioni diverse da quelle originarie, (precisandone gli interventi edilizi in maniera idonea e congruente) o da trasformare anche attraverso interventi di demolizione ricostruzione;-nel caso di recupero e riutilizzo degli edifici produttivi, le scelte progettuali dovranno mirare:
- - a salvaguardare le caratteristiche architettoniche e costruttive (articolazione dei volumi e dei prospetti, continuità dei fronti edilizi,elementi decorativi quali tettoie, pensiline, cornici degli infissi, ecc) dei manufatti produttivi e residenziali da recuperare, calibrando i tipi d'intervento in base al valore riconosciuto (valore storico, architettonico, urbanistico, testimoniale);
- - a dimensionare gli standard sul "carico urbanistico" effettivamente indotto dalla trasformazione (basato sul numero degli abitanti, sul volume urbanistico o sulla nuova Slp ottenuta);
- - a valutare la possibilità di recuperare in residenza, ed altre funzioni correlate, gli edifici produttivi, mantenendone le specifiche caratteristiche;
- - nel caso di interventi di trasformazione urbana, le scelte progettuali saranno volte:
- - a valutare gli effetti indotti dai diversi carichi urbanistici sull'assetto infrastrutturale e sui servizi, prendendo in considerazione una porzione sufficientemente ampia di città sulla quale studiare la simulazione;
- - a dotare i nuovi insediamenti di spazi pubblici idonei ad elevare la qualità della vita, liberando le aree di pertinenza fluviale del Bisenzio e creando elementi fruitivi e connessioni (percorsi ciclopedonali) con gli insediamenti residenziali e produttivi esistenti e i centri antichi di riferimento;
- - ad introdurre nei nuovi interventi funzioni miste e complementari;
- - a specificare i parametri per l'individuazione delle aree a standard, sia in termini di qualità, quantità e ubicazione.
PRESCRIZIONI
3. I PS per le aree miste ubicate nel STL Montalbano, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- -l'individuazione di interventi volti a sostituire l'intera porzione degli insediamenti individuati, fondando in queste aree il fabbisogno edilizio del STL;
- -l'individuazione di criteri progettuali per gli interventi di trasformazione urbana, tenendo conto di:
- - valutare gli effetti indotti dei carichi urbanistici da insediare sull'assetto infrastrutturale e sui servizi (mediante l'attuazione di un coordinamento tra gli interventi di trasformazione urbana e quelli infrastrutturali);
- -caratterizzare i nuovi interventi con funzioni miste e complementari;
- - dotare i nuovi insediamenti di infrastrutture adeguate e spazi pubblici idonei ad elevare la qualità della vita, liberando le aree di pertinenza fluviale (Torrente Montiloni) e creando elementi fruitivi e connessioni (percorsi ciclopedonali) con gli insediamenti esistenti e i centri antichi di riferimento.
INDIRIZZI
4. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - redazione di studi e ricerche con l'obiettivo di evidenziare la consistenza, lo stato di conservazione, il valore e gli usi degli edifici presenti all'interno delle aree;
- - elaborare approfondimenti progettuali indirizzati verso la riutilizzazione dei contenitori produttivi mediante altre funzioni, compresa quella residenziale e la possibilità di reperire idonee aree a standard (in particolare parcheggi) sia pertinenziali alle nuove funzioni da inserire, che pubblici, previsti dalle norme vigenti in materia. Gli approfondimenti dovranno anche individuare un corretto linguaggio architettonico che tenga conto delle peculiari caratteristiche dei manufatti, mantenendo con il recupero edilizio i caratteri tipologici ed architettonici dei manufatti;
- - redigere studi, nel caso di trasformazione urbanistica di consistenti porzioni di aree miste, su porzioni della città allargate rispetto all'area d'intervento per valutare gli effetti della trasformazione sulle infrastrutture, sul trasporto pubblico e sui servizi in genere.
Art. 48 Gli insediamenti produttivi
Il PTC, al fine di fornire gli elementi principali per la riorganizzazione del sistema produttivo della provincia e per sostenere ed innescare processi di sviluppo e valorizzazione, individua, per l'intero territorio provinciale, una classificazione delle aree produttive, costruita sulla base degli studi ed analisi redatti, con lo scopo di calibrare gli indirizzi e le prescrizioni sulle specifiche realtà territoriali, tenendo conto dell'ubicazione, della dotazione delle infrastrutture per la mobilità e dello stato e consistenza delle aree stesse. A questo scopo vengono individuate le seguenti categorie:
- - le aree forti della produzione;
- - le aree della produzione diffusa;
- - le aree della produzione mista;
- - i capisaldi storici della produzione.
Art. 49 Le aree forti della produzione
1. Le aree forti della produzione sono costituite dai due macrolotti pratesi, dalla grande area produttiva di Montemurlo e da quella di Gabolana a Vaiano. Sorte per svolgere l'esclusiva funzione produttiva, presentano a tratti l'inizio di un processo di trasformazione, che si manifesta in una generalizzata suddivisione degli edifici e l'introduzione negli stessi di funzioni diverse da quelle produttive (in quota maggiore il commercio). Il fenomeno appare più evidente al 1° Macrolotto di Prato, di meno a Montemurlo, dove l'assetto produttivo risulta pressoché esclusivo, ancora diverso a Vaiano dove, assieme alla trasformazione, si nota anche l'inizio di una lenta dismissione e l'affacciarsi di fenomeni di degrado diffuso (urbanistico ed architettonico). Il tessuto delle aree forti della produzione è, in via generale, caratterizzato dalla maglia ortogonale delle strade che perimetrano insiemi di capannoni di medie e grandi dimensioni. L'area di Montemurlo si diversifica dalle precedenti, essendo costituita da insiemi di edifici, di dimensioni a volte notevoli, disposti casualmente e serviti da una maglia stradale priva di gerarchia e talvolta incompleta.
PRESCRIZIONI
2. I PS, per le aree forti della produzione, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95,che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - riqualificazione degli insediamenti attraverso il riordino della viabilità, delle aree di sosta e l'individuazione di adeguate infrastrutture per la movimentazione delle merci, razionalizzando gli accessi alle singole aree ed ai comparti, col fine di evitare l'immissione diretta su strade di collegamento territoriale;
- - superamento della monofunzionalità delle aree produttive con l'introduzione di servizi alla persona e alle imprese (attività direzionali,amministrative, di credito, terziario avanzato come consulenza aziendale, elaborazione e controllo dati) e spazi pubblici per il tempo libero e lo sport;
- - individuazione di interventi edilizi idonei a favorire un razionale utilizzo degli edifici esistenti, conseguibile anche attraverso la demolizione con ricostruzione (a parità di volume) di parti inutilizzate o sottoutilizzate;
- - creazione di margini ben identificati a contatto con il territorio rurale e di schermature vegetali a contatto con gli insediamenti residenziali;
- - osservazione dei criteri espressi dall'Allegato 8 in merito alle azioni e prestazioni da soddisfare per la definizione di aree produttive come "Aree ecologicamente attrezzate";
- - in relazione all'area produttiva di Gabolana a Vaiano gli interventi edilizi dovranno garantire la massima tutela nei confronti delle aree dipertinenza fluviale del Bisenzio, anche prevedendo interventi di sostituzione edilizia, utili a razionalizzare la funzionalità dell'area, mantenendo fisso l'obiettivo di salvaguardare e liberare il più possibile la pertinenza fluviale. Gli eventuali nuovi volumi dovranno quindi attestarsi lungo le strade principali di attraversamento, curando in particolar modo l'aspetto qualitativo anziché quello quantitativo;
- - in relazione all'area produttiva di Montemurlo gli interventi dovranno tendere al massimo alla razionalizzazione funzionale dell'area,individuando una gerarchia della maglia stradale; idonee aree destinate a parcheggio, servizi alla persona e all'impresa, verde urbano e barriere vegetali di protezione.
PRESCRIZIONI
3. I PS possono prevedere in aree contigue alle aree forti della produzione ubicate nel STL Piana, attività produttive all'aperto (compresi i depositi a cielo aperto), purché lo strumento urbanistico valuti che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - individuazione di aree di dimensioni contenute e fortemente relazionate a quelle produttive in termini di servizi e standard;
- - ubicazione delle aree in prossimità delle principali strade a servizio della produzione e sufficientemente lontano dai centri abitati;
- - evitare estese aree asfaltate ed inutili sviluppi delle strade di penetrazione e quindi conseguentemente dotare le aree di elevata permeabilità del suolo;
- - prevedere barriere vegetali utili a schermare le attività interne ai singoli lotti ed a preservare l'immediato intorno dal rumore e dalle polveri;
- - l'osservazione dei criteri espressi all'Allegato 8 delle presenti norme.
INDIRIZZI
4. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - creazione di banche dati utili al monitoraggio delle aree produttive in termini di funzioni insediate, consumo di energia e risorse ambientali, movimentazioni merci, tipi di struttura societaria, ecc;
- - sostenere ed indirizzare i processi di sviluppo ed innovazione delle attività produttive anche attraverso un innalzamento significativo della qualità insediativa promovendo lo sviluppo di servizi comuni alle imprese e di servizi per il lavoro e l'occupazione, la promozione di iniziative mirate di marketing territoriale, l'insediamento di nuove imprese e settori ad elevato contenuto tecnologico, la creazione di aree ecologicamente attrezzate e cioè dotate di infrastrutture e dei servizi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente (cfr art. 11 Sistema Territoriale Funzionale Ambiente e art. 14 Sistema Territoriale Funzionale Mobilità);
- - promuovere la costituzione di organismi sovracomunali di gestione delle aree produttive e di forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi (mobility manager, car sharing, ecc.);
- - favorire l'accesso ai finanziamenti previsti dalle leggi regionali e comunitarie per lo sviluppo e qualificazione delle attività produttive;
- - favorire l'accesso al sistema comunitario di ecogestione e audit ambientale EMAS anche promuovendo forme di certificazione ambientale riferita all'area produttiva nel suo complesso oltre che al singolo sito produttivo.
Art. 50 Le aree della produzione diffusa
1. I presidi della produzione diffusa sono costituiti da insediamenti produttivi industriali e artigianali, generalmente esito di piani attuativi. Sono localizzati nella piana a ridosso dei quartieri, paesi e frazioni, nelle aree di pertinenza fluviale del Bisenzio e dell'Ombrone e sporadicamente in alcune zone di mezzacosta della Valle del Bisenzio e del Montalbano. Il tessuto insediativo si presenta abbastanza regolare, le dimensioni degli edifici medie. In via generale queste aree nei comuni dei STL Val Bisenzio Monteferrato e Montalbano sono interessate da un fenomeno diffuso di dismissione o dall'introduzione diverse da quelle produttive.
PRESCRIZIONI
2. I PS, per le aree della produzione diffusa ubicate nel STL Val di Bisenzio e Monteferrato e per quelle ubicate nei comuni di Poggio a Caiano e Carmignano, sulla base degli obiettivi espressi, delle presenti norme, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - individuazione di strumenti idonei al fine di programmare nel tempo la riconversione degli insediamenti produttivi attraverso:
- - l'introduzione di attività portatrici di minori carichi di traffico, minor impatto sull'ambiente ed innovative, comunque legate al settore produttivo;
- - la sostituzione edilizia e quindi l'eventuale introduzione di funzioni diverse da quelle produttive, calibrando i parametri urbanistici (indice fondiario, rapporto di copertura, altezza massima) sulle caratteristiche del luogo e non esclusivamente sulla consistenza degli insediamenti produttivi esistenti; liberando le aree di pertinenza fluviale e concentrando i nuovi volumi lungo le principali strade, creando fasce di verde fruibile in prossimità del fiume. Gli interventi dovranno anche garantire la bonifica dei siti e la sistemazione del verde.
PRESCRIZIONI
3. I PS, per le aree della produzione diffusa ubicate nel STL Piana ad esclusione dei comuni di Poggio a Caiano e Carmignano, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - attivazione di strumenti di conoscenza utili ad individuare l'ubicazione, consistenza e gli usi in atto nelle aree produttive al fine di indirizzare le scelte urbanistiche verso:
- - il riordino urbanistico delle aree produttive esistenti, privilegiando la qualità urbanistica ed architettonica e favorendo interventi di razionalizzazione delle opere di infrastrutturazione (riconoscibilità delle aree destinate a parcheggio, elementi di arredo ecc.) e la sistemazione degli accessi sulla viabilità primaria. Nel caso di realizzazione e/o sistemazione delle aree a standard destinate a verde, sarà privilegiata la creazione o la trasformazione di esse in barriere vegetali aventi funzione di protezione ambientale nei confronti degli insediamenti circostanti;
- -la sostituzione edilizia di consistenti porzioni di aree produttive, con particolare riguardo a quelle ubicate all'interno del centro urbano e a ridosso dei quartieri residenziali e conseguente riorganizzazione dei volumi, introducendo funzioni diverse da quelle produttive. Gli interventi dovranno garantire:
- - la minore occupazione di suolo (intendendo sensibile diminuzione del rapporto tra spazio costruito e spazio aperto);
- - l'attuazione degli interventi attraverso piani attuativi;
- - la corretta individuazione dei comparti edificatori, evitando lotti interclusi ed interventi parziali;
- - la concentrazione degli spazi aperti in uniche aree dotate di senso compiuto e dimensioni tali da supportare le nuove funzioni insediate;
- - l'ubicazione degli spazi aperti in prossimità del territorio rurale, nel caso di comparti edilizi posti a diretto contatto con esso;
- - valutare gli effetti indotti dai diversi carichi urbanistici sull'assetto infrastrutturale e sui servizi di base;
- - introdurre nei nuovi interventi funzioni miste e complementari.
- - nel caso di interventi di sostituzione edilizia, per quegli insediamenti produttivi lontani dalla città, completamente inclusi nel territorio rurale o in luoghi mal serviti dalla rete infrastrutturale, comunque riconosciuti tali dai Prg, valutare la possibilità di trasferire i diritti edificatori, in essere nelle aree esistenti, in altri luoghi del territorio più idonei, correlando ad impegni convenzionali, (demolizione, bonifica del sito, ripristino di funzioni agricole) la realizzazione degli interventi.
INDIRIZZI
4. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - favorire la riconversione degli insediamenti attraverso la trasformazione urbanistica dei complessi produttivi. Gli interventi dovranno essere attuati con lo scopo di liberare il più possibile le aree di pertinenza fluviale dell'Ombrone, concentrando i nuovi interventi in spazi limitati, a ridosso della viabilità e degli insediamenti esistenti, lasciando la possibilità di creare connessioni ambientali lungo le sponde del fiume, in direzione delle colline seguendo il corso dei corsi d'acqua secondari (Torrenti Furba e Montiloni). Le funzioni insediabili potranno essere anche riconducibili alla produzione ma attuando scelte oculate verso lavorazioni non inquinanti;
- - redazione di studi, sulla consistenza e stato delle aree produttive e verifica degli usi in atto, utili ad sostenere le scelte strategiche del PS;
- - valutare la possibilità di trasferire i diritti edificatori in essere nelle aree esistenti in altri spazi più idonei, correlando ad impegni convenzionali, (demolizione, bonifica del sito, ripristino di funzioni agricole) la realizzazione degli interventi.
Art. 51 Le aree della produzione mista
1. Le aree della produzione mista sono caratterizzate da edilizia industriale e artigianale nella quale risultano ancora attive le aziende legate al ciclo tessile ma dove si nota anche la presenza di funzioni diverse, come le attività terziarie e direzionali in genere. A Prato il tessuto edilizio risulta generalmente aggregato a formare una cortina edificata lungo le strade di collegamento storiche (via Pistoiese, via Galcianese, via Filzi) e d'impianto da queste. Appartengono a questa categoria anche le aree produttive sorte dal 1930-'40, nelle quali sono presenti anche edifici di valore storico ed architettonico. Negli altri comuni la categoria è presente in aree specializzate in via di trasformazione. In questa categoria sono inserite aggregazioni di edifici sorti recentemente, anche attraverso piani attuativi, che per la loro ubicazione tendono a svolgere una funzione complementare alle aree residenziali.
PRESCRIZIONI
2. I PS, per le aree della produzione mista ubicate nel STL Piana, e Montalbano, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - per il Comune di Prato favorire la collocazione di funzioni di servizio avanzate e produttive con alto valore aggiunto nell'ambito degli insediamenti produttivi storici in trasformazione. Tale localizzazione dovrà essere perseguita anche mantenendo, attraverso il miglioramento degli aspetti ambientali (creazione di connessioni verdi anche a servizio dei quartieri esistenti), gli insediamenti produttivi attualmente operanti, ed individuando politiche e strumenti volti alla generale riqualificazione urbanistica delle aree, anche ai fini residenziali e direzionali;
- -p er tutti gli altri comuni favorire la rifunzionalizzazione delle aree produttive, anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione, favorendo destinazioni d'uso a supporto degli insediamenti esistenti (attrezzature collettive, attività terziarie e direzionali, attività artigianali legate alla residenza, commercio, terziario avanzato e modeste quote residenziali);
- - valutare gli effetti indotti delle trasformazioni sull'assetto infrastrutturale e prevedere opportune aree a standard anche al servizio delle aree limitrofe, e in generale per l'innalzamento degli standard ambientali;
- - prevedere opportune accorgimenti per la connessione delle aree con il trasporto pubblico e la viabilità ciclo-pedonale
.
INDIRIZZI
3. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività divalutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - per gli insediamenti produttivi storici, dovranno essere condotte opportune indagini conoscitive per il riconoscimento del valore insediativo e architettonico degli edifici, volte all'elaborazione di criteri o linee guida per la loro riutilizzazione o trasformazione;
- - dovranno essere elaborati indirizzi per la riutilizzazione di edifici produttivi, anche per altre funzioni e per il conseguimento di una minore densità edilizia, anche attraverso la formulazione di specifici progetti particolareggiati;
- - nei casi in cui si preveda una trasformazione urbanistica delle aree, gli studi e le indagini dovranno essere estese non esclusivamente alle aree d'intervento, ma anche agli ambiti limitrofi, opportunamente allargati in relazione agli obiettivi della trasformazione.
Art. 52 I capisaldi storici della produzione
1. I capisaldi storici della produzione sono formati dalle grandi fabbriche pioniere (realizzate tra la fine dell'800 e gli inizi del '900) e dai complessi industriali (realizzati anche dopo il 1950) che nella storia del distretto tessile hanno svolto un ruolo riconosciuto in modo condiviso. I capisaldi storici della produzione sono ubicati generalmente in posizione strategica nei confronti delle città (nel centro dei paesi e delle frazioni, nelle aree centrali della città), e del territorio in genere (a terrazza sul Bisenzio nel tratto tra la presa del Cavalciotto e Mercatale di Vernio e lungo le strade storiche principali). In relazione a questa specifica caratteristica sono indicati ad essere mantenuti, valorizzati e ad accogliere funzioni importanti a servizio della collettività.
PRESCRIZIONI
2. I PS, per i capisaldi storici della produzione, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri: -l'individuazione di interventi edilizi tesi a mantenimento dei caratteri architettonici ed urbani dei manufatti, comprese le aree aperte ove essi insistono. I piani comunali dovranno inoltre dare indicazioni sui materiali, sulle tecniche costruttive e sui colori; -l'individuazione di destinazioni d'uso utili a nobilitare i beni stessi, ad elevarne la conoscenza e la fruizione, nel caso di dismissione delle funzioni produttive, quali complessi scolastici, sedi comunali e di associazioni, centri convegni e servizi culturali, residenza, commercio, ecc.
INDIRIZZI
3. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
-redazione di schedature degli edifici che tengano conto delle fasi temporali di costruzione, dei materiali utilizzati per la costruzione, delle parti di valore compresa la presenza di macchine per la produzione di energia o legate al ciclo tessile; redazione di studi specifici per il corretto riutilizzo degli edifici, in particolare nei confronti dell'accessibilità carrabile, compresi i mezzi pubblici e per il reperimento delle aree a parcheggio.
Art. 53 I servizi e le grandi attrezzature territoriali
1. Le grandi attrezzature territoriali sono l'insieme dei servizi destinati a soddisfare un bacino di utenza che supera i confini amministrativi sia dei comuni ove questi insistono, che della stessa provincia. Sono costituiti da due insiemi di attrezzature: le attrezzature collettive urbane e territoriali e le infrastrutture tecnologiche. Appartengono alle attrezzature collettive urbane e territoriali gli ospedali e i presidi ospedalieri, i poli dell'istruzione superiore, le stazioni ferroviarie, i poli tecnologici e l'università, i poli espositivi, commerciali, direzionali e i centri convegni, i musei, i principali cimiteri, le grandi attrezzature sportive, ecc. Sono invece infrastrutture tecnologiche gli impianti per la distribuzione dell'energia elettrica e la depurazione delle acque, i centri intermodali, le discariche e le stazioni di compostaggio dei rifiuti e analoghi impianti.
2. I PS specificano ed aggiornano le perimetrazioni indicate nella Tavola P/07, specificando inoltre l'organizzazione funzionale dei servizi e delle grandi attrezzature territoriali.
PRESCRIZIONI
3. I PS, ai fini di un'equa dotazione e qualificazione dei servizi e delle grandi attrezzature territoriali, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
-
- in via generale la creazione di un sistema integrato di servizi, dotato di collegamenti qualificati e protetti, anche di tipo pedonale e ciclabile e il prioritario rafforzamento dei servizi esistenti;
-
- la localizzazione nel territorio dovrà essere effettuata avendo cura di scegliere aree ben collegate alla rete primaria delle infrastrutture, in particolare alla rete del trasporto pubblico, aree suscettibili di eventuali ampliamenti, anche in previsione di dotazione suppletive di infrastrutture e reti tecnologiche;
-
- corretta individuazione delle aree destinate a parcheggio, considerando la possibilità di inserire i parcheggi ai piani interrati degli edifici, o realizzare parcheggi a silos, anche attraverso il recupero degli edifici esistenti, per limitare il consumo di suolo e la creazione di ampiesuperfici monofunzionali difficilmente utilizzabili per altri scopi;
-
- in relazione alle nuove localizzazioni i comuni dovranno preventivamente fissare i livelli prestazionali da raggiungere per garantirne la compatibilità ambientale, individuando forme di approvvigionamento energetico innovativo;
-
- in relazione a nuove localizzazioni all'interno del STL Val di Bisenzio e Monteferrato dovranno essere rispettati gli obiettivi espressia ll'art. 7;
-
- prevedere nelle aree dotazioni ecologiche e ambientali per la realizzazione delle aree pertinenziali (piazzali di sosta, verde do corredo,parcheggi, ecc).
PRESCRIZIONI
4. Il PTC, sulla base degli obiettivi espressi, di concerto con il Comune di Prato e la Regione Toscana, prevede la localizzazione del nuovo presidio ospedaliero, nell'area posta tra la frazione di Galciana e il quartiere di San Paolo (in particolare tra la ferrovia, via Ciulli, prima tangenziale e via Ugo Foscolo). Il PS del Comune di Prato valuterà che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - un equilibrato sviluppo di tutte le funzioni sanitarie all'interno dell'area;
- - la localizzazione dei volumi ospedalieri in modo da mantenere libera la maggior parte possibile della superficie verso la prima tangenziale;
- - la salvaguardia degli edifici presenti nell'area;
- - la realizzazione di un parco urbano in funzione del nuovo ospedale che, sulla base di accurati rilievi in fase di progettazione, occupi la maggiore area possibile e si estenda sino alla prima tangenziale. Il parco dovrà essere posto a servizio dell'ospedale e delle aree urbane limitrofe e potrà prevedere anche aree destinate ad uso agricolo, in modo da configurarsi come zona a parco multifunzionale;
- - la previsione di idonee soluzioni per la migliore accessibilità veicolare dei mezzi privati, di servizio e di soccorso, individuando anche le necessarie soluzioni funzionali per la viabilità interna dei veicoli e per i parcheggi;
- - connessioni del nuovo polo ospedaliero con la stazione ferroviaria di San Paolo e con il centro urbano della città, anche attraverso percorsi ciclo-pedonali.
PRESCRIZIONI
5. Il PTC localizza nell'area tra il depuratore del Calice e il Ponte dei Bini, il nuovo Poligono di Tiro provinciale, dismettendo l'attuale struttura posta a Galceti nell'area Protetta del Monteferrato. Il PS del comune di Prato dovrà valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - garanzia delle prestazioni di collegamento ecologico-funzionale attribuite all'area dal sistema funzionale ambiente di cui all'art.11 delle presenti NTA;
- - mantenimento dei valori ambientali dell'area, con particolare riferimento alla qualità delle acque, all'avifauna e alla fauna selvatica in generale;
- - presa in conto dei criteri paesistici individuati all'art.32, comma 3 delle presenti NTA, con riferimento all'Unità di paesaggio in cui ricade l'area;-mantenimento delle superfici permeabili, con particolare riferimento alle aree destinate a parcheggio;
- - individuazione di opportuni accorgimenti per mitigare l'impatto visivo della struttura e soprattutto per proteggere dal rumore gli impianti e i servizi presenti nell'area.
PRESCRIZIONI
6. I PS, per le infrastrutture tecnologiche, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - la localizzazione nel territorio dovrà essere effettuata avendo cura di individuare aree sufficientemente defilate rispetto agli insediamenti e alle grandi attrezzature collettive;
- - individuare opportuni accorgimenti per mitigare l'impatto visivo degli impianti, utilizzando barriere vegetali o altri accorgimenti utili al raggiungimento dello scopo.
INDIRIZZI
7. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività divalutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - redazione di valutazioni in merito all'impatto prodotto, nel caso di nuove localizzazioni in luoghi a diretto contatto con il territorio rurale;
- - l'individuazione di nuovi attrezzature o trasferimento di attrezzature esistenti dovrà essere attentamente valutato in termini di costi e di opportunità ed in base anche alle funzioni a cui destinare le aree e gli edifici non più utilizzati. Per quest'ultimi se ubicati in luoghi importanti e strategici nei confronti degli insediamenti esistenti, valutare l'opportunità di liberare in maniera consistente le aree, destinandole a funzioni di tipo pubblico (parchi urbani, connessioni ambientali, strutture per il tempo libero).
Art. 54 I parchi urbani e territoriali
1. I parchi urbani e territoriali costituiscono i principali elementi, di connessione fruitiva e ambientale per la riqualificazione degli insediamenti. Comprendono le aree destinate a parco esistenti, previste dagli strumenti urbanistici comunali e proposte dal PTC, individuate sulla base delle caratteristiche dimensionali e delle funzioni presenti o previste.
2. I PS verificano, dettagliano ed aggiornano, in base al proprio quadro conoscitivo, le perimetrazioni indicate nella Tavola P/07 distinguendo all'interno delle aree specifici elementi in relazione alle caratteristiche, alle funzioni e alle dimensioni delle aree.
PRESCRIZIONI
3. I PS, in relazione ai parchi urbani e territoriali, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, l'opportunità che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - prevedere connessioni e collegamenti delle aree destinate a parco con le parti edificate, attraverso percorsi protetti di tipo ciclopedonali;
- - privilegiare assetti vegetazionali che tengano in considerazione le condizioni locali, limitando la necessità di manutenzione e irrigazione;
- - valorizzare gli aspetti e gli elementi dell'assetto storico del territorio aperto, come gore, fossi, manufatti in genere, filari di alberi, alberi monumentali isolati o specifiche associazioni vegetali;
- - prevedere collegamenti fra le varie aree destinate a parco, comprese quelle di taglio piccolo e medio, direttamente relazionate ai quartieri residenziali;
- - nel caso di realizzazione di parchi a contatto con il territorio rurale dovrà essere mantenuta e ripristinata la trama agraria storica e salvaguardate le aree naturali e la vegetazione autoctona esistente;
4. I Comuni attraverso i propri PS e la Provincia attraverso le proprie azioni settoriali, prevedono e promuovono negli spazi aperti anche interclusi un'agricoltura sostenibile con funzioni educative e ricreative: fattorie aperte alle scuole e ai singoli consumatori, orti urbani,coltivazioni biologiche.
PRESCRIZIONI
5. Il PS del comune di Montemurlo, dovrà valutare che le previsioni dello strumento urbanistico, in relazione al parco individuato sulla Nuova Montalese, concorrano al soddisfacimento dei seguenti criteri:
- - mantenimento delle attività agricole e integrazione delle stesse con la fruizione del parco;
- - connessione e collegamento, attraverso percorsi di tipo ciclopedonale, tra l'abitato di Oste e la Rocca di Montemurlo;
- - ubicazione di eventuali attrezzature sportive a ridosso degli insediamenti esistenti (anche produttivi) limitando la realizzazione di nuove strade e la realizzazione di aree estese destinate a parcheggio;
- - nel caso di realizzazione di spazi destinati al gioco e alla sosta, mantenimento della trama agraria e dell'assetto parcellare esistente(opportunamente sistemato e reso idoneo per il nuovo utilizzo). Il nuovo impianto di specie arbustive e arboree non dovrà alterare l'assetto pesistico, e dovrà utilizzare associazioni vegetali autoctone.
PRESCRIZIONI
6. La Provincia e i comuni di Carmignano, Poggio a Caiano e Prato si impegnano, con azioni concertate, alla realizzazione di un parco territoriale che valorizzi l'area di Cascine di Tavola con l'obiettivo di mettere in luce gli aspetti peculiari rilevanti (storici, culturali, paesaggistici, architettonici e urbanistici) e soprattutto di individuare le azioni necessarie per ricostituire, in un unico elemento territoriale e paesistico le Cascine con Villa Ambra ed il parco contiguo (Comune di Poggio a Caiano), Villa Ferdinanda e il centro antico di Artimino (Comune di Carmignano). I PS dovranno valutare che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - recupero degli edifici posti all'interno del Parco di Cascine di Tavola con funzioni socio-culturali, anche a sostegno delle attività sportive e della fruizione turistica (progetto presentato nel Parco Progetti DOCUP Ob.2 2000-2006, non finanziato, reinserito dalla Regione Toscana nei finanziamenti CIPE DGR 1331/02);
- - ricostituzione del paesaggio storico delle Cascine attraverso il recupero e ricostruzione del sistema delle opere idrauliche, dei ponti e la risagomatura dei canali (secondo i dati rilevabili dalle fonti storiche). Riallagamento dei canali mediante la depurazione di acque reflue depurate e conseguente riassetto del sistema arboreo. (Progetto inserito nel programma Locale Sviluppo Sostenibile "Area pratese" 2002 Approvato con DGR 184/2002. Approvato finanziamento con risorse CIPE con DGR 1330/02);
- - la previsione di una corretta fruibilità del parco, anche attraverso la realizzazione di spazi destinati al gioco e alla sosta, mantenimento e riassetto della trama agraria;
- - ristabilire il collegamento tra Cascine di Tavola e Villa Ambra attraverso il recupero del ponte del Manetti.
PRESCRIZIONI
7. Il PS del Comune di Prato dovrà prevedere la costituzione di un parco urbano nel centro antico, in una porzione dell'area attualmente occupata dall'ospedale Misericordia e Dolce, in previsione di spostare la struttura nell'area tra San Paolo e Galciana.
8. Appartengono ai parchi urbani e territoriali anche il parco archeologico di Gonfienti e il parco fluviale del Bisenzio. Le disposizioni di questo articolo sono pertanto integrate dai contenuti dell'Allegato 7 alle presenti norme.
INDIRIZZI
9. I PS faranno inoltre riferimento agli indirizzi di seguito elencati:
- - redazioni di studi sui principali caratteri ambientali per individuare le specie arboree e arbustive, autoctone e naturalizzate, da utilizzarenelle diverse situazioni d'impianto;
- - orientare le scelte progettuali del piano comunale verso la costituzione di un sistema a rete che connetta i principali parchi con l'insiemedelle aree verdi di medie e piccole dimensioni, creando un sistema di fruizione continuo, tenendo conto degli elementi storici del paesaggio, che possono diventare gli elementi strutturanti il sistema del verde, come gore, fossi, torrenti minori, ecc.
Art. 55 Criteri per l'individuazione delle linee evolutive degli insediamenti
1. Il PTC in considerazione delle specifiche peculiarità del territorio provinciale, degli elementi che emergono dal QC, in particolare QC/11 "Sistema insediativo provinciale" e QC/15-c "Quadro del patrimonio socio-economico e delle dinamiche territoriali", definisce i criteri utili ad individuare le principali linee evolutive degli insediamenti.
2. In via generale il PTC orienta le scelte progettuali dei piani comunali, verso il recupero, il riuso e la rifunzionalizzazione di aree già edificate, il completamento edilizio, la rimarginatura, il rimodellamento di alcune porzioni degli insediamenti al fine di preservare gli spazi aperti della pianura, della collina e della montagna per indirizzarli verso la loro valorizzazione dal punto di vista agricolo-produttivo, ambientale e turistico-fruitivo.
PRESCRIZIONI
3. I PS nell'individuare nuovi spazi per il soddisfacimento di nuovi bisogni abitativi, sulla base degli obiettivi espressi, dovranno valutare,anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - per il STL Piana, il fondovalle del Bisenzio (STL Val di Bisenzio e Monteferrato) e delle aree prossime all'Ombrone (STL Montalbano):
- - rimarginatura degli insediamenti esistenti, utilizzando il criterio del completamento edilizio, evitando la saldatura di parti distinte dei centri e degli abitati urbani, la costituzione di nuove porzioni di città e di nuovi agglomerati urbani nel territorio aperto;
- - la rifunzionalizzazione e il rimodellamento degli insediamenti esistenti per il raggiungimento di una migliore dotazione di servizi, attrezzature collettive, terziario e di infrastrutture ecc, individuando specifici strumenti di attuazione a garanzia della qualità urbana ed architettonica (progetti unitari);
- - recupero, riuso o trasformazione delle aree produttive dimesse o in via di dismissione, considerate in base ai loro peculiari aspetti, tenendo conto di quanto specificato agli articoli 7, 8 e 9 e al Capo IV delle presenti norme, favorendo anche il riuso e ilrecupero degli edifici esistenti in residenza e servizi ad essa compatibili;
- - mantenimento e salvaguardia delle porzioni di territorio non edificato lungo la SS 325 e la SS 66;
- - per il territorio collinare e montano della valle del Bisenzio (STL Val di Bisenzio e Monteferrato) e del Montalbano:
- - recupero delle aree e degli edifici dismessi o sottoutilizzati, completamento edilizio, ricucitura e rimarginatura degli insediamenti esistenti, curando di conferire senso compiuto e di mantenere uno specifico carattere agli insediamenti, in special modo nei confronti del territorio rurale, impedendo la saldatura degli insediamenti e la costituzione di nuovi agglomerati urbani; - individuazione di regole compositive, anche riferite ai caratteri urbanistici ed architettonici (altezza degli edifici, tipi edilizi, allineamenti, tipi di copertura, materiali costruttivi ed elementi decorativi), per le nuove addizioni edilizie, in sintonia con i caratteri degli insediamenti esistenti, nel rispetto della morfologia del territorio e tenendo in considerazione le peculiarità del paesaggio storico e il contesto ambientale;
- - individuazione di strumenti di attuazione che permettano la realizzazione degli interventi di nuova edificazione in coerenza temporale con l'infrastrutturazione delle aree e la funzionalità dei servizi.
PRESCRIZIONI
4. I PS e gli altri strumenti di pianificazione del territorio, nell'individuare le aree da destinare a standard, per gli interventi volti al soddisfacimento di nuovi bisogni abitativi, dovranno valutare, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - attribuire agli interventi di trasformazione urbana ed ai nuovi insediamenti quote significative di aree destinate a verde, prevedendo la massima continuità delle stesse e individuando collegamenti o connessioni con i parchi urbani, i giardini e gli spazi pubblici esistenti;
- - nel caso di nuova edificazione, localizzare gli standard, in particolare le aree verdi, in modo da garantire la realizzazione di zone di filtro con le aree limitrofe, specialmente se sottodotate, la loro concentrazione in spazi adeguatamente ampi e fruibili;
- - prevedere l'accorpamento delle aree a standard (verde e parcheggi) necessari ad ogni singolo intervento, nei casi di trasformazione urbanistica e nei progetti unitari, per permettere un'effettiva fruibilità degli stessi e in modo da costituire spazi riconoscibili per forma e dimensione e ed un ordinato disegno urbano;
- - il reperimento di aree da destinare a verde pubblico, per gli interventi di trasformazione urbana che interessano aree in prossimità dei corsi d'acqua, dovrà tendere a creare fasce continue di verde, di collegamento tra gli insediamenti e di riqualificazione e valorizzazione delle sponde fluviali.
INDIRIZZI
5. I PS, al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione, anche ai sensi dell'art. 32 della LR 5/95, faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - per i nuovi interventi di edificazione o di ristrutturazione urbanistica, garantire le seguenti funzioni, specificate in relazione alla natura, alla localizzazione e alla dimensione dell'intervento; microlaminazione e filtro delle acque meteoriche, mitigazione con barriere verdi verso le aree esterne; miglioramento microclimatico e riduzione delle isole di calore, realizzazione di collegamenti con i percorsi ciclopedonali;
- - previsione di regole urbanistico-edilizie per la realizzazione degli interventi di nuova edificazione e di trasformazione urbanistica, che contemplino:
- - individuazione di parametri urbanistici e regole morfologiche coerenti con gli insediamenti esistenti nei casi nel caso in cui si intervenga con completamenti edilizi e saturazione di lotti interclusi;
- - la promozione di tipi insediativi ed edilizie consoni ai caratteri del paesaggio storico, alla morfologia del territorio e all'assetto degli insediamenti.
- - per i progetti di nuova edificazione in aree a contatto con il territorio rurale, garantire la presa in conto dell'inserimento ecosistemico e paesistico dell'opera rispetto alle relazioni funzionali tra territorio urbanizzato, territorio agricolo e gli elementi di naturalità.
CAPO V Il governo della risorsa "La rete delle infrastrutture per la mobilità"
Art. 56 Caratteri generali e articolazione
1. Il PTC individua nei principali tracciati della viabilità di rilevanza intercomunale, regionale e nazionale, nelle linee ferroviarie, nelle strutture di servizio per la logistica e nelle strade di accessibilità locale, nei percorsi pedonali, ciclabili, nelle ippovie e nei sentieri, la rete delle infrastrutture per la mobilità.
2. Il PTC detta le prescrizioni e gli indirizzi per l'adeguamento e il completamento della rete, nel rispetto delle invarianti strutturali e per il raggiungimento degli obiettivi riferiti ai STL e ai SF e riconosce una gerarchia per le infrastrutture lineari e quelle puntuali, conforme a quella formulata nel PIT, così come descritta nella Tav. P08.
3. La rete delle infrastrutture di interesse nazionale, regionale e provinciale è così costituita:
- - rete ferroviaria costituita dalle seguenti linee:
- a) linea Firenze - Prato - Bologna;
- b) linea Firenze - Lucca - Viareggio;
- c) linea Firenze - Pisa - Livorno;
- - rete stradale, così articolata:
- a) grandi direttrici nazionali e regionali;
- b) direttrici primarie di interesse regionale;
- c) viabilità a servizio dei sistemi locali;
- - infrastrutture puntuali ed aree ferroviarie e intermodali;
- - piste ciclabili e percorsi pedonali, rete sentieristica e ippovie;
4. Il PTC individua, nella tavola P08, la gerarchia principale delle reti stradali, con il completamento o le modifiche dei tracciati possibili e necessarie per il rispetto degli obiettivi e delle invarianti previste al Titolo II e per il nuovo disegno territoriale proposto. Le previsioni relative alla rete delle infrastrutture per la mobilità definite dal PTC dovranno essere recepite dai comuni in sede di formazione dei propri strumenti di pianificazione urbanistica, nonché all'interno dei documenti di carattere programmatorio e di definizione delle politiche di investimento di livello comunale e provinciale.
5. Il PTC assume la schedatura degli assi viari di interesse nazionale, regionale e provinciale (allegato 6 delle presenti Norme), quale strumento di valutazione dello stato di funzionalità e dei punti di criticità della rete, nonché di definizione del possibile superamento delle situazioni di crisi attraverso l'indicazione di interventi prioritari.
6. I P.S. e gli altri strumenti urbanistici generali dei comuni sono tenuti a conformarsi alle disposizioni di cui alle schede (allegato 6) ed ai seguenti articoli. I contenuti delle schede sono suscettibili di integrazione e modifiche sulla base di più approfonditi studi ed elaborazioni e ad eventuali azioni od opere effettuate: le modifiche delle schede coerenti con gli obiettivi del PTC non costituiscono variante dello stesso.
7. Le previsioni di interventi sulla rete stradale per i tratti di nuova realizzazione o in variante dei tracciati esistenti, dovranno contenere apposita valutazione degli effetti ambientali, ai sensi dell'art. 32 della LR 16 gennaio 1995, n.5, con i criteri espressi all'art. 44 del PIT, in particolare dei commi 2 e 3, per quanto riguarda la viabilità delle aree collinari e montane.
8. I P.S. dovranno contenere analoga relazione di valutazione per le varianti alla rete stradale di interesse locale e/o di competenza comunale. Qualora la sostenibilità di determinate previsioni urbanistiche sia condizionata dalla contestuale realizzazione o potenziamento di determinate infrastrutture, tali condizioni di subordinazione temporale devono essere esplicitate nelle norme degli strumenti urbanistici comunali.
9. Le indicazioni, attinenti le infrastrutture e le attrezzature relative all'ambito sovracomunale della Pianura di Prato, sono verificate, approfondite e definite alla scala dell'ambito metropolitano Firenze - Prato - Pistoia a norma dei commi 4 e 7 dell'art. 50 del P.I.T..
Art. 57 La rete ferroviaria
1. La rete ferroviaria della provincia di Prato è costituita dalla linea Firenze-Lucca-Viareggio, dalla linea Firenze-Prato-Bologna e dalla linea Firenze-Pisa-Livorno:
- a) la linea Firenze-Viareggio è una direttrice trasversale di raccordo nel sistema ferroviario regionale ed assolve alla funzione di collegamento degli ambiti metropolitani da Firenze alla costa. Il PTC, conformemente al PIT, prevede l'adeguamento funzionale degli impianti, al fine di far assolvere alla linea la funzione di servizio ferroviario metropolitano, diretto da Pistoia a Prato, Firenze e Pontassieve-Montevarchi. Sono per questo previste le nuove stazioni di La Macine, S. Paolo e Mazzone, in aggiunta a quelle esistenti di Prato Centrale e di Prato Porta al Serraglio;
- b) la linea Firenze-Prato-Bologna è una grande direttrice nazionale - dorsale centrale (linea lenta). Il PTC, in previsione del trasferimento sulla nuova linea ad Alta Velocità dei servizi Eurostar, prevede l'adeguamento funzionale e infrastrutturale della linea, sia per l'organizzazione di servizi di livello intermedio (diretti o interregionali), da e per Bologna, sia per il mantenimento dei servizi inter-city di secondo livello, al fine di far assolvere alla linea la funzione integrata al servizio metropolitano dell'area Firenze Prato Pistoia. Sono per questo previste le nuove stazioni di La Briglia, Carmignanello e Santa Lucia, che si aggiungono a quelle esistenti di Vaiano e Vernio;
- c) la linea Firenze-Pisa-Livorno è una direttrice trasversale di raccordo nel sistema ferroviario regionale. Il PTC ne prevede l'ammodernamento e la riqualificazione, al fine di far assolvere alla fermata di Carmignano la funzione di polo scambiatore locale, con funzione anche turistica e a servizio degli abitati di Poggio alla Malva, Artimino, Comeana e Poggio a Caiano e dell'area Nobel nel Comune di Signa, oltre che di supporto al sistema economico e alla fruizione turistica del Montalbano;
- d) la stazione di Prato Centrale è nodo della rete ferroviaria nazionale e dei due principali servizi ferroviari. Il PTC ne prevede il potenziamento come nodo scambiatore, attraverso il quale cadenzare gli orari e differenziare le frequenze delle linee del precedente punto a) e del b);
2. I PS e gli altri strumenti di pianificazione del territorio dovranno rafforzare la funzionalità intermodale del sistema, accompagnando i necessari adeguamenti delle linee con interventi relativi alla rete stradale di accesso e ai parcheggi di interscambio per le aree delle stazioni della linea ferroviaria ed all'organizzazione del sistema del trasporto pubblico urbano e metropolitano;
Art. 58 La rete stradale
1. Il PTC assume l'articolazione della rete stradale del territorio provinciale individuata dal PIT, con le grandi direttrici nazionali e regionali, le direttrici primarie di accesso e interne all'ambito metropolitano, distinte tra quelle di interesse regionale e quelle che assumono il ruolo di supporto ai Sistemi locali e la rete stradale di interesse locale rilevante per la valorizzazione delle linee progettuali riferite ai tre STL.
2. I tracciati della viabilità di progetto rappresentati nella tavola P08 si intendono di massima e pertanto i piani di settore provinciale, i PS e gli altri strumenti di pianificazione comunale, gli accordi di programma fra i diversi enti territoriali e soggetti pubblici e privati, potranno approfondirli e motivatamente ridefinirli, nel rispetto degli obiettivi generali del presente piano e di quelli specifici del sistema funzionale "Mobilità".
3. I PS e gli altri strumenti urbanistici comunali, nonché i piani di settore, classificano le strade ricadenti nel proprio territorio tenendo conto delle indicazioni seguenti, di quelle contenute negli elaborati di progetto del PTC e nelle schede di cui all'allegato 6.
4. Il PTC, in conformità al PIT, integra e precisa la gerarchia della rete provinciale come di seguito specificato. I comuni attraverso i propri P.S. definiscono indirizzi e prescrizioni atti a recepire le prescrizioni, i requisiti prestazionali e gli indirizzi progettuali di cui al presente comma.
Grandi Direttrici Nazionali e Regionali
- - Autostrada A11, interconnessa alla rete ordinaria con le due stazioni di Prato Est e Prato Ovest. Al fine di potenziare il sistema degli accessi e in relazione ai dati riferiti ai flussi di traffico insistenti sul nodo di Prato Est, per ridurre i livelli di criticità rilevati, così come descritti negli elaborati di QC e a servizio dei nuovi assetti territoriali ed insediativi, il PTC prevede la realizzazione di un nuovo casello autostradale in corrispondenza dell'incrocio tra Prima Tangenziale e Asse delle Industrie (via Paronese, via Baciacavallo), così da favorire l'accessibilità alla rete da parte dei tre STL. Sempre in riferimento ai dati disponibili sui carichi delle diverse tratte dell'A11, che manifestano evidenti livelli di criticità tra Prato Est e incrocio A1, barriera di Firenze Ovest, in prospettiva della realizzazione di una terza corsia, il PTC prescrive la riorganizzazione del nodo di Prato Est, per il raggiungimento di un efficace collegamento con le aree industriali del Distretto, che non insista sulla Declassata e su via della Repubblica e di Prato Ovest, portandolo a coincidere con l'incrocio tra Declassata e Seconda Tangenziale, anche per un miglior servizio ai territori limitrofi;
Direttrici Primarie di accesso e interne all'ambito metropolitano
- a) A supporto dell'area urbana pratese:
- - Tangenziale di Prato, per la quale il PTC prevede la realizzazione di opere che ne consentano l'adeguamento funzionale in relazione ai flussi di traffico crescenti anche in relazione alle prospettive urbanistiche e al suo ruolo a servizio di importanti funzioni e servizi urbani e territoriali e di raccolta a supporto dei tre STL, rafforzata dalla previsione del casello autostradale di Prato sud;
- - Declassata di Prato (e SP1 per Pistoia), sulla quale sono stati rilevati i maggiori carichi di traffico e lungo la quale si verificano frequenti fenomeni di criticità, come rilevato e specificato nei documenti di QC, per la quale il PTC prevede la realizzazione di opere che ne consentano l'adeguamento funzionale in relazione ai flussi di traffico crescenti, e alla complessificazione del suo ruolo, tale da consentirne l'utilizzo quale asse di attraversamento, ma anche, coerentemente alle mutate prospettive urbanistiche, di asse di distribuzione urbano e di configurarlo quale corridoio multifunzionale di riqualificazione urbana, con fasce verdi di rispetto, interventi di riqualificazione paesistica e realizzazione di nodi funzionali di interscambio modale (parcheggi scambiatori); a tal fine il Comune di Prato dovrà predisporre un progetto unitario che interessi l'asse stradale e i relativi ambiti di pertinenza, per assicurare la multifunzionalità del progetto stesso.
- b) A supporto del distretto industriale tessile:
- - la Seconda Tangenziale di Prato, per la quale il PTC prevede interventi di ambientazione del tracciato in relazione alle caratteristiche degli ambiti attraversati, insistenti nel principale corridoio ecologico nord-sud della piana, così come evidenziato nella relazione generale e negli elaborati di QC;
- - l'Asse delle Industrie (via Paronese e via Baciacavallo di Prato), per il quale il PTC prevede il raggiungimento di una completa funzionalità, complementare a quella della Declassata, come risulta necessario dalle criticità e dai dati evidenziati negli elaborati di QC, attraverso il suo completamento e il ridisegno della sua connessione con la seconda tangenziale a ovest e con le aree produttive di Campi Bisenzio e Interporto ad est;. Tale previsione è da intendersi come proposta indicativa su cui attivare un approfondimento tecnico-progettuale rispetto a quanto contenuto all'art. 50 lettera A e C del PIT.
- c) A supporto dei sistemi locali:
- - SRT 325 di Val di Setta e Val di Bisenzio, per la quale il PTC prevede l'adeguamento e il miglioramento della sede stradale, dal Km 60 + 320 e dal Km 70+960 al Km 74+120, Tronco Cantagallo - Prato, conformemente al progetto approvato in Conferenza dei servizi, promossa dal Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche per la Toscana;
- - SP Montalese da 2° tangenziale di Prato a Pistoia;
- - SRT 66 Pistoiese, per la quale il PTC prevede la realizzazione di una variante stradale, a sud-est del territorio provinciale, che consenta l'attraversamento Est-Ovest del centro di Poggio a Caiano superando le criticità rilevate in via Cancellieri, in particolare riferiti alle soglie di inquinamento acustico ed atmosferico, così come risultano dagli elaborati di QC e per la salvagurdia dei valori ambientali e culturali legati alla presenza della Villa e del centro storico, unitamente a più facili collegamenti tra Prato e i territori del Montalbano, attraverso un nuovo ponte sull'Ombrone tra i comuni di Poggio a Caiano e Signa, in località Candeli-La Nave e il completamento della semicirconvallazione in Comune di Signa e in Comune di Campi Bisenzio. A integrazione degli itinerari di interesse provinciale il PTC prevede il completamento del nuovo circuito pedecollinare del Montalbano, verso le Signe e l'empolese, con la realizzazione delle varianti per il superamento del centro di Comeana, fino alla stazione ferroviaria di Carmignano e l'area Nobel a Signa;
PRESCRIZIONI
5. I PS, attraverso la loro articolazione funzionale e le varie discipline relative alle diverse parti del territorio, dovranno valutare che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - per le Direttrici Primarie di accesso e interne all'ambito metropolitano, individuate quali corridoi infrastrutturali multifunzionali, dovranno essere considerati in forma multisettoriale gli aspetti funzionali (attraversamento, interscambio e servizio), ambientali, paesistici ed economici;
- - i Comuni caratterizzati da particolare complessità funzionale, dalla appartenenza a territori attraversati da corridoi infrastrutturali o dalla previsione di insediamenti ad alto contenuto di mobilità (aree direzionali, centri di servizi in genere) sono tenuti ad accompagnare la redazione del PS con la realizzazione di studi sulla mobilità ed il traffico; in particolare dovranno essere valutati i bilanci del livello di staturazione della capacità di archi e nodi stradali, del rapporto tra domanda e offerta di spazi di sosta, individuate le situazioni di criticità in relazione alla funzionalità della circolazione, alla sua sicurezza ed alle sue conseguenze ambientali, previsti gli interventi di moderazione del traffico e completamento della rete necessari; tali studi dovranno consentire di sottoporre a verifica di sostenibilità le attuali condizioni della mobilità e le previsioni di nuovi interventi infrastrutturali e di nuovi pesi insediativi;
- - i Comuni che ospitano polarità o eventi di particolare attrattività (centri commerciali, poli espositivi e fieristici, importanti funzioni amministrative) sono tenuti ad argomentare nel PS la sostenibilità della circolazione e della sosta determinata dalle medesime polarità o eventi, individuando le misure eventualmente necessarie a ripristinare le condizioni di efficienza dei flussi di traffico e di sostenibilità;
- - i Comuni che ospitano stazioni del Sistema Ferroviario Regionale o Metropolitano dovranno sviluppare analisi, estese ad un adeguato intorno delle stazioni, che consentano di valutare le dotazioni di parcheggi, la disponibilità di spazi per l'interscambio con il trasporto pubblico su gomma e le condizioni di accessibilità pedonale e ciclabile e di verificare la possibilità di potenziamento e riqualificazione degli insediamenti urbani nell'intorno delle stazioni stesse.
INDIRIZZI
6. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - potenziare la rete al servizio dei principali poli produttivi, facendo in modo che i servizi logistici siano collocati il più possibile in prossimità della rete di interesse regionale e dei suoi punti nodali e di interscambio, qualificando tecnologicamente la rete per ottenere modalità rapide, affidabili e a basso impatto ambientale e creando isole verdi, in cui sia escluso il traffico pesante;
- - migliorare la funzionalità dell'asse stradale di interesse comunale, prevedendo adeguati interventi di razionalizzazione infrastrutturale,di organizzazione e salvaguardia delle diverse forme di mobilità;
- - ridurre dell'interferenza del traffico veicolare sugli insediamenti esistenti, anche attraverso adeguate opere di mitigazione ambientale e paesaggistica, specificando i tratti urbani lineari dove riqualificare il tessuto edificato, prevedendo anche interventi infrastrutturali di deviazione/fluidificazione del traffico di attraversamento, e i tratti stradali dove disincentivare qualunque trasformazione in senso urbano,allo scopo di evitare che la crescita degli insediamenti avvenga in modo indifferenziato su tutto l'asse stradale; -eliminazione delle situazioni di degrado ambientale, prevedendo una adeguata dotazione di standard ecologici, rapportati ai diversi tipi di infrastrutture.
7. Gli strumenti di pianificazione comunale provvedono a specificare, approfondire ed attuare i contenuti e le disposizioni del presente Piano. La pianificazione comunale potrà approfondire e specificare le indicazioni cartografiche del PTC, purché le stesse non modifichino in modo sostanziale il disegno della rete infrastrutturale. Gli strumenti di pianificazione comunale possono altresì rettificare le delimitazioni dei percorsi e dei corridoi infrastrutturali del presente Piano, per portarle a coincidere con suddivisioni reali rilevabili sul terreno, ovvero su elaborati cartografici in scala maggiore.
Art. 59 Direttrici primarie di accesso ed interne all'ambito metropolitano esistenti
PRESCRIZIONI
1. Le direttrici primarie di accesso ed interne all'ambito metropolitano esistenti, declassata e prima tangenziale di Prato, sono soggette a specifiche norme volte a preservarne le caratteristiche geometriche e funzionali (in particolare la capacità di deflusso) ed a garantirne la compatibilità con gli insediamenti urbani circostanti.
2. Lungo la Declassata e la Prima tangenziale gli strumenti di pianificazione del territorio dovranno identificare fasce di ambientazione stradale, soggette a specifica disciplina di carattere territoriale, ambientale e paesistica. Per la valutazione degli interventi puntuali lungo la Declassata, gli strumenti comunali di pianificazione del territorio dovranno far riferimento ad un progetto urbanistico unitario che riguardi l'intero tracciato e le sue fasce di pertinenza.
3. Gli interventi previsti dai Piani strutturali, all'interno delle fasce di ambientazione stradale, debbono essere primariamente finalizzati agli obiettivi indicati al comma 1. In particolare, gli interventi edificatori residenziali debbono essere raccordati esclusivamente alla viabilità di distribuzione interna all'area urbana, e sono subordinati all'identificazione di opportune misure di mitigazione dell'impatto da traffico lungo le direttrici primarie. A tal fine, i volumi edificati dovranno essere arretrati di almeno 50 m rispetto al margine esterno della carreggiata. L'area interclusa tra il fronte edificato dovrà essere destinato a funzioni compatibili, quali in particolare parcheggi, volumi accessori od aree a standard.
4. Gli interventi edificatori, a carattere produttivo o terziario, possono essere direttamente raccordati alla direttrice primaria soltanto previo studio di inserimento viabilistico, che renda conto dei flussi di traffico previsti e del loro impatto sulla funzionalità delle intersezioni esistenti o di nuova realizzazione. Nel caso di realizzazione di nuove intersezioni, queste non potranno trovarsi ad una distanza inferiore a 250 m da intersezioni esistenti.
Art. 60 Direttrici primarie di accesso ed interne all'ambito metropolitano di nuova realizzazione
PRESCRIZIONI
1. Le direttrici primarie di accesso ed interne all'ambito metropolitano, di nuova realizzazione, sono soggette a misure di progettazione urbanistica integrata, finalizzate a preservarne le caratteristiche geometriche e funzionali (in particolare la capacità di deflusso) ed a garantirne la compatibilità con gli insediamenti urbani e con i corridoi circostanti, anche nel rispetto degli obiettivi espressi all'art.11, comma 4, lettera d).
2. Per la Seconda Tangenziale di Prato e per la sua connessione all'Asse delle Industrie, prevista all'interno della "fascia di collegamento ecologico funzionale della Piana" che costituisce area di collegamento ecologico ai sensi della LR 56/2000, per i lotti non ancora oggetto di progettazione definitiva si dovrà valutare che le scelte progettuali e le modalità attuative soddisfino i criteri indicati all'art.11, comma 9, lettera d1) delle presenti NTA. Si dovrà a tal fine subordinare l'approvazione del progetto definitivo alle valutazioni di cui sopra, sia per la scelta del tracciato che per le caratteristiche dell'opera. In particolare per l'ultimo lotto a Nord, di connessione alla SP Montalese, si dovrà valutare la possibilità di avvicinare il tracciato alla zona produttiva di Montemurlo, così da mantenere libera quanto più possibile la "fascia di collegamento ecologico funzionale della Piana" di cui all'art.11, alla tav.P09 e all'Allegato 5 alle presenti NTA.
3. Per ciascuna direttrice viene identificata, in sede di progettazione preliminare, una zona di ambientazione stradale, da assoggettare alla disciplina prevista dall'articolo precedente.
4. La compatibilità tra l'intervento viabilistico e gli eventuali corridoi ecologici affiancati od intercettati, deve essere ottenuta attraverso specifici accorgimenti progettuali, volti a garantire la permeabilità trasversale dell'asse ed il suo corretto inserimento paesistico. Tali accorgimenti potranno insistere nella zona di ambientazione stradale.
Art. 61 La rete di interesse locale
1. La rete della viabilità locale individuata nella tavola P/08 è costituita da strade urbane e locali e da strade extraurbane che non appartengono alla rete principale, ritenute rilevanti per la valorizzazione dei tre STL
PRESCRIZIONI
2. I PS e gli strumenti di pianificazione territoriali, per quanto di loro competenza, specificano la gerarchia, la funzione e le caratteristiche dei vari tronchi (archi viari) appartenente alla rete locale. La pianificazione comunale localizza e dimensiona le connessioni con la rete primaria e secondaria e con le sedi da destinare alla mobilità ciclabile e pedonale.
3. I PS, attraverso la loro articolazione funzionale e le varie discipline relative alle diverse parti del territorio, dovranno valutare che le scelte progettuali individuate soddisfino i seguenti criteri:
- - accessibilità dei principali punti di origine/destinazione dei movimenti di persone rispetto alle fermate dei sistemi di trasporto pubblico; ottimizzazione dei sistemi di trasporto pubblico, in particolare, per i comuni del STL Piana, di quelli in sede propria, a più elevata efficienza, anche attraverso l'incremento, nelle aree urbane, di corsie preferenziali e di aree vietate al transito delle automobili (ZTL,APU);
- - accessibilità al sistema dei servizi pubblici o di interesse pubblico, in particolare dovrà essere garantita l'accessibilità pedonale al sistema dei servizi di base, anche attraverso adeguate dotazioni di parcheggi e di sicuri percorsi pedonali/ciclabili.
INDIRIZZI
4. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - orientare le proprie previsioni al miglioramento della accessibilità non veicolare, al migliore impiego del mezzo pubblico, alla mitigazione dei disagi indotti dalla circolazione automobilistica alla qualità ambientale e sociale degli spazi urbani;
- - mettere in sicurezza la rete stradale, con particolare riferimento ai reticoli locali, caratterizzati dalla funzione di sostegno diretto alle funzioni urbane (commercio, servizi) e da usi tendenzialmente promiscui (trasporto pubblico e privato, mobilità non motorizzata);
- - differenziare funzionalmente la rete stradale urbana, valutando la compatibilità fra il ruolo assegnato alle strade e gli insediamenti attraversati, siano questi esistenti o previsti, ai fin i della qualità urbana e del rispetto delle soglie massime accettabili di inquinamento acustico;
- - individuare le aree urbane da salvaguardare e definire i requisiti tecnici e prestazionali per l'inserimento ambientale delle previsioni di intervento sulla rete stradale di interesse locale, con l'eliminazione degli attraversamenti urbani in condizioni di incompatibilità del traffico con i valori ambientali e la qualità urbana;
- - garantire, anche mediante l'adozione di criteri progettuali innovativi, un corretto inserimento delle principali infrastrutture, attraverso opere di mitigazione degli impatti, ambientazione dei tracciati e moderazione del traffico;
- - proteggere, attraverso una opportuna modulazione dei livelli di accessibilità, le aree aperte e i corridoi ecologici;
Art. 62 Percorsi ciclo-pedonali ed escursionistici
1. Il PTC attribuisce particolare rilievo allo sviluppo delle reti alternative alla rete stradale carrabile e promuove il recupero e la formazione di una rete continua, ciclabile e pedonale, escursionistica estesa anche a livello sovracomunale, individuando come riferimento i tracciati di cui alla tav. P/08.
PRESCRIZIONI
2. Nei tratti delle strade urbane ed extraurbane di nuova costruzione o soggette a lavori di adeguamento e ristrutturazione, per le quali, in relazione ai punti del successivo comma, è prevedibile un consistente utilizzo ciclabile e pedonale, devono essere previsti marciapiedi e piste ciclabili, possibilmente in sede propria.
INDIRIZZI
3. I PS al fine di orientare e calibrare le scelte urbanistiche e al fine di costruire gli elementi necessari per redigere le attività di valutazione faranno inoltre riferimento ai seguenti indirizzi:
- - favorire la percorribilità ciclo-pedonale a livello comunale, definendo per questo una rete leggera, in particolare in corrispondenza:
- - dei centri urbani;
- - dei servizi pubblici;
- - dei parcheggi e delle aree di sosta;
- - delle stazioni del servizio ferroviario e dei nodi principali del trasporto pubblico;
- - dei principali poli per il tempo libero e il loisir.